Con un documento la Fiom-Cgil mette a punto la linea per il rinnovo contrattuale
"QUELLO DEI METALMECCANICI SARA' IL CONTRATTO PIU' IMPORTANTE DEGLI ULTIMI DECENNI"
Nella piattaforma: rispetto della democrazia sindacale, superamento della "politica dei redditi'', aumento salariale dell'8-10 per cento, diritti sindacali ai lavoratori precari
FIM E UILM NEGANO AI LAVORATORI IL DIRITTO DI VOTARE SULLA PIATTAFORMA E POI SULL'ACCORDO CONCLUSIVO

Rompendo ogni indugio, la Segreteria nazionale della Fiom-Cgil con un documento articolato il 16 settembre scorso ha messo a punto la sua linea rivendicativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici in scadenza il 31 dicembre 2002. Questa linea sarà al centro dell'assemblea nazionale dei delegati Fiom che si terrà subito dopo lo sciopero generale del 18 ottobre con l'obiettivo di varare una ipotesi di piattaforma rivendicativa da sottoporre alla discussione e all'approvazione con il voto di tutte le lavoratrici e i lavoratori direttamente interessati.
Nella premessa i dirigenti Fiom spiegano le ragioni per le quali hanno deciso di elaborare, diversamente dal passato, una loro piattaforma contrattuale. Sono ragioni che richiamano il rispetto della democrazia sindacale e del mandato dei lavoratori, il rispetto dei patti presi e non mantenuti da parte delle altre due organizzazioni sindacali sia di categoria, sia confederali. Il riferimento è all'accordo separato firmato da Fim-Cisl e Uilm-Uil nel 2001 sul rinnovo del contratto nazionale per quanto riguarda il secondo biennio della parte salariale e il loro pervicace rifiuto di sottoporre all'approvazione referendaria tale accordo, nonostante la raccolta di ben 360 mila firme promossa dalla Fiom; il riferimento è inoltre all'accordo separato denominato "patto per l'Italia'', firmato da Cisl e Uil il 5 luglio scorso, nonostante che con lo sciopero generale unitario del 16 aprile avessero giurato sulla difesa dell'art.18. Anche in questo caso le suddette organizzazioni sindacali hanno rifiutato l'esame e il voto dei lavoratori.
Dopo aver chiesto ai leader (collaborazionisti) dei sindacati metalmeccanici di Pezzotta e Angeletti la disponibilità e l'impegno vincolante a coinvolgere i lavoratori nella formulazione della piattaforma, dando loro l'ultima parola per l'approvazione di essa e dell'ipotesi di accordo con la controparte padronale, rispettandone l'esito, e dopo aver ricevuto da queste un secco rifiuto, la Fiom ha deciso di procedere per la sua strada. Sostenendo che da queste regole fondamentali della democrazia sindacale non si può derogare, dichiarando illegittimi gli accordi sottoscritti unilateralmente da organizzazioni che rappresentano una minoranza del mondo del lavoro, da applicare all'insieme dei lavoratori. è importante che sia stato ribadito questo principio basilare, al quale va detto, non sempre la stessa Cgil si è attenuta coerentemente nel recente passato.
Dato il momento politico ed economico in cui cade il contratto della categoria più forte e numerosa dell'industria, caratterizzato da un feroce attacco del governo Berlusconi e della Confindustria ai diritti e alle conquiste sindacali e sociali dei lavoratori e alle libertà democratiche (borghesi), caratterizzato da una crisi industriale crescente, con quella della Fiat in testa, caratterizzato dal rischio di una nuova guerra contro l'Irak, il vertice della Fiom considera l'odierno rinnovo contrattuale, una vertenza di svolta, la più importante e difficile degli ultimi decenni. Una vertenza che deve poggiare, viene specificato, oltre che sul rispetto del mandato democraticamente deciso dai lavoratori, sui seguenti capisaldi: il superamento della "politica dei redditi''; la difesa e la valorizzazione del livello contrattuale nazionale; la conquista di diritti contro la precarizzazione giunta ormai a livelli di massa.

LA "POLITICA DEI REDDITI'' E' MORTA
Già in sede di congresso Cgil la Fiom aveva evidenziato la necessità di andare oltre la "politica dei redditi'' e di correggere, conseguentemente, la politica rivendicativa del sindacato in quanto essa, quanto meno, aveva operato una forte redistribuzione della ricchezza prodotta a sfavore dei salari e delle pensioni e a favore dei profitti e delle rendite capitalistiche. Gli ultimi e più recenti avvenimenti, cioè il "patto per l'Italia'' che stabilisce un tasso d'inflazione programmata sull'1,4% mentre l'inflazione reale vola a livelli assai più alti, la legge delega sul fisco che cancella la progressività dell'imposta sul reddito e premia prevalentemente le fasce ricche e ricchissime, la totale assenza di misure del governo per tenere sotto controllo prezzi e tariffe, hanno fatto dire ai dirigenti metalmeccanici della Cgil che la "politica deI redditi'' è morta e sepolta. "La Fiom - si legge infatti - considera conclusa la fase della politica dei redditi''. Onde evitare ulteriori contenimenti del salario derivanti dalla differenza esistente tra inflazione programmata e inflazione reale, e per contrastare "la politica salariale unilaterale e discriminatoria'' delle imprese.
A proposito del salario concesso dalle imprese al di fuori di qualsiasi contrattazione, cresciuto enormemente in questi ultimi anni, esso ha portato a profonde divaricazioni nell'andamento dei redditi tra i livelli più alti e più bassi della categoria. "Il lavoro operaio - si legge - e le qualifiche più basse sono stati penalizzati''.
Ecco perché, a partire da questo contratto, la Fiom si propone di recuperare il potere d'acquisto perduto e di "ridistribuire produttività per tutta la categoria, a partire dai livelli più bassi''.

