Per un vero contratto, la democrazia sindacale e contro la finanziaria affamatrice
200 mila metalmeccanici nella capitale
Un mare di bandiere rosse in piazza S. Giovanni
Giunti da tutt'Italia su invito della Fiom-Cgil. Accolta con simpatia la Delegazione nazionale del PMLI diretta da Simone Malesci. Un grande ritratto di Lenin per ricordare la Rivoluzione d'Ottobre. "Rete4'' intervista tre marxisti-leninisti per il programma "La zona rossa'' ma non manda in onda nulla
Dal nostro inviato speciale
Tre grandi "fiumi rossi'' animati dalle lavoratrici e dai lavoratori metalmeccanici hanno invaso Roma venerdì 7 Novembre. Era in programma la manifestazione nazionale, riuscitissima, per lo sciopero generale di otto ore indetto dalla Fiom-Cgil che rivendicava un vero contratto e la democrazia sindacale e attaccava la legge finanziaria affamatrice del governo del neoduce Berlusconi.

Memorabile spettacolo rosso
Da tutta Italia, anche a costo di grossi sacrifici e nottate in bianco, sono giunti nella capitale di primo mattino 200mila metalmeccanici che hanno dato vita a tre cortei partiti rispettivamente dalla stazione Tiburtina, da piazza Repubblica e da piazzale dei Partigiani per confluire in piazza S. Giovanni, luogo simbolo dei grandi appuntamenti operai e sindacali. Un mare di bandiere rosse, tanto invise al nuovo Mussolini, offriva uno spettacolo memorabile completato da un'infinità di cappellini, camicie, maglioni e giubbe della stessa tinta.
A sostenere la battaglia delle tute blu anche rappresentanze di lavoratrici e lavoratori di altre categorie, disoccupati, precari, studenti e pensionati. In generale si è potuta registrare una grande rabbia e una volontà di lotta esaltata dall'abbagliante rosso vivo che dominava i cortei ed espressa nelle parole d'ordine che andavano ben al di là di quelle per il contratto (le più gridate), il cui rinnovo deve essere tutt'altro che quello firmato separatamente nei mesi scorsi dai vertici Fim-Cisl e Uilm-Uil che pugnalarono alle spalle i loro stessi iscritti oltre alla Fiom.
Lo sciopero è riuscito molto bene in tutta Italia, con adesioni alte e a volte inaspettate, ben superiori alla teorica rappresentanza Fiom: in media 70% con punte del 90 e anche 100%, mentre in tante fabbriche i lavoratori hanno picchettato gli ingressi, innervosendo ulteriormente padroni e governanti. Federmeccanica ha sparato cifre del 15% sull'adesione allo sciopero, mentendo spudoratamente e peggio del solito, chiaro che sognava un impatto più morbido e non così capillare della mobilitazione del maggiore sindacato della categoria storicamente cuore e avanguardia della classe operaia italiana. Peraltro, in tante aziende le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici sono protagonisti di una lotta serrata per ottenere i precontratti, da conquistare azienda per azienda.
Nei cortei erano rappresentate tutte le regioni del nostro Paese dalle Alpi alla Sicilia, dal Friuli-Venezia Giulia alla Sardegna. "Feroce'' la combattività e il dinamismo di alcune realtà, specie meridionali, che sprigionavano una grande carica contagiando positivamente interi spezzoni di corteo nel lancio degli slogan tra cui "La lotta dura non ci fa paura'' e nel canto di "Bandiera Rossa'' e dell'"Internazionale'' oltreché di "Bella ciao''. Tra i più determinati gli operai e i lavoratori esposti all'amianto, penalizzati dall'intollerabile decreto governativo che elimina i diritti pensionistici acquisiti.

