Il governo impone con la fiducia la legge salva "Rete4"
Con 328 voti a favore e 230 contrari il 17 febbraio scorso il governo Berlusconi è riuscito a imporre col voto di fiducia a scrutinio palese e per appello nominale la conversione in legge del decreto salva Rete4 varato dal Consiglio dei ministri il 23 dicembre scorso e controfirmato da Ciampi. Sulla Gazzetta ufficiale è apparso il 27 febbraio.
E così il neoduce, dopo le leggi che lo mettono al riparo dai processi e dai procedimenti penali pendenti a suo carico, è riuscito a farsi votare dal parlamento nero l'ennesimo provvedimento che tutela direttamente i suoi interessi privati infischiandosene altamente del conflitto di interessi sollevato ipocritamente dall'incocludente opposizione della "sinistra" del regime neofascista ormai completamente a rimorchio di Berlusconi e totalmente incapace di porre il benché minimo argine alla sua arroganza mussolniana.
Il decreto, varato dopo il rinvio alle Camere per manifesta incostituzionalità della legge Gasparri da parte di Ciampi, rimanda di almeno altri cinque mesi il trasferimento della berlusconiana Rete4 sul satellite, che per decisione improrogabile della Corte costituzionale sarebbe dovuto avvenire già il 31 dicembre 2003, e garantisce le trasmissioni col sistema terrestre almeno fin al 30 aprile prossimo data in cui l'Autorità per le telecomunicazioni dovrà valutare se col digitale si è ampliata l'offerta televisiva rispetto all'attuale duopolio Rai-Mediaset.
Insomma il tempo necessario per riapprovare la scandalosa legge Gasparri che, imbellettata nella forma secondo le indicazioni del Quirinale ma uguale nella sostanza, Ciampi non potrà evitare di firmare mettendo definitivamente al sicuro le trasmissioni di Rete4.Il neoduce Berlusconi, che ha giustificato il provvedimento con l'ipocrita tesi della necessità di salvare oltre un migliaio di posti di lavoro di Rete4 (peraltro solo alcune centinaia), nonché di continuare ad assicurare a Rai3 i proventi della pubblicità, è praticamente sicuro di avere ormai partita vinta e non a caso nel commentare la conversione in legge del decreto è tornato ad attaccare duramente i giudici della Corte costituzionale.
"Non vedo tutto questo scandalo - ha affermato Berlusconi - tutto quello che avviene è contro la volontà del popolo italiano che aveva già deciso con un referendum che Rai e Mediaset potessero tenere tre reti. Poi ci sono state le soluzioni della Corte costituzionale, un organo di garanzia composto da 10 membri che appartengono al centrosinistra e da 5 del centrodestra". Dunque ha concluso: "Non c'è meraviglia se la Corte interviene con certi provvedimenti che in questo caso sono addirittura l'opposto di quanto deciso dal popolo".
Ma il neoduce si guarda bene dal dire tutta la verità e prima di tutto che in realtà il vero e unico beneficiario di questa legge non è certo il popolo bensì lui e la sua cricca che grazie a questo provvedimento, secondo le prime stime, guadagnerà nei prossimi 4 mesi oltre 150 milioni di euro, alla faccia del "conflitto d'interesse".
10 marzo 2004