Epifani Guglielmo
UN DESTRO RIFORMISTA ANTICOMUNISTA ALLA GUIDA DELLA CGIL
Nell'84 era favorevole al taglio della scala mobile
Il 20 settembre 2002 Guglielmo Epifani è stato eletto dal Comitato direttivo della Cgil alla carica di segretario generale della Confederazione. è il settimo segretario generale della storia della Cgil, dopo Di Vittorio, Novella, Lama, Pizzinato, Trentin e Cofferati. Ma è il primo segretario generale della Cgil di fede socialista.
Una fede peraltro mai rinnegata, se ancora oggi, a distanza di dieci anni dalla dissoluzione del PSI, rivendica di essere "socialista con orgoglio''. Ci tiene a dire che nel PSI stava con Antonio Giolitti e il gruppo di Mondoperaio che al congresso del Midas, nel 1979, si oppose a Craxi, perdendo, ma non si può certo dire che nel decennio successivo non si sia allineato alla segreteria. E infatti, nel 1984, fa parte dei più convinti sostenitori del decreto di San Valentino, quello con cui il governo Craxi decide di tagliare la scala mobile, spaccando la Cgil. Giuliano Cazzola, allora in segreteria, ricorda che "Dopo la rottura con i comunisti, Del Turco iniziò a ricucire con Lama per salvare la baracca della Cgil e in quella occasione Epifani fece una moderata fronda, in sintonia con chi nel PSI voleva che la rottura in Cgil si acuisse''. Altri tempi? No. Epifani non rinnega nemmeno il sostegno dato in quella circostanza a Craxi ribadendo oggi che "avevamo ragione noi''. Un altro craxiano doc, Claudio Martelli, lo ricorda commosso di fronte alle sue tesi lib-lab durante il convegno di Rimini su "Merito e bisogno'', "Era il 1982, lui era già segretario aggiunto dei poligrafici, ma aveva ancora l'aspetto del giovane studioso. Alla fine della relazione mi venne ad abbracciare''.
Epifani si adopererà per cercare di salvare il PSI travolto da tangentopoli. Nel '92 sostiene la campagna elettorale del suo compare di partito e di sindacato Maurizio Sacconi, oggi iscritto a Forza Italia e sottosegretario al Welfare del governo Berlusconi. Dopo aver constato l'impossibilità dell'impresa di salvare il PSI si avvicina alla quercia ma solo per poter continuare a far vivere il suo riformismo di destra e anticomunista in quel partito: "era saltato tutto - racconta -, bisognava trovare un partito in cui portare avanti la vecchia aspirazione socialista''. Insieme a Pietro Larizza dà vita a una associazione "laburista'' diventata poi soggetto fondatore dei DS. Nel '98 D'Alema lo vuole responsabile dell'organizzazione dei DS, ma Epifani rifiuta. La sua meta è già la poltrona più in alto di Corso Italia. Oggi è membro della direzione DS e fa parte del "correntone''.
I mass media della destra come della sinistra borghese lo descrivono compiacenti come "mite'', "colto'', "elegante'', "garbato'', un "filosofo prestato al sindacato'', propenso al dialogo e alla mediazione. Ama i classici francesi, la chitarra e i cantautori. In una recente intervista rimpiange di aver "sprecato'' la sua giovinezza a fare volontariato, mentre se tornasse indietro partirebbe anche lui con i sacchi a pelo per "l'isola di Wight''. Insomma, un bel modello di sindacalista borghese, consono alla linea collaborazionista e cogestionaria del vertice Cgil. Un modello neanche lontanamente somigliante a un vero capo operaio. Del resto, la tuta da lavoro Epifani non l'ha mai indossata. Le sue radici non sono in fabbrica ma nelle aule universitarie, e anche nel sindacato la sua è una carriera tutta vissuta al vertice.
Romano, 52 anni, sposato con un medico, Guglielmo Epifani proviene da una famiglia cattolica e democristiana di origine umbra (il padre fu sindaco democristiano del suo paese di origine ai tempi del Cnl). A tre anni lascia la capitale per trasferirsi a Milano dove rimane fino alla fine del liceo. Torna a Roma per completare gli studi e si impegna, come ama ricordare strizzando un occhio ai cattolici, in attività di volontariato. Poi inizia la sua carriera socialista. Si iscrive alla Fgsi, l'organizzazione giovanile del PSI, "cercando - racconta - il numero di telefono sull'elenco''. Nel '73 si laurea ("a pieni voti'', come si legge nella biografia sul sito Cgil) in filosofia alla Sapienza di Roma con una tesi su Anna Kuliscioff, la femminista riformista storica, compagna di Filippo Turati. Vince una borsa di studio presso la I Cattedra di Storia Moderna della Facoltà di Lettere dell'Università "La Sapienza''. Quando si avvicina al sindacato sta svolgendo una ricerca su Bruno Buozzi, il capostipite dei sindacalisti socialisti. Dopo solo due anni di insegnamento decide di dedicarsi a tempo pieno all'attività sindacale, o meglio, dà inizio alla sua carriera di socialista al vertice della struttura sindacale.
Va a dirigere la casa editrice della Cgil, l'Esi, e in breve tempo approda all'ufficio sindacale, dove coordina le politiche contrattuali delle categorie, e, sucessivamente, all'Ufficio industria della Confederazione, l'Ires, a fianco del craxiano Giuliano Amato.
Nel 1979 diventa segretario generale aggiunto della categoria dei lavoratori poligrafici e cartai (Filpc) e dopo quattro anni ne assume la massima responsabilità restandone alla guida fino al '90. Sette anni alla guida di una categoria che in quegli anni è investita da importanti vertenze che riguardano i grandi gruppi editoriali e tutte le problematiche connesse all'ingresso delle nuove tecnologie nel settore dell'editoria. La stessa categoria si allarga trasformandosi in Filis (Federazione italiana lavoratori dell'Informazione e dello Spettacolo). Epifani è in quegli anni uno dei maggiori sostenitori della "politica dei redditi'' ed è particolarmente abile a far ingoiare le ristrutturazioni e i tagli occupazionali che investono il suo settore. è talmente bravo che gli propongono persino di fare l'amministratore delegato in Rizzoli.
Nell'aprile del '90 viene eletto in Segreteria confederale (assieme a Cofferati) con la responsabilità delle politiche organizzative, nel quadro della politica di "svecchiamento'' del gruppo dirigente corrispondente a una svolta ancor più marcata a destra della strategia e della politica del sindacato. Nell'aprile '93 diventa il segretario aggiunto della Cgil di Bruno Trentin, prendendo il posto di Ottaviano Del Turco, che, lasciato il sindacato per andare a tentare di rimettere insieme i cocci del PSI travolto da tangentopoli, caldeggia la sua candidatura.
Contemporaneamente rappresenta la Cgil nel Cnel e nell'Esecutivo della Ces (Confederazione Europea dei Sindacati).
Nel 1994, Sergio Cofferati assume la carica di Segretario generale al posto di Trentin, ma Epifani resta al suo posto come vice segretario generale, una carica istituita dallo stesso Cofferati al posto del segretario generale aggiunto. è così che un destro riformista come Epifani si prepara a diventare il numero uno di Corso Italia. Vi arriva quest'anno designato dal suo predecessore e con più voti di quanti Cofferati aveva ottenuto alla sua elezione. Promette che la linea della Cgil non cambierà. Certamente non la sposterà a sinistra, più a destra è assai probabile.

25 settembre 2002