Col voto di fiducia posto al Senato
Il governo impone una finanziaria che dà tutto ai padroni e nulla ai lavoratori e ai pensionati
Tagli drastici alle Regioni. Stangata sui cassintegrati. Beffa per i lavoratori dell'amianto. Condoni per gli evasori. Nel 2004 dalle tasche di ogni persona saranno prelevati 302 euro
Ci vuole lo sciopero generale di 8 ore
Ai dieci milioni di lavoratori che hanno scioperato e al milione e mezzo di lavoratori, pensionati e studenti che il 24 ottobre scorso hanno riempito 100 piazze d'Italia, il governo del neoduce Berlusconi ha risposto col motto mussoliniano "me ne frego della piazza" e ha tirato avanti per la sua strada. Infatti, il giorno dopo la mobilitazione il ministro del welfare Roberto Maroni, come se nulla fosse successo, ha presentato l'emendamento alla legge delega che contiene la controriforma pensionistica e sei giorni dopo, cioè il 30 ottobre, il ministro per l'economia, Giulio Tremonti, ha fatto votare in Senato con la fiducia, un maxi-emendamento che contiene il 90% della legge finanziaria 2004.
Intanto era entrata in vigore la legge n.30 che privatizza, precarizza e rende flessibile fino all'estremo l'intero "mercato del lavoro".
Questo maxi-emendamento per un valore complessivo di 13,6 miliardi di euro su 16 complessivi dell'intera manovra finanziaria, che ha ottenuto 166 voti favorevoli e 126 contrari, più un astenuto, un fatto senza precedenti, costituisce un golpe istituzionale, un'ennesima violazione della Costituzione, che potrebbe ripetersi alla Camera. Non era mai accaduto che la gran parte della Finanziaria fosse racchiusa in un emendamento e imposta con un voto di fiducia, negando al parlamento il diritto di discutere e modificare. Che fine hanno fatto gli oltre 2.000 emendamenti presentati dall'"opposizio-ne" ma anche dai partiti del "centro-destra"? Siamo di fronte a un intollerabile atto fascista che dimostra clamorosamente come in Italia imperi il presidenzialismo neofascista.
Ma qual è la linea economica contenuta nella terza Finanziaria del secondo governo Berlusconi? Di chi fa gli interessi? Chi favorisce e chi penalizza? Si tratta di una linea economica iperliberista che favorisce i padroni e gli evasori fiscali, colpisce duramente le condizioni di vita e di lavoro delle larghe masse popolari, senza assumere nessun provvedimento serio e adeguato per affrontare la crisi recessiva che ha preso campo, l'inflazione (quella reale, non quella millantata dal governo) che falcidia il potere d'acquisto dei salari e delle pensioni e di conseguenza comprime i consumi anche di prima necessità, per sostenere l'occupazione, la ricostruzione delle zone terremotate, lo sviluppo del Mezzogiorno.
Al di là delle cifre ipotetiche, ballerine e fasulle, fornite dal solito Tremonti, i dati macro-economici dell'Italia non vanno affatto bene. Il debito statale cresce oltre le previsioni, gli indici della produzione sono in caduta libera, la bilancia dei pagamenti con l'estero segna rosso, le occasioni occupazionali calano a vista d'occhio, in più c'è un indebitamento delle grandi aziende, Telecom e Fiat in testa, con l'emissione di una montagna di obbligazioni, che fanno temere casi di insolvenza, come il fallimento fraudolento della Cirio di Cragnotti insegna. Prosegue senza soluzione di continuità il declino industriale e l'impoverimento generale del nostro Paese. Insomma, le prospettive economiche non sono affatto buone. Lo dice la Banca d'Italia, lo dice il suo presidente Fazio che fino a poco tempo fa era schierato col governo e preconizzava, insieme al neoduce, un nuovo boom economico.

