Contro il regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista; contro il governo guerrafondaio del neoduce Berlusconi; contro le giunte della destra e della "sinistra" del regime
Per l'Italia unita, rossa e socialista
Astieniti (non votare, vota nullo o bianco)

Documento dell'Ufficio politico del PMLI
In occasione delle elezioni amministrative parziali del 25 maggio 2003 invitiamo l'elettorato a prendere in esame la proposta dei marxisti-leninisti italiani.
Ci rivolgiamo, in primo luogo, a tutte le elettrici e a tutti gli elettori, a cominciare dalle operaie e dagli operai, che non hanno perduta la fiducia nel socialismo e nel comunismo e lottano per realizzarli in Italia.
Ci rivolgiamo, in secondo luogo, alle ragazze e ai ragazzi che per la prima volta esercitano il diritto di voto, che si battono con grande generosità e coraggio contro la guerra imperialista all'Iraq e contro la controriforma Moratti e la privatizzazione della scuola e dell'università, e che aspirano a un mondo in cui non ci siano più guerre e ingiustizie sociali e le ricchezze della natura e i beni prodotti dai lavoratori siano goduti da tutti i popoli.
Ci rivolgiamo, più in generale, a tutti coloro che sono scontenti del governo del neoduce Berlusconi e dei governi comunali, provinciali e regionali di "centro-destra" e di "centro-sinistra" che non mettono al primo posto gli interessi e i bisogni delle masse popolari, a partire dal lavoro, dalla casa, dalla salute e dall'ambiente.
A tutto l'elettorato proponiamo di astenersi (non votare, votare nullo o bianco) per togliere voti al regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, al governo guerrafondaio del neoduce Berlusconi, alle giunte della destra e della "sinistra" del regime e ai loro partiti, e per dare voti al PMLI e alla strategia per realizzare l'Italia unita, rossa e socialista.
Attualmente sul piano elettorale, per essere di sinistra, per delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera e i governi nazionale e locali, bisogna impugnare con forza l'arma dell'astensionismo marxista-leninista. è finito il tempo in cui era necessario lottare anche dentro il parlamento e i consigli comunali, provinciali e regionali per far valere le ragioni e gli interessi del proletariato e delle masse popolari. Ora la lotta di classe va portata tutta quanta al di fuori delle istituzioni rappresentative borghesi. Nei luoghi di lavoro, di studio, di vita e nelle piazze, usando tutte le forme di lotta, nessuna esclusa, utili e necessarie per raggiungere gli obiettivi dei movimenti di massa.
Per questo è necessario che gli astensionisti, gli anticapitalisti e i fautori del socialismo si uniscano e si organizzino non solo nel PMLI e negli organismi di massa, quali il sindacato, i collettivi studenteschi, i circoli culturali, ricreativi e sportivi, ma anche nelle Assemblee popolari e nei Comitati popolari, creando così le istituzioni rappresentative delle masse che si occupino dei problemi e delle necessità del popolo e si contrappongano alle istituzioni rappresentative borghesi.
Le Assemblee popolari e i Comitati popolari si devono creare in ogni quartiere, città o frazione e zona rurale da parte di tutti gli abitanti ivi residenti - comprese le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si astengono alle elezioni, che dichiarano di essere anticapitalisti, antifascisti e fautori del socialismo. Essi devono essere fondati sulla democrazia diretta che prevede l'elezione dei membri dei Comitati popolari con voto palese e con mandato revocabile in qualsiasi momento. I Comitati popolari devono essere composti in maniera paritaria tra donne e uomini eleggibili fin dall'età di 16 anni.
Lo sviluppo della lotta di classe, la lotta per la disgregazione e l'abbattimento dello Stato borghese e per il cambiamento del sistema economico, istituzionale e sociale, ormai richiedono nel nostro Paese una netta separazione, anche sul piano istituzionale, tra il proletariato e i suoi alleati e la borghesia e i suoi alleati. A ciascuno i propri sistemi elettorali e regole assembleari. Il parlamentarismo alla borghesia, la democrazia diretta al proletariato.
Le controriforme elettorali, cioè il sistema maggioritario, l'elezione diretta dei sindaci, dei presidenti delle province e delle regioni e, di fatto, del presidente del consiglio, l'abolizione delle preferenze, hanno cancellato il sistema elettorale democratico borghese, e così tolto al partito del proletariato e del socialismo ogni spazio di manovra sul piano parlamentare.
D'altra parte in 55 anni di elettoralismo e parlamentarismo borghesi si è visto chiaramente che chiunque vada al governo, a qualsiasi livello, non può che fare gli interessi della classe dominante borghese e del grande capitale dando solo delle briciole alle masse operaie, lavoratrici e dei pensionati. Perdurando il sistema capitalistico, la natura e le funzioni di questi governi non si possono cambiare. Nemmeno con i cosiddetti "bilancio partecipato" e il "nuovo municipio", escogitati da settori diessini, da falsi comunisti e da trotzkisti, allo scopo di tenere legate le masse di sinistra alle istituzioni borghesi e drenare l'astensionismo.
I governi che si sono succeduti fin qui, aprendo la strada l'uno all'altro, ci hanno portato a questa situazione che vede l'Italia in guerra, pur non avendola dichiarata e pur dicendo di non essere un paese cobelligerante, di nuovo in camicia nera, pur dicendo che la seconda repubblica è un passo in avanti rispetto alla prima, frantumata in venti Stati, pur dicendo che il federalismo non mina l'unità nazionale.
In tal modo sono stati distrutti la Costituzione e la forma dello Stato e del governo della Repubblica democratico borghese e antifascista, e cancellate tutte le conquiste politiche, economiche, sindacali e sociali del dopoguerra. Prime fra tutte la sanità, la previdenza sociale, la scuola e l'università pubbliche. L'attacco all'art. 18 è il culmine dell'offensiva padronale e governativa contro i lavoratori. Mentre le mattanze dei manifestanti a Napoli e Genova seguano l'indice del livello della fascistizzazione del governo Berlusconi e dello Stato.
Di fronte a questa situazione, bisogna quindi riorganizzarsi per rilanciare la lotta anticapitalista e antifascista, per il progresso, la democrazia, la libertà, la giustizia sociale e il socialismo. Ma questo non sarà mai possibile se le masse anticapitaliste e fautrici del socialismo non si separano, anche sul piano elettorale, dai partiti e dai governi del regime, non si organizzano dentro e attorno al PMLI e non seguono le sue indicazioni politiche, sindacali, sociali ed elettorali.
Abbiamo un mondo nuovo da conquistare, esso si chiama Italia unita, rossa e socialista. Chi ama e vuole questo mondo, che porta alla conquista del potere politico da parte del proletariato, all'abolizione delle classi e a ogni disparità economica, sociale, politica, territoriale e di sesso, non ha che da prendere subito posizione sul voto del 25 maggio. Non voti il "meno peggio", ma voti astenendosi il meglio che è il PMLI.
Separiamoci dalle istituzioni rappresentative borghesi e creiamo le istituzioni rappresentative delle masse!
Lottiamo per l'Italia unita, rossa e socialista!
Buttiamo giù il governo del neoduce Berlusconi!
Coi maestri e il PMLI vinceremo!


L'Ufficio politico del PMLI


Firenze, 9 Aprile 2003