Paolo Ungari "Maestro
Massone"
di
Virgilio
Gaito
Ex Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia
"Per conoscersi bisogna svolgere la propria vita fino in fondo,
fino al momento in cui si cala nella fossa. E anche allora bisogna che ci sia
uno che ti raccolga, ti risusciti, ti racconti a te stesso e agli altri come in
un giudizio finale"
Queste le profonde riflessioni di
Salvatore Satta ne "Il giorno del giudizio".
Ma per raccontare Paolo Ungari non basta uno solo perché il suo
passaggio su questa terra ha lasciato un'orma indelebile per la molteplicità
degli interessi che lo hanno appassionato fin da giovane. Dai suoi occhi attenti
eppur sognanti traspariva quell'ardente fuoco interiore che doveva in età
matura condurre ad abbracciare gli stessi ideali che avevano spinto il padre,
Mario, a chiedere la luce massonica nella Rispettabile Loggia "Antica
Ausonia" all'Oriente di Milano.
La vivida intelligenza, la memoria prodigiosa, la curiosità tipica
dell’intellettuale di razza si sono rivelate ben presto in Paolo, brillante e
pugnace studente, dapprima presso il Liceo Parini di Milano e poi nel
prestigioso Collegio Ghisleri di Pavia. Dal conseguimento della Laurea in
Giurisprudenza, con lode e dignità di stampa, presso l'Università di Roma.
relatore il grandissimo giurista Tullio Ascarelli, il suo cammino nel campo del
Diritto, da lui avvertito soprattutto come complesso di norma poste a presidio
della dignità e della libertà dell’uomo, è stato costellato da una serie
crescente di affermazioni e riconoscimenti.
Ma l’eclettismo della sua personalità doveva portarlo ad
integrare la sfera delle conoscenze nel campo dapprima della storia. poi della
sociologia, quindi della politica. La frequenza ai corsi di perfezionamento in
storia. presso l'Istituto italiano di studi storici "Benedetto Croce"
in Napoli, all'Istituto di sociologia storicista "Luigi Sturzo" in
Roma ed alla "Ecole pratique des hautes études" della Sorbona di
Parigi, gli aprirono le porte di Università prestigiose come quelle di Roma e
di Padova, ove conseguì la libera docenza e poi lo straordinariato in Storia
del diritto italiano per approdare, dopo le docenze in Storia del diritto e
Storia del diritto moderno e contemporaneo in quegli stessi Atenei, alla
cattedra di Storia costituzionale nella Scuola superiore di Pubblica
amministrazione in Roma ed, infine. alla Libera Università internazionale di
Studi sociali "Guido Carli", ove fu titolare della cattedra di Storia
del diritto italiano e poi Preside nella Facoltà di Scienze politiche da lui
voluta e difesa, e nell'ambito della quale fu promotore della costituzione del
Centro Studi per i diritti umani.
Autore di fondamentali opere sulla storia della codificazione in
Italia, sul diritto di famiglia, sul diritto parlamentare, sul diritto delle
anonime, sull'ideologia giuridica del fascismo e di migliaia di saggi,
pubblicazioni, articoli, collaborazioni a riviste scientifiche, culturali,
politiche.
Non meno intensa la sua attività professionale. scientifica e
politica: Procuratore legale, poi referendario alla Camera dei Deputati e, per
concorso, Consigliere parlamentare con le funzioni del Servizio studi
legislativi ed inchieste parlamentari, Capo di Gabinetto del Vice Presidente del
Consiglio nel governo Moro-La Malfa, Presidente della Commissione per la difesa
dei diritti dell'uomo, Segretario scientifico del Comitato nazionale per le
scienze giuridiche e politiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche e poi
membro consultivo dello stesso Consiglio per le ricerche storiche, Presidente
del Consiglio scientifico della Fondazione Europea Dragan, componente la
Commissione nazionale per l'editoria e di quella per il parastato, è
appartenuto successivamente al Partito Liberale Italiano, al Partito Radicale
nella fase pannunziana e, dal 1960, al Partito Repubblicano ricoprendovi cariche
nazionali, è stato membro del direttivo italiano del Movimento Europeo,
vicepresidente italiano del Comitato atlantico, membro dell'esecutivo
internazionale dell'Atlantic Treaty Association.
Altri narratori - e con specifica dottrina e competenza - hanno
illustrato e racconteranno le infinite sfaccettature della straordinaria
personalità di Paolo Ungari che si è già conquistato in vita un posto nella
storia di quella umanità che egli tanto amava e che dovrà considerarlo uno dei
più intrepidi moderni paladini della propria libertà e dignità.
A me, che ho avuto il privilegio di percorrere accanto a lui quasi
un quarto di secolo di cammino iniziatico, il compito di ricordare con umiltà
il suo spirito di vero massone.