Le mani in tasca
Il governo le mette le mani nelle tasche degli italiani? Certo che le mette, direttamente e indirettamente. Parlando solo della drastica riduzione dei finanziamenti a regioni, province e comuni, essa costerà 302 euro a persona nel 2004. Una stangata che colpirà la sanità, bloccherà i lavori di ammodernamento degli ospedali, verrà tagliata l'assistenza domiciliare agli anziani e agli handicappati, avrà effetti negativi per l'edilizia scolastica e la manutenzione delle strade, non ci saranno fondi sufficienti per gli asili nido e i trasporti. Non ci sarà copertura finanziaria per l'assistenza sanitaria ai 750 mila lavoratori immigrati regolarizzati con la Bossi-Fini.
Ecco cosa hanno denunciato i governatori regionali di ambedue gli schieramenti parlamentari. Per le politiche sociali c'è un taglio dei finanziamenti del 30%, per la difesa del suolo il taglio è del 76%, per l'edilizia residenziale pubblica il finanziamento è passato da 1 miliardo a zero euro (-100%), per l'assistenza sanitaria mancano 15 miliardi (150 euro a persona) così come mancano 539 miliardi di euro alle province per la manutenzione della scuole, il controllo dei corsi d'acqua e altri servizi. Per fare qualche esempio, ciò comporta che in Campania non ci sono fondi per dare il "reddito minimo" a 20 mila persone, in Umbria sono a rischio i servizi domiciliari per 1.500 disabili, nelle Marche è a rischio la ricostruzione post-terremoto, in Toscana, Puglia e altre regioni si bloccano i lavori per il completamento di decine di ospedali.
E pensare che in Italia la spesa assistenziale (maternità, disoccupazione, handicap, edilizia popolare, ecc.) pari al 2,7% del Pil, è molto al di sotto della media europea attestata sull'6,9%. La Gran Bretagna spende il 6,8%, la Francia, il 7,5%, la Germania l'8,3%.
Risulta ridicolo il bonus, di stampo familista, di 1.000 euro solo per il secondo figlio e solo per le madri italiane e comunitarie (dal 1 dicembre 2003 al dicembre 2004) se si considera che allo stesso tempo si fanno sparire 150 milioni di euro per gli asili e si riducono enormemente i finanziamenti per l'attività di prevenzione e tutela dei minori dallo sfruttamento sessuale.
La Finanziaria berlusconiana non è solo antisociale, ma anche antioperaia e antisindacale. Non ci sono i finanziamenti per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, in flagrante violazione dell'accordo dell'ormai lontano febbraio 2002. E' stata modificata in modo peggiorativo la normativa previdenziale che favoriva i lavoratori esposti all'amianto con gravi rischi per la salute. Non è vero che su questo il governo ha fatto retromarcia. Ha solo "salvato" coloro che al 1° ottobre di quest'anno avevano maturato i requisiti per andare in pensione e si erano già licenziati. Per gli altri, sono cancellati i benefici che permettevano un pensionamento anticipato. Inoltre, quasi di soppiatto, nell'art. 44 del maxi-emendamento il governo ha proceduto a tagliare l'indennità della cassa integrazione. Da oggi la retribuzione su cui si calcola l'integrazione salariale si baserà solo su 12 mensilità, escludendo la tredicesima; riducendo ulteriormente la copertura salariale percepita in servizio, attualmente poco superiore del 50%, una decurtazione che può arrivare a 700-800 euro all'anno. La nuova normativa per giunta dovrebbe essere retroattiva degli ultimi 10 anni, con la richiesta perciò, ai lavoratori che sono stati in Cig, delle "eccedenze" ricevute. Il governo conta di recuperare ben 900 milioni di euro.
Per l'Università e la ricerca i fondi stanziati sono appena 190 milioni a fronte di un miliardo di euro promesso dalla Moratti. Così si vuole affossare definitivamente il sistema universitario pubblico italiano. "Sento il dovere - ha denunciato il presidente dei rettori degli atenei italiani, Tosi - di ricordare al Paese che le gravissime conseguenze che ne deriverebbero non potrebbero essere tollerate da docenti, studenti e personale tecnico amministrativo".

Benefici per capitalisti, evasori e esercito
Avara e strozzina con i lavoratori e i pensionati, la manovra di Berlusconi è invece generosa e di maniche larghe con i capitalisti e gli evasori fiscali e i responsabili di abusi edilizi. Per loro ci sono soldi a fondo perduto con la Tecno-Tremonti, senza alcun vincolo per l'occupazione; c'è la proroga del condono fiscale tombale; il concordato fiscale per le piccole imprese e i professionisti che permette loro di versare una tassa forfait, inferiore al dovuto; c'è la liberalizzazione e dunque la privatizzazione dei servizi pubblici locali offerti dalle municipalizzate; c'è la cartolarizzazione degli alloggi in uso al ministero della Difesa (4.500 appartamenti) attesa con l'acquolina alla gola dalle grandi società immobiliari; c'è infine il boccone più grosso del condono edilizio che con pochi spiccioli permette di regolarizzare non solo modifiche dell'abitato realizzato senza regolare permesso, ma l'intera casa costruita abusivamente fino a 3 mila metri cubi per l'intero edificio. Il divieto della sanatoria nel demanio marittimo appare più formale che reale. A ciò andrebbe aggiunta la vendita dei beni culturali con la procedura del silenzio-assenso delle Sovrintendenze se entro 120 giorni (ma in realtà i giorni effettivamente utilizzabili sono 90) non avranno segnalato il valore artistico del bene messo in vendita.
Un ottimo bocconcino, per i pescecani capitalisti, è rappresentato anche dalla trasformazione della Casse depositi e prestiti (Cdp) in società per azioni con funzioni di intermediazione finanziaria.
I soldi non ci sono per la spesa sociale e assistenziale, non ci sono per i lavoratori, studenti, pensionati, disabili, ma ci sono eccome per le spese militari. Tanto è vero che esse risultano aumentare di 292 milioni di euro rispetto a quelle spese del 2003. Ai quali vanno aggiunti ben 1 miliardo e 200 milioni di euro per finanziare la permanenza di militari italiani in Afghanistan e in Irak. Soldi aggiuntivi, è bene saperlo, visto che non sono prelevati dal fondo destinato alla Difesa.

La risposta da dare
In parlamento il governo la fa da padrone, lo si è visto chiaramente anche in questa occasione. Per cui la risposta, forte, ampia e chiara, deve venire dalla piazza. Anzitutto dalle scadenze già fissate: quella della Fiom per il 7 novembre e quella confederale unitaria per il 6 dicembre per una grande manifestazione a Roma. Ma non basta. Occorre fermare il lavoro in tutta Italia. Occorre programmare e proclamare e lo sciopero generale di otto ore, ciò in coerenza con quanto promesso dai segretari di Cgil, Cisl e Uil Epifani, Pezzotta e Angeletti nel caso che l'iter della Finanziaria e della controriforma previdenziale fosse andato avanti.
Bisogna sconfiggere la politica economica e sociale governativa iperliberista! Si deve impedire la cancellazione del potere contrattuale del sindacato! Giù le mani dalle pensioni! Non si deve dare tregua al governo del neoduce Berlusconi. Tutti insieme buttiamolo giù!