Infame accordo "bipartisan'' alla Camera per dare pi¡ autorevolezza all'imperialismo italiano
POLO E ULIVO UNITI SULLA FALSA CARTA DEI DIRITTI EUROPEI
Il PRC vota contro ma imbroglia gli antimperialisti proponendo un "processo costituente affidato al ruolo centrale e propositivo del parlamento europeo''
"La Camera approva le dichiarazioni del presidente del Consiglio e impegna il governo a proseguire nell'azione fin qui intrapresa e a farsi interprete dell'ispirazione unitaria e delle significative convergenze che hanno caratterizzato l'odierno confronto parlamentare'': con questa risoluzione, firmata da tutti i gruppi parlamentari esclusa Rifondazione, e votata con 501 sì, 12 no e 4 astensioni, il 28 novembre la Camera nera ha dato ad Amato l'ampio mandato chiesto per dare più forza all'imperialismo italiano al prossimo vertice di Nizza che dovrà approvare la "Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea''. Una Carta che in realtà garantisce non i diritti dei lavoratori e delle masse popolari europee, e men che meno gli immigrati, i deboli, gli emarginati, bensì il liberismo capitalista in campo economico e il liberalismo borghese in campo sociale e giuridico.
La votazione plebiscitaria era stata preparata da un accordo "bipartisan'' tra i due Poli, che ha impegnato i loro rappresentanti in frenetiche trattative per formulare un documento accettabile da tutte le loro componenti, dal PdCI alla Lega Nord. E se per il primo non ci sono stati problemi, dato il suo scontato "spirito di servizio'' al governo e al "centro sinistra'', soprattutto hanno dovuto contentare la seconda, che aveva sparato a zero sulla Carta europea fin dal suo esordio accusandola di essere "stalinista'', "musulmana'', fuori dalla "matrice cristiana dell'Europa'', ecc., e che fino alla vigilia del voto aveva puntato i piedi affinché fosse modificata in senso federalista.
Alla fine l'accordo per tirare dentro la maggioranza anche la Lega è stato trovato, con la mediazione degli uomini di Berlusconi, facendo inserire nel documento un riferimento al contributo dei "parlamenti nazionali'' e dei "popoli europei'' alla "formazione della Costituzione europea''. Pagliarini, a nome della Lega, ha così potuto rivendicare questo accordo come una "vittoria del federalismo'', dichiarando che "il testo della risoluzione su Nizza l'ha scritto fisicamente la Casa delle libertà''. Anche il Polo si è dichiarato molto soddisfatto per aver ottenuto che a Nizza Amato non vada a trattare solo a nome del governo in carica, ma di "tutta l'Italia''.

PIU' PESO ALL'IMPERIALISMO ITALIANO
E del resto proprio questo aveva chiesto nel suo intervento il presidente del Consiglio, facendo appello anche all'"opposizione'' affinché a Nizza l'Italia si presenti con la massima autorevolezza, "tenendo alto l'obiettivo ed evitando di cadere in soluzioni di basso profilo''. Per chiedere cosa? Per chiedere che l'imperialismo italiano conti di più e abbia il necessario riconoscimento e spazio accanto agli altri imperialismi "forti'' della Ue, come Francia, Germania e Gran Bretagna. Per questo Amato si è impegnato a sostenere nel Consiglio europeo la posizione favorevole al voto a maggioranza qualificata su tutte le questioni in cui è in ballo la scelta tra questo e il voto all'unanimità: un modo per riequilibrare il peso a favore degli Stati più deboli dell'Unione, dato che il voto all'unanimità costituisce una sorta di diritto di veto a favore degli Stati più forti: "Noi vogliamo che la maggioranza qualificata diventi la regola e che l'unanimità diventi l'eccezione'', ha detto infatti.
Ed è sempre nell'ottica dell'ottenimento di questo mandato "forte'' che il presidente del Consiglio ha fatto uno scoperto ammiccamento al Polo neofascista e alla Lega, dichiarando che sì, l'Europa "non accetta intolleranze razziali, xenofobie e razzismi, ma che non accetta neppure un passivo allineamento delle diversità esistenti in nome del rispetto di ciascuna ed accampa valori superiori in nome dei quali è pronta ad integrare coloro che entrano in Europa''. E per essere ancor più chiaro ha voluto sottolineare l'accordo con il governo austriaco di qualche settimana prima per inserire nell'articolo 7 del trattato di Amsterdam un "meccanismo di preallarme'', in modo che un eventuale giudizio negativo su un singolo governo nazionale che non rispettasse la Carta europea non produca automaticamente la sua condanna ma gli dia modo di motivare le sue posizioni ed eventualmente attenuarle. Una chiara apertura alla destra e alle sue simpatie per governi come quello sostenuto dal nazista Haider in Austria.
Nella replica, ad accordo "bipartisan'' ormai fatto, Amato è andato ancor più in là con gli ammiccamenti nazionalisti alla destra neofascista e leghista, sostenendo la giustezza della sua richiesta di coinvolgimento dei "parlamenti nazionali e le opinioni pubbliche nazionali nella discussione sulla Carta e quindi, alla fine, nella sua approvazione come documento avente forza legale''. E ha esaltato sfacciatamente l'imperialismo e l'interventismo europeo auspicando che dalla falsa Carta dei diritti esca anche "un'Europa che si dota di una forza militare, di una forza di difesa''; anche se poi, con l'ipocrisia che contraddistingue i rinnegati e i socialdemocratici, ha precisato che questa forza è "volta non ad invadere ma a scoraggiare invasioni, non ad aggredire ma, caso mai, ad intervenire per rimediare alle conseguenze di aggressione''.

