Viva l'8 Marzo
Giornata internazionale della donna
di Monica Martenghi*
Buon 8 Marzo! Innanzitutto alle
brave e generose militanti e simpatizzanti del PMLI che ogni giorno a costo di grandi
fatiche e sacrifici servono con tutto il cuore il Partito e le masse. A queste compagne
vanno con tutto il cuore l'ammirazione, la comprensione e la riconoscenza di tutto il
Partito, come ha riaffermato il Comitato centrale riunito in seconda Sessione plenaria il
17 e 18 febbraio scorsi. Il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, nel
ringraziare i dirigenti nazionali del Partito ha detto che "Le mamme rosse che sono
alla produzione e chi tiene sulle spalle l'amministrazione di una casa e di una famiglia
sono coloro che si sacrificano più di tutti noi''.
In qualsiasi circostanza e di fronte a qualsiasi ostacolo le compagne non devono mai
dimenticare quanto è decisivo il loro apporto per la causa dell'emancipazione, del
socialismo e del Partito. Sia le compagne di più anziana militanza e già sperimentate
nel fuoco della lotta di classe, sia le giovani militanti e simpatizzanti che da poco si
sono poste sotto le bandiere del PMLI devono comprendere quanto è importante che esse
assumano una posizione di avanguardia, di stimolo e di esempio proletari rivoluzionari
all'interno come all'esterno del Partito, perché spetta soprattutto a loro attirare il
consenso delle masse femminili e delle ragazze rivoluzionarie alla causa
dell'emancipazione e del socialismo e conquistare molte nuove militanti e simpatizzanti al
Partito.
Un altrettanto caloroso buon 8 Marzo va a tutte le donne sfruttate e oppresse e in
particolare alle ragazze del nostro Paese e del mondo intero che tanta strada hanno fatto,
ma ancora tanta ne devono fare, per veder realizzate le proprie aspirazioni a una
effettiva parità fra i sessi e a una società senza più sfruttamento dell'uomo
sull'uomo, ingiustizie e guerre imperialiste. Ci arriveremo. Noi abbiamo una grande
fiducia nelle masse femminili e in particolare nelle ragazze che vogliono cambiare il
mondo come dimostrano le positive ed entusiaste reazioni delle studentesse di Napoli
durante le diffusioni di queste settimane della Cellula "Vesuvio Rosso'' nelle
scuole.
UNA GIORNATA INSOPPRIMIBILE
C'è chi (diessine e femministe in testa) anche quest'anno è tornato a chiedere la
soppressione dell'8 Marzo perché questa giornata sarebbe ormai una festa "rituale''
e "senza più senso''. Noi marxisti-leninisti italiani che al contrario di costoro
continuiamo ad avere un forte e incrollabile interesse all'emancipazione della donna lo
celebriamo con orgoglio e in modo militante e faremo tutto ciò che ci è possibile per
sottrarlo alle speculazioni e alle manipolazioni, per rilancialo e per far sì che esso
torni ad essere festeggiato con spirito proletario nelle piazze di tutta Italia.
L'8 Marzo è per le masse femminili ciò che il 1° Maggio rappresenta per la classe
operaia nel suo insieme e per le lavoratrici e i lavoratori di tutto il mondo. Esso fu
istituito perché le donne avessero ogni anno un'occasione in cui rivendicare in modo
solenne i propri diritti e riconfermare le proprie aspirazioni. All'inizio, la Conferenza
delle donne socialiste di Copenaghen del 1910, su proposta delle marxiste-leniniste russe
ed europee ispirate da Lenin, decise l'istituzione di una giornata internazionale della
donna da celebrarsi in una domenica fra febbraio e marzo in memoria delle 129 operaie
della Cotton di New York morte nel 1908 nell'incendio della fabbrica in cui il padrone le
aveva rinchiuse. Successivamente, la Conferenza delle donne comuniste (oggi si direbbe
marxiste-leniniste) del 14 giugno 1921 decise che questa giornata cadesse ogni anno
proprio l'8 Marzo per ricordare la grande manifestazione delle donne che si tenne a
Pietrogrado l'8 Marzo 1917, preludio della Grande Rivoluzione d'Ottobre.
Da allora ad oggi questa giornata ha risentito dei flussi e dei riflussi della lotta di
classe e della lotta per l'emancipazione della donna. Più la lotta di classe e la lotta
delle masse femminili si sono fatte acute, più le celebrazioni dell'8 Marzo sono state
imponenti e radiose. Oggi esso risente del pesante processo di deideologizzazione,
deproletarizzazione e decomunistizzazione delle masse condotto avanti dai rinnegati del
comunismo e dai falsi partiti comunisti come PRC e PdCI. Ma via via che la lotta di classe
risalirà la china e più grande sarà l'influenza, il radicamento e la capacità di
mobilitazione del nostro Partito, anche l'8 Marzo conoscerà un nuovo risveglio e tornerà
ad illuminare la via dell'emancipazione e del socialismo alle masse femminili italiane.
LA BATTAGLIA ELETTORALE
L'8 Marzo 2001 cade alla vigilia di una importante battaglia elettorale che anche le masse
femminili sono chiamate ad affrontare. Tante altre battaglie l'hanno viste protagoniste
nel passato e puntualmente dalla parte del progresso sociale. è stato così durante la
lotta antifascista e nella Resistenza, durante le lotte operaie, sociali, sindacali e
civili degli ultimi cinquant'anni e in primo luogo nella Grande Rivolta del Sessantotto.
Noi siamo certi che anche in questa circostanza sapranno schierarsi dalla parte giusta
scegliendo l'astensionismo elettorale (non voto, voto nullo e bianco) che è l'unico modo
sul piano elettorale per delegittimare e dare un duro colpo alla seconda repubblica
capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e ai suoi partiti e per aprire la
strada all'Italia unita, rossa e socialista.
