Bombardiamo la giunta della DC Iervolino
Lottiamo per una Napoli al servizio del popolo e dal popolo controllata
Noi marxisti-leninisti partenopei, a differenza dei politici del palazzo, ci poniamo alla scuola e al servizio della popolazione e intendiamo batterci assieme ad essa affinché Napoli sia una città multirazziale, governata dal popolo e al servizio del popolo, una città che risponda ai bisogni e alle esigenze delle masse popolari e non a quelle della borghesia e dei capitalisti.
Ed è partendo dai bisogni degli operai, dei lavoratori, dei disoccupati, delle donne, dei giovani, degli anziani, dei migranti che presentiamo questo primo bilancio dell'operato, per noi disastroso, di due anni di governo comunale della giunta della DC Iervolino.
Siamo coscienti che la nostra denuncia risulta incompleta poiché non siamo presenti in tutti i quartieri di Napoli e a proposito di diverse questioni economiche, sociali e amministrative abbiamo una conoscenza ancora insufficiente: per questo invitiamo le masse popolari partenopee a darci un contributo attivo e diretto, segnalandoci le rivendicazioni più urgenti e le denunce sulle loro condizioni di vita, di lavoro e di studio in modo tale che nel prossimo futuro, nell'ambito della campagna elettorale astensionista, possiamo distribuire un programma amministrativo del PMLI pienamente rispondente all'effettiva volontà del nostro amato popolo.

BILANCIO DELL'OPERATO DELLA GIUNTA IERVOLINO

1- L'abbandono delle periferie
Come era già accaduto con le giunte Bassolino e Marone, in questi due anni, le periferie della nostra metropoli sono state lasciate in uno stato di intollerabile degrado e di totale abbandono. La giunta ha rivolto ogni sua attenzione per soddisfare gli interessi della borghesia, dei ceti benestanti, del centro cittadino e dei quartieri ricchi. Una infima minoranza della popolazione, quella dei quartieri di Chiaia, di S. Ferdinando, del Vomero, il cosiddetto salotto buono della città, ha potuto beneficiare dei tanto sbandierati interventi di riqualificazione urbana che si riducono poi alla pavimentazione di piazze e strade e la pedonalizzazione di alcune aree.
Per Ponticelli, Scampia, Piscinola e Pianura, S. Giovanni e il rione Traiano il cosiddetto "rinascimento'' della città è rimasto soltanto uno slogan propagandistico: centinaia di migliaia di persone continuano a sopravvivere in veri e propri ghetti-dormitorio, nel deserto dei più elementari servizi pubblici. A Scampia, quartiere simbolo del degrado, dell'emarginazione e dell'invivibilità delle periferie urbane e dello squallore dei casermoni popolari, in dieci anni gli amministratori del "centro-sinistra'' non sono stati capaci di fare altro che abbattere 3 delle 7 "vele'' carcere, senza per altro ancora avere trovato una sistemazione accettabile a tutte le famiglie che vi abitavano.
I quartieri periferici, per non parlare dell'hinterland di Napoli è come se non esistessero, fanno notizia e richiamano l'attenzione dei politici del palazzo e dei mass-media a loro asserviti solo quando vi accade qualche grave tragedia per ritornare presto nel buio più assoluto. Lo sanno bene le masse popolari di Ponticelli, Chiaiano, della 167, con in prima fila le donne, che, inascoltate, sono scese più volte a protestare per le strade per denunciare le condizioni da terzo mondo in cui versano le abitazioni di edilizia popolare, prive di manutenzione, spesso lesionate e prive di riscaldamento, con l'acqua che ad ogni pioggia marcisce le pareti, allaga i pavimenti e corrode le fondamenta. Il Comune se ne infischia lasciando la manutenzione degli alloggi di edilizia popolare nelle mani della latitante Romeo Spa.
Pianura è stato teatro persino di blocchi stradali e ferroviari di donne e bambini quando la Iervolino per fare fronte all'emergenza rifiuti ha deciso alla chetichella di scaricare l'immondizia accumulata per le strade nel martoriato quartiere della periferia Ovest che per anni è stato la discarica della città oltre che il regno incontrastato dell'abusivismo edilizio. Diverse migliaia di persone sono scese a protestare lo scorso anno contro la decisione di stoccare i rifiuti tossici di Bagnoli nelle cave e nella selva del quartiere collinare di Chiaiano. Ma anche nei vecchi e fatiscenti quartieri popolari del centro di Napoli la situazione di degrado urbanistico, sociale e culturale non è affatto cambiata con le giunte di "centro-sinistra''. In questi quartieri dove il tasso di disoccupazione è altissimo, l'arrogante camorra, ricca e potente continua a farla da padrona controllando i principali settori economici legali e illegali.
Dietro la facciata più o meno presentabile delle principali arterie stradali del centro storico, inaccessibili agli occhi dei turisti e nascosti a quelli delle telecamere, ci sono i mille vicoli insalubri della Sanità, di Forcella, del Pallonetto, dei quartieri spagnoli, del rione Incis, di Poggioreale con la loro gruviere di scantinati spesso adibiti a fabbrichette tessili dove le donne lavorano a cottimo schiavizzate anche per dodici ore al giorno. Qui migliaia di persone, e famiglie numerose, vivono "arrangiate'' in bassi piccoli e bui o in palazzi lesionati che al primo terremoto verranno giù, qui la stragrande maggioranza dei ragazzi "lavora'' a nero per quattro soldi già dall'età di 10-12 anni per aiutare la famiglia ad andare avanti. Qui è ancora molto forte la presenza di ragazze condannate alla schiavitù domestica, al casalingato. Qui, così come nei quartieri periferici, mancano centri culturali e di aggregazione giovanile, cosicché non c'è da stupirsi se molti giovani cadono preda del mercato camorristico dell'eroina o delle bande da stadio.
Insomma, le cosche parlamentari di Palazzo S. Giacomo hanno continuato ad amministrare la nostra città sulla base delle esigenze economiche, sociali e culturali del capitale. Napoli, come d'altronde l'intero Stato capitalistico, è costruita a immagine e somiglianza della borghesia. Tutto risponde alla logica del profitto dei padroni e del soddisfacimento degli interessi e necessità delle classi agiate e delle zone dove queste classi vivono. I bisogni e le esigenze dei lavoratori, delle masse popolari, dei giovani e degli immigrati sono regolarmente ignorati e calpestati. Nei quartieri popolari e in particolare nelle periferie urbane della più grande metropoli del Sud, regnano la disoccupazione, una crescente povertà, l'inquinamento dell'ambiente e il caos urbanistico. Si langue nella emarginazione, nella solitudine e alla mercé della criminalità organizzata. Gli unici luoghi di aggregazione e incontro proposti ai giovani sono i marciapiedi, le strade, i bar o le birrerie. In questa deprimente disgregazione, in queste spettrali periferie ghetto e dormitorio dove la vita sociale non può che imbarbarirsi, spesso si finisce col perdere ogni interesse alla vita e si muore socialmente, culturalmente e politicamente.
E' chiaro come la luce del sole che col capitalismo, col regime neofascista e mafioso instaurato nel paese, con la complicità del "centro-sinistra'' e di Ciampi, il futuro delle masse giovanili, femminili, lavoratrici napoletane e meridionali, sarà sempre più nero.