Egli fu indirizzato nel 1977 nella R \L\
Pisacane di Ponza Hod n. 160 all'Or\di Roma, della quale ero Maestro Venerabile, dal carissimo Fr\Massimo Maggiore di Palermo, Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d'Italia,
il quale mi parlò del desiderio di Paolo di voler seguire le orme del genitore
Mario, chiedendo l'Iniziazione in una Loggia del Grande Oriente d'Italia di
Palazzo Giustiniani, gloriosa Istituzione che sentiva per cultura, tradizione,
storia, così vicina al suo modo d'essere ed ai suoi ideali tesi a difendere la
sempre più limitata libertà dell'individuo.
Una larga fama di giurista, d'uomo di cultura, di politico, lo
precedeva e chi non lo conoscesse di persona avrebbe immaginato di incontrare un
individuo pieno di sussiego, d'orgoglio. Non così si presenta Paolo, illuminato
dal suo disarmante sorriso che incornicia uno sguardo dolce e attento ad un
tempo, rivelatore di uno spirito superiore quanto arguto, ma desideroso di
quella "recherche de soi méme" verso la quale l'esempio paterno lo
sospingeva.
Unanime il parere della Loggia sulle sue qualità di iniziando, il
16 maggio 1978, il Maestro Venerabile Fr\
Camillo Santoro, a me succeduto, lo creava Apprendista libero muratore presso la
nostra Loggia. Quasi all'alba dei suo 45° genetliaco, Paolo muore, secondo i
nostri rituali, alla vita profana per rinascere nella Luce massonica. Ammirato
ricordo serbano, ancor oggi, i numerosi partecipanti alla tornata delle risposte
date da Paolo alle domande contenute nel testamento sottoscritto prima di essere
iniziato.
A se stesso impone essere conseguente, non avvilirsi mai, non
avvilire alcuno. Alla Patria, che già sente duplice, quella italiana,
sopraffatta dagli egoismi, quella europea o euro-atlantica, in quel tempo
disegnatesi a fatica, ma da lui ardentemente vagheggiata come convinto
cittadino europeo e del mondo, dedica l'impegno alla conoscenza ed alla tutela
delle condizioni della sicurezza interna ed internazionale della Repubblica.
Verso l'umanità, oggetto del suo spirito universalistico, egli intende spingere
il proprio pensiero fin dove sa e può, riconoscendo l’umanità nella
irripetibilità dei volti e dei sentimenti d'uomini e donne singoli, servendola
sul terreno dei principi.
Un uomo così sensibile ai valori universali e intramontabili
dell'uguaglianza nella diversità, della fratellanza nella molteplicità di
storie. tradizioni, civiltà, ma soprattutto della libertà nel rispetto dei
doveri prima che nel l'affermazione dei diritti, si rivela subito Lui ottimo
massone e nel marzo 1980 è elevato al grado di Compagno d'Arte per poi
conseguire nel giugno 1981 quella di Maestro. Ancora una volta, il Maestro
Venerabile che officia la toccante cerimonia è il Fr\ Camillo Santoro, e Paolo
ne rimane profondamente toccato tanto da sentir nascere in lui una sorta di
nuova identità, quella di Maestro Massone con la quale, nello stupendo
testamento redatto il 22 luglio 1993 ed oggi pubblicato, chiede di essere
ricordato sulla semplice lapide, ornata solo del simbolo della perfezione
massonica, che da qui all’eternità indicherà dove riposano le ceneri di un
uomo vero.
Nonostante i molteplici assillanti impegni della vita profana,
Paolo, coerente col proprio profondo senso del dovere, ogni qualvolta lo abbia
potuto, ha rispettato quello della frequenza ai lavori di Loggia ai quali giunge
non di rado trafelato ed esausto, ma sempre in tempo per deliziare i Fratelli
con dotte disquisizioni esoteriche o con la narrazione delle infinite iniziative
da lui proposte o attuate a difesa dei diritti umani.
Eletto Maestro Venerabile per l'anno massonico 1987, nella solenne
seduta d'insediamento, alla presenza di numerosi Fratelli convenuti da ogni
parte d'Italia, rivela ancora una volta le sue doti di storico proponendo, come
programma dell'anno, la ricostruzione delle vicende che originarono la nostra
Loggia nell'ambito della Massoneria italiana e l'approfondimento dei principi
iniziatici, confessando di non avvertire discontinuità tra la sua vita profana
e quella massonica, ma invece, l'esistenza, dietro tutti noi, dei grandi eroi
del pensiero che ci incoraggiano ad un lavoro teso alla cultura della ragione e
della libertà.
Quella libertà, cardine della Dichiarazione universale dei diritti
dell'uomo, firmata a Parigi nel 1931 da molti esiliati, come ha modo di
ricordare nella seduta del 17 febbraio 1987 quando la Loggia ospita il Fratello
cileno Benjamin Tepliskj, già Ministro nel governo del Fr. Salvatore Allende ed
ora costretto all'esilio in Italia da una dittatura esecranda che imperversa al
pari del totalitarismo in Romania e nei Paesi dell'Est, come drammaticamente
descrive durante la tornata del 3 marzo al ritorno dalla sua visita in quelle
nazioni, quale Presidente della Commissione governativa per i Diritti dell'uomo,
che gli varrà il veto d'ingresso come persona "non gradita" fino alla
restaurazione della democrazia.
