Una manovra di oltre 16 miliardi di euro avallata da Ciampi e Prodi (Tutte le misure)
RESPINGERE LA FINANZIARIA DEI TAGLI ALLE PENSIONI, DEI CONDONI, DELLE SANATORIE E DELLA SVENDITA DEGLI IMMOBILI PUBBLICI
1.200 milioni di euro per le missioni militari. Tagli agli enti locali, agli istituti di ricerca e alle Università statali. Il familismo sul bonus per i figli copre i tagli ai servizi sociali, tra cui gli asili nido. Misure inefficaci contro il caro vita
NIENTE PER IL MEZZOGIORNO, I LAVORATORI, I DISOCCUPATI
Il 29 settembre, dopo quasi un mese di discussioni all'interno della maggioranza, dovute alle solite divergenze elettoralistiche e di bottega, il Consiglio dei ministri ha varato il disegno di Legge finanziaria per il 2004. Un provvedimento ancor più politicamente neofascista e ancor più socialmente devastante dei due già all'attivo del secondo governo Berlusconi: non soltanto per le dimensioni della manovra, ben 16 miliardi di euro, tra misure "una tantum'' e tagli "strutturali'' alla spesa pubblica e ai servizi sociali; e non soltanto perché quest'anno - per garantirsi un rapido passagio parlamentare limitando anche le imboscate di gruppi della sua stessa maggioranza sempre più irrequieta e indisciplinata - il governo ha deciso di scorporare dalla Finanziaria e blindare una gran parte delle misure racchiudendole in un unico decreto legge da attuare subito. Ma anche perché quest'anno la Finanziaria 2004 viene presentata contemporaneamente alla nuova controriforma pensionistica neofascista e neoliberista, assieme alla quale costituisce un unico piatto nauseabondo e indigeribile che si vuol far ingoiare a forza ai lavoratori, al sindacato e alle masse popolari.
Si tratta di una Finanziaria, dunque, che più che mai traduce in pratica la ricetta thatcheriana di Berlusconi e Tremonti, che è anche quella largamente dominante nella Ue imperialista e in tutto l'Occidente capitalista, secondo la quale per promuovere lo "sviluppo'' occorre togliere ai lavoratori, ai pensionati e ai poveri per dare ai ricchi e alle imprese. Nulla di strano che per tutto ciò la manovra abbia ricevuto il plauso convinto della Confindustria di D'Amato e il pronto avallo del presidente della Commissione europea, Romano Prodi, nonché dell'"europeista'' Ciampi, che ha subito controfirmato sia il Ddl della Finanziaria vera e propria, sia l'allegato "decretone'' recante "provvedimenti urgenti in materia di sviluppo dell'economia e di correzione dei conti pubblici''.
Quanto alla nuova controriforma del sistema pensionistico, dopo quella Dini che lo aveva già drasticamente peggiorato, è stata inserita dal governo con un emendamento nella delega sulla previdenza affidata al ministro del Welfare Maroni, e prevede che dal 2008 non si possa più andare in pensione con 35 anni di contributi e 57 anni di età, ma con 40 anni di contributi e 65 anni di età per gli uomini e 60 per le donne (si veda l'articolo a parte). Una stangata tremenda, annunciata in diretta tv a reti unificate dal neoduce Berlusconi, che ha ricevuto l'appoggio incondizionato di D'Amato e del governatore di Bankitalia Fazio, che anzi la considerano "solo un primo passo''.

CONDONI, TAGLI E DEMAGOGIA FAMILISTA
Questa sarebbe, secondo l'ipocrita dichiarazione del superministro dell'Economia Tremonti, "una Finanziaria di garanzia e protezione sociale, una Finanaziaria senza tagli'', che non mette "le mani nelle tasche dei cittadini'', anzi cerca di "mettere qualche soldo nelle tasche dei cittadini per dare fiducia''? E da dove provengono, allora, i 16 miliardi di euro di nuove entrate che il governo si propone di rastrellare, di cui almeno 10-11 per ridurre il deficit dello Stato al 2,2% del Pil, per rientrare nei parametri di Maastricht, e solo 5 da destinare (e vedremo come) per la spesa sociale e lo "sviluppo''?