BERLUSCONI "GARANTE'' PER LA LEGA
Da parte loro i neofascisti del Polo e i razzisti della Lega sono stati ben lieti di ricevere tante attenzioni, e di potersi atteggiare, come altre volte in occasione di scelte decisive di politica estera, militare e di guerra, a forze "responsabili'' in nome dei "supremi interessi'' della nazione, ossia dell'imperialismo italiano. Nel concedere infatti "l'appoggio dei gruppi della Casa delle libertà ai negoziatori italiani che parteciperanno al vertice europeo di Nizza'', Silvio Berlusconi ha sottolineato nel suo lungo e trionfante intervento che "non è la prima volta che si realizza un'intesa ampia su cruciali questioni di politica estera'', e che "senza la partecipazione attiva e consapevole dell'opposizione parlamentare, nemmeno una delle grandi e drammatiche scelte che (...) hanno preservato e consolidato il ruolo dell'Italia in questi anni, sarebbe stata possibile''.
Ciò non gli ha comunque impedito di ironizzare sugli "eurobigotti'' della "sinistra'' di regime e sui "convertiti dell'ultima ora'', che hanno bisogno di "far dimenticare decenni di milizia antieuropeista'', ricordando loro che hanno votato a suo tempo contro il sistema monetario europeo e sono scesi "in piazza contro l'installazione di quei missili che hanno difeso l'Europa e contribuito alla caduta del comunismo sovietico''. Ma a parte le sparate anticomuniste e il dileggio dei voltagabbana ultraeuropeisti, come Mussolini a Monaco, il duce della destra si è atteggiato a vero artefice dell'accordo, pavoneggiandosi per aver dimostrato di saper tenere a freno il partito secessionista e razzista di Bossi e garantire sulla sua "affidabilità democratica'': "D'ora in avanti se Amato avrà voglia di denunciare xenofobi, dovrà girarsi alla sua sinistra'', ha detto Fini sottolineando che mentre Bossi si è unito al "centro sinistra'' e al "centro destra'', solo Rifondazione ha votato contro la "Carta dei diritti europei''.

NEOREVISIONISTI ED EURO-OPPORTUNISTI
Ma le cose stanno davvero come le presenta il caporione fascista? Sì, è vero, Rifondazione ha votato contro la Carta, ma la sua "opposizione'' finisce qui, nel senso che si limita a questo atto formale, mentre nella sostanza il suo non è stato un voto di principio contro l'Unione europea imperialista. Nella stessa dichiarazione di voto a nome del PRC, infatti, lungi dal respingerla come uno strumento per ingannare i popoli europei e legittimare l'imperialismo Ue, il neorevisionista Giordano si è spinto al massimo ad accusare la falsa Carta dei diritti europei di portare con sé "un enorme deficit di legittimità'', e di nascere "in un'ottica elitaria''. Non solo, ma ha anche precisato con parole che sono state testualmente riprese dalla mozione presentata alla Camera dal PRC: "La nostra contrarietà al coro unanime che qui precede il Consiglio di Nizza non è contro l'integrazione europea in nome di un'improbabile ed esclusiva centralità degli Stati nazionali, ma per un'altra idea di integrazione che possa poggiare le sue basi su di un limpido processo costituente affidato al ruolo centrale e propulsivo del parlamento europeo''.
Una posizione opportunista che non è sfuggita ad Amato, il quale nella replica ha così potuto esordire sottolineando la sostanziale unanimità del parlamento, perché - ha detto - "anche chi ha annunciato voto negativo, a nome di Rifondazione comunista, lo ha fatto non contro l'idea di Europa, non contro un'Europa più forte, ma, al contrario, in nome di un'Europa più alta, di una capacità delle istituzioni democratiche di raggiungere i livelli sovranazionali ai quali esse devono sapersi portare''.
Da buoni neorevisionisti e trotzkisti, insomma, i dirigenti di Rifondazione invece di sparare a zero sulla Ue dei monopoli, delle banche e dei guerrafondai, chiedono di "riformarla'' puntando sulle sue istituzioni "democratiche'' decorative, e con ciò stesso la accettano e la legittimano. Come del resto fanno a livello nazionale, proponendo di "riformare'' il capitalismo, anziché abbatterlo con la rivoluzione socialista. In questo modo confermano il loro sporco ruolo di copertura a sinistra tanto del capitalismo Italiano quanto dell'imperialismo europeo.