Berlusconi parla a reti unificate
Golpe televisivo del nuovo Mussolini per imporre i tagli alle pensioni
Dopo il proclama scoppiano scioperi spontanei dei lavoratori
Lunedì 29 settembre con un vero e proprio golpe televisivo il neoduce Berlusconi si è impossessato della tv di Stato per lanciare il suo proclama neofascista sulle pensioni. Con un messaggio plebiscitario mandato in onda a reti unificate, che richiama direttamente quelli che Mussolini lanciava dal balcone di Palazzo Venezia, Berlusconi ha fatto irruzione nelle case degli italiani nell'ora di massimo ascolto, le 20:30, per annunciare che la riforma delle pensioni messa a punto dal suo governo è "giusta, saggia e necessaria" e che si farà ad ogni costo, e per bollare come irresponsabili coloro che vi si oppongono, sindacati in testa.
Ormai è chiaro che il neoduce Berlusconi non tollera interferenze nell'attuazione del suo piano neofascista. E sulla riforma delle pensioni, i sindacati, messi nell'angolo dal governo che rifiuta ogni patto concertativo, rappresentano un ostacolo da aggirare se non da liquidare. Cosicché, di fronte allo scontato rifiuto dei vertici sindacali di sottoscrivere supinamente la "riforma pensionistica" così come il governo l'aveva concepita, al fine di prevenire l'urto della piazza, Berlusconi decideva di giocare di anticipo e scardinare ogni regola. L'obiettivo: isolare il sindacato e fare asse diretto col popolo. Mentre incontrava i sindacati e li richiamava a essere "responsabili", (e in certi momenti addirittura sonnecchiava, così come ha dichiarato Epifani a "Primo piano") il neoduce si preparava al golpe televisivo concordato fin dal mattino con Tremonti per "spiegare agli italiani quali sono i fatti e quale è la verità".
Nel messaggio a reti unificate il neoduce ha fatto sfoggio di tutta la sua demagogia populista per sedurre i teleutenti con toni confidenziali e spacciare la sua riforma come una specie di regalo, una misura "necessaria e giusta" che "permetterà a tutti di vivere nella sicurezza e nel benessere" perché altrimenti si andrebbe verso scenari apocalittici, nel 2030, quando lo Stato "che è la nostra grande famiglia" non avrà più soldi per "una sanità dignitosa, mancherebbero i soldi per le scuole e quelli per le forze dell'ordine. Lo Stato dovrebbe aumentare le tasse e resterebbero così meno soldi nelle tasche di tutti, pensionati compresi".
Poi rivolgendosi, indirettamente ai sindacati e alle opposizioni, ha accusato: "chi dice cose diverse, chi dice che tutto ciò può continuare così, ci sta ingannando". Costoro, a suo dire "non rendono un buon servizio al Paese", "mentre il governo sente il dovere di intervenire nell'interesse di tutti gli italiani". E così la tremenda mazzata sulle pensioni è stata magnificata come "l'opportunità straordinaria" offerta dal suo governo a chi da qui al 2008 vorrà rimanere a lavorare pur avendo maturato i requisiti, offrendogli un aumento del 32% dello stipendio. Quindi concluso il suo proclama mussoliniano con l'invito "alle care amiche e ai cari amici" elettori a non far mancare il loro sostegno a chi "ha avuto il coraggio di affrontare il problema di una riforma" che tutti riconoscono essere necessaria, un coraggio "che solo noi abbiamo avuto, ce l'abbiamo e ce lo avremo sempre se continuerete a sostenerci con la vostra fiducia".
Insomma è lui il padrone, è lui il duce che ha il potere di rivolgersi al popolo "che lo ha eletto" come e quando gli pare, infischiandosene delle leggi che regolano questa delicata materia, calpestando ogni regola del servizio pubblico, snobbando la Commissione di vigilanza parlamentare e la presidente della Rai che il governo non si è preso neppure la briga di informare, col pretesto dell'estrema urgenza. Poi, di fronte alle proteste del presidente della Commissione di vigilanza Petruccioli, ha dovuto smentire che le comunicazioni fossero così "gravi e urgenti" e di aver chiesto la trasmissione del suo proclama "solo se possibile" e "non immediata in ora serale". Ossia ha tentato di scaricare la responsabilità della messa in onda a reti unificate sull'eccesso di zelo e servilismo dei vertici di viale Mazzini. Mentre in realtà il neoduce avrebbe installato nella sede della presidenza del Consiglio uno studio televisivo vero e proprio con apparecchiature tali che gli consentono di andare in video in qualsiasi momento, presumibilmente sia sulla tv di Stato che sulle reti Mediaset, senza passare dai rispettivi centri di produzione.
è dunque riduttivo e pericoloso liquidare quest'ennesima mossa di Berlusconi, pur denunciandone gli aspetti eversivi, come quella del piazzista da televendite, come hanno fatto "l'Unità", "la Repubblica", ma anche "il manifesto" e "Liberazione". Siamo di fronte ad un evento grave e senza precedenti. Siamo di fronte a metodi plebiscitari che hanno un precedente solo nel ventennio mussoliniano.
E i lavoratori l'hanno immediatamente capito dando vita a scioperi spontanei, assemblee, ordini del giorno che si sono susseguiti da un capo all'altro della penisola. Mentre ai vertici di Cgil, Cisl e Uil non restava che proclamare lo sciopero generale per il 24 ottobre.