Le bugie di Aznar sul massacro di Madrid affondano il suo partito
La "sinistra" borghese spagnola batte la destra
L'emotività fa salire di 8 punti l'afflusso alle urne
Nelle elezioni per il rinnovo del parlamento spagnolo del 14 marzo i socialisti del Psoe hanno conquistato la maggioranza relativa dei seggi e il loro leader, José Luis Rodriguez Zapatero, ha annunciato la formazione di un governo monocolore; il Psoe prende il posto del partito popolare del premier Aznar, che aveva indicato in Mariano Rajoy il candidato a succedergli alla guida dell'esecutivo e che perde la maggioranza assoluta che aveva nella precedente assise. La "sinistra" borghese spagnola batte la destra.
La tornata elettorale è stata segnata dall'attentato terrorista del 12 marzo a Madrid che ha causato 200 morti e oltre 1400 feriti, fra i quali più di un centinaio gravi.
Fino a poco prima delle elezioni i popolari sembravano certi della riconferma alla guida del paese conquistata 8 anni fa. Il crescente malcontento popolare contro la politica liberista di Aznar ma soprattutto la larga opposizione alla partecipazione della Spagna alla guerra e all'occupazione militare dell'Iraq a fianco delle potenze imperialiste guidate dagli Usa avevano in parte ridato fiato anche alle ambizioni del socialista Zapatero, il delfino dell'ex premier Gonzalez, che aveva ridato una vernice di presentabilità al Psoe distrutto dalla corruzione e dagli scandali. Il colpo finale che ha affondato i popolari di Aznar è venuto dalle bugie sul massacro di Madrid. Il ministro degli Interni Angel Acebes quattro ore dopo la strage in televisione affermava che "è stata l'Eta senza ombra di dubbio"; Aznar si occupava di "informare " i direttori dei giornali, il ministro degli Esteri Ana Palacio, con una lettera, gli ambasciatori. La posizione del governo tornava utile al candidato di Aznar che fra i "meriti" del suo governo include la politica del pugno di ferro contro l'indipendentismo basco.
Le piazze spagnole si riempivano di dimostranti che denunciavano le bugie del governo e chiedevano la verità sulla strage; su un muro di Madrid la scritta "Bush, Aznar, Blair è vostra la colpa" a cui era aggiunto "e di Berlusconi". Una volta smascherato, Aznar ha pensato persino di rinviare il voto; Rajoy definiva le manifestazioni popolari "atti illegali, gravi turbative elettorali" e chiedeva l'intervento della Giunta centrale per le elezioni affinché sospendesse il voto. Tentativo fallito poiché il 13 marzo la Giunta respingeva la richiesta.
Il Psoe ha ottenuto quasi 11 milioni di voti, 3 in più del 2000, è cresciuto dal 34,1 al 42,6% sui voti validi e da 125 a 164 seggi. Il partito popolare è passato da poco più di 10 milioni di voti a 9,6, dal 44,5 al 37,6% e da 183 a 148 seggi. Fra i partiti minori, i nazionalisti catalani di Convergencia i Unio col 3,2% conquistano 10 seggi, 5 in meno del 2000, mentre gli indipendentisti catalani di Esquerra republicana de Catalunya salgono al 2,5% e passano da 1 a 8 seggi. Il partito nazionalista basco con l'1,6% mantiene i 7 seggi del 2000. Quasi dimezzata invece la rappresentanza parlamentare di Izquierda Unida (Iu), la formazione che è fra i fondatori col Prc della "Sinistra europea", che si ferma al 5% e passa da 9 a 5 seggi; Gaspar Llamazares, il coordinatore della formazione, ha commentato la perdita di consensi col "travaso di sangue" a favore del Psoe. Altri commentatori sottolineano che Iu ha pagato anche la troppa fretta con la quale aveva sposato la tesi di Aznar sulla matrice basca dell'attentato terrorista.
Il Psoe non ha sostanzialmente tolto voti ai popolari, rimasti ai livelli del 2000, ha beneficiato di una parte di voti di Iu e soprattutto del recupero di una parte di astensionisti. Sotto l'onda emotiva del massacro nella capitale parte degli elettori di sinistra che avevano abbandonato il Psoe nelle ultime due elezioni sono tornati alle urne: i votanti sono stati il 77,2% con un aumento di poco superiore dell'8% rispetto al 2000. Da tenere di conto anche il numero dei voti non validi, che non conosciamo, dato che la formazione basca Batasuna, messa fuorilegge da Aznar l'anno scorso, aveva dato indicazione di annullare la scheda; una indicazione che ha registrato l'11,7% a San Sebastian, il 6,3% a Bilbao e il 4,6% a Vitoria.
Fra gli impegni che il nuovo premier Zapatero si è assunto, nel quadro di "un cambiamento tranquillo", vi è quello del ritiro entro il 30 giugno dei soldati spagnoli dall'Iraq "se" a quella data "le Nazioni Unite non prenderanno il controllo dell'Iraq", il riavvicinamento della Spagna alle posizioni europee di Francia e Germania, il sostegno al varo della Costituzione della superpotenza imperialista europea. Tra le sue prime preoccupazioni quella di rassicurare i padroni: "il governo non interverrà nel mondo dell'economia e dell'impresa ma si batterà per un aumento della produttività e investirà nella ricerca e nelle nuove tecnologie". Una politica liberista attuata non con l'imposizione del governo Aznar ma con la concertazione capitalista e con un patto "tra governo centrale, autonomie, imprenditori, sindacati e forze politiche".
17 marzo 2004