TENIAMO ALTA LA GRANDE BANDIERA ROSSA DELL'8 MARZO

di Monica Martenghi*

Con orgoglio ed entusiasmo i marxisti-leninisti italiani celebrano l'8 Marzo giornata internazionale della donna e invitano le masse femminili sfruttate e oppresse a tenere alta questa grande bandiera rossa per contribuire a squarciare le tenebre del regime neofascista imperante rappresentato dal governo del neoduce Berlusconi e per l'Italia unita, rossa e socialista.
"Noi - ha sostenuto il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI nelle Conclusioni alla 3a Sessione plenaria del 3° Comitato centrale del PMLI del 1° marzo 1987 - crediamo profondamente nell'emancipazione della donna, e perché non possiamo tollerare che la `metà del cielo' - come le donne vengono definite da Mao - viva in condizioni peggiori, subumane e subalterne rispetto all'altra metà, e perché non ci si potrà mai essere effettivo progresso umano, civile e sociale senza la piena, reale e concreta parità tra la donna e l'uomo. Solo il proletariato in quanto classe oppressa e antagonista alla borghesia, può avere ed ha l'interesse all'emancipazione femminile, mentre la classe dominante al contrario ha interesse a mantenere sottomesse e in uno stato di subalternità le donne.
Gli sfruttatori e gli oppressori non vogliono che le donne si emancipino per non perdere fette consistenti di profitti e per non allargare il fronte degli oppositori. Soprattutto attraverso la morale retrograda e cattolica circa la famiglia, la maternità, il divorzio, l'aborto e il sesso pensano di tenere la donna nell'oscurità e nella subalternità maritale, politica e sociale. Noi invece vogliamo liberare la donna non solo sul piano materiale - che è primario e fondamentale - ma anche sul piano culturale, morale e spirituale. Ecco perché il PMLI è lo strumento fondamentale dell'emancipazione femminile. Ecco perché invitiamo le donne sfruttate e oppresse e le ragazze ad entrare nel PMLI''.
L'8 Marzo è stato ideato, lanciato, sostenuto e difeso dal proletariato rivoluzionario e dai marxisti-leninisti proprio perché fosse il simbolo e uno strumento permanente della lotta delle proletarie e delle masse femminili sfruttate e oppresse del mondo intero contro il capitalismo, l'imperialismo e il colonialismo, per la parità fra i sessi e l'emancipazione della donna, per una società senza più sfruttamento dell'uomo sull'uomo, proprietà privata dei mezzi di produzione, fascismo e guerre imperialiste, ossia il socialismo.
All'inizio, la Conferenza delle donne socialiste di Copenaghen del 1910, su proposta delle marxiste-leniniste russe ed europee ispirate da Lenin, decise l'istituzione di una giornata internazionale della donna da celebrarsi in una domenica fra febbraio e marzo in memoria delle 129 operaie della Cotton di New York morte nel 1908 nell'incendio della fabbrica in cui il padrone le aveva rinchiuse per rappresaglia. Successivamente, la Conferenza delle donne comuniste (oggi si direbbe marxiste-leniniste) del 14 giugno 1921 decise che questa giornata cadesse ogni anno proprio l'8 Marzo per ricordare la grande manifestazione delle donne che si tenne a Pietrogrado l'8 Marzo 1917, preludio della Grande Rivoluzione d'Ottobre.