DIFESA DEL CONTRATTO NAZIONALE ED ESTENSIONE DEI DIRITTI
Il vertice della Fiom, con l'occasione, respinge le varie proposte controriformatrici avanzate da governo e padronato per modificare l'attuale assetto contrattuale del sindacato per depotenziare, se non proprio cancellare il contratto nazionale, rafforzare quello aziendale e introdurre i contratti individuali e, in tempo, di federalismo, quelli territoriali regionali. La Fiom si pone perciò a difesa dei due livelli contrattali vigenti, quello nazionale e quello aziendale, privilegiando il primo come elemento unificante e strumento essenziale per garantire nella categoria un minimo di diritti economici e normativi uguali in tutto il territorio nazionale, nelle piccole come nelle grandi aziende. Sapendo, come risulta da dati incontestabili, che la contrattazione di secondo livello si riesce e farla in appena il 30% del totale delle imprese.
"Il contratto nazionale - scrive il vertice Fiom - diventa la grande occasione per i metalmeccanici per affrontare con l'azione di tutta la categoria la pesantissima situazione dei diritti determinata dalla precarizzazione dei rapporti di lavoro e dagli effetti degli ultimi accordi separati. La liberalizzazione selvaggia - continua - dei contratti a termine e la modifica dell'art.18, intervengono su una situazione già molto grave e rischiano di trascinare le condizioni di lavoro al degrado senza precedenti''.
Bisogna perciò operare per ridurre drasticamente il tasso e le condizioni di precarietà dei metalmeccanici, specie per le nuove generazioni e i nuovi assunti, per riaffermare ed estendere il contratto di lavoro a tempo indeterminato, impedire la riduzione della tutela garantita dall'art.18, conquistare la piena parità per tutte le lavoratrici e i lavoratori, immigrati compresi. Per ottenere, inoltre, strumenti necessari per affrontare, in sede di contrattazione nei luoghi di lavoro, le condizioni di orario, i tempi e i ritmi di lavoro, la difesa della salute e la sicurezza.

LE RIVENDICAZIONI
Il vertice Fiom propone alla discussione dei lavoratori un abbozzo di piattaforma rivendicativa. Anzitutto l'aumento salariale dell'8-10% (240 mila lire mensili circa) derivante dal recupero integrale della differenza tra inflazione programmata e inflazione reale nel biennio 2001-2002 e quella prevedibile nel biennio 2003-2004, più una quota di produttività. Un aumento che deve ridurre le sperequazioni e dunque privilegiare le retribuzione più basse.
Riconfermare l'inquadramento unico delle categorie operai-impiegati, aggiornando le declaratorie e i profili professionali allo scopo di realizzare un più alto intreccio di esse.
Perseguire la generalizzazione del contratto di lavoro a tempo indeterminato rivedendo le percentuali previste per l'insieme dei contratti a tempo determinato e stabilendo un tempo massimo di durata e percorsi per trasformarlo in un rapporto di lavoro stabile.
Perseguire la piena parità di diritti e di condizioni di lavoro tra tutti i lavoratori indipendentemente dalla tipologia di rapporto di lavoro, compreso quello di collaborazione continuata e continuativa (co.co.co).
Rivendicare la contrattazione di "sito'' e la piena uguaglianza di condizioni in tutte le operazioni di decentramento, terziarizzazione ed esternalizzazione. In particolare impedire che questi avvengano senza applicare l'art.18.
Ottenere una riduzione dell'orario aggiuntiva per il lavoro notturno e per turni disagiati, in particolare sabato e domenica. Rimuovere gli ostacoli contrattuali che impediscono l'utilizzo pieno delle 150 ore per la formazione e altro ancora.
Il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, è scritto nel documento, sono di fatto collegati a un contesto di iniziative sindacali sui temi economici e sociali che devono trovare soluzioni di segno opposto al liberismo governativo e confindustriale; iniziative per difendere i livelli occupazionali e adottare strumenti alternativi ai licenziamenti e alla cassa integrazione, promuovere una nuova fase di proposte e mobilitazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, difendere ed estendere lo "Stato sociale'': dalla sanità, alle pensioni, alla scuola, contrastare la controriforma fiscale del governo e l'attacco ai diritti dei lavoratori immigrati.

2 ottobre 2002