DI FRONTE ALLA VIOLENZA POLIZIESCA E' UTILE ORGANIZZARE L' "AUTODIFESA
DI MASSA'' NELLE MANIFESTAZIONI?
Dopo Genova, al di
là d'ogni analisi politica, che non può non vederci univocamente d'accordo, vi
pongo e sottopongo poche domande, scritte e pensate molto in fretta, prima di
concludere errate teorizzazioni.
è oramai dimostrato che la violenza del sistema non si nasconde più dietro
false democrazie più o meno negoziate, ma si è tramutata in guerriglia con
attacchi d'una violenza inaudita. Detta violenza è stata esclusivamente
lanciata, ancora più duramente, contro masse completamente disarmate, con la
minaccia gravissima che questo rappresenterà solo l'inizio d'una escalation.
Con questi presupposti è utile chiedersi quale nuova resistenza, quale nuova
``protezione'' si attuerà? (non intendendo dare un taglio inteso come
incolumità personale ma di ``massa''!). Molti dei giovani con cui ho avuto
l'occasione di discutere per 4 giorni, hanno dato per certo la loro
``ulteriore'' non presenza per la violenza d'impatto con le forze della polizia,
raggelati nella consapevolezza d'una solitudine nell'affrontare una repressione
militar-nazista.
Basteranno altri lacrimogeni tossici per fermarci nuovamente, annullando il
diritto a manifestare democraticamente? Parole stantie, come ``servizio d'ordine
e difesa'' (quando i ``black bloc'' entrano ed escono dai posti di polizia con
Api cariche d'armi offensive), hanno ancora un senso? Ripeto, non vorrei essere
fraintesa, il mio dire non è frutto d'individuale attacco, ma difesa per ``la
partecipazione protetta delle masse'', sempre le prime ad essere attaccate.
Termino così attendendo analisi, valutazioni. Ad una violenza divenuta per
dimensione più estrema si può rispondere rinforzando le armi di classe, come
l'auto difesa? Quale strategia collettiva e di massa si dovrà attuare? Quale
resistenza? Il capitalismo morente non può e non riconosce più alcuna delle
regole democratiche. La centralità dell'autodifesa del proletariato, diviene
oggi nodo centrale.
Attendo vostri chiarimenti.
Saluti marxisti-leninisti.
P.S. Vi prego di scusare la grafia ed il resto, ma ho cercato di inviare (nel
più breve tempo possibile) quesiti che, a sangue caldo (appena tornata dai 4
giorni d'orrore), mi sembravano degni di risposta.
Ancora.
Patrizia (Lecce)
Siamo d'accordo che dopo i fatti di Genova i temi sollevati in questa lettera
siano diventati di stringente attualità e importanza. Tutti hanno potuto
vedere, sia chi ha partecipato sia chi ha seguito gli avvenimenti alla
televisione e sui giornali, la totale assenza di organizzazione all'interno
delle manifestazioni anti G8. Le centinaia di migliaia di manifestanti inermi
alla mercé delle provocazioni dei ``black bloc'' e delle cariche selvagge delle
``forze dell'ordine''. La mancanza di un servizio d'ordine degno di questo nome,
e le migliaia e migliaia di manifestanti, disorientati e terrorizzati, tra cui
molti anziani e bambini, costretti a cercare da soli e alla cieca le vie di fuga
dalla violenza fascista dei celerini, dei carabinieri e delle guardie di
finanza, mentre i dirigenti e gli organizzatori del Gsf erano a manifestare in
una piazza isolati dal grosso del corteo.
In sostanza le centinaia di migliaia di manifestanti anti G8 sono stati mandati
allo sbaraglio contro il più imponente, superarmato e feroce dispositivo
repressivo di massa che sia mai stato usato contro una manifestazione di piazza:
e la responsabilità è tutta dei dirigenti del Gsf, che fino al giorno prima,
si può dire, avevano trattato col neoduce Berlusconi e con i dirigenti delle
``forze dell'ordine'' fasciste, accreditandone la facciata ``democratica'',
dietro cui si nascondeva invece la più spietata e premeditata volontà di
schiacciare con la violenza ogni manifestazione di dissenso. Non per nulla,
ancora oggi dopo la dura lezione di Genova, Casarini, Agnoletto e soci
continuano a lanciare segnali di resa e di ``dialogo'' al governo neofascista
Berlusconi e alle forze repressive dello Stato riguardo ai prossimi vertici
imperialisti.
