Per il "giubileo'' dei governanti e dei parlamentari
TUTTI IN FILA DAL PAPA DA FINI A VELTRONI A RUTELLI
Il rinnegato D'Alema firma la proposta del capo dei gladiatori Cossiga per far diventare Tommaso Moro santo protettore dei governanti e dei parlamentari
Si è svolto dal 4 al 5 novembre in Vaticano il cosiddetto "giubileo dei politici'': circa 2.500 tra governanti e parlamentari (di cui ben 500 italiani), seguiti da diverse migliaia di funzionari amministrativi, provenienti da 94 paesi di tutto il mondo, convenuti a Roma per rendere omaggio al papa e ascoltare le sue concioni sulla bioetica, la famiglia, la fame nel mondo, ecc.
Nutritissima, com'era logico aspettarsi, la presenza degli ex democristiani, a cominciare dall'immarcescibile senatore a vita Andreotti, appena uscito indenne dalla bufera giudiziaria, che ha introdotto addirittura il dibattito della prima giornata nell'aula Paolo VI in Vaticano. C'era pure l'ex presidente della Repubblica nonché capo dei gladiatori Cossiga, raggiante per aver appena ottenuto da Wojtyla la proclamazione, da lui personalmente perorata, di Tommaso Moro a santo protettore dei governanti e dei parlamentari. C'era il presidente del Senato, Mancino, e poi l'onnipresente Ombretta Fumagalli Carulli, Franco Marini, Emilio Colombo, il ministro Loiero, Castagnetti, Rosy Bindi, Rosa Russo Jervolino, Sanza, D'Onofrio, Elia, Michelini, Bodrato, Rognoni, Fracanzani, e chi più ne ha più ne metta.
Nutrita anche la presenza di esponenti del Polo neofascista, tra cui Fini, Casini, La Loggia, Gustavo Selva, Buttiglione, Formigoni, Albertini. Mancava solo Berlusconi, causa impegni all'estero. La cosa sorprendente - ma si fa per dire - è stata però la partecipazione in massa dei politici della "sinistra'' di regime, tutti in fila a genuflettersi davanti a Wojtyla, da Veltroni a Rutelli, a Violante. Mancava il capofila dei rinnegati, D'Alema, ma solo fisicamente, perché "spiritualmente'' era rappresentato da Cossiga, avendo sottoscritto anche lui, in compagnia di Ranieri di Monaco e dell'Opus dei, la petizione del capo dei gladiatori al papa per fare di Tommaso Moro, il lord cancelliere di Enrico VIII messo a morte dal sovrano inglese perché difendeva l'indipendenza della chiesa dalla corona, il santo patrono di tutti i governanti e politici del mondo.
A questa pletora di politicanti e governanti, dopo il distratto e disertato dibattito del mattino e il sontuoso pranzo che è seguito (questo invece partecipatissimo), il papa ha parlato di "fame nel mondo'', di "riduzione del debito'' dei paesi poveri, di "etica del mercato'', ecc.
In prima fila, a genuflettersi e a baciargli la mano, l'ex presidente dell'ex Unione Sovietica, Gorbaciov, che con Wojtyla è stato il principale artefice della capitolazione del blocco cosiddetto socialista (in realtà revisionista e socialimperialista) al capitalismo e all'imperialismo occidentale. I due affossatori del "comunismo'' sono stati lungamente applauditi dalla sala, a dimostrazione che questo "giubileo dei politici'' è stata una manifestazione all'insegna soprattutto dell'anticomunismo e della reazione. Non a caso molti degli intervenuti, specialmente esponenti delle cricche borghesi al potere nei paesi dell'Est, come la rappresentante del parlamento polacco e quella del parlamento albanese, hanno salutato Wojtyla come "il campione della libertà'', "l'uomo che ha sconfitto il comunismo'', e via di questo passo.
Dimostrando però di non accontentarsi di questa accoglienza trionfalistica, Wojtyla non ha perso l'occasione per arringare governanti e parlamentari sui temi che più gli stanno a cuore, dalla famiglia alla bioetica, dalla sessualità alla supremazia del cattolicesimo. Li ha così diffidati dall'approvare leggi in favore del divorzio, dell'aborto e delle coppie di fatto, specie quelle omosessuali, in nome di una "legge morale obiettiva'' più alta e "punto di riferimento normativo per la stessa legge civile'': "Una legge che non rispetti il diritto alla vita, dalla concezione alla morte naturale dell'essere umano, quale che sia la condizione in cui si trova - sia esso sano o malato, ancora allo stato embrionale, vecchio o in stadio terminale - non è una legge conforme al disegno divino'' ha detto Wojtyla, non senza aver prima puntigliosamente rivendicato alla chiesa cattolica, anche nei confronti delle altre confessioni religiose, l'esclusività del "disegno divino'' stesso.
"Un legislatore cristiano - ha ammonito Wojtyla - non può né contribuire a formularla (una tale legge, ndr) né approvarla in sede parlamentare''. Lo stesso vale per "ogni legge che danneggi la famiglia e attenti alla sua unità e alla sua indissolubilità oppure dia validità legale a unioni di persone, anche dello stesso sesso''.
Scandalosamente servile e lecchino con il papa nero Karol Wojtyla è stato il segretario DS Walter Veltroni, che è intervenuto "a nome dell'Internazionale socialista''. Richiamandosi pomposamente ai "compiti di una politica alta'', che coincidono con "gli obiettivi storici ai quali Giovanni Paolo II ha più volte richiamato i politici'', il neobaciapile segretario della Quercia, reduce dal viaggio in Africa in cui ha scoperto che "dio è malato'', ha indicato tali compiti nel "contrastare la povertà e ridurre le diseguaglianze, favorire la crescita e lo sviluppo, evitare che siano superati i limiti delle risorse naturali, garantire il rispetto dei diritti civili e umani in ogni luogo della terra''.
In sostanza, quindi, oltre ad avallare ipocritamente la globalizzazione capitalista dando ad intendere che sia possibile renderla "più giusta ed umana'', il capo della "sinistra'' di regime legittima ancora una volta il famigerato "interventismo umanitario'' coniato proprio da Wojtyla e subito fatto proprio dall'imperialismo occidentale come paravento a ingerenze e ad aggressioni militari. E tutto questo perché, a detta del rappresentante dell'internazionale dei rinnegati, "la coscienza di una comunità di destino ci unisce tutti, cristiani e non cristiani, credenti e non credenti. Perché ricchi o poveri, istruiti o analfabeti, cittadini di una nazione o di un'altra, fedeli di una religione o di un'altra, siamo tutti parte di una medesima famiglia di esseri umani che abitano questo mondo''. Amen. Una bella sviolinata interclassista, questa di Veltroni, per coprire le responsabilità del capitalismo e dell'imperialismo nell'oppressione e nello sfruttamento dei popoli con un ecumenismo ampolloso e ipocrita quanto quello di cui la chiesa cattolica è maestra da secoli.