Legame tra PMLI e classe operaia
Il PMLI ha partecipato alla manifestazione sfilando nel corteo partito da piazza della Repubblica e portando le sue insegne praticamente fin sotto il palco in piazza S. Giovanni. La Delegazione nazionale del PMLI era diretta dal compagno Simone Malesci, coadiuvato dal compagno Enrico Giani, e comprendeva militanti e simpatizzanti del Partito di Firenze, Roma, Napoli e Lecce. Il compagno operaio metalmeccanico Gianpaolo Tosetti di Borgosesia (Vercelli) si è unito al resto della nostra Delegazione dopo aver tenuto alta la bandiera del Partito nel corteo partito da piazzale dei Partigiani, bandiera che è stata oggetto di molti commenti e soprattutto tante fotografie che hanno voluto scattare studenti e giovani interessati alla falce e martello e all'effige di Mao. Ci ha aperto il cuore constatare che anche tra le nuove generazioni si crede nel socialismo e che esso possa presto tornare di moda. Altri nostri compagni hanno partecipato ai cortei negli spezzoni delle fabbriche presso cui lavorano. Graditissimo il saluto alla nostra Delegazione rivolto da un compagno simpatizzante operaio metalmeccanico di Salsomaggiore Terme (Parma) che impugnava fiero la bandiera dei maestri.
Le nostre compagne e i nostri compagni hanno marciato fianco a fianco agli operai e ai lavoratori in sciopero che hanno apprezzato la solidarietà espressa dal PMLI alla Fiom per gli attacchi governativi e padronali subiti e in diversi casi si sono messi a parlare con noi per raccontarci della loro esperienza in fabbrica, della loro determinazione a vincere la battaglia, della loro voglia di vedere finalmente Berlusconi e il suo governo finire nella polvere.
Conferma importante di questo ottimo rapporto tra il PMLI e la classe operaia viene dai nostri compagni napoletani che hanno viaggiato in pullman con la Fiom partenopea la quale, nonostante le loro insistenze, non ha voluto un centesimo per la trasferta fino a Roma e ritorno. Inoltre, operai e delegati hanno approfittato per esprimerci le loro opinioni e raccontarci gli ultimi avvenimenti in fabbrica, compresi i picchetti ai cancelli realizzati all'alba della mattina stessa. Gli operai del settore telefonia, prima Ericsson Sielte poi Telit, ci hanno detto che la multinazionale, con una strategia di subappalti e di cessioni a catena, si è "liberata'' di tanti lavoratori e cassintegrati, tanto che oggi gli operai sono meno di 100 da 900 che erano. Un giovane operaio dell'indotto Fiat si è detto nauseato del partito al quale è iscritto, il PRC, a causa del fare salottiero e borghese di Bertinotti e perché Rifondazione tende a rinnegare l'essere comunista. Si è complimentato col PMLI per il suo apporto alle iniziative del Comitato Antifascista "De Waure'' di Napoli.
La Delegazione del Partito innalzava cartelli con manifesti che recitavano: "O contratto, o contratto'' e il famoso "Buttiamolo giù!'', quanto mai fotografato e ripreso dalle telecamere, sventolava le bandiere dei maestri e del PMLI, distribuiva i volantini con le parole d'ordine e di solidarietà alla Fiom, nonché le strisce adesive con "Buttiamolo giù!'', molto commentate e andate a ruba tra i manifestanti che prontamente le indossavano, compreso un lavoratore salito sul palco dei comizi.
Citazione a parte merita lo splendido cartello con la gigantografia di Lenin, orgogliosamente tenuto dagli infaticabili compagni romani, che ha onorato nel migliore dei modi, in mezzo a una imponente manifestazione di operai, lavoratori e popolo, l'86° Anniversario della Rivoluzione d'Ottobre che cade proprio il 7 Novembre. Non si contano i saluti a pugno chiuso alla vista di Lenin, chi si è fatto fotografare vicino al cartello, chi lo ha commentato segnalandolo ad altri manifestanti. C'è chi ha gridato: "Viva la Rivoluzione d'Ottobre!''
