Cresce la repressione verso i
movimenti di lotta per il lavoro napoletani
Vile aggressione delle
"forze dell'ordine" del rinnegato D'Alema e del ministro Jervolino contro Lsu e
disoccupati
Cariche alla stazione centrale di
Napoli contro il "Movimento di Lotta Lsu". 7 arrestati e diversi feriti è il
bilancio degli scontri tra disoccupati e polizia sotto la Regione Campania a S. Lucia.
Picchiato un fotografo del quotidiano "La Verità"
TEMPESTIVA E FORTE
SOLIDARIETA' DELLA CELLULA "VESUVIO ROSSO"
Dal corrispondente della Cellula
"Vesuvio Rosso" di Napoli
Repressione fascista. È questa
la risposta che il governo del rinnegato e guerrafondaio D'Alema ha dato in un mese di
lotte a Lsu, disoccupati e precari napoletani. Sempre più frequentemente scendono in
piazza i precari, della provincia di Napoli (vedi Pozzuoli, Acerra e Caivano, ad esempio)
e operai e operaie partenopee (Ansaldo di S. Giovanni a Teduccio, Sofer dell'area flegrea
e Avis di Castellammare di Stabia) contro i licenziamenti e in merito alla scandalosa
questione dell'amianto. La classe operaia e il suo esercito di riserva sono in pieno
risveglio e cominciano a far paura ai signori del palazzo, tanto che, invece di finirla
con le promesse e dare finalmente risposte concrete per il lavoro, D'Alema e la
democristiana Jervolino rispondono come e se non peggio di Mussolini e Scelba, reprimendo
sia giudiziariamente che a colpi di manganello le giuste rivendicazioni del proletariato.
La repressione fascista ha un salto di qualità quando il 10 giugno scorso vengono
recapitati a una quarantina circa di Lsu di Napoli e Acerra avvisi di garanzia in cui si
individuano come ipotesi di reato il blocco ferroviario e una non meglio definita
"associazione a delinquere" i cui contenuti non vengono precisati nello stesso
avviso. Insomma, la campagna di criminalizzazione assumeva connotati più forti rispetto
al passato tanto che nella mattinata di giovedì 1° luglio, il "Movimento di Lotta
Lsu", che aveva un incontro al ministero del Lavoro a Roma sulla questione
dell'assunzione nella pubblica amministrazione di tutti i precari, organizzava un presidio
davanti alla stazione centrale di Napoli. Al momento di entrare in stazione per la
partenza alla volta della capitale, un cordone di "forze dell'ordine" bloccava,
inspiegabilmente, la via d'accesso ai treni, creando una fortissima tensione con gli Lsu
che, nel tentativo di arrivare ai convogli ferroviari, si vedevano caricare duramente
dagli agenti in divisa. Tre persone finivano contuse; il "Movimento di Lotta
Lsu" era costretto a rimanere a Napoli e la sua delegazione soltanto alle 13 riusciva
a partire e raggiungeva Roma in evidente ritardo per l'incontro con un sottosegretario del
neoministro del Lavoro Cesare Salvi, che in sostanza "saltava".
Ma dove la repressione ha raggiunto livelli di vero e proprio stato d'assedio È stato
alla manifestazione di lunedì 5 luglio a Napoli. Hanno partecipato i senzalavoro del
"Coordinamento di Lotta per il Lavoro" di Napoli e i disoccupati di Acerra, che
dovevano incontrare il vicepresidente della Regione Campania, il diessino Nino Daniele.
Dopo aver effettuato il blocco stradale a piazza Borsa, mandando in tilt il fantomatico
piano sulla "Ztl" ("Zona a traffico limitato") del neopodestà
Bassolino e del suo compare Paolucci, assessore al traffico, i manifestanti raggiungevano
la sede della Regione, in via S. Lucia. Appena arrivati, venivano avvertiti da un
funzionario regionale che l'incontro era spostato al 9 luglio; i senza lavoro rispondevano
con slogan contro i rinnegati del comunismo Bassolino e D'Alema e chiedevano che
l'incontro avesse luogo come stabilito.
