CIAMPI PREME PER LA CONTRORIFORMA COSTITUZIONALE
Consultati i boss istituzionali e dei partiti del regime su presidenzialismo, federalismo, legge elettorale, giustizia

Nel suo discorso di investitura in parlamento aveva sottolineato che il rilancio e il compimento della controriforma neofascista, presidenzialista e federalista della Costituzione sarebbe stato un punto centrale, se non il principale, del suo mandato, e che egli sarebbe stato il "garante" della trattativa tra le cosche parlamentari per arrivare ad un accordo: e infatti senza por tempo in mezzo, dopo essersi consultato con il capo del governo nonché ministro ad interim per le Riforme istituzionali D'Alema nella sua residenza di Castelporziano, a partire dal 25 maggio il neoeletto presidente della Repubblica ha iniziato un giro di consultazioni sulle "riforme" convocando al Quirinale i presidenti di Camera e Senato, Violante e Mancino, e i leader dei partiti del regime neofascista, cominciando dai due principali boss della maggioranza e dell'opposizione, Veltroni e Berlusconi.
Violante e Mancino, assieme ai presidenti delle commissioni Affari costituzionali dei due rami del parlamento, sono stati convocati da Ciampi per valutare lo stato dei provvedimenti riguardanti le "riforme istituzionali" attualmente fermi o in discussione alle Camere, per vedere rispettivamente di sbloccarli o accelerarne l'iter. Si tratta di progetti di legge costituzionale come quello governativo sul sistema elettorale maggioritario che porta la firma di Amato e Villone, attualmente all'esame della commissione Affari costituzionali del Senato; del progetto di modifica dell'articolo 122 della Costituzione, già approvato dalla Camera in prima lettura e che deve passare l'esame del Senato, sull'elezione diretta dei presidenti delle Regioni; del progetto di ordinamento federalista dello Stato, approvato dalla Bicamerale e con aggiunte del governo, la cui discussione in parlamento è stata rinviata a dopo le elezioni; delle diverse ipotesi di elezione diretta del capo dello Stato, ancora in discussione in commissione Affari costituzionali della Camera, sul quale non c'è ancora un accordo tra i partiti; dei provvedimenti, già approvati in prima lettura al Senato, volti a inserire nella Costituzione le regole del cosiddetto "giusto processo".
Veltroni e Berlusconi, e poi via via tutti gli altri leader dei partiti del regime neofascista, sono stati sentiti da Ciampi per valutare le rispettive posizioni e disponibilità a riprendere il cammino della controriforma costituzionale interrotto dal fallimento della Bicamerale, ma anche e soprattutto per spronarli ad abbandonare la politica dei veti incrociati e a sedersi attorno a un tavolo fino a trovare al più presto un accordo conclusivo. Attraverso poi quali strumenti - se con una nuova Bicamerale, magari stavolta a presidenza Berlusconi, come propongono Casini e altri, con una "assemblea costituente" come chiede Fini, o con la procedura dell'articolo 138, come è orientata la maggioranza - è una questione ancora tutta da vedere.
E se questo vale per il metodo, a maggior ragione vale per il merito delle diverse proposte sul tappeto, dove le cosche parlamentari sono d'accordo sui principi generali - presidenzialismo, federalismo, sistema maggioritario, giustizia asservita al potere politico e alle lobby - ma sono divise sui meccanismi concreti delle varie "riforme", che ognuno vorrebbe plasmare a proprio vantaggio e interesse. Ma lo scopo di Ciampi nell'esercitare il ruolo di "arbitro" che i suoi grandi elettori della maggioranza e dell'opposizione gli hanno concordemente assegnato, non è quello entrare in merito alle loro diatribe sulle singole "riforme", bensì quello di sferzarli vigorosamente affinché si affrettino a riaprire e a portare a termine la partita.
Più che come un "garante", dunque, Ciampi si sta muovendo come un pungolatore dei partiti del parlamento nero e un trascinatore della controriforma neofascista, presidenzialista e federalista della Costituzione. Il piglio autoritario e decisionista con cui ha subito preso saldamente in pugno la questione "riforme" mostra che egli si muove già come se avesse il ruolo e i poteri di un presidente eletto "dal popolo", che si considera al di sopra dei partiti al punto da dettare loro le cose da fare e i tempi di attuazione. Anzi, egli costituisce già di per sé un esempio vivente e un modello per la controriforma presidenzialista dello Stato.
Non per nulla, uno dei suoi primi atti ufficiali, oltre a questo dell'immediata riapertura del tavolo della controriforma costituzionale, è stato quello di presiedere la riunione del Consiglio superiore della magistratura in cui ha posto con forza l'accento sulla necessità di una rapida "riforma" della giustizia basata sul "giusto processo" e su altre misure come il giudice monocratico, la depenalizzazione della giustizia civile e la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, che piacciono tanto ai neofascisti e ai presidenzialisti, e che mirano a sottomettere la magistratura al potere politico.
Tutto insomma porta a credere che Ciampi sarà un presidente interventista anche in politica interna, dove intende fare di tutto per realizzare in tempi rapidi il programma neofascista, presidenzialista e federalista per il quale tutto il parlamento nero l'ha eletto, ufficialmente o di fatto. Non a caso il suo consigliere personale, il massone Antonio Maccanico, ha dichiarato in un'intervista a la Repubblica del 29 maggio che per arrivare rapidamente all'"ammodernamento della Costituzione" Ciampi è pronto a spronare il parlamento "con tutti gli strumenti che ha a disposizione". Che, ha sottolineato il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, "non sono pochi. E mi sento di poter mettere in prima fila il messaggio alle Camere, e il rapporto costante con un presidente del Consiglio che ha voluto per sé la delega alle Riforme".