In visita a Washington
Berlusconi offre a Bush
l'aiuto militare dell'Italia
Il presidente Usa:
"L'Italia si comporta in modo magnifico''
Forte del consenso alla guerra appena
ottenuto dall'80 per cento e passa del parlamento italiano, Silvio Berlusconi è volato a
Washington per ribadire a Bush che l'Italia è schierata incondizionatamente al suo fianco
ed è pronta a fare la sua parte, anche sul piano militare, nella crociata imperialista
contro l'Afghanistan e gli altri Paesi accusati di ospitare e proteggere i terroristi.
Per il neoduce si trattava anche, con questa visita, di dissipare l'alone di diffidenza e
di freddezza con cui Roma era stata trattata da Washington e Londra, dopo la goffa uscita
antislamica di Berlusconi a Berlino, che aveva rischiato di creare ostacoli alla strategia
Usa mirante ad ottenere il consenso dei governi dei paesi islamici amici alla nuova
campagna militare imperialista in preparazione. Inoltre l'Italia era sotto osservazione
anche perché considerata non a torto l'anello più debole della coalizione occidentale, a
causa della nota avversione del nostro popolo ad essere coinvolto nelle guerre di
aggressione contro altri popoli innocenti.
Sta di fatto che annunciando l'inizio dei bombardamenti sull'Afghanistan, Bush non aveva
nominato l'Italia tra i paesi a fianco degli Usa in questa avventura militare, come aveva
fatto invece con Gran Bretagna, Francia e Germania. E per di più, al contrario dei
premier di questi tre paesi alleati che erano stati informati direttamente da Bush
dell'inizio del conflitto, Berlusconi aveva ricevuto solo la telefonata del vicepresidente
Cheney, a rimarcare la minore importanza attribuita all'Italia nella campagna promossa
dagli Stati Uniti.
La visita del 15 ottobre di Berlusconi negli Usa ha messo una pietra sopra tutto questo, e
adesso il neoduce può di nuovo fregiarsi di quell'"amicizia speciale'' con Bush di
cui si vantò in occasione del G8 di Genova, quando tra i premier europei brillò come il
più amerikano e il più entusiasta della strategia militare dello "scudo spaziale''.
E come allora il pegno pagato al presidente americano per dimostrare questa sintonia
"speciale'' fu la brutale repressione dei manifestanti anti-global, la più spietata
e sanguinosa di tutti i vertici G8 da Seattle in poi, così il pegno offerto a Washington
da Berlusconi per rinsaldare il rapporto con gli Usa è stata l'offerta incondizionata del
nostro suolo come portaerei degli Usa per minacciare e aggredire altri paesi del
Mediterraneo e del Medio Oriente, e del nostro popolo come carne da cannone nella guerra
imperialista scatenata da Bush.
è così che tra il premier italiano e il presidente Usa le attestazioni di stima e di
reciproca esaltazione si sono sprecate, in un crescendo di retorica militarista e
guerrafondaia: "L'attacco all'America è un attacco anche a noi. La libertà del
mondo non può essere difesa senza il baluardo degli Stati Uniti e l'Italia non dimentica
certo che deve la sua libertà proprio all'intervento degli Stati Uniti nella seconda
guerra mondiale'', ha detto Berlusconi. "L'Italia si comporta in modo magnifico'', ha
riconosciuto a sua volta Bush; "è un onore per me dare il benvenuto a uno dei
migliori amici degli Stati Uniti. Sono molto soddisfatto dei rapporti tra i nostri due
paesi. Ho avuto una lunga discussione col primo ministro Berlusconi, abbiamo espresso il
nostro comune desiderio di stanare il terrorismo ovunque sia''.
A Berlusconi è stato fatto l'"onore'' di visitare per primo il Pentagono colpito dai
terroristi, e di essere ricevuto alla Casa bianca con la presenza anche del vicepresidente
e del Consigliere per la sicurezza nazionale, Rice. Berlusconi ha così potuto dichiarare
trionfante: "A questo punto è difficile negare che il nostro ruolo è all'altezza di
quello tedesco. Era quello che volevamo, ed è quello che ci portiamo a casa''.
Le due parti hanno affrontato anche il tema del contributo militare italiano alla guerra,
che per il momento, come è emerso dai colloqui di Berlusconi col sottosegretario alla
Difesa americano Wolfowitz, consisterebbe in un maggior impegno del nostro paese nei
Balcani per liberare forze Usa da impegnare nelle operazioni in Afghanistan, oltre
naturalmente alla piena messa a disposizione delle basi in Italia per questa guerra.
Anche l'ospitare a Roma l'ex re dell'Afghanistan che dovrebbe capeggiare un governo di
coalizione filo occidentale per rimpiazzare il governo dei talebani è stato rammentato da
Berlusconi come un contributo italiano alla campagna promossa dagli Usa. Infine il neoduce
ha rivelato che due alti ufficiali italiani sono a Tampa, in Florida, al quartier generale
che dirige le operazioni in tutto lo scacchiere mediorientale, per coordinare un'eventuale
partecipazione diretta delle nostre truppe speciali in quelle regioni, come già stanno
facendo Gran Bretagna, Francia e Germania. Come Mussolini nel '40 anche Berlusconi spera
così di guadagnarsi un posto di prima fila tra il pugno di potenti che si arrogano il
diritto di decidere a suon di bombe le sorti del mondo e dei popoli.
17 ottobre 2001
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