Essi provengono per circa due terzi da misure "una tantum'' (e di questo si rammaricano semmai la Confindustria, Fazio, Prodi, la Bce e l'Fmi, che avrebbero voluto provvedimenti più "strutturali'' e permanenti, come quello sulle pensioni), come l'immorale e devastante sanatoria edilizia, la riapertura fino a metà marzo 2004 del condono fiscale "tombale'' già concesso quest'anno, un concordato preventivo con commercianti e artigiani, la svendita di ulteriori pezzi del patrimonio immobiliare pubblico e terreni agricoli. Per la restante parte i 16 miliardi della manovra provengono da tagli (questi invece "strutturali'' e quindi permanenti) ai trasferimenti agli Enti locali (con la privatizzazzione tra l'altro della Cassa depositi e prestiti in Spa), alla sanità, alla scuola (in particolare a istituti di ricerca e Università statale), ai servizi sociali, alle pensioni di invalidità, al personale e alla spesa dei ministeri e del pubblico impiego (ma non per forze armate e di polizia), e persino ai trattamenti dei lavoratori soggetti al rischio amianto.
Quanto ai 5 miliardi destinati alla "spesa sociale'' e allo "sviluppo'', intanto c'è da dire che circa la metà riguardano precedenti impegni di spesa. L'altra metà se ne andranno per finanziamenti alle imprese (premio alle società che si quotano in Borsa, la Tecno-Tremonti che detassa le spese delle imprese per ricerca e sviluppo, il "sostegno al made in Italy'', all'editoria, agevolazioni fiscali per i ricercatori all'estero che scelgono di rientrare in Italia ecc.), per finanziare la politica imperialista ed espansionista dell'Italia (1.200 milioni di euro per le missioni militari all'estero) e infine per misure familistiche che servono solo a mascherare i tagli ai servizi sociali, come ad esempio gli asili nido, tra le quali spiccano per demagogia il bonus di 1.000 euro per i neonati dal secondogenito in poi, la "de-tax'' dell'1% dell'Iva sugli acquisti di certi prodotti da destinare ad associazioni etiche, l'abolizione dell'Iva sull'acquisto di ambulanze da parte di associazioni di volontariato, la promessa di fronteggiare l'aumento dei prezzi con più controlli della Gdf sui commercianti, senza peraltro prendere nessun impegno sulle tariffe e i prezzi amministrati dal governo, ecc.

BEFFATI LAVORATORI, DISOCCUPATI E MEZZOGIORNO
A parte ciò niente, neanche un centesimo è previsto per migliorare le sempre più drammatiche condizioni dei lavoratori, dei disoccupati, del Mezzogiorno. Per i lavoratori, alle prese con un aumento dei prezzi fuori controllo che falcidia le sempre più misere buste paga, c'è la beffa dell'aumento dell'inflazione programmata dall'1,7 al 2% per il 2004 come riferimento per gli aumenti contrattuali, quando tutti sanno che l'inflazione ufficiale è già ora al 2,8% e quella reale viaggia almeno a due cifre.
Per i disoccupati (ma non tutti) c'è (eventualmente) l'altra beffa del "reddito di ultima istanza'' escogitato da Maroni per le famiglie superpovere, un'elemosina da un centinaio di milioni di euro in totale da prelevare alle "pensioni d'oro'' per attenuare e rendere meno socialmente esplosivo il taglio delle pensioni di invalidità. Il Mezzogiorno, poi, stavolta non è neanche nominato, come se il problema non esistesse. Si dice che ciò avesse provocato tensioni in seno alla maggioranza in fase di discussione della Finanziaria, soprattutto da parte di AN e UDC, che avrebbero accettato il diktat dell'asse Berlusconi-Bossi-Tremonti solo per non sfasciare tutto, e che la resa dei conti sarebbe stata rimandata a gennaio, dopo l'approvazione della legge.
Sia come sia non sarà facile per il neoduce e i suoi giannizzeri gestire una materia così incandescente che ha già provocato la proclamazione di una prima mobilitazione generale da parte di Cgil, Cisl e Uil e che già portò alla caduta del suo primo governo nel 1994. Anche per questo non va persa l'occasione per intensificare la mobilitazione di tutte le forze che possono essere unite nella lotta per respingere la Finanziaria, affossare la controriforma pensionistica e buttare giù il governo neofascista e affamatore del neoduce Berlusconi.