2- Nessuna risposta concreta ai tanti disoccupati e precari
I movimenti di lotta per il lavoro a Napoli in questi anni non hanno dato tregua alle istituzioni locali in camicia nera, con manifestazioni quasi quotidiane, occupazioni, blocchi stradali, ferroviari, marittimi, aeroportuali, presidi, con il moltiplicarsi dei comitati e delle liste di disoccupati.
Questo è il segnale più evidente del fallimento politico delle giunte di "centro-sinistra''. Come quelli precedenti, il governatorato della Iervolino e in primis l'assessore al lavoro Nicola Oddati (DS), non ha approntato alcun piano occupazionale serio e adeguato alla drammaticità della situazione, abbandonando al ricatto della disoccupazione, della precarietà, della camorra, del lavoro nero una marea sempre più vasta di persone che è ormai costretta a una vita di miseria e di stenti al limite della fame, una condizione generalizzata di sofferenza estrema che è sfociata non di rado in vera e propria rivolta.
Il collocamento pubblico è stato cancellato, i nuovi centri pubblici per l'impiego e i job center sono inesistenti e inefficienti e in ogni caso si limitano alla schedatura dei disoccupati, dilaga sempre più il ricorso al caporalato delle agenzie interinali. Una volta terminati o abbandonati gli studi, migliaia di giovani non trovano uno sbocco professionale ed emigrano al centro-Nord.
Il menefreghismo verso la principale emergenza sociale della città, con un tasso di disoccupazione che sfiora il 30% (e quella giovanile che è ben oltre il 60% in città e tocca punte del 90% in periferia) è stato assoluto: gli assessori provinciali e regionali al "lavoro'' Gabriele (PRC) e Buffardi (DS) hanno risposto alle rivendicazioni dei senza lavoro prima con le promesse (e gli estenuanti rinvii) circa un pugno di corsi di formazione sottopagati e non finalizzati poi con la carota elettorale del "reddito di cittadinanza'', una miserevole elemosina con la quale si cerca di arginare la rivolta popolare per il lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e i precari.
Oltre a questo l'unica cosa che sono stati in grado di fare è appaltare ad una ditta privata, la Consulting Srl la costruzione di un misero sito-internet con relativo numero di telefono per la prenotazione di colloqui di orientamento nei job center pubblici, ossia le nuove agenzie di caporalato al servizio dei padroni. Intanto nei mesi da giugno di quest'anno non è stato rifinanziato e quindi non sarà più erogato il "Reddito minimo di inserimento'', gettando sul lastrico migliaia di famiglie povere e poverissime che con esso cercavano di sopravvivere, e che per protesta hanno installato per tutto settembre un presidio permanente sotto Palazzo S. Giacomo, occupando persino la stanza dell'assessore alle politiche sociali Raffaele Tecce (PRC). Sono stati sgomberati a suon di manganellate dalle "forze dell'ordine''. Gli assessori al lavoro hanno liquidato infatti le proteste dicendo che "da ora in poi, non riceveremo più delegazioni di disoccupati'', la Iervolino, Lamberti e Bassolino pensano infatti di defilarsi dalle loro responsabilità e di risolvere il problema lavoro attraverso l'uso del bastone, come fosse questione di "ordine pubblico'', affidando la gestione della piazza nelle mani del questore, del prefetto e nei repressivi e neofascisti "comitati istituzionali per l'ordine e la sicurezza pubblici'' che hanno tentato, e continueranno a farlo, di vietare il diritto di manifestare.
Eppure molto si sarebbe potuto fare sul fronte della fame di lavoro poiché ci sono piante organiche che aspettano da anni di essere completate e che invece si vuole ulteriormente sfoltire, come nella sanità, nelle aziende partecipate, nelle poste, nelle ferrovie, nella raccolta differenziata e nel riciclaggio. Solo nel settore sanitario possiamo citare il caso dell'Asl Na1 che registra un sottorganico di quasi 4mila unità oppure gli ospedali Cardarelli e Cto dove interi reparti sono chiusi perché non si bandiscono concorsi per infermieri.
E' non è da sottovalutare che a seguito del menefreghismo assoluto delle istituzioni in camicia nera (comune, provincia e regione) si stiano sviluppando anche delle liste di disoccupati di destra, più o meno controllate dalla camorra e dai peggiori fascisti che speculano per conto dei partiti della casa del fascio sulla fame di lavoro in attesa delle prossime elezioni.

