In apertura dell'Assemblea generale dell'Onu Kofi Annan condanna la guerra preventiva unilaterale degli Usa
Bush chiede aiuto all'Onu ma alle sue condizioni
Berlusconi gli dà una mano con la "mediazione" e minaccia la Corea del Nord e l'Iran. Chirac apre sul comando Usa in Iraq
Come annunciato nelle dichiarazioni precedenti l'inizio dei lavori della 58a Assemblea generale delle Nazioni Unite il presidente americano Bush è intervenuto nella giornata di apertura, il 23 settembre, per chiedere un aiuto all'Onu nella gestione dell'occupazione dell'Iraq ma alle sue condizioni. Che prevedono un contributo dell'organismo internazionale solo nella stesura della costituzione e nella vigilanza sulle future elezioni; il controllo attraverso il governatore Garner dell'economia, della finanza, delle istituzioni provvisorie irachene e la decisione dei tempi di passaggio dei poteri al futuro governo fantoccio, cosiccome la regia dell'occupazione militare, restano saldamente in mano all'imperialismo americano. Bush contava sull'appoggio di Blair, dello spagnolo Aznar e della "mediazione" tentata da Berlusconi, che ha cercato inutilmente di compattare il fronte europeo verso le posizioni americane, ma ha ottenuto dal presidente francese Chirac solo un'apertura sul comando militare Usa in Iraq. Sul resto ha dovuto incassare di nuovo da Francia e Germania la critica all'azione unilaterale in Iraq e l'invito a definire tempi brevi per il passagio dei poteri in Iraq se vuole l'appoggio dell'Onu. Prima ancora degli interventi di Chirac e Schroeder, Bush aveva incassato la condanna della guerra preventiva pronunciata dal segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, nel discorso di apertura dei lavori dell'Assemblea.
Bush dopo la risoluzione 1483 che ha riconosciuto l'occupazione anglo-americana dell'Iraq vuole che l'Onu organizzi un maggiore contributo degli alleati imperialisti per il controllo dell'Iraq, senza cedere il comando militare e il controllo economico della ricostruzione. Gli Usa hanno preso "una decisione giusta", attacca il presidente americano, nell'intervento in Iraq anche senza il via libera del Consiglio di sicurezza. Le accuse sul possesso delle armi di distruzione di massa da parte di Saddam e dei legami col terrorismo, che hanno "giustificato" l'aggressione, sono svanite e Bush è costretto a trovare altri pretesti: "la guerra contro l'Iraq è stata giustificata (a posteriori, ndr) dalla scoperta di fosse comuni e delle camere di tortura". In ogni caso, afferma l'Hitler della Casa Bianca, "la democratizzazione dell'Iraq servirà di ispirazione al Medio Oriente"; il modello dell'aggressione all'Iraq per "esportare" la democrazia può essere seguito verso altri paesi della regione se non seguiranno i diktat dell'imperialismo.
All'Onu Bush chiede di "dichiarare illegale il possesso di ordigni chimici, biologici o nucleari da parte di regimi fuorilegge" e quindi fornire la copertura legale per altri interventi militari; naturalmente non si riferisce a Israele che ha le armi atomiche e non aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare, quanto agli alleati India e Pachistan. Declamare la lista degli "stati canaglia" sarà compito di Berlusconi. è ovvio per Bush che la definizione di quali siano i regimi fuorilegge compete agli Usa, arrogandosi lo stesso diritto imperialista col quale invita il popolo palestinese a liberarsi di Arafat. Cosiccome ribadisce che agli Usa compete di stabilire quanto dovrà durare "la ricostruzione dell'Iraq che non sarà né accelerata né rallentata per dare ascolto alle voci che vengono da altre parti (leggi Francia e Germania, ndr)". La ricostruzione "andrà avanti secondo gli interessi degli iracheni", definiti alla Casa Bianca.
Con la consueta faccia di bronzo imperialista Bush ripeteva che "l'Iraq è libero perché una coalizione di nazioni ha agito per difendere la pace e la credibilità delle Nazioni Unite". Poco prima Kofi Annan aveva invece condannato la teoria americana della "guerra preventiva": "se questa dottrina fosse adottata - denunciava il segretario dell'Onu - risulterebbe una proliferazione dell'uso unilaterale e illegale della forza". La denuncia di Annan però finiva qui, nel ribadire il ruolo decisionale del Consiglio di sicurezza per dare avallo "multilaterale e legale" all'uso della forza contro paesi sovrani. Perciò Annan ha proposto che il Consiglio discuta "sui criteri da usare per l'autorizzazione di misure coercitive precoci, per affrontare alcuni tipi di minaccia. Per esempio, gruppi terroristici armati con armi di distruzione di massa".
Francia e Germania, che volevano liquidare Saddam con altri mezzi, ripetono all'Onu il braccio di ferro con gli Usa per conquistarsi uno spazio nella gestione della ricostruzione del paese e delle sue risorse petrolifere; lasciando agli Usa il comando militare. Chirac parte all'attacco replicando a Bush che "nessuno può agire da solo a nome di tutti. Una guerra avviata senza l'approvazione del Consiglio di sicurezza ha minato il sistema multilaterale e ha precipitato le Nazioni Unite in una delle crisi più severe della loro storia". "Il multilateralismo - ribatte il presidente francese - è la chiave perché assicura la partecipazione di tutti alla gestione mondiale degli affari". Occorre ripristinarlo sotto le vesti dell'Onu a partire dall'Iraq, afferma, perché "spetta all'Onu il compito di legittimare il processo del passaggio dei poteri agli iracheni" che deve avvenire "il più in fretta possibile" e non quando vuole la Casa Bianca. "Spetta all'Onu - aggiunge Chirac - di dare un mandato a una forza multinazionale che sia guidata come è naturale da chi ha impegnato il maggior numero di truppe". Cioè gli Usa.
Il cancelliere tedesco Schroeder ha sostenuto, con toni meno bellicosi, la posizione comune espressa da Chirac. Di Putin risulta che abbia definito la guerra in Iraq "una cattiva idea" e si sia preoccupato soprattutto di ripristinare gli affari petroliferi russi in Iraq bloccati dall'aggressione anglo-americana.
La posizione dei tre paesi sul futuro dell'Iraq resta distante da quella americana. Non è servita per ora nemmeno la "mediazione" di Berlusconi. Il suo intervento in qualità di presidente di turno a nome dell'Unione europea, concordato e "approvato da tutti gli altri paesi dell'Unione", e probabilmente fatto conoscere in anteprima a Bush durante l'incontro prima della lettura in assemblea, è rimasto sul generale rispetto all'Iraq; il neoduce si è limitato a ribadire l'importanza "del ripristino della sovranità irachena" e il "ruolo vitale dell'Onu in questo processo". è preciso invece nel richiedere "misure coercitive" da parte dell'Onu per combattere il "terrorismo e la proliferazione delle armi di distruzione di massa". In particolare Berlusconi si preoccupa delle armi nucleari e stila la lista delle "priorità" di intervento minacciando in particolare la Corea del Nord, che deve "smantellare in modo trasparente, verificabile e irreversibile il suo programma nucleare" e l'Iran "perché dia prova di massima trasparenza e collabori pienamente con l'Aiea". Un passaggio riguarda anche India e Pachistan invitate a "aderire al Trattato di non proliferazione nucleare". Per Israele, niente. Chiude sottolineando che "le democrazie si devono impegnare a fornire anche e soprattuto quei beni immateriali da cui tutti gli altri, materiali, scaturiscono", che sarebbero "la libertà e la democrazia" imposte se necessario come in Iraq anche con le "misure coercitive".