UN REGIME ANTIFEMMINILE
Da allora ad oggi questa giornata ha risentito dei flussi e dei riflussi della lotta di classe e della lotta per l'emancipazione della donna e in particolare della nefasta influenza della direzione riformista, revisionista, femminista e falsa comunista che ha tentato in ogni modo di svuotare l'8 Marzo dei suoi contenuti proletari rivoluzionari e di classe e farlo passare solo come un vuoto e inutile rito.
Il risultato è che tutte le conquiste, i diritti e le libertà delle masse femminili e dell'intero nostro popolo, conquistati a prezzo di dure lotte, sono stati gradualmente rimessi in discussione, vanificati e, soprattutto negli ultimi dieci anni, in gran parte cancellati dall'instaurazione della seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista.
Il liberismo selvaggio e il familismo che dominano incontrastati e dilagano grazie al governo neofascista di Berlusconi, stanno ricacciando le donne in casa, nel casalingato. Quando non è così esse sono costrette a subire forme di lavoro precario, atipico, flessibile, sottopagato, senza regole e tutele. Il "libro bianco'' di Maroni, le leggi delega al governo su "mercato del lavoro'', pensioni e fisco vanno a penalizzare soprattutto le donne che, come è sempre avvenuto, saranno le prime vittime della libertà di licenziare dei padroni e di una politica economica, sociale e fiscale incentrata sul familismo mussoliniano. Familismo che riconosce solo la famiglia tradizionale cattolica, indissolubile e prolifica, fonte di servizi e di assistenza gratuitamente svolti dalle donne.
Questo governo ha fatto propria la triade fascista "dio-patria-famiglia'' fino al punto di permettere al papa e al Vaticano di ingerirsi pesantemente negli affari italiani con la pretesa di imporre la propria concezione reazionaria e medioevale su divorzio, aborto, riproduzione assistita e ricerca genetica.
Un governo che dal ventennio fascista ha mutuato persino la politica sulla prostituzione proponendosi di "ripulire le strade'' e di riaprire le "case chiuse'' o istituire le "zone rosse''.
Tutto questo senza contare le tremende mazzate che sta infliggendo su tutti i fronti: da quelli economico, sociale e sindacale, a quelli politico, istituzionale, costituzionale e giudiziario, a quello della politica estera e militare, a quelli dell'istruzione, della cultura e dell'informazione.
L'8 Marzo annuncia la primavera. Come dice Stalin: "La giornata internazionale della donna indica l'invincibilità e preannuncia il grande avvenire del movimento di emancipazione della classe operaia'' (La giornata internazionale della donna, Opere complete, edizioni Rinascita, volume 7, pagg. 60). Ma per goderci questa primavera occorre ripulire l'aria e il nostro Paese dallo sfruttamento capitalistico e dai governanti fascisti.
E' l'ora di svegliarsi prima che sia troppo tardi e le cose diventino più difficili, complicate e dolorose. Bisogna dire forte e chiaro che questo governo "è fascista dalla testa ai piedi'' e "ha restaurato il fascismo sotto forme nuove, nuovi metodi e nuovi vessilli'', proprio come ha fatto con grande coraggio e assumendosene tutte le responsabilità l'Ufficio politico del PMLI con il documento del 19 giugno 2001.

LA "SINISTRA'' BORGHESE SI COMPORTA COME AI TEMPI DI MUSSOLINI
Il regime c'è, checché ne dicano gli imbroglioni D'Alema e Bertinotti. Negarlo significa diventarne complici. Non si può far finta di non capire quali sono la reale natura e il disegno politico di Berlusconi. Non lo si può fare ora che le cose sono più che chiare.
Fin dall'inizio la "sinistra'' borghese ha sottovalutato Berlusconi e il suo partito cercando di ridicolizzarli e sbeffeggiarli, con definizioni come "politico da operetta'', "partito di plastica'', "partito azienda''. Proprio come fecero i partiti popolari e liberali e quelli riformisti davanti all'ascesa di Mussolini. Se nel '21 Antonio Gramsci nemmeno intravedeva l'avvento del regime fascista di Mussolini, nel 1924, nonostante l'uccisione di Matteotti, in un editoriale su "Ordine Nuovo'' dal titolo "La crisi italiana'', così lo sottovalutava e sminuiva: "Il regime fascista è entrato in agonia, esso è sorretto ancora dalle forze cosiddette fiancheggiatrici, ma è sorretto così come la corda sostiene l'impiccato. Il delitto Matteotti dette la prova provata che il Partito fascista non riuscirà mai a diventare un normale partito di governo, che Mussolini non possiede dello statista e del dittatore altro che alcune pittoresche pose esteriori: egli non è un elemento della vita nazionale, è un fenomeno di folklore paesano, destinato a passare alla storia nell'ordine delle diverse maschere provinciali italiane più che nell'ordine dei Cromwell, dei Bolivar, dei Garibaldi''.
Inutile ricordare che il fascismo restò al potere per altri venti anni e che solo la lotta armata partigiana riuscì ad abbatterlo.
Un'altra analogia storica può essere fra Ciampi e Vittorio Emanuele III, i cui discendenti potranno tornare in Italia grazie anche ai voti del "centro-sinistra''.
Come i Savoia spianarono la strada al ventennio della dittatura fascista, così Ciampi ha consentito e consente ai fautori e ai realizzatori principali del nuovo regime fascista di portare liberamente e legalmente avanti i loro piani.
La storia e i fatti dimostrano che non c'è da farsi alcuna illusione che Berlusconi possa essere in qualche modo fermato a livello istituzionale e parlamentare dalla borghesia. Forse solo per via giudiziaria potrebbe farlo.

