In barba al conflitto di interessi
Berlusconi salva la sua Rete4
Ciampi controfirma il decreto
Il 23 dicembre scorso il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che rinvia di almeno altri 5 mesi il trasferimento della berlusconiana Rete4 sul satellite, che per decisione improrogabile della Corte costituzionale avrebbe dovuto scattare già il 31 dicembre 2003. Prima dell'approvazione il neoduce Berlusconi, insieme a Letta, si è alzato e ha atteso in corridoio l'approvazione del provvedimento. Dopodiché lo ha firmato "perché glielo imponeva la Costituzione'', e con questo ha sistemato sbrigativamente il conflitto di interessi sollevato da un decreto emesso dal governo per salvare una delle aziende del capo del governo.
Il provvedimento è stato giustificato con l'ipocrita tesi della necessità di salvare oltre un migliaio di posti di lavoro di Rete4 (in realtà alcune centinaia), nonché di continuare ad assicurare a Rai3 i proventi della pubblicità, che avrebbero dovuto decadere alla stessa data del passaggio della rete Mediaset sul satellite, in attesa di una nuova approvazione in parlamento della legge Gasparri, dopo il suo rinvio alle Camere per manifesta incostituzionalità da parte del capo dello Stato.
Il decreto stabilisce altri cinque mesi di trasmissione terrestre per Rete4, ulteriormente prorogabili in fase di conversione in legge del provvedimento, se nel frattempo il parlamento non avrà ancora approvato una nuova legge Gasparri, modificata o meno secondo le osservazioni contenute nella lettera di rinvio alle Camere di Ciampi.
Cosa che Berlusconi non sembra affatto intenzionato a fare, a meno che i suoi alleati AN e UDC non glielo impongano a prezzo di una crisi di governo. Il neoduce, infatti, ha già chiaramente espresso qual è il suo pensiero sulle osservazioni di Ciampi alla Gasparri: lui non le ha lette e non ha nemmeno intenzione di leggerle; Ciampi ha rinviato la legge perché ha subìto la pressione degli editori dei giornali; il conflitto di interessi è una favola inventata dai giornali, che per l'80% gli sono contro.
Con queste premesse, dunque, nelle intenzioni del neoduce il decreto salva-Rete4 appare chiaramente come un espediente per guadagnare altro tempo in attesa di riapprovare pari pari la scandalosa legge Gasparri (al massimo con qualche ritocco cosmetico), che stavolta Ciampi non potrà evitare di firmare. Non c'è da stupirsi che un giornale non certo sospettabile di "simpatie comuniste'' come lo spagnolo El Paìs abbia definito il decreto salva-Rete4 un provvedimento per proteggere l'impero televisivo di Berlusconi che "repelle al più elementare senso comune democratico''.
Ma allora perché Ciampi, che ha respinto la Gasparri perché contraddiceva la sentenza della Corte costituzionale e non assicurava un reale pluralismo, ha subito controfirmato il decreto salva-Rete4? è vero che esso contiene una clausola, concordata tra il Quirinale e Palazzo Chigi, secondo cui l'Authority per le comunicazioni dovrà verificare entro il 30 aprile prossimo se lo stato di avanzamento del digitale terrestre consentirà un'effettiva offerta di programmi diversi dagli attuali, e in caso negativo dovrebbe scattare dopo un mese il trasferimento di Rete4 sul satellite e la privazione della pubblicità a Rai3. è questo che viene spacciato come accoglimento dei rilievi di Ciampi, e che quest'ultimo ha ritenuto sufficiente per avallare il decreto.
Ma si tratta di un'eventualità più virtuale che altro, dal momento che l'esistenza di una certa copertura del territorio e di una certa quota di popolazione raggiunte dal digitale terrestre, oltre all'offerta di decoder a prezzi accessibili, non significa automaticamente cambiare l'attuale situazione di "duopolio'' Rai-Mediaset (che oggi è in realtà un monopolio totalmente in mano al neoduce). stato calcolato infatti che per avere un'effettiva diffusione capillare del digitale terrestre occorreranno tra i dieci e i dodici anni almeno.
Dunque fatta la legge trovato l'inganno. Senza contare che non è detto che il decreto non venga ulteriormente prorogato con qualche altro espediente, o che la Gasparri non riemerga nel frattempo a togliere un'altra volta le castagne dal fuoco al neoduce mettendo definitivamente al sicuro Rete4. Oltretutto non pare che l'opposizione di cartone del "centro-sinistra'' sia pronta a fare le barricate per sventare questo disegno, considerando anche l'attenzione con cui ha trattato il falso e strumentale problema "occupazionale'' di Rete4. Al punto che Fassino ha proposto al neoduce come "soluzione'' di vendere la rete, cosa che non assicurerebbe certo un maggior pluralismo nel campo dell'informazione.