Con l'accordo di tutti i partiti di governo
Berlusconi accelera il processo della controriforma costituzionale
Il gruppo di lavoro sulla giustizia fissa le priorità: "riforma" dell'ordinamento giudiziario, compresa la separazione delle carriere dei magistrati, e del codice di procedura penale e legge sull'immunità parlamentare
Il neoduce Berlusconi non vuol più tempi morti ed è deciso a realizzare subito, compatibilmente solo con i tempi tecnici, la controriforma costituzionale. Così martedì 22 luglio ha insediato il "Comitato dei quattro" senatori - Francesco D'Onofrio (UDC), Andrea Pastore (FI), Domenico Nania (AN) e Roberto Calderoli (Lega Nord) - al quale ha affidato il compito di stilare un disegno di legge costituzionale che in un unico testo, ossia in un sol colpo, introduce il Senato delle Regioni, la Corte costituzionale federale, la devoluzione e il premierato.
Berlusconi ha intimato ai quattro di presentare il testo sul tavolo del consiglio per settembre, in modo che la prima lettura (le leggi costituzionali richiedono il doppio voto con intervallo di tre mesi) sia completata entro l'anno, la seconda lettura entro aprile 2004, la terza lettura entro il settembre e la fase finale entro dicembre 2004. E possibilmente senza dover ricorrere al referendum confermativo.
Il Comitato dovrà lavorare tutto agosto. "Se vi scoprite stanchi - ha detto il neoduce ai quattro -, vi ospito io: venite a lavorare in Sardegna". Entusiasti tutti i partiti di governo e non solo Bossi al quale Berlusconi aveva promesso "tempi rapidi".
"Vedremo se è davvero il cemento per tenere insieme la Casa delle libertà o soltanto un sogno - ha commentato il capogruppo al Senato dell'UDC, Francesco D'Onofrio -. Ma se è una cosa seria, come credo, segnerà un cambiamento epocale, qualcosa che il nostro Paese non viveva dall'Ottocento, nascerà un nuovo Stato".
In realtà il "cambiamento epocale" come dimostrano i fatti c'è già stato. Siamo già in pieno regime neofascista. Rimangono solo da demolire i residui istituzionali e costituzionali della prima Repubblica democratica borghese e antifascista e da completare l'architettura costituzionale, istituzionale e governativa adeguata alla seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, così come era nei progetti della P2 di Gelli, Craxi e Berlusconi.
Piatto forte è il premierato, che nel disegno del neoduce non comprende solo l'elezione diretta del capo del governo, ma anche l'attribuzione di poteri straordinari quali quello di sciogliere le camere, nominare e revocare ministri senza crisi di governo e senza dibattito parlamentare. Poteri che in genere non vengono attribuiti neanche nelle forme di presidenzialismo puro, come quello statunitense, ma che assomigliano assai più al potere assoluto ottenuto ed esercitato da Mussolini nel ventennio.
Il premierato di Berlusconi comporterà anche la "riforma" degli attuali poteri del capo dello Stato che ovviamente verranno ridimensionati a vantaggio del premier.
Con l'obiettivo di coprire per intero l'area delle "riforme" istituzionali, il neoduce ha inoltre messo in piedi altri due gruppi di lavoro: uno si occupa di giustizia e l'altro della "riforma" elettorale.
I "quattro saggi" della casa del fascio che si occupano di giustizia sono il ministro Roberto Castelli (Lega Nord), il sottosegretario alla giustizia Michele Vietti (UDC), Ignazio La Russa (AN) e Giuseppe Gargani (FI). A conclusione del vertice che hanno tenuto il 23 luglio hanno emesso un comunicato elencando "priorità e strategie per completare una parte della riforma entro il dicembre 2003". Priorità che sono: "riforma" dell'ordinamento giudiziario; "riforma" costituzionale per estendere l'immunità a tutti i parlamentari fino al termine del mandato; "riforma" del codice di procedura penale.
La priorità assoluta va al disegno di legge sulla "riforma" dell'ordinamento giudiziario che la Commissione giustizia del Senato dovrebbe finire di esaminare entro luglio e che "si auspica possa diventare legge entro l'anno". Tale legge conterrà anche, pur essendo materia costituzionale, la separazione delle carriere dei magistrati inquirenti e giudicanti, attraverso l'istituzione di un doppio concorso che rende praticamente impossibile il passaggio da una carriera all'altra. L'obiettivo è quello di erodere i poteri del CSM e gerarchizzare la magistratura per assoggettarla completamente al potere esecutivo come accadeva durante la dittatura fascista mussoliniana e come previsto dal "piano di rinascita democratica" e dallo "Schema R" della P2.
Dello stesso segno un altro provvedimento contenuto nella "riforma": viene eliminato lo scorrimento automatico della carriera dei magistrati di cui è garante il CSM e viene introdotto un meccanismo meritocratico che rappresenta un'ulteriore leva in mano al governo per condizionare e ricattare i Pubblici ministeri e i giudici.
Il terzo gruppo di lavoro, infine, che dovrà affrontare l'ennesima "riforma" elettorale è composto da Francesco D'Onofrio (UDC), Roberto Calderoli (Lega Nord), Gennaro Malgieri (AN) e da una squadra targata Forza Italia: Donato Bruno (per le comunali), Schifani (per le politiche), La Loggia (per le europee).
Di fronte a questa accelerazione del neoduce Berlusconi, il "centro-sinistra" nicchia e non risponde. Del resto i temi in questione sono già stati affrontati dalla Bicamerale golpista di D'Alema e allora, prima del suo fallimento, era stato anche trovato un accordo fra i due poli. Difficile ora rimangiarsi tutto.