3- Il dramma della casa
Dopo il lavoro quello della casa è il problema più urgente e sentito. Napoli, a dispetto della sua notevole invivibilità, è fra le città con il più alto costo d'acquisto per le abitazioni, con cifre inavvicinabili per chi vive del proprio "lavoro'' o è pensionato. Gli affitti, col sottobanco, la fine del già esoso equo canone e la liberalizzazione, sono lievitati a livelli altissimi, e già si prevede un aumento scandaloso di fitti e prezzi a metro quadro nelle zone in cui sono state, o saranno aperte, stazioni delle metropolitana o ci saranno grandi interventi urbanistici e infrastrutturali come nei quartieri di Bagnoli, S. Carlo Arena, Materdei, Porto. L'obiettivo di questa incontrollata speculazione del mercato immobiliare sembra essere quella di "borghesizzare'' alcuni quartieri popolari del centro costringendo il proletariato e il sottoproletariato all'emigrazione in zone più periferiche, come è già stato annunciato più volte da Bassolino e Iervolino per quanto riguarda i quartieri spagnoli, a ridosso di Via Toledo, dove verrebbero trasformati migliaia di "bassi'' in botteghe e negozi per turisti. Davanti alla fame di case, alle centinaia di senzatetto e vagabondi che sempre più frequentemente vengono ritrovati cadaveri per le strade, alle migliaia di persone che vivono con la ghigliottina dello sfratto sul collo, la Iervolino e l'assessore al patrimonio Ferdinando Balzamo (DS) hanno pensato bene di svendere il patrimonio immobiliare di edilizia popolare pubblica per quattro soldi ai privati. A cominciare dal Patrimonio dell'ex-Risanamento, circa 2.500 abitazioni, svenduto alla Pirelli di Tronchetti-Provera, che dopo avere realizzato lauti profitti ha pensato bene di ritirarsi con le tasche piene vendendo le case a quegli inquilini che possono acquistarle e lasciando le masse popolari che non potranno sotto la minaccia dello sfratto e in balia del libero mercato, della speculazione, del profitto. Con la scusa che le casse del Comune e della Regione sono vuote per i tagli governativi, come se poi il federalismo non fosse stato un cavallo di battaglia del "centro-sinistra'', si sta procedendo alla svendite del patrimonio immobiliare pubblico (circa 35mila alloggi), e alla cartolarizzazione di quello architettonico.
Questo in una città dove sono già 6mila gli sfratti esecutivi, e altri 4mila richiesti, a fronte di almeno 7mila alloggi vuoti e inutilizzati, spesso di proprietà di grossi enti pubblici, privati o religiosi. Nulla è stato fatto, dalla troika Iervolino-Lamberti-Bassolino, per gli studenti proletari e fuorisede che anche solo per un posto letto, magari in locali sovraffollati e antigienici, pagano non meno di 300 euro mensili. Anzi l'Edisu (l'ente regionale per "il diritto allo studio'' guidato da Pasquino e sotto il controllo dell'assessore regionale Nicolajs) aveva promesso nuovi studentati e invece poi ha provato a chiudere l'unico studentato cittadino del Policlinico. Infine, dopo la strage di Secondigliano, dove 11 persone perirono sotto le macerie delle proprie case durante il governatorato del rinnegato Bassolino, nulla è stato fatto sul versante della sicurezza degli edifici, anzi la giunta Iervolino ha dovuto registrare il crollo e lo sgombero di altri palazzi, come in salita Arenella, in via Carbonara (Piazza Cavour), in via Settembrini (via Duomo), solo per miracolo non finiti in tragedia. Gli abitanti di quelle case sono stati letteralmente abbandonati a loro stessi, non hanno ancora ricevuto né aiuto economico né una sistemazione adeguata.

4- Le privatizzazioni e un'infinità di tasse e balzelli
All'inizio di quest'anno l'assessore diessino alle risorse strategiche e alle aziende partecipate (ex-segretario provinciale Uil) Enrico Cardillo, con un colpo di mano dal piglio ducesco, ha privatizzato l'Asia (Azienda speciale di igiene ambientale) trasformandola in Spa. Del resto la privatizzazione dei servizi pubblici è sempre stato un cavallo di battaglia della Iervolino, fin da quando da ministro dell'Istruzione del governo Andreotti era in prima fila nell'attuare la controriforma privatistica della scuola.
La Mostra d'oltremare di Fuorigrotta è stata trasformata in Spa e sta svendendo all'asta circa 20mila metri quadrati di terreni e strutture pubbliche. L'azienda mista "Metronapoli spa'' ha avuto la gestione del sistema dei trasporti su ferro metropolitano (linea 1 e funicolari) , il "Consorzio unico Campania'' gestisce l'erogazione dei biglietti, sta per realizzarsi la fusione tra le principali ex municipalizzate, come l'ARIN e la Napoletanagas, che diventeranno un "azienda mista multiservizi'', con centinaia di lettere di licenziamento già recapitate. Aziendalizzata è stata anche la neonata Napolipark Spa che dovrebbe gestire quei pochissimi parcheggi pubblici esistenti, la segnaletica sul territorio e le esose tariffe per il parcheggio sulle strisce blu (2 euro all'ora nel centro storico), infine l'assessore al traffico Luca Esposito (Udeur) ha pensato bene di dare in mano ai privati persino il servizio di riscossione dei tributi comunali e delle contravvenzioni, appaltate alle Esaban Spa che sta facendo impazzire migliaia di napoletani con l'emissione delle cosiddette "cartelle pazze''.
E' la politica del "centro-sinistra'' che ha sposato in pieno le teorizzazioni e la pratica liberiste dell'aziendalizzazione e dell'intreccio tra "pubblico'' e privato nelle cosiddette "società miste'' dando un forte impulso alla progressiva privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi, al loro smembramento, al ridimensionamento degli organici e all'aumento incontrollato delle tariffe. Il risultato è che i servizi "pubblici'' che già lasciavano ampiamente a desiderare sono ulteriormente peggiorati mentre sono aumentate le bollette di gas e acqua (oltre che telefono e elettricità), così come il costo dei trasporti, con la netta riduzione degli abbonamenti agevolati per gli studenti, e sono nati nuovi insopportabili balzelli come la Tarsu (tassa per l'immondizia). Un vero e proprio salasso mensile dei già poveri redditi delle famiglie napoletane che ormai fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Il tutto in una città dove dopo l'introduzione dell'euro si registra il record nazionale di aumento inflattivo dei prezzi dei generi di prima necessità, dei prezzi del materiale didattico, senza contare il prezzo record delle polizze assicurative, l'Ici e l'addizionale Irpef comunale, la "compartecipazione'' alle spese per farmaci e prestazioni sanitarie, il costo della benzina, ecc.

