L'intesa firmata anche dalla Cgil
Demolito il contratto nazionale degli artigiani
Come conseguenza saranno reintrodotte le "gabbie salariale" a livello regionale
Con i tempi che corrono, poteva anche essere una buona notizia l'intesa interconfederale per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei dipendenti delle aziende artigiane, siglata il 3 marzo dai sindacati confederali di categoria e dalle organizzazioni padronali (Confartigianato, Cna, Casa, Claai). Considerato che interessa un milione e mezzo circa di lavoratori e che il contratto era scaduto da 2 anni. E invece, appena vai a vedere i contenuti, ti accorgi che questo accordo contiene una brutta novità di cui i primi a pagare le spese saranno i diretti interessati, specie quelli delle regioni più povere, è un messaggio negativo che riguarda l'insieme del sindacato e dei lavoratori.
Si tratta di una forte svalutazione, di un pesante depotenziamento del contratto nazionale come strumento di unificazione economica e normativa dei lavoratori di uno stesso settore in tutto il territorio nazionale, dell'introduzione del livello contrattuale regionale, e dunque di una differenziazione di trattamento salariale, zona per zona, che non può non portare alla reintroduzione delle "gabbie salariali" in versione riveduta e corretta. Non per caso hanno parlato di "contratto federalista", e neoliberista, aggiungiamo noi.
Per il momento, formalmente, il contratto nazionale continua ad agire. Ma in un ambito più ridotto, relegato alla fissazione dei minimi salariali sulla base del tasso d'inflazione programmata.
Per quanto i vertici sindacali lo neghino, d'ora in poi la parte del leone la farà la contrattazione regionale. "Piccole imprese e sindacati - scrive il segretario della Confartigianato, Guido Bolaffi - hanno deciso di demandare al loro confronto regione per regione, la definizione e la misurazione dei differenziali di produttività e del costo della vita". "Si tratta di una svolta storica nelle relazioni industriali - pontifica dal canto suo il viceministro al Welfare, Maurizio Sacconi. Il baricentro diventa la Regione e in questo modo si avvia una differenziazione delle retribuzioni tra i vari territori". Giuseppe Sbalchiero, presidente dell'Associazione artigiani di Vicenza chiarisce ancora di più il senso dell'operazione: "L'accordo siglato a Roma - dice - sancisce l'avvio del federalismo contrattuale". è "una radicale riforma delle relazioni sindacali, finalizzata a un forte decentramento della contrattazione". Il contratto collettivo di lavoro sarà così "più aderente" alle esigenze delle imprese e "più funzionale alle diverse condizioni economiche, produttive e di mercato".
Governo e padronato da tempo premono per il superamento del contratto nazionale in favore di quelli territoriali (se non individuali). Questo obiettivo era presente nel libro nero di Maroni e nelle tesi della Confindustria approvate nel 2001 a Parma, apprezzate anche dalla Cisl di Pezzotta. Meraviglia invece l'adesione della Cgil dichiaratasi, un brutto cedimento, che la Fiom ha criticato, forse dovuto alle spinte della corrente di destra recentemente formatasi all'interno della confederazione come referente sindacale del "triciclo" dell'Ulivo DS, Margherita e Sdi, forse per evitare l'ennesimo contratto separato.
Noi auspichiamo che, nel rispetto della democrazia sindacale, questa intesa venga sottoposta al giudizio dei lavoratori e che questi la boccino senza appello per chiudere subito una via nefasta che potrebbe essere riproposta in altre categorie e generalizzata.
17 marzo 2004