Il suo "venerabilato" si caratterizza dunque con
l’approfondimento della storia della nostra Loggia fondata nel 1931, in barba
alla polizia fascista, dal Gran Maestro Fr\ Domizio Torrigiani mentre era al
confino nell'isola di Ponza, nell'Iniziazione di alcuni profani e l'elevazione
di vari Fratelli ai gradi superiori, nell'approfondimento di temi esoterici e
nella coniazione di una medaglia distintiva della Loggia che ne ricorderà le
origini clandestine ed il sacrificio di due suoi appartenenti, trucidati alle
Fosse Ardeatine.
Ma costante, quasi martellante, è il richiamo di Paolo al culto della libertà, inscindibile dalla tolleranza, dalla giustizia, dal rispetto della dignità dell'uomo e dei popoli di cui solo un vero massone può essere credibile sacerdote, atteso che, egli dice dando il saluto ad un neo Maestro:"La Fratellanza si sublima attraverso la magia del momento iniziatico i cui frutti perdurano e ci legano anche oltre la vita fisica in una ininterrotta catena di unione perché la costruzione del Tempio interiore ha lo scopo di condurci lungo la via lunga, tortuosa e irta di ostacoli, che porta alle soglie del mistero stesso dell'esistenza. Il Tempio dunque è un luogo di aggregazione dove tutte le forze si sommano e, penetrando nel nostro Io interiore, si amalgamano quale cemento ideale che ci unisce e ci fa sentire e ci rende migliori.
E perciò i
Massoni sono cittadini del mondo, degni propagatori degli Ideali di Libertà e
di Fratellanza universali".
Questo il messaggio che ha ispirato e diffuso costantemente Paolo
Ungari anche nella vita profana, dove il perfezionamento interiore raggiunto in
Loggia si è estrinsecato in una condotta di estremo rigore morale e di
instancabile impegno civile universalmente apprezzati specie dai giovani che lo
hanno eletto punto di riferimento insostituibile.
Una grandezza d'animo non comune, unita a quella missione in difesa
dei deboli, dei diseredati, dei perseguitati, dei torturati, dei discriminati,
portata avanti senza badare a sacrifici ed a pericoli in tante parti del mondo,
fino a pochi minuti prima che un destino crudele ne stronchi così barbaramente
un'esistenza ancora pregna di fermenti e di iniziative memorabili, lo induce a
declinare l'offerta di candidarsi alla Gran Maestranza della Massoneria italiana
in quel tempo particolarmente perseguitata: la Presidenza della Commissione
governativa per i Diritti dell'uomo - egli dice - gli consentirebbe meglio di
difendere il diritto alla libertà di associazione per tutti.
Quello stesso uomo, grande Iniziato, che ha scritto nel testamento:
"Vorrei un avviso di decesso a quanti ho conosciuto che dica di
me che, unito a mio Padre Mario nella stessa fede, mi sono riunito, a lui
nell'Oriente Eterno. Per il resto, funerale dei poveri a spese del Comune,
nessun sacerdote di nessuna religione. Solo ceneri in un’urna ... perché
sia collocata nel cimitero degli inglesi con il nome e, sotto, scritto
"Maestro Massone" e un simbolo della Massoneria scelto da Lazzaro
Lazzarini che si consulterà con Massimo Maggiore".
Inoltre ha anche disposto con esemplare umiltà:
"Non voglio ricordi in pietra. neanche nei minimi termini. Lo
lascio qui, in carta con quei versi del Poeta:
... Mi frutti almeno di meritare un sasso
Dove sia scritto: non mutò bandiera
Sono stato sempre e con tutti leale
Fino in fondo, e questo almeno posso dirlo".
Un uomo giusto, schivo delle pompe terrene, è adesso e per sempre
nella Luce dell'Oriente Eterno insieme al padre Mario, all'amatissimo amico e
Fratello massone Lazzaro Lazzarini, partito qualche mese prima per accoglierlo,
a Camillo Santoro, il Maestro Venerabile che lo iniziò e lo ha raggiunto pochi
giorni dopo al pari di Massimo Maggiore ed a tutti gli scomparsi Fratelli di
Loggia e del mondo che ora conoscono, come lui, la verità.
Siamone degni, continuiamone con pari fede ed abnegazione la
crociata contro l'intolleranza. l'oppressione, la violenza, la discriminazione,
l'odio, perché trionfino la fratellanza, l'uguaglianza, la giustizia e la
libertà, in un mondo finalmente pacificato dall'amore.
Alla Gloria del Grande Architetto dell'Universo.