Destra e "sinistra'' borghese, ivi compresa Rifondazione, si contendono il voto
femminile sulla base di programmi uguali nella sostanza e in molti tratti uguali anche
nella forma.
Il "centro sinistra'' e il PRC chiedono in particolare ad esse un voto per
"battere la destra''. L'esperienza di cinque anni di "centro sinistra'' al
governo centrale, senza parlare della miriade di governi regionali, provinciali e comunali
che esso amministra da anni e da decenni, hanno invece dimostrato che esso fa la stessa
politica di Berlusconi e della destra borghese.
Votare oggi per il "centro sinistra'' significa votare i governi (da Prodi a D'Alema
ad Amato) che hanno trascinato l'Italia, per la prima volta dopo la dittatura di
Mussolini, in una guerra imperialista aggredendo la Serbia; che hanno contributo in modo
decisivo all'instaurazione della seconda repubblica, alla svendita e alla privatizzazione
del patrimonio pubblico, al peggioramento delle condizioni delle masse popolari spolpate
fino all'osso per permettere l'entrata dell'Italia nell'Euro; i governi che non hanno
risolto ma aggravato il sottosviluppo del Mezzogiorno, la disoccupazione, la cancellazione
dei diritti sindacali e sociali a cominciare dal lavoro stabile, dalla pensione e dalla
sanità pubbliche.
Questi sono i governi che sono riusciti a completare lo smantellamento dello "Stato
sociale'' attraverso la legge quadro sull'assistenza che stracciando gli articoli 2, 3, 38
e 117 della Costituzione e scaricando sulla famiglia e sulla donna tutto il peso dei
servizi sociali ha soppresso il diritto universale ai servizi sociali e all'assistenza.
IL FAMILISMO IMPERANTE
La famiglia è così tornata ad essere al centro della politica sociale come ai tempi
di Mussolini e come da sempre auspicato dalla destra e dai fascisti, nonché dal papa e
dalla Chiesa cattolica. Berlusconi e i suoi compari non avrebbero potuto fare di peggio.
Tutti i partiti del regime ormai sostengono apertamente il familismo borghese e cattolico
e quella concezione reazionaria, oscurantista e antifemminile che vede la donna come il
fulcro principale della famiglia, impegnata in modo primario se non esclusivo a
sobbarcarsi tutto il lavoro domestico, di servizio, di cura e assistenza, e lontana ed
emarginata dalla vita lavorativa, sociale, culturale e politica.
Tale omologazione borghese e cattolica spiega perché il papa e la Chiesa possano
ingerirsi così pesantemente e incontrastati nella vita sociale e civile del nostro Paese,
specie nel campo della sessualità e della ricerca scientifica (come nel caso dei violenti
attacchi contro la pillola del giorno dopo, alla ricerca sulle cellule staminali o sulla
clonazione degli embrioni) allo scopo di preservare una concezione sacrale, dogmatica e
oscurantista della vita e della famiglia.
Salvo poi scoprire che quell'istituzione e quel ruolo familiari alle quali le donne
vengono chiamate a immolare la propria vita, non sono quel limbo incontaminato di unità e
felicità che si vuol far credere, ma tanto più rispondono ai canoni borghesi e cattolici
quanto più possono essere fonte di orrore e ferocia come nel caso del delitto di Novi
Ligure.
La classe dominante borghese e i suoi partiti, il papa e la Chiesa cattolica non vogliono
che le donne si emancipino ideologicamente, politicamente e materialmente dalla famiglia e
nella società perché in questo modo perderebbero buone fette di profitti e si
allargherebbe il campo degli oppositori al sistema capitalistico e imperialistico e
all'oscurantismo e al dogmatismo cattolici.
Noi marxisti-leninisti al contrario vogliamo che le masse femminili si emancipino sia sul
piano materiale - che è primario e fondamentale - sia sul piano ideologico, morale e
spirituale, senza di che non potranno mai concorrere alla trasformazione del mondo.
IL NUOVO PROGRAMMA D'AZIONE DEL PMLI
Il PMLI con il varo del Nuovo Programma d'azione, costituito da 588 rivendicazioni ha
fornito una potente arma al proletariato e alle masse popolari, giovanili e femminili
nella lotta contro il capitalismo e la seconda repubblica.
Le rivendicazioni specifiche per le donne in esso contenute sono incentrate sul diritto al
lavoro per tutte le donne e la socializzazione del lavoro domestico perché queste
continuano ad essere le due leve principali dell'emancipazione femminile. Solo un lavoro
stabile a salario intero e a tempo pieno ed una estesa ed efficace rete di servizi e
istituti sociali, sanitari e assistenziali pubblici possono infatti fornire alle donne una
effettiva indipendenza economica, sociale e familiare, strapparle alla subal-ternità
coniugale e infliggere un colpo mortale alla morale, alla cultura e all'etica borghesi e
cattoliche dominanti.
Noi invitiamo le masse femminili sfruttate e oppresse e le ragazze che vogliono cambiare
il mondo a richiedere il Nuovo Programma d'azione del PMLI, a confrontare le
rivendicazioni in esso contenute con la propria condizione, i propri bisogni e aspirazioni
e, se pensano che esse li riflettono, a impugnarlo con forza, a diffonderlo e a battersi
insieme alle marxiste-leniniste e ai marxisti-leninisti nelle fabbriche, nelle scuole,
nelle università e nei quartieri per realizzarlo.
Viva l'8 Marzo, giornata internazionale della donna!
Coi maestri vinceremo!
* Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI
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