Intervista de "Il Bolscevico'' con un delegato Fiom-Cgil della Fiat di Termini Imerese
I LICENZIAMENTI FIAT SONO UNA MAZZATA ALL'OCCUPAZIONE NELL'INTERA PROVINCIA DI PALERMO
L'azienda vuole espellere dipendenti con contratto a tempo indeterminato e avviare contratti di tipo flessibile per sfruttare di più. La firma separata di Fim e Uilm è inaccettabile
Dal nostro corrispondente di Palermo
L'accordo del 24 luglio scorso presso il ministero del Welfare retto da Maroni e sottoscritto dalla Fiat, dal governo e dalle sigle sindacali Fim, Uilm e Fismic, rappresenta una dura mazzata ai lavoratori dell'azienda e dell'indotto. Termini Imerese, in provincia di Palermo, è uno degli stabilimenti più colpiti per numero di cassintegrati e licenziati: sono ben 223 i dipendenti messi in mobilità e il rischio è quello di perdere almeno altri 200 posti di lavoro nell'indotto. La Fiat di Termini, per decenni simbolo dell'industria siciliana, viene sottoposta a un drastico ridimensionamento della produzione, senza prospettive di rilancio.
Ne abbiamo parlato con Giuseppe Giudice, operaio da 27 anni alla catena di montaggio in questo stabilimento, iscritto alla Fiom-Cgil e componente del direttivo Rsu di fabbrica: "La Fiom si è opposta alla firma di questo patto perché si tratta di espellere migliaia di lavoratori, imponendo ai restanti un incremento della saturazione, ovvero del quantitativo giornaliero di lavoro di ogni operaio. Alla Fiat di Termini verrà abbassato il livello della produzione da 624 vetture al giorno a 540, ma ci saranno difficoltà a sostenere i nuovi ritmi in fabbrica, dal momento che il personale è diminuito''.
Quello di Termini è da sempre uno degli stabilimenti più penalizzati dalla Fiat nelle sue ricorrenti crisi. Nonostante le promesse di nuove linee produttive e di rilanci siano state tante, afferma Giuseppe, "il nostro stabilimento ha subìto nel corso degli anni un continuo ridimensionamento del personale e nel giro di poco tempo siamo scesi da 3.500 dipendenti agli attuali 2.400. Ma per ora possiamo ragionare solo su numeri. Quando il 14 settembre usciranno definitivamente dalla fabbrica gli operai messi in mobilità avremo a che fare con l'aumento di lavoro e sarà allora che scatteranno gli scioperi. Ne è previsto uno entro la fine di settembre''.
Un altro motivo per il quale la Fiom si è opposta a questo piano di ristrutturazione, firmato separatamente dagli altri sindacati, è il no alla strategia Fiat che mette "in mobilità operai di 53 anni che hanno maturato 31 anni di lavoro, per accompagnarli alla pensione. Per contro non si assume più con contratti di tipo tradizionale. L'azienda punta sempre di più su contratti flessibili, che possano consentire immissioni ed espulsioni immediate di personale. Di recente sono stati assunti alla Fiat di Termini 100 operai interinali, buttati fuori dopo 18 mesi di lavoro. Gli interinali si possono controllare meglio, poiché non possono scioperare, né iscriversi al sindacato''.
Per decenni la Fiat di Termini è stata una "sicurezza'' per la popolazione, nel senso che intere generazioni hanno lavorato dentro l'azienda o nell'indotto, mentre adesso la "certezza'' del posto di lavoro non esiste più. La ricaduta sarà grave pure sull'indotto, diffuso in tutta la provincia palermitana, dove sono a rischio centinaia di posti di lavoro. "Noi della Fiom abbiamo messo in guardia contro i licenziamenti nell'indotto in conseguenza di questo patto. La maggior parte dei lavoratori dell'indotto Fiat di Termini sono giovani con contratti atipici e dunque senza nessuna protezione sindacale. Senza contare il fatto che molte di queste fabbriche hanno meno di 15 dipendenti, per cui non hanno l'obbligo di applicare alcune norme dello Statuto dei lavoratori''.
Gli chiediamo se il governo regionale capeggiato da Cuffaro è intervenuto in qualche modo nella vicenda: "In Sicilia il processo di deindustrializzazione e dismissione di vari impianti è un problema grave. Ma il governo Cuffaro è un governo padronale e ha fatto solo gli interessi dei padroni''.
Risulta chiaro che l'industria siciliana sta attraversando da qualche anno un processo di dismissione che riguarda i grossi impianti di tutte le province, con una consistente perdita di posti di lavoro, nell'ordine delle migliaia di unità. Basti pensare alla condizione dei poli chimici delle province di Messina, Siracusa e Caltanissetta, il cui futuro appare nero. Il governo regionale di Cuffaro si accoda alla linea del governo Berlusconi verso il Sud, non prevede alcun piano di rilancio dell'industria siciliana e accetta passivamente la progressiva dismissione degli impianti.
Giuseppe conclude parlandoci dell'atmosfera che si respira in fabbrica. Gli ultimi accordi, sia quelli relativi alla Fiat sia il "Patto per l'Italia'', firmati separatamente da Cisl e Uil, sono riusciti a dare un duro colpo all'unità dei lavoratori in fabbrica, proprio quello che volevano i padroni. Ma noi continuiamo a lavorare e organizziamo gli scioperi contro l'accordo separato Fiat e fino allo sciopero generale nazionale programmato per ottobre.
Gli rivolgiamo i nostri auguri militanti perché le lavoratrici e i lavoratori riescano a ritrovare l'unità di classe nella lotta contro il piano Fiat e contro il governo e il padronato che vogliono arrivare a fare tabula rasa dei diritti e delle tutele sindacali.

18 settembre 2002