5- La scuola e l'università
A fronte di tutto ciò la sanguisuga Iervolino ha deciso anche l'aumento delle tariffe per la refezione scolastica nelle pochissime scuole materne pubbliche e delle rette per le scuole elementari mentre i servizi di scuola bus, quando esistono, sono costosi e nelle mani dei privati.
Il suo compare Bassolino, per non essere da meno, ha deciso l'affidamento ai privati, con conseguente aumento di costo e scadimento della qualità, dei servizi di mensa universitari. Sul fronte scolastico la giunta comunale e quella provinciale, con gli assessori alla educazione Raffaele Porta e Angela Cortese (entrambi DS), si sono limitati a inaugurare un paio di plessi scolastici e un paio di piccoli asilo nido nei quartieri periferici (S. Giovanni e Pianura) del tutto insufficienti a coprire la richiesta delle masse popolari ma nulla hanno fatto né per arginare l'alto tasso di abbandono scolastico né per migliorare le condizioni degli edifici scolastici cittadini, tanto che migliaia di studenti dopo il terremoto nel Molise hanno protestato per denunciare la situazione di inaccettabile abbandono in cui versa l'edilizia scolastica di Napoli e provincia e le condizioni da Terzo mondo in cui sono costretti a studiare migliaia di studentesse e di studenti partenopei.
Nelle università sono aumentate le facoltà a numero chiuso e i relativi costi per superare gli anticostituzionali concorsi di accesso alle facoltà. All'Orientale, smembrata in decine di improvvisate sedi distaccate, nella primavera scorsa è crollato il solaio di un'aula mentre gli studenti seguivano una lezione.
Più in generale le masse giovanili e studentesche di Napoli, così come quelli delle altre città del Mezzogiorno, vivono nell'incertezza assoluta per un futuro fatto di precarietà, di miseria, di disoccupazione.
Per questo è ripresa l'emigrazione, anche se minore rispetto al passato perché ormai nemmeno il Nord Italia può offrire lavoro e casa e per il crescente razzismo sobillato in particolare dalla Lega Nord che aumenta le difficoltà dell'inserimento dei giovani al Nord.

6- La sanità e i servizi socio-sanitari
Sul fronte della sanità la situazione è ancora più tragica con ospedali vecchi e fatiscenti, soprattutto nel centro storico, una carenza cronica di personale aggravata dal blocco del turn-over e delle assunzioni, la diminuzione dei posti letto pubblici e l'aumento di quelli a pagamento, la chiusura o il ridimensionamento di ambulatori e poliambulatori pubblici.
Per chi non ha soldi e "santi in paradiso'' ci vogliono mesi e mesi per un ricovero in ospedale e attese interminabili per le visite specialistiche, un esempio su tutti all'Istituto Tumori del Pascale: 267 giorni di attesa media per un agoaspirato, 196 per una visita in chirurgia; il calvario dei malati parcheggiati in barella nei corridoi dei principali ospedali cittadini è ormai una prassi costante. Mentre il cosiddetto nuovo "ospedale del mare'' è ancora sulla carta del Piano regolatore, molte strutture e posti letto al Cardarelli e al Vecchio Pellegrini sono stati soppressi con la scusa di lavori di ristrutturazione che poi non terminano mai, l'Ascalesi, l'Annunziata e lo stesso Vecchio Pellegrini potrebbero essere a breve chiusi, altre importanti strutture come la Rianimazione del Cto e il primo centro di dialisi pubblico dell'Ospedale Incurabili sono stati da tempo inaugurati ma restano vergognosamente chiusi.
I settori della riabilitazione, della diagnostica strumentale e di laboratorio, della lungodegenza, della farmaceutica, dell'emodialisi sono state lasciate completamente nelle mani dei privati che negli anni hanno occupato sempre più spazio anche negli altri settori sanitari (1.200 i posti letto delle cliniche private convenzionate) e assorbono sempre più risorse regionali. Con l'arrivo dei tagli governativi, e del federalismo sanitario, alcune di queste strutture rischiano di chiudere e il personale licenziato.
La popolazione visto lo sfascio del sistema sanitario si aggrappa sempre di più ai farmaci, ma farmacie comunali a Napoli non ce ne sono e così per un totale di ben 5 mesi in due anni, a seguito della periodica protesta dei farmacisti contro i mancati pagamenti delle Regione nei loro confronti, le masse popolari sono state costrette a pagare per intero il prezzo dei farmaci.
La prevenzione praticamente non esiste: i distretti sanitari, i consultori, i servizi per le tossicodipendenze (Sert), i centri di salute mentale, i dipartimenti di prevenzione, i centri per l'aborto sono un numero molto limitato e svolgono un'attività irrisoria rispetto ai bisogni della popolazione. Cosicché Napoli registra ancora tassi di incidenza record per epatite, tifo, cirrosi, natimortalità e persino diversi casi all'anno di meningite nelle scuole.
I servizi sociali pubblici per l'assistenza agli anziani non autosufficienti, ai disabili e agli handicappati rimangono praticamente inesistenti, quei pochi che esistono sono affidati ai privati, alle cooperative, alle associazioni no profit e al volontariato, l'assistenza domiciliare stenta a decollare, le barriere architettoniche sono ovunque. Stando così le cose gli anziani poveri, non autosufficienti, malati cronici sono abbandonati a se stessi o alle loro famiglie, gli anziani ricchi si arrangiano con i nuovi schiavi immigrati o vengono scaricati nelle mani di costose cliniche private sempre più simili a dei lager.
E' il resoconto dello sfascio, del taglio, della privatizzazione dello "Stato sociale'' che si riversa in prima persona sulle spalle delle donne proletarie e del popolo costrette dal capitalismo a sobbarcarsi tutto il peso quotidiano dei figli, degli anziani, degli handicappati, di tutta la famiglia e della casa nel deserto dei più elementari servizi sociali.