ORIENTARE CORRETTAMENTE LA LOTTA CONTRO IL GOVERNO
Il nostro Partito ha immediatamente colto e appoggiato l'appello dei 93 intellettuali democratici e antifascisti fiorentini a "costruire insieme l'opposizione a questo governo'' per "difendere la democrazia'' e così sta facendo nelle varie città di Italia dove forze democratiche borghesi stanno promuovendo iniziative in questo senso.
Solo singole voci di intellettuali però parlano di nuovo fascismo. Al massimo si sente parlare di "pericolo per la democrazia'', di "rischio di regime''.
Vi è oggettivamente fra gli intellettuali e il "ceto medio riflessivo'' un certo risveglio democratico, ma non è ancora un vero e proprio risveglio antifascista. Molti di questi intellettuali si rifiutano, pur avendone gli strumenti teorici, storici e culturali, di inquadrare la vera natura e il disegno politico di Berlusconi, rifiutano di capire qual è la posta in gioco, relegano la lotta al governo su un terreno istituzionale e democratico borghese e così facendo di fatto si assumono la grave responsabilità di lasciare Berlusconi al potere chissà per quanto tempo ancora.
Dopo un primo slancio iniziale, essi stanno spostando l'attenzione dall'unità di tutte le forze democratiche e progressiste contro il neoduce Berlusconi, all'obiettivo di ricostruire l'Ulivo, pur contestandone la linea e la leadership. In questo modo la lotta a Berlusconi si riduce al problema di ridare vigore e base elettorale al "centro-sinistra'' che pure è responsabile di aver spalancato le porte e di aver partecipato attivamente all'avvento pieno del nuovo regime fascista.
Noi siamo profondamente convinti che questo governo non potrà che essere buttato giù dalla piazza e che questo compito riguarda in prima persona il proletariato, che deve stare al centro e alla testa di un ampio fronte unito composto anche dagli intellettuali democratici e progressisti oltreché dai lavoratori, dai disoccupati, dai giovani, dalle studentesse e dagli studenti, dal movimento no global, dai centri sociali, nonché dalle organizzazioni di base dei partiti della "sinistra'' parlamentare.
Noi crediamo anche che la battaglia contro Berlusconi non può essere semplicemente una battaglia per la democrazia, così come fece e operò la borghesia di "sinistra'' per uscire dalla dittatura mussoliniana.
Noi siamo per il socialismo perché solo così è possibile tagliare la testa al neofascismo e al capitalismo e dare il potere alla classe operaia. Questa è per noi la corretta linea di classe antifascista e anticapitalistica che anche gli intellettuali progressisti e democratici dovrebbero farsi carico di sostenere e argomentare a livello di massa.
Perciò torniamo a rilanciare l'appello del Segretario generale del Partito "agli intellettuali progressisti e democratici (filosofi, economisti, storici, giuristi, insegnanti, scienziati, biologi, medici, scrittori, giornalisti, artisti, attori, musicisti, ecc.) affinché diano corpo e vita a un grande esercito della cultura proletaria rivoluzionaria al servizio del PMLI, del proletariato e della nobile causa del socialismo. Non è detto che tutti siano membri del nostro Partito. La nostra speranza e il nostro auspicio è che quelli tra di loro più sensibili, più vicini al proletariato, e meno inquinati dall'influenza borghese, capiscano la situazione e le proprie responsabilità sociali, politiche e culturali, escano dal pantano riformista in cui ora si trovano, e cooperino attivamente con noi per propagandare tra le masse il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e per smascherare, combattere e battere la cultura della borghesia'' ("Mao e le due culture'', discorso del 16/9/01).
Nell'immediato siamo comunque pronti a collaborare, naturalmente su un piano di parità e di rispetto reciproco, con tutte quelle forze che indipendentemente dalle diverse strategie intendono buttar giù il governo del neoduce Berlusconi.
Noi auguriamo un affettuoso e riconoscente buon 8 Marzo a tutte le nostre coraggiose militanti e simpatizzanti che sono in prima linea come l'intero Partito nella guerra totale al governo del neoduce Berlusconi.
Un buon 8 Marzo auguriamo alle operaie metalmeccaniche e delle altre categoria che da mesi si stanno battendo per il rinnovo contrattuale e a tutte le lavoratrici, le studentesse e le masse femminili che si dimostrano particolarmente attive nella lotta contro la politica economica, sociale, sindacale e scolastica del governo.
Auguriamo pieno successo alla manifestazione nazionale promossa dalla Cgil il 23 marzo a Roma in difesa dell'articolo 18 dello "Statuto dei lavoratori'' e contro le deleghe al governo su lavoro, previdenza e fisco.
Alle donne sfruttate e oppresse in particolare noi chiediamo di impugnare con forza le due leve principali della strategia dell'emancipazione della donna: quella della lotta per il lavoro a tutte le donne e quella per la socializzazione del lavoro domestico. Queste due grandi battaglie sono capaci di mettere completamente in discussione il ruolo subalterno ed emarginato che il sistema capitalistico, il governo e il papa assegnano alle donne. Queste due grandi battaglie possono infliggere dei colpi durissimi alla classe dominante borghese e al suo sistema economico e politico, alla sua organizzazione sociale e alla sua sovrastruttura ideologica e morale e dare delle sonore spallate al governo del neoduce Berlusconi.
Lavoratrici, disoccupate, studentesse, masse femminili, uniamoci per buttar giù il governo guerrafondaio, antioperaio, antisindacale e antifemminile del neoduce Berlusconi.
Per l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi maestri vinceremo!

27 febbraio 2002
* Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del
PMLI