Gravissimo atto d'imperio antisindacale della rappresentanza padronale
FEDERMECCANICA STRACCIA L'ACCORDO DEL '99 PER RENDERE OPERATIVO IL CONTRATTO SEPARATO
Così i padroni si scelgono il "sindacato di comodo" per firmare gli accordi
LA FIOM REAGISCE CON 16 ORE DI SCIOPERO
Prosegue senza sosta e in crescendo l'offensiva della Federmeccanica (che rappresenta le grandi aziende metalmeccaniche) per emarginare la Fiom-Cgil e per imporre la sua linea contrattuale e le sue relazioni sindacali di stampo padronale e filogovernativo; con la complicità vergognosa e infame, va detto, di Fim-Cisl e Uilm-Uil.
Il 7 maggio, per la prima volta dal dopoguerra, è stato firmato un accordo separato per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, con i sindacati metalmeccanici che fanno capo a Pezzotta e Angeletti, con la smaccata esclusione del sindacato più rappresentativo della categoria della confederazione di Epifani. Un accordo con poco salario, e niente di concreto su altri punti come l'inquadramento professionale, un accordo negativo che amplia ulteriormente le flessibilità e svilisce la funzione del contratto nazionale, introduce gli equivoci "Enti bilaterali" e cancella il limite delle 40 ore di lavoro settimanali, un accordo inoltre che non gode del consenso dei lavoratori interessati. Il 30 maggio, con un'arroganza senza pari, la Confapi replica la sigla di un accordo separato con Fim e Uilm, ancora senza e contro il parere della Fiom, il contratto di lavoro per i dipendenti delle piccole aziende metalmeccaniche. I cui contenuti sono fotocopia dell'intesa imposta da Federmeccanica.
Sia nel primo caso che nel secondo, le associazioni padronali firmano il contratto con i sindacati minoritari (insieme, per iscritti e delegati delle Rsu, non raggiungono quelli della Fiom) e pretendono che valga per tutti i lavoratori del settore; negando loro per giunta di votare con un referendum, di accettarlo o di rifiutarlo.
Il 4 giugno, l'ultimo atto antidemocratico, del tutto illegittimo, scaraventato con brutalità da Federmeccanica sul tavolo sindacale, il più grave e gravido di conseguenze per il presente e il futuro: la disdetta, ufficializzata con una lettera ai sindacati, del contratto del 1999 sottoscritto unitariamente da Fim, Fiom, Uilm che conteneva una norma (l'articolo 36) chiamata in gergo "ultrattività". In altre parole esso doveva rimanere in vigore fino a che non fosse stato sostituito con un altro contratto accettato, quanto meno, dagli stessi sindacati firmatari.
Il perfido intento padronale risulta chiarissimo: spazzare via con una manata tutti i vincoli e le regole nei rapporti tra le parti che impediscono l'attuazione del contratto separato di maggio riguardante, è importante ricordarlo, non solo gli aspetti economici, ma anche quelli normativi. Un contratto ultrapadronale che mortifica la contrattazione, ignora il sindacato più rappresentativo e, fatto nuovo, recepisce semplicemente le leggi varate dal governo del neoduce Berlusconi in materia di "mercato del lavoro".
Ma se questo è lo scopo immediato, ci sono conseguenze (volute o meno, non importa) che vanno molto al di là della vertenza dei metalmeccanici e assumono un significato generale per tutti i lavoratori, che vanno denunciate a voce alta e contrastate con grande forza perché riportano indietro di 40 anni le relazioni e i diritti sindacali. Se passa e si generalizza infatti questo metodo, i padroni potranno d'ora in poi firmare i contratti con i sindacati che accettano le loro pretese, con sindacati minoritari e persino chiaramente di "comodo". Ciò in flagrante violazione dell'art.39 della Costituzione, dove è scritto che i sindacati sono rappresentativi in base ai loro iscritti e con questa veste possono stipulare unitariamente contratti nazionali collettivi di lavoro. Per non dire dell'art. 17 dello "Statuto dei lavoratori" che vieta ai "datori di lavoro" di sostenere e favorire "sindacati di comodo"; e dell'art.19 che tratta le prerogative delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
Depotenziamento del contratto nazionale di lavoro, rottura dell'unità sindacale, rifiuto delle regole della rappresentanza sindacale, tentativo di isolare e disgregare i sindacati più conflittuali e meno compiacenti, privilegiare il rapporto con sindacati asserviti sembrano essere pezzi di un unico disegno padronale e non solo.
Davanti al silenzio assordante, sciagurato e autolesionistico dei vertici sindacali di Fim e Uilm, spicca la forte protesta della Fiom. "è di una gravità sindacale e legale senza precedenti - si legge nel suo comunicato. Si corre il rischio di ribaltare la fonte dei diritti nelle relazioni sindacali e nei rapporti di lavoro; sarebbero le imprese e le loro associazioni a decidere della validità e della durata degli accordi e nessuno altro". Riferendosi a Fim e Uilm, la Fiom giudica "gravissima la loro responsabilità nel prestarsi a operazioni di questo genere che, se non contrastate adeguatamente potrebbero trasformare qualsiasi vertenza sindacale nella ricerca del migliore interlocutore disponibile per le imprese e quindi produrre la proliferazione di sindacati di comodo e di contratti pirata".
Quello seguito da Federmeccanica è, a ben vedere, il metodo neocorporativo e neofascista inaugurato dal governo Berlusconi che va sotto il nome di "dialogo sociale".
Ma non finisce qui. La Fiom ha indetto altre 16 ore di sciopero da effettuarsi a livello territoriale con una giornata di mobilitazione nazionale prevista per il 12 giugno. Contemporaneamente si appresta a presentare direttamente alle aziende metalmeccaniche piattaforme per ottenere aumenti salariali vicini a quelli richiesti per il contratto nazionale. Detto fatto. Già due aziende, segnatamente due cantieri navali del molo sud di Ancona hanno firmato delle intese con la Fiom che contengono un aumento di salario pari a 125 euro per tutti. Ben oltre i 69 euro (più 21 di anticipo sul prossimo contratto) offerti da Federmeccanica.
Diversamente dai vertici DS che, tramite Cesare Damiano responsabile delle politiche del lavoro del partito di Fassino, hanno attaccato pubblicamente e proditoriamente la linea contrattuale e le scelte della Fiom attuate davanti alla controparte padronale, il PMLI rinnova il suo appoggio militante ai lavoratori metalmeccanici in lotta e li sprona ad andare avanti nella lotta fino all'ottenimento pieno dei loro diritti sindacali e contrattuali.