Seminando fiducia, come Berlusconi, nel messaggio di fine anno a reti unificate
CIAMPI IGNORA I PROBLEMI DELLE MASSE ED ESALTA IL PATRIOTTISMO IMPERIALISTA
Appello a maggioranza e "opposizione'' parlamentare a collaborare sulle controriforme istituzionali
Fiducia e patriottismo. E' su questi due temi che Ciampi ha basato il suo messaggio televisivo di fine anno trasmesso a reti unificate.
Fiducia nelle istituzioni del regime neofascista, nel sistema economico capitalistico e nella sua ripresa, nelle forze armate e nella polizia, nell'Europa imperialista. Patriottismo come sostegno di tutto il Paese alla politica militarista ed interventista dell'Italia e alle numerose missioni militari all'estero che la sostanziano, a cominciare dall'Iraq e dall'Afghanistan, ma anche come "senso di identità nazionale'', sentimento di "coesione'' di "tutti gli italiani''.
E' proprio dall'Iraq che il discorso di Ciampi ha preso le mosse, per sfruttare ad arte il ricordo ancora fresco dei funerali di Stato per i militari morti a Nassiriya e riattizzare nel Paese i sentimenti nazionalisti e patriottardi che quelle esequie da regime neofascista e guerrafondaio hanno seminato.
"Tutta l'Italia si è unita nell'omaggio ai nostri compatrioti che hanno dato la vita per favorire la rinascita di un altro popolo'', ha ricordato infatti Ciampi spacciando per oro colato due grandi falsità: che tutto il popolo italiano sia caduto passivamente nella trappola mediatica del sostegno "patriottico'' ai militari in Iraq, e che questi ultimi stiano lì per "aiutare'' il popolo iracheno, e non invece per far partecipare anche l'Italia al banchetto della ricostruzione collaborando con gli aggressori anglo-americani all'occupazione militare di quel Paese. Anche se poi l'inquilino del Quirinale ha parzialmente ammesso la verità, quando ha sostenuto, leggendo direttamente dal libro di Bush, che i militari italiani operano "in varie parti del mondo'' anche per "contrastare l'oscuro disegno di destabilizzazione mondiale che i terroristi perseguono con lucida e organizzata follia''.
Quello del patriottismo, con l'esaltazione di tutti i simboli e gli orpelli retorici che lo accompagnano - il tricolore, l'inno di Mameli, le ricorrenze storiche, ecc. - è il chiodo fisso di Ciampi sul quale non perde una sola occasione per martellare e richiamare gli italiani al suo culto. Cosicché non poteva mancare il richiamo al "forte e crescente senso di comunità'' e al "risveglio dell'amor di Patria'' che a suo dire egli avverte sempre più diffuso nel Paese. "Senso di identità nazionale'' e "patriottismo'' che si sarebbero addirittura "arricchiti di stimoli nuovi che vengono dai progressi compiuti sulla via dell'unificazione dell'Europa''.
Alla pomposa esaltazione del patriottismo imperialista fa riscontro, nel discorso di Ciampi, la completa assenza di ogni riferimento ai problemi reali delle masse: il costo della vita sempre più insostenibile, i salari in caduta libera, la disoccupazione sempre elevata e il lavoro sempre più "atipico'' e precario, l'attacco alle pensioni, ai servizi sociali, ai diritti delle donne, il crescente distacco del Mezzogiorno dal resto d'Italia, le condizioni degli immigrati e tanti altri problemi che sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti.
Ciampi li ha tranquillamente ignorati tutti, limitandosi a versare qualche lacrima di coccodrillo sulle famiglie che "quest'anno hanno avuto difficoltà con il loro bilancio, hanno fatto fatica'', attribuendo tali difficoltà al "ristagno dell'economia'' che in Italia e in Europa ha colpito "soprattutto i più deboli''. Per poi subito dopo suonare le trombe della "fiducia'' perché a suo dire "andiamo incontro al nuovo anno incoraggiati dai primi segni di ripresa economica''. Da sostenere, ha aggiunto, "con l'azione di tutti: imprenditori, lavoratori, istituzioni di governo centrali e locali''. Cioè con un nuovo "patto sociale'' come lo sciagurato accordo triangolare del '93 firmato proprio sotto l'egida del suo governo da padroni e sindacati. è in questo quadro che ha puntato il dito contro "taluni aspri contrasti'' (quali? Forse i recenti scioperi dei tranvieri?) che "indeboliscono la fiducia, di noi in noi stessi, degli altri in noi''.
Anche Ciampi, come Berlusconi nella sua conferenza stampa natalizia, ha elevato un inno alla "fiducia''. La differenza è che il neoduce la intende come fiducia in sé stesso e nei risultati "miracolosi'' del suo governo neofascista. Mentre Ciampi la vuole suscitare verso la "patria'' capitalista e imperialista nel suo complesso: "La fiducia è tutto - ha detto infatti con enfasi l'inquilino del Quirinale -, è la forza che ci muove, che ci permette di costruire il futuro. Oggi non cresciamo, in Italia e in Europa, soprattutto perché manca la fiducia. E non mancano, invece, le ragioni di nutrire fiducia''.
Il suo ottimismo si basa su una "volontà di concordia dei cittadini'' che egli dice di aver riscontrato in giro per l'Italia, volontà che vorrebbe vedere incarnata in una collaborazione tra maggioranza e "opposizione'' parlamentare per realizzare insieme le controriforme costituzionali: "Mi incoraggia il fatto - ha sottolineato Ciampi a questo proposito - che sia in corso in Parlamento un dibattito aperto sui temi costituzionali. Per mutamenti strutturali, che modifichino istituzioni fondamentali della Repubblica, quale il Parlamento, serve uno spirito costituente, un largo incontro di volontà politiche. Le istituzioni fondamentali non possono certo essere cambiate ad ogni mutare di maggioranza''.
Non è certo un caso che questa sua esortazione, e più in generale l'intero suo discorso, siano stati accolti con equivalente entusiasmo dai vari esponenti sia della maggioranza che della "opposizione''. Tra i primi troviamo Casini, Letta, Bondi, La Russa, Follini. Tra i secondi troviamo Rutelli, Veltroni, Bassolino, Napolitano, Castagnetti, Maccanico. Il portavoce del neoduce, Sandro Bondi, l'ha definito un "ottimo discorso come sempre, con l'accento posto sul sentimento patriottico''. Da parte sua, Rutelli ha invitato tutto l'Ulivo a "raccogliere l'appello di Ciampi''.
Il resto del suo discorso l'inquilino del Quirinale l'ha dedicato a coltivare la sua immagine paternalistica di bravo "nonno'' degli italiani, esortando i giovani a tappare col volontariato e il servizio civile le falle dello "Stato sociale'' ormai ridotto a un colabrodo e ad andare a letto presto per alzarsi all'alba "a vivere il miracolo quotidiano del risveglio della Natura'' (sic!).