7- Sui trasporti, la viabilità, il sottosuolo
Se è vero che in questi anni sono state finalmente inaugurate le stazioni delle metropolitana della tratta Dante-Vanvitelli è vero anche che la linea 2, la circumvesuviana, la circumflegrea, la Cumana dove un treno qualche mese fa è addirittura deragliato, sono in pessime condizioni e già si profila un pericoloso e furibondo scontro tra Metronapoli spa e Trenitalia spa, nonché tra Comune e Regione, tra l'assessore regionale bassoliniano Cascietta e lo iervoliniano Cardillo per il controllo del sistema metropolitano su ferro. Quartieri come Pianura, S. Giovanni, Barra, Ponticelli, Doganella, Capodimonte, Secondigliano, S. Pietro a Patierno sono serviti malissimo dal trasporto pubblico dell'Anm, per non parlare poi di molti centri dell'hinterland della provincia di Napoli quasi completamente scollegati dal centro di Napoli. Il pupillo della Iervolino, l'assessore al traffico Luca Esposito, non sta lasciando certo un bel ricordo poiché il traffico è sempre lo stesso, i quartieri come Fuorigrotta sono pieni di interminabili lavori in corso, non è stato varato alcun serio piano antitraffico, l'inquinamento è da record, le già esose tariffe sulle strisce blu sono aumentate in molte zone del centro, la manutenzione dei pullman della Anm lascia a desiderare come denunciano gli autisti e come è testimoniato dall'incidente dello scorso inverno quando improvvisamente in una strada in discesa del centro di Napoli saltò il sistema frenante di un autobus e l'autista per evitare una strage si andò a schiantare contro il portone di un palazzo di Via S. Rosa.
Per non parlare delle condizioni delle strade, del sottosuolo, del sistema fognario risalente all'era borbonica di cui è responsabile l'assessore al suolo pubblico Ferdinando di Mezza, che versa nel più assoluto degrado e abbandono. Le strade costellate ovunque di fossi si aprono in voragini praticamente ad ogni pioggia, le fogne intasate e prive di manutenzione, straripano di liquami e rifiuti di ogni genere. L'esempio più eclatante è degli inizi di settembre, quando l'intera città è rimasta paralizzata a causa di un'ora di pioggia e un uomo è affogato in un torrente fognario in Via S. Rosa.

8- La repressione
La neopodestà Iervolino non ha dimenticato di essere stato ministro dell'Interno del governo del rinnegato D'Alema: è questo il motivo per cui la sua sintonia con gli apparati repressivi dello Stato è stata il perno della sua attività istituzionale. Ha fatto installare telecamere collegate alla questura per controllare le masse popolari e i manifestanti per tutto il centro storico; ha sperperato decine di miliardi per installare telecamere nelle scuole più combattive di Napoli, col pretesto dei raid teppistici e del vandalismo ingigantiti dai mass-media e probabilmente provocati ad arte da qualcuno per estendere il controllo poliziesco; con lo stesso pretesto propone l'installazione di telecamere sui mezzi di trasporto pubblico; ha sollecitato le "forze dell'ordine'' a vietare determinati percorsi dei cortei, in piena sintonia con il governo del neoduce Berlusconi, con il prefetto Profili e il questore Malvano ha salutato con gioia la stabilizzazione della operazione neofascista denominata "alto impatto'', nonché l'istituzione neofascista del "carabiniere di quartiere'' a cui propone di affiancare a breve anche il vigile e il poliziotto; ha collaborato nella solerte applicazione della circolare del capo della polizia De Gennaro che militarizza le scuole di Napoli e provincia con 270 uomini delle forze dell'ordine a presidiarle per prevenire, spiare e reprimere le mobilitazioni e occupazioni degli studenti contro la scuola del regime.
A differenza di larga parte del mondo cattolico la DC Iervolino non ha speso una parola di condanna per il clima da caccia all'immigrato clandestino instaurato a Napoli e nella provincia di Caserta dalla legge razzista, fascista, schiavista e xenofoba Bossi-Fini. Anzi la neopodestà Iervolino e il rinnegato Bassolino, forti dell'appoggio di tutti i partiti del regime, da AN al PRC, hanno chiesto con forza e ottenuto dal ministro dell'Interno Pisanu il prolungamento stabile della militarizzazione del territorio. Infine ha mantenuto una pilatesca equidistanza tipica dei democristiani doc quando si è trattato di prendere posizione sulle inchieste che hanno visto indagati i picchiatori delle "forze dell'ordine'' agli ordini di Izzo e Bianco per la mattanza di manifestanti no-global del 23 marzo in piazza Municipio, nonché sull'assassinio premeditato da parte di un poliziotto di un giovane che con il motorino non si era fermato ad un posto di blocco a Soccavo e di un altro ragazzo di 13 anni assassinato a Scampia da un altro poliziotto "sceriffo'' in borghese.
Persino l'assessore comunale al "commercio'' Raffaele Tecce del PRC si è distinto in questa politica repressiva e antipopolare, lasciando alle "forze dell'ordine'' il compito di sgomberare gli ambulanti del centro storico e del Vomero e ordinando lui stesso più volte lo sgombero delle aree degli storici mercatini di S. Gregorio Armeno e della Duchesca alla Ferrovia, nonché lasciando che la polizia caricasse e sgomberasse un presidio permanente sotto le finestre di Palazzo S. Giacomo dei disoccupati che chiedevano al suo assessorato il prolungamento del sussidio di disoccupazione.

9- La corruzione
"Voglio essere il sindaco di tutti i napoletani onesti'' questo lo slogan simbolo delle campagne elettorali di Bassolino che in otto anni, compresa la giunta Marone da lui controllata, è stato direttamente o indirettamente inquisito per una serie ininterrotta di atti di corruzione (inchieste della magistratura su utilizzo dei telefonini, operazione Boc, acquisto autobus, svendita e privatizzazione dell'aeroporto di Capodichino, svendita del patrimonio edilizio dell'ex-Risanamento, scandalo della rottamazione delle automobili).
Quando due anni fa la DC Iervolino ha messo piede a palazzo S. Giacomo con l'appoggio determinante del boss Bassolino, il plurinquisito ex neopodestà di Napoli e deputato DS Riccardo Marone venne nominato addirittura vicesindaco. Poi fu costretto a dimettersi ma la corruzione dei politici di palazzo non si è fermata ed è continuata né più e né meno come ai tempi dei Gava e dei socialisti craxiani. L'assessore al personale Pasquale Losa (del PPI come la Iervolino) e il city manager Luigi Massa sono stati coinvolti nello scandalo degli stipendi gonfiati ai dipendenti del servizio gestione contabile del Comune diretto dal corrotto Aldo Buono. Altre inchieste sono state aperte sui rimborsi milionari ai consiglieri circoscrizionali mentre il padre dell'assessore al traffico Luca Esposito, consulente del Comune e presidente dell'ordine dei periti, è indagato nell'ambito degli appalti truccati al ribasso per le tute degli operai delle fogne. Infine un vero e proprio furto legalizzato del denaro del popolo è stato il provvedimento con il quale i consiglieri comunali dei due poli del regime neofascista si sono aumentati i già milionari stipendi e la lunga lista di privilegi e benefit.