Qualche minuto ancora e, intorno alle 12,20, le "forze dell'ordine" indossavano
i caschi, brandivano i manganelli e partivano in una carica durissima. Il corteo si
trasformava in una grande "caccia all'uomo". Dopo le prime coraggiose risposte
alla carica, i senza lavoro cercavano scampo nei portoni della vicina via Orsini, in un
ristorante in via S. Lucia o addirittura verso via Partenope. La furia delle "forze
dell'ordine" si concretizzava nella distruzione dello striscione dei disoccupati di
Acerra, nel sequestro di quello del "Coordinamento di Lotta per il lavoro". Il
bilancio si aggravava con quindici fermi e diversi contusi che raggiungevano l'ospedale.
Le combattive donne di Acerra venivano insultate e minacciate continuamente mentre i
blindati delle "forze dell'ordine" inseguivano in via Partenope gli altri senza
lavoro sfuggiti ai manganelli.
"Hanno rivoltato il manganello mentre ci picchiavano - ha affermato un disoccupato -
per farci più male con la parte in ferro che si trova nell'impugnatura". Faceva le
spese di questa situazione anche un fotoreporter del quotidiano La Verità, Arnaldo
Capezzuto, che veniva inseguito al grido di "tu sei contro di noi", da due
agenti della celere (come egli stesso ha riferito), che lo picchiavano selvaggiamente e
per giunta gli sequestravano la macchina fotografica.
Ma non È finita. Nel pomeriggio i senzalavoro organizzavano un presidio davanti alla
questura per chiedere l'immediato rilascio dei 15 fermati. Dopo ore di tensione, spintoni
tra manifestanti e "forze dell'ordine" col rischio di una "seconda S.
Lucia", ne venivano rilasciati solo 8 mentre per gli altri 7 (tutti disoccupati di
Acerra) il fermo veniva tradotto in arresto.
I "Movimenti di Lotta di Napoli e Acerra" hanno emesso un comunicato di condanna
che rivendica la libertà per i sette arrestati, sottolinea che "le lotte per il
lavoro sono una questione sociale, non un problema di ordine pubblico" e indice un
corteo unitario per mercoledì 7 alle ore 17 con ritrovo a piazza Mancini. A parte lo
riproduciamo integralmente.
La Cellula "Vesuvio Rosso" di Napoli del PMLI, che ha seguito tutte le fasi di
questa giornata, ha tempestivamente solidarizzato con i disoccupati in lotta attraverso un
comunicato che pubblichiamo qui accanto. La solidarietà È stata estesa anche al
fotoreporter Capezzuto, cui i medici hanno diagnosticato "contusioni alla cervice e
alla spalla, con prescrizione di un collare" e al quale ha espresso solidarietà pure
l'Ordine dei giornalisti della Campania per bocca del presidente Ermanno Corsi che ha
stigmatizzato il comportamento del "rappresentante delle forze dell'ordine".
Se il PMLI È stato l'unico Partito presente agli avvenimenti, sostenendo dall'inizio alla
fine i disoccupati come ha sempre fatto, non si può dire certo lo stesso del PRC che su
Liberazione propone una breve cronaca al pari di un qualunque giornale borghese, senza
evidenziare le responsabilità politiche della giunta regionale di "centro
sinistra" che nega risposte concrete sul dramma lavoro. Si sono accodati al
fogliaccio del partito trotzkista anche i campioni di opportunismo Franco Di Mauro e
Gennaro Migliore, consiglieri comunali PRC, che nelle loro dichiarazioni hanno evitato il
minimo attacco al neopodestà Bassolino e al cossighiano presidente della Regione, Losco.
A livello nazionale gli scontri e i 7 arresti sono stati sostanzialmente oscurati dalla
stampa e dalle tv del regime neofascista, una censura degna del ventennio mussoliniano.
Anche questo atto repressivo la dice lunga sul connotato di "sinistra" che il
governo D'Alema si vuole ancora affibbiare per cercare di non farsi confondere con la
destra. In realtà ci troviamo davanti ad un inasprimento della repressione di stampo
neofascista da parte di D'Alema e compari come Bassolino, Lamberti e Losco che con il loro
silenzio sull'accaduto confermano una totale connivenza.
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