Che cosa sono i CARC

Chi è Giuseppe Maj

Sull'indagine sui Carc e il "nuovo partito comunista clandestino"
IL MARXISMO-LENINISMO NON C'ENTRA. SONO SOLO DEI PROVOCATORI AL SOLDO DELLA REAZIONE

Il 19 ottobre sono scattate in mezza Italia decine e decine di perquisizioni da parte della Digos e dei Ros in abitazioni, studi privati, uffici e ``centri sociali'' appartenenti o frequentati da esponenti dei ``Comitati di appoggio alla resistenza - per il comunismo'' (Carc) (vedi scheda a parte) o comunque vicini all'organizzazione che sarebbe prossima a costituire il ``nuovo partito comunista clandestino''.
I controlli sono avvenuti a Milano, Bologna, Napoli, Torino, Modena, Reggio Emilia, Pistoia, Bergamo, Venezia, Firenze, Rignano sull'Arno e Abbadia San Salvatore.
I reati ipotizzati dai magistrati della procura di Roma Franco Ionta, Giovanni Salvi, Pietro Saviotti e Federico De Siervo, gli stessi che indagano sull'assassinio di Massimo D'Antona, sono ``associazione sovversiva ed eversiva''. Uno dei principali destinatari dei provvedimenti emessi dalla magistratura è il noto provocatore trotzkista e avventurista Giuseppe Maj (vedi scheda a parte) da sempre leader dei Carc e attualmente ``irreperibile''.
L'inchiesta intende accertare l'esistenza di un'organizzazione clandestina già in stato di ``avanzata operatività'' che si propone la costituzione di un ``nuovo partito comunista clandestino'' il cui nucleo centrale sarebbe costituito da una sorta di struttura segreta degli stessi Carc.
Indipendentemente dagli esiti di tale inchiesta e dai suoi risvolti giudiziari, vogliamo fare chiarezza su alcune questioni fondamentali poiché da parte degli inquirenti e soprattutto della stampa di regime si tenta di accreditare come vera la presunta matrice marxista-leninista dei Carc e di questo ``(nuovo) partito comunista italiano'' che sarebbe in gestazione. Questo per screditare il comunismo e gli autentici marxisti-leninisti come era già successo in passato con le sedicenti ``Brigate rosse'', in realtà nere.
I Carc e il ``(nuovo) partito comunista italiano'', checché ne dicano formalmente e opportunisticamente i loro leader e i loro documenti, non hanno niente da spartire con il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, col socialismo e il comunismo. Essi sono esattamente all'antitesi dell'ideologia e della pratica marxiste-leniniste e nemici della strategia rivoluzionaria della conquista del potere politico da parte del proletariato.
Si tratta di provocatori al soldo della reazione che tentano ancora una volta di egemonizzare le forze rivoluzionarie, gli anticapitalisti e i cosiddetti ``antagonisti'', irretirli e dirottarli sulla via fallimentare e suicida dell'avventurismo e del terrorismo. Il vero obiettivo di chi li pilota, foraggia e copre è quello di impedire che queste forze destinate a crescere dopo l'esperienza del governo di ``centro sinistra'' D'Alema e il progressivo smascheramento delle sue coperture a ``sinistra'', costituite dai partiti di Cossutta e Bertinotti, si saldino all'autentico Partito marxista-leninista e si muovono all'interno della strategia della rivoluzione socialista.
Come afferma l'Ufficio politico del PMLI nel Comunicato del 21 maggio 1999 di condanna del barbaro e controrivoluzionario assassinio di D'Antona: ``Il terrorismo non ha mai torto un capello al capitalismo e all'imperialismo. Anzi li ha rafforzati. Non è mai riuscito a spostare le masse sul terreno rivoluzionario e del socialismo. Anzi le ha lasciate in balia della borghesia e dei suoi partiti. Noi marxisti-leninisti italiani da sempre combattiamo il terrorismo, sia perché si contrappone alla strategia della rivoluzione socialista bruciando importanti forze rivoluzionarie, sia perché finisce inevitabilmente per essere infiltrato, manipolato, strumentalizzato e usato da qualche centrale borghese per i suoi fini di potere politico''.
è del resto singolare che proprio dall'interno della stessa polizia e in particolare da parte del Segretario dell'associazione dei funzionari di polizia, Giovanni Aliquò, si sia spezzata una lancia in difesa dei Carc.
Questo sedicente ``(nuovo) partito comunista italiano'' che si intende costituire non è un autentico partito marxista-leninista tant'è vero che esso si ricollega al PCI di Gramsci e soprattutto alle sedicenti ``Brigate rosse'', strumenti della reazione e della P2, che considera addirittura il ``secondo tentativo di ricostruire il partito comunista'' e alle quali contesta sostanzialmente solo la questione della costruzione del partito.
Non è certo frutto della concezione marxista-leninista quel partito che nasce a priori come partito clandestino. Ogni autentico comunista e rivoluzionario sa bene che oggi il regime neofascista imperante e il governo del rinnegato D'Alema si devono combattere a viso scoperto e alla luce del sole affinché le masse capiscano che questi sono i suoi nemici e li combattano per spazzarli via. La trasformazione della società, l'abbattimento del capitalismo e la conquista del socialismo possono avvenire solo attraverso la lotta di classe e la rivoluzione proletaria che è opera delle masse proletarie e popolari, non di singoli individui o piccoli gruppi clandestini.
Come può essere infine questo ``nuovo partito comunista clandestino'' un partito autenticamente marxista-leninista dal momento che il Partito marxista-leninista c'è già e fin dal 9 aprile 1977. Chiunque si reputi un marxista-leninista e un autentico comunista non può non fare i conti con il PMLI, con la sua linea e strategia. Se non lo fa, nega la sua esistenza e addirittura teorizza la necessità di un ``nuovo partito comunista'' già di per sé svela la sua reale natura provocatoria e controrivoluzionaria.