10- Il falso antifascismo
La Iervolino da quando è sindaco, o meglio sarebbe dire a questo punto neopodestà di Napoli, ha presenziato e parlato due volte in occasione delle manifestazioni e iniziative del 25 Aprile facendosi portavoce della aberrante teoria di Ciampi e Violante della "pacificazione nazionale'' tra fascisti e antifascisti. Una teoria che, sia pure propagandata con toni ecumenici, porta dritti alla riabilitazione del fascismo, tanto che la Iervolino non ha provato vergogna nel dare il suo assenso alla richiesta del fascista Laboccetta (AN) di dedicare una strada o una piazza di Napoli al fucilatore di Partigiani Giorgio Almirante, né ha provato vergogna lo scorso 25 Aprile ad accettare l'invito dello stesso Laboccetta a pregare insieme nella chiesa di S. Chiara "per i morti di tutte le guerre'' (i principali esponenti di AN e dell'MSI il 28 aprile partecipano da anni in piazza Trieste e Trento alla nera e illegale messa in memoria del boia Benito Mussolini); né ha provato vergogna a partecipare a diversi convegni e feste organizzati dallo stato maggiore del Partito di Fini.
Con AN sembra proprio che ci sia un feeling particolare e un piacevole tubare anche su molti temi in discussione nel consiglio comunale. Sarà forse a causa di questo sfacciato trasversalismo democristiano che l'assessore alla Toponomastica Ponticelli (PRI) ha accompagnato con un assordante silenzio la decisione della posta centrale, situata accanto alla sede della Provincia, di rispolverare le grandi scritte apologetiche del ventennio e ha fatto orecchie da mercante alla richiesta del Comitato Antifascista di dedicare Piazzale Tecchio al martire antifascista V. De Waure. La DC Iervolino del resto non ha perso tempo a dedicare una piazza di Napoli all'ex presidente della Repubblica, il boss democristiano Leone e a firmare la petizione di AN per intitolare una strada di Napoli al padre-padrone e sfruttatore di tossicodipendenti Vincenzo Muccioli. Infine un altro affronto della Iervolino alla Napoli antifascista e antimonarchica, che non può essere dimenticato, è stato l'incontro insieme al rinnegato Bassolino, anche se a porte chiuse, con gli arroganti eredi della criminale casa Savoia quando di fatto gli ha spalancato le porte della Napoli medaglia d'oro per la Resistenza.

11- Sulla cultura e l'arte
Tanta propaganda in Italia e nel mondo è stata fatta sulla "rinascita culturale'' e artistica di Napoli. Di vero c'è molto poco se non che il popolo napoletano è sempre stato un vulcano dell'arte e della cultura popolare. Bassolino e Iervolino invece non hanno fatto altro che sfruttare tutto ciò per vendere l'immagine del marchio Napoli a fini politici, turistici e commerciali. Di concreto non hanno fatto altro che sperperare miliardi per inutili quanto faraoniche opere "d'arte'' futuristiche, per il costoso "maggio dei monumenti'', per i concerti qualunquisti "per i giovani'' in Piazza Plebiscito del "festival bar'' di Mediaset e del "coca cola live'' e per gli altrettanto qualunquistici concerti del "Neapolis rock festival'' a Coroglio. In realtà i giovani della nostra città non hanno voce in capitolo in niente che non sia strettamente controllato dal palazzo. Noi vogliamo invece che siano create strutture sociali, culturali, ricreative e sportive pubbliche da dare in gestione direttamente ai giovani.
L'autogestione e la democrazia diretta sono la via maestra per sottrarsi e opporsi alla lottizzazione, alla spartizione, alla corruzione pubblica e al clientelismo e nel contempo per soddisfare le esigenze associative e di iniziativa delle masse giovanili. Ciò serve anche ai giovani per esprimere liberamente la loro socialità, fantasia, creatività, voglia di contare, di essere protagonisti della trasformazione della società, rompendo la cappa dell'isolamento, della solitudine e della disgregazione sociale.
Uno scandalo rispetto alle emergenze che attanagliano la città è stato lo sperpero di un miliardo di lire nel 2002 e un miliardo nel 2003 per le discutibili ed evanescenti opere natalizie installate a ridosso di piazza Plebiscito, o la proposta di Siola (DS) di desertificare urbanisticamente, in termini di verde e spazi di aggregazione, Piazza Bellini come è già stato fatto per Piazza Dante e Piazza Cavuor. Per quanto riguarda il teatro, in primis gli spettacoli del S. Carlo, non possiamo permetterci un giudizio di merito poiché a causa degli alti prezzi, esso è rimasto un lusso esclusivo della media ed alta borghesia.

