L'Onu avalla l'intervento militare della "forza internazionale" a guida americana
Fuori gli eserciti imperialisti da Haiti
Nel 1994 Jean Bertrand Aristide rientrò a Haiti "scortato" da 20 mila marines americani, inviati dall'allora presidente Clinton, per rientrare dall'esilio dopo il golpe del generale Cedras, tornare in possesso della poltrona presidenziale e applicare la politica liberista dettatagli dalla Casa Bianca; nel 2004 i marines americani hanno scortato, o forse prelevato a forza, il dittatore Aristide da Port Au Prince e lo hanno portato a Santo Domingo, da dove è andato nella Repubblica Centrafricana. Il futuro di Haiti è sotto il controllo degli eserciti imperialisti che compongono la "forza internazionale" guidata dagli Usa e avallata dall'Onu.
L'Onu ha autorizzato la "forza internazionale" a rimanere nell'isola per un periodo iniziale di tre mesi. La forza è composta al momento da circa 2.300 soldati inviati da Usa, Francia, Canada e Cile; saranno presenti anche soldati di altri paesi fra cui circa un migliaio del Brasile che il presidente Lula ha annunciato per telefono a Bush prima ancora che il suo governo prendesse formalmente la decisione. Non ci saranno invece quelli dei 15 paesi caraibici membri del Caricom che inizialmente avevano appoggiato la soluzione politica e hanno annunciato di non riconoscere il ruolo della "forza internazionale" e di non volervi partecipare.
L'intervento militare di Usa e Francia vorrebbe chiudere nel modo scelto a Washington e Parigi la crisi di Haiti aperta dalle manifestazioni contro Aristide all'inizio del 2004 e scoppiata ai primi di febbraio nella parte nord del paese con l'insurrezione armata contro il dittatore reazionario accusato di brogli elettorali e corruzione. I ribelli erano arrivati il 25 febbraio fino alle porte della capitale dove nel frattempo erano sbarcati una cinquantina di marines con il compito ufficiale della protezione dell'ambasciata Usa; quei soldati che il 29 febbraio accompagneranno Aristide a un aereo privato procurato dall'ambasciata americana per trasferirlo a Santo Domingo.
Gli Usa si erano impegnati inizialmente per una soluzione di compromesso tra Aristide e l'opposizione che prevedeva la permanenza alla presidenza del dittatore fino al 2006. Una iniziativa simile era prospettata dalla Francia, che ospita in un esilio dorato l'ex dittatore haitiano Duvalier e che non voleva essere tagliata fuori dalla sua ex colonia: il ministro degli Esteri francese De Villepin il 25 febbraio invitava le parti haitiane a una trattativa a Parigi e invitava l'Onu a autorizzare "l'immediato invio di una forza civile internazionale per ripristinare l'ordine e sostenere sul campo l'azione della comunità internazionale. Questa forza dovrebbe avere l'appoggio di un governo haitiano di unità nazionale". Una proposta che implicitamente chiedeva le dimissioni di Aristide e che prevedeva l'invio di soldati nell'isola dopo la formazione del nuovo governo.
Nelle intenzioni della Francia la forza "civile" doveva essere costituita da poliziotti francesi e di altri paesi dei Caraibi; i marines dovevano stare all'ambasciata americana. Il via libera era richiesto il 26 febbraio all'Onu sulla base di una mozione preparata tra Washington e Parigi e presentata dalla Giamaica. Bush decideva di mandare comunque delle navi al largo dell'isola con a bordo più di 2 mila marines e il segretario di Stato Colin Powell invitava Aristide a dimettersi immediatamente.
Il 29 febbraio, senza aspettare la decisione dell'Onu che comunque arriverà a tambur battente, il Pentagono inviava altri 150 marines a presidiare l'aeroporto di Port Au Prince; assieme a loro arriveranno anche 150 parà francesi. Aristide partirà lo stesso giorno e la notizia ufficiale è data in una conferenza stampa congiunta del primo ministro haitiano Neptune e dell'ambasciatore americano Foley. La carica di presidente è passata provvisoriamente a Boniface Alexandre, il presidente della corte suprema, come previsto dalla Costituzione e come già annunciato il 28 febbraio da una fonte americana. L'insediamento è avvenuto l'8 Marzo.
Aristide l'1 marzo affermava di essere stato "portato con la forza a Santo Domingo, i marines mi hanno circondato e obbligato a partire. Altro che dimissioni, è un golpe americano". Il portavoce della Casa Bianca, Scott Mc Clellan, salutava la partenza del dittatore come "il culmine di un processo democratico e l'inizio di un nuovo capitolo per Haiti e il popolo haitiano" attraverso una "soluzione democratica e costituzionale raggiunta con l'aiuto dei nostri partner internazionali".
Il dipartimento di Stato americano comunicava inoltre che il paese sarà governato da un "consiglio degli anziani" fino alle elezioni previste in estate e sotto la "protezione" della forza internazionale. Il Consiglio, composto da "una decina di haitiani eminenti" sarà nominato da "una commissione tripartita in cui saranno rappresentati il governo, l'opposizione e la comunità internazionale". Il piano è approvato dalla Francia e il ministro De Villepin si è congratulato con la Casa Bianca per la "collaborazione esemplare" fra i due paesi imperialisti. Che con i loro soldati pilotano il futuro di Haiti.
10 marzo 2004