Detto questo, però, occorre stare attenti a dare per scontata un'unità e una
convergenza comune sulla linea politica che scontata non è, spostando il
terreno del confronto e dello scontro dal terreno politico al terreno militare.
Occorre stare attenti a non scadere dalla giusta esigenza di elevare il grado di
coscienza politica e anche di vigilanza e organizzazione antifascista delle
manifestazioni di massa, nella tendenza spontaneista e movimentista a ridurre
tutto a un problema di organizzazione ``paramilitare'' dei cortei e delle lotte
di piazza, tendenza che si potrebbe nascondere dietro la teoria
dell'``autodifesa''. Ricordiamoci che questa teoria ha già prodotto esperienze
nefaste in passato, in certe frange del movimento studentesco nel '68 e
dell'``Autonomia operaia'' del '77, esperienze che hanno alimentato il
terrorismo sedicente ``rosso'' manovrato dai servizi segreti e dalla reazione
per spingere il Paese verso l'attuale regime di seconda repubblica neofascista,
presidenzialista e federalista.
I marxisti-leninisti sono per la violenza rivoluzionaria di massa,
anticapitalista e antimperialista, e contro la violenza individualistica o di
piccolo gruppo, fine a se stessa, staccata dalle masse e a loro incomprensibile
ed estranea. Il militarismo, anche nella forma dell'``autodifesa'', appartiene
più a questa seconda forma di violenza che alla prima. Rischia di spaventare e
allontanare dal movimento tutti quei pacifisti e democratici anti
globalizzazione che invece bisogna educare ad una coscienza effettivamente
anticapitalista e antimperialista. è tutto il movimento che va portato ad una
coscienza politica e di classe più elevata, con pazienza, attraverso
l'esperienza pratica e la discussione instancabile, in modo che gradualmente
impari a superare la falsa contraddizione violenza-non violenza accettando il
principio che dal punto di vista strategico non si può non ricorrere, a un
certo grado di sviluppo del movimento di massa, alla violenza rivoluzionaria di
massa per rispondere alla violenza reazionaria. è essenziale poi che al
movimento antiglobalizzazione si affianchi prima possibile la classe operaia e
che ne prenda le redini nelle sue robuste mani, il vero baluardo contro il
fascismo, e a questo obiettivo bisogna lavorare assiduamente.
Non esistono scorciatoie. Basti pensare che fino al 21 luglio praticamente
soltanto noi marxisti-leninisti denunciavamo che il governo Berlusconi è un
governo neofascista e che Berlusconi è il nuovo Mussolini. Dopo Genova molti
che giudicavano questa nostra denuncia esagerata e incomprensibile hanno
cominciato a ricredersi. Ma siamo ancora agli inizi di una presa di coscienza di
massa, perché la classe operaia si deve ancora liberare della camicia di forza
dei partiti rinnegati e socialdemocratici e dei sindacati collaborazionisti, e
perché nel movimento antiglobalizzazione ci sono i falsi comunisti come i vari
Marcos, Bertinotti, Cossutta, Casarini, ecc., e l'ex autonomo pentito Agnoletto
che imbrogliano le carte e ritardano questa presa di coscienza.
Se questi ultimi stanno alla coda del movimento, frenandolo e deviandolo dai
giusti obiettivi e anche, come si è visto a Genova, mandandolo allo sbaraglio
contro la violenza reazionaria dello Stato neofascista, è anche vero che a
spingersi troppo avanti alle masse c'è il rischio di cadere nello spontaneismo,
nell'anarchismo e nella violenza individualistica fine a se stessa: in altre
parole nella logica dei ``black bloc''; a cui peraltro corrisponde il deserto
ideologico, la mancanza di obiettivi politici definiti, perfino la mancanza di
un nemico preciso da combattere, come evidenziato per esempio dagli attacchi ai
simboli del capitalismo e della globalizzazione (negozi, banche, Mac Donald,
ecc.), mentre magari non vengono adeguatamente denunciati e combattuti il
capitalismo e l'imperialismo in quanto sistemi e i governi e le istituzioni che
li rappresentano. Oppure viene attaccato l'imperialismo americano come artefice
della globalizzazione, ma non quello italiano ed europeo, quasi che fosse di
natura diversa e più ``aperto'' alle richieste degli antiglobalizzatori.
Ancora una volta è bene ribadire il principio marxista-leninista che il miglior
aiuto che un popolo può dare alla causa antimperialista è di combattere il
capitalismo e l'imperialismo del proprio paese. Il che nel nostro caso si
traduce nel combattere con tutte le forze il governo neofascista Berlusconi per
farlo cadere prima possibile nella polvere.
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