12- Bagnoli e l'operazione "America's cup''
La neopodestà Iervolino ha inseguito in questi due anni di governo il sogno di uno sviluppo legato alla terziarizzazione turistica della città, terziarizzazione che non ha portato né occupazione stabile né sviluppo, anzi sta per trasformarsi, con i nuovi megaprogetti urbanistici in cantiere, in una politica tutta funzionale alle solite grandi speculazioni fondiarie, immobiliari, commerciali ed alberghiere tanto care ai vecchi Lauro, Gava e Pomicino ed alla camorra dei palazzinari.
Il fiore all'occhiello delle giunte del "centro-sinistra'' da Bassolino a Marone a Iervolino è da sempre stata la riqualificazione urbanistica di Bagnoli, della zona Est e del centro-storico. A dieci anni di distanza non si è visto ancora nulla di tutto ciò e sono stati solo sperperati centinaia di miliardi per una bonifica dell'area ex-Italsider di Coroglio, che deve ancora cominciare.
Ora Rosa Russo Iervolino si vanta di avere varato il piano regolatore della città e di avere ottenuto altri fondi dal governo, facendo finta di non vedere che dall'unità di Italia ad oggi i piani regolatori approvati dalle giunte cittadine sono stati sempre stravolti dalle mille varianti e dalle mille deroghe urbanistiche per soddisfare le esigenze di profitto dei capitalisti e mortificare quelle della popolazione interessata.
E' quanto puntualmente sta accadendo per il piano urbanistico relativo all'area di Bagnoli dove addirittura è spuntato un miliardario skipper svizzero, tale Bertarelli, che per disputare una gara di vela (America's cup) pretende di dettare alla Iervolino, Bassolino, al consiglio comunale, alla forzista commissione urbanistica consiliare e alla Bagnolifutura Spa il suo nuovo piano per Bagnoli e Coroglio: ossia quanto deve essere grande il porto-canale, quanto piccola la spiaggia e il parco, dove piazzare le megastrutture e gli hangar per le imbarcazioni, quali e quanti alberghi, ristoranti e strutture mobili costruire, come riutilizzare la colmata a mare che doveva essere smantellata, quanta parte della bonifica effettuare, quanta parte della popolazione di Coroglio deportare fuori dall'area. Addirittura questo skipper e imprenditore miliardario ha deciso, nel caso Napoli venisse prescelta per l'evento, di installare il suo quartier generale nel palazzo di vetro dove ha sede oggi l'azienda mista Bagnolifutura Spa incaricata della bonifica dei suoli di Coroglio e di Bagnoli e addirittura richiede, per avere sgravi fiscali, che l'area di Bagnoli venga trasformata in un'area extraterritoriale, in un cosiddetto paradiso fiscale.
Per noi marxisti-leninisti l'operazione "America's cup'' è soltanto un affare miliardario che riempirà le tasche dei capitalisti, un'operazione che stravolgerà, devasterà e svenderà l'intera area, un'opera da regime mussoliniano, tanto faraonica quanto inutile, con la quale il governo del neoduce Berlusconi, con l'avallo e il contributo determinante di Bassolino e Iervolino, intende commissariare la città di Napoli per dare alla camorra e ai palazzinari la libertà di gettarsi a loro piacimento nella grande speculazione mediatica prima e urbanistica poi.
La popolazione di Bagnoli, Coroglio, di tutta la zona occidentale e di tutta Napoli deve opporsi, organizzandosi in un comitato popolare di lotta che rivendichi il diritto di poter dire l'ultima parola su qualsiasi progetto le giunte antipopolari in camicia nera vogliano calare sulla loro testa.

CONCLUSIONE
Insomma da questo quadro, certamente incompleto, emerge che a Napoli manca tutto: lavoro, case, servizi sanitari e strutture sociali, culturali e ricreative, spazi verdi e sportivi attrezzati. Quel poco che esiste è controllato da privati, bisogna pagarselo. E stando così le cose non crediamo proprio che Napoli possa uscire dal sottosviluppo, dalla miseria, dalla disoccupazione, dall'arretratezza e dal degrado attraverso il modello "America's cup'', come sostiene la DC Iervolino oppure attraverso il modello del rinnegato Bassolino costituito dalla svendita agli inglesi della Baa di Capodichino, il primo aeroporto privatizzato in Italia, e della terziarizzazione di Napoli. Da questo punto di vista il "rinascimento'' bassoliniano è stato solo un inganno propagandistico. La verità è invece che malgrado oltre un secolo di ipocrite promesse e impegni, mai realizzati, lo Stato borghese e i governi borghesi centrali e locali succedutisi (quale che fosse la loro composizione partitica) non hanno affatto risolto, né avviato a soluzione la questione meridionale.
D'altra parte in 58 anni di elettoralismo e parlamentarismo borghesi si è visto chiaramente che chiunque vada al governo, a qualsiasi livello, non può che fare gli interessi della classe dominante borghese e del grande capitale dando solo delle briciole alle masse operaie, lavoratrici e dei pensionati, perpetuando e ingigantendo il sottosviluppo del Sud. Perdurando il sistema capitalistico, la natura e le funzioni di questi governi non si possono cambiare. Nemmeno con i cosiddetti "bilancio partecipato'' e il "nuovo municipio'', escogitati da settori diessini, da falsi comunisti e da trotzkisti, allo scopo di tenere legate le masse di sinistra alle istituzioni borghesi e drenare l'astensionismo.
Di fronte a questa situazione, bisogna quindi riorganizzarsi per rilanciare la lotta anticapitalista e antifascista, per il progresso, la democrazia, la libertà, la giustizia sociale e il socialismo. Ma questo non sarà mai possibile se le masse anticapitaliste e fautrici del socialismo non si separano, anche sul piano elettorale, dai partiti e dai governi del regime, non si organizzano dentro e attorno al PMLI e non seguono le sue indicazioni politiche, sindacali, sociali ed elettorali. Abbiamo un mondo nuovo da conquistare, esso si chiama Italia unita, rossa e socialista. Chi ama e vuole questo mondo, che porta alla conquista del potere politico da parte del proletariato, all'abolizione delle classi e a ogni disparità economica, sociale, politica, territoriale e di sesso, non ha che da prendere subito posizione. Non voti il "meno peggio'', ma voti astenendosi il meglio che è il PMLI. Noi vogliamo infatti lo sviluppo e l'industrializzazione pubblica del Mezzogiorno, vogliamo una Napoli multirazziale governata dal popolo e al servizio del popolo. Vogliamo che l'asse della politica delle città si sposti verso le periferie urbane e i bisogni delle masse lavoratrici, popolari e giovanili.
Per questo, in vista delle prossime elezioni comunali e provinciali, invitiamo fin da adesso queste ultime a liberarsi definitivamente delle illusioni elettorali, ad impugnare viceversa le rivendicazioni contenute nel Programma d'azione del PMLI e abbracciare la nostra proposta elettorale astensionista e quella ad essa collegata della costruzione dei Comitati Popolari che esponiamo in maniera sintetica nell'ultimo paragrafo.