La Delegazione marxista-leninista ha gridato dal megafono gli slogan preparati per questa importante occasione, spesso rilanciati ben oltre il nostro spezzone di corteo, e ha venduto numerose copie de Il Bolscevico, intrecciando discussioni con chi vedeva "finalmente qualcosa di comunista'' (autentico) e anche con giovani legati alla "sinistra'' parlamentare che tifano forte per il PMLI ma stanno dentro ad altri partiti nella convinzione, per noi destinata a non realizzarsi per una serie di ragioni politiche e organizzative, di spostarli "sempre più a sinistra'', pur riconoscendo che sono ormai di fatto irrimediabilmente subalterni al capitalismo.
Una troupe Mediaset è venuta a cercarci nel corteo e la giornalista Manuela Maddaloni ha realizzato una lunga intervista al PMLI per la trasmissione "La zona rossa'' in onda la sera stessa su "Rete4''. I compagni Simone Malesci, Francesco Giovinazzo e Giordano Ganeri hanno dato risposte ferme, precise e argomentate alle domande, talvolta dal tono un po' provocatorio, che vertevano essenzialmente su terrorismo, violenza di massa e lotta di classe, strategia anticapitalista e antiBerlusconi. Dei diversi minuti dell'intervista, tuttavia, il programma condotto dall'ex deputato radicale e forzista Marco Taradash, anticomunista viscerale, non ha mandato in onda un solo secondo. Evidentemente i nostri compagni avevano picchiato "troppo'' duro sul governo, sul capitalismo e sull'imperialismo e non avevano lasciato spazio a interpretazioni distorte e fantasiose delle loro parole.
A proposito di black out stampa, oltre a quello sul PMLI tornato ferreo dopo la breccia per il 50° di Stalin, va denunciato che la stessa manifestazione dei metalmeccanici è stata sostanzialmente oscurata e frettolosamente archiviata dai principali Tg delle berlusconiane Rai e Mediaset, specie col passare delle edizioni.

I comizi e le necessità della lotta
La manifestazione, che costituisce un fiore all'occhiello delle lotte operaie e sindacali, è stata conclusa da una serie di interventi di delegati delle fabbriche in crisi e anche di lavoratori metalmeccanici immigrati, peraltro presenti in numero significativo alla manifestazione.
Alcuni stacchi musicali che proponevano rifacimenti di canzoni popolari e di lotta hanno introdotto i comizi finali di Gianni Rinaldini, segretario generale Fiom, e di Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil. Il discorso di Rinaldini è risultato accettabile sui temi della democrazia sindacale e del contratto, carente invece dal punto di vista politico. Quello di Epifani è sembrato un discorso quasi di circostanza, per nulla trascinante e combattivo, scialbo, in contrasto col sentire della rossa piazza che aveva di fronte. Ha anche spinto la Fiom a ritrovare un'intesa con Fim e Uilm. In definitiva, nessuno dei due ha chiesto la cacciata del governo o proposto di trasformare gli scioperi sindacali in scioperi esplicitamente politici per liberarci da Berlusconi. Rinaldini ha comunque annunciato altre 8 ore di sciopero della categoria da effettuarsi nelle prossime settimane.
Ai membri della Delegazione nazionale del PMLI alla manifestazione del 7 Novembre sono giunti i fraterni ringraziamenti dei dirigenti nazionali del Partito con alla testa il compagno Giovanni Scuderi: "avete compiuto - si legge fra l'altro - una missione molto importante per legare sempre più il PMLI alla classe operaia. Voi avete visto nella pratica quanta differenza ci sia tra il nostro rapporto con la classe operaia, i lavoratori e il movimento sindacale e quello con altri gruppi sociali e movimenti di massa a maggioranza piccolo borghese. Questo perché le masse operaie, lavoratrici e dei pensionati avvertono subito dai nostri simboli, dalle nostre parole d'ordine e dal nostro stile di lavoro che noi facciamo parte integrante di loro, che ne curiamo gli interessi e che svolgiamo un ruolo di avanguardia... a riprova che gli ideali del socialismo e del comunismo non sono stati del tutto cancellati dalla classe dominante borghese e dai suoi servi revisionisti di destra e di `sinistra'''.