DISERTARE LE URNE, ANNULLARE LA SCHEDA O LASCIARLA IN BIANCO. COSTRUIAMO I COMITATI POPOLARI
L'astensionismo elettorale è una potente arma per costruire, rafforzare e sviluppare l'opposizione di classe anticapitalista. Come hanno confermato le recenti tornate elettorali amministrative, l'astensionismo è ormai divenuto un fenomeno di massa - i non votanti hanno quasi toccato la soglia del 35% - che coinvolge anche il Nord e le regioni del Centro fin qui controllate dai rinnegati e dai falsi comunisti. Dall'avvento della seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e da quando è stato introdotto il nuovo sistema elettorale, sono scomparsi i vecchi partiti e sono nati dei "nuovi'', l'elettorato, a parte le avanguardie, non esprime più un voto - che lo dia a un partito o che si astenga - ideologico e di "appartenenza'' ma in base a un giudizio che tiene conto delle realizzazioni concrete, delle risposte che ha o non ha avuto in riferimento ai propri bisogni concreti. Un giudizio però che non è totalmente libero in quanto l'elettorato è condizionato dall'influenza dell'assordante e mistificatoria propaganda elettorale e dalle pressioni, dai ricatti e dal controllo dei partiti parlamentari. Tanto più ciò è vero quanto più l'astensionismo rappresenta oggi un chiaro voto di sfiducia verso le istituzioni e i partiti del regime perché chi lo pratica - specie chi non va nemmeno ai seggi per deporre il suo voto nelle urne - non solo dimostra di essere indipendente rispetto alle pressioni elettoralistiche e parlamentaristiche, ma esprime anche un'aperta sfida verso coloro che vorrebbero assoggettarlo al gioco elettorale dei partiti parlamentari. Siamo quindi di fronte a un fatto storico di immenso valore, a un vero e proprio terremoto nella storia elettorale italiana, che coinvolge anche il proletariato per troppo tempo condizionato e vittima della predicazione partecipazionista ed elettoralistica dei falsi partiti operai e comunisti.
L'astensionismo elettorale - ancora quasi tutto spontaneo e non organizzato - ha oggi un segno politico nuovo, è passato dal dissenso generico e dalla pratica di una minoranza dell'elettorato al dissenso specifico e aperto della maggioranza relativa dell'elettorato. Oggi il "partito'' dell'astensionismo è il primo in Italia. Noi marxisti-leninisti da sempre ci sforziamo di qualificare ulteriormente l'astensionismo facendogli compiere un altro salto di qualità, trasformandolo in dissenso militante e anticapitalistico, in lotta aperta per il socialismo. Le nostre parole d'ordine per le elezioni politiche, europee e amministrative sono sempre state studiate per questa funzione. Esse in primo luogo hanno il compito di elevare la coscienza politica delle masse, anzitutto di quelle che sono già sfuggite da sinistra al controllo del PRC, PdCI e DS, e di far comprendere all'elettorato di sinistra qual è la nostra strategia dei Comitati popolari (CCp). I CCp devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse anticapitaliste, antifasciste e astensioniste eletti con voto palese e su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini - eleggibili fin dall'età di 16 anni - devono essere rappresentati in maniera paritetica. Le Assemblee popolari devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti - compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si astengono alle elezioni, che dichiarano di essere anticapitalisti, antifascisti e fautori del socialismo e disposti a combattere le istituzioni, il potere centrale e locale e il sistema capitalistico. Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato e l'Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. L'insieme dei CCp costituisce il circuito politico democratico di massa alternativo allo Stato e alle istituzioni rappresentative borghesi. I CCp di quartiere e cittadino e il Comitato popolare nazionale devono rappresentare il controaltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e del governo centrale. Lo scopo fondamentale dei CCp è quello di guidare le masse, anche se non fanno parte delle Assemblee popolari, nella lotta politica per strappare al potere centrale e locale opere, misure e provvedimenti che migliorino le condizioni di vita e che diano alle masse l'autogestione dei servizi sanitari e sociali e dei centri sociali, ricreativi e sportivi di carattere pubblico. I CCp devono battersi affinché le città siano governate dal popolo e al servizio del popolo. Nel senso di costringere con la lotta le amministrazioni ufficiali a prendere dei provvedimenti che in una qualche misura rispondano a tale criterio. Sappiamo naturalmente che i CCp non possono nascere a freddo, con atti burocratici e volontaristici e senza che essi abbiano un'effettiva base di massa in ogni quartiere per questo occorre un lungo lavoro propagandistico e uno stadio più avanzato della coscienza politica delle masse per far maturare le condizioni politiche e organizzative per crearli.
Via via che singoli elementi, gruppi sociali, sindacali, politici, culturali e religiosi si rendono disponibili a realizzare i CCp, bisogna valutare assieme a loro se non sia il caso di costituire dei Comitati popolari provvisori, pronti però a sciogliersi non appena sarà possibile indire l'Assemblea popolare. Deve comunque essere chiaro che i CCp provvisori anche se promossi da tali forze non devono essere composti da esse o dai loro rappresentanti. Una volta costituito un Comitato popolare provvisorio chi vi fa parte deve rappresentare solo se stesso e la sua organizzazione interna deve essere basata sulla democrazia diretta. I Comitati popolari non vanno confusi con i comitati di lotta o altri tipi di comitati popolari poiché mentre i CCp sono a carattere permanente e costituiscono gli organismi di direzione politica delle masse che non si riconoscono nel capitalismo e praticano l'astensionismo elettorale, gli altri tipi di comitati sono a carattere temporaneo, in genere, sono costituiti da chi accetta o non accetta il capitalismo e il partecipazionismo elettorale borghese, nascono su questioni particolari e specifiche e muoiono quando hanno raggiunto il loro scopo o hanno finito le loro funzioni.

BOMBARDIAMO LA GIUNTA DELLA DC IERVOLINO,
LOTTIAMO PER UNA NAPOLI AL SERVIZIO DEL POPOLO E DAL POPOLO CONTROLLATA
Separiamoci dalle istituzioni rappresentative borghesi e creiamo le istituzioni rappresentative delle masse!
Buttiamo giù il governo del neoduce Berlusconi!
Lottiamo per l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi maestri e il PMLI vinceremo!


Partito marxista-leninista italiano
Cellula "Vesuvio Rosso" di Napoli


Napoli, 20 ottobre 2003