Gli autentici comunisti si uniscano al PMLI
CRITICA IDEOLOGICA ALLA MIA ESPERIENZA NEI CARC
di Franco Pinerolo
Per molti anni ho simpatizzato per i Carc, senza tuttavia assumere un ruolo di vero e proprio militante, ed in questo periodo ho maturato, leggendo le loro pubblicazioni, un profondo rifiuto per la loro ideologia.
Anzitutto mi sembra una forzatura del tutto fuori tempo, la scelta estremista dei Carc di appoggiare e propagandare sulle proprie riviste un partito dalla forma clandestina, il fantomatico "(nuovo) Partito comunista'', che starebbe per formarsi e al cui vertice c'è, per loro stessa ammissione, l'avventurista Giuseppe Maj, già dirigente dei Carc e attualmente resosi irreperibile. Non sono assolutamente d'accordo col partito clandestino in questa fase, a maggior ragione perché esso assume la forma di piccolo gruppo staccato dalle masse: il Partito del proletariato deve invece contrastare e combattere la seconda repubblica neofascista, presidenzialista e federalista, e il governo del neoduce Berlusconi alla luce del sole, per elevare il livello di coscienza politica delle masse e porsi come punto di riferimento per la costruzione del socialismo in Italia; credo che dovremmo utilizzare ogni spazio legale a nostra disposizione per portare avanti questa battaglia, e criticare aspramente chi manda allo sbaraglio e brucia prematuramente in avventure controproducenti la parte migliore del proletariato, costruendo misteriosi quanto impalpabili partiti occulti.
Mi sono accorto che le masse popolari oggi rifuggono e guardano con sospetto a questi progetti, e con questi progetti è impossibile perciò conquistarne la fiducia e quindi far capire che questo governo e la seconda repubblica neofascista sono oggi il nemico principale da sconfiggere. Le masse non si risvegliano con la lotta clandestina di piccolo gruppo, bensì con la lotta di classe, combattendo a viso aperto nei luoghi di lavoro e di studio e nelle piazze contro i padroni e i loro governi centrale, regionali e locali. Chi come me ha un bagaglio teorico alle spalle sa che un partito nato a priori clandestino non è certo frutto della concezione marxista-leninista-maoista, e quindi la propaganda che i Carc fanno a questo fantomatico partito segreto è del tutto inconciliabile col marxismo-leninismo-pensiero di Mao, con la via dell'Ottobre, col socialismo e con il comunismo: i Carc si comportano, in pratica, esattamente come gli "ultrasinistri'' si comportavano nell'Urss ai tempi di Lenin e di Stalin. Non servono dunque partiti occulti, né dirigenti clandestini che vivono in completo isolamento distaccati e slegati dalle masse, e anche la storia ci insegna che non sarà mai un piccolo gruppo clandestino a cambiare le sorti del proletariato e a cancellare lo sfruttamento capitalista per realizzare il comunismo perché è solo la lotta di classe delle masse lavoratrici e popolari, guidata da un Partito sinceramente marxista-leninista come il PMLI, che potrà dar luogo a quel grande processo di liberazione rappresentato dalla rivoluzione socialista!
Del resto, che il fantomatico "(nuovo) partito comunista'' non sia un vero partito marxista-leninista e maoista, l'ho compreso anche dal fatto che tale sedicente partito si richiama nei suoi scritti esplicitamente a Gramsci, in ciò emulato pedissequamente, guarda caso, da uno dei gruppi appartenenti ai Carc, che del rinnegato revisionista porta addirittura il nome. Non voglio qui dilungarmi sulla figura di Gramsci, sulla sua filosofia mutuata dal crocianesimo, sulle sue teorie liberal-riformiste, sul suo interventismo all'inizio della prima guerra mondiale (in compagnia nientemeno che di Mussolini): basti solo ricordare le sue tesi che sostituivano i Consigli al Partito, l'insistere sul "blocco storico'' anziché sulla lotta di classe, lo stravolgimento della dittatura del proletariato in una gradualistica "egemonia'' e la sostituzione dell'insurrezione rivoluzionaria con una riformista "guerra di posizione'', per citare solo le aberrazioni revisioniste più eclatanti.
Ma dei Carc mi ha molto indignato anche il loro tentativo di partecipare alle ultime elezioni politiche: a questo riguardo il Partito marxista-leninista italiano è stato sempre molto chiaro: il socialismo non passa dal Parlamento e chi partecipa al Parlamento borghese, volente o nolente, ne frena la disgregazione impedendo lo slancio rivoluzionario del movimento operaio e popolare. L'astensionismo elettorale è invece una potente arma che i rivoluzionari devono utilizzare per rafforzare e sviluppare l'opposizione di classe anticapitalista, ed è ormai divenuto un fenomeno diffuso a livello di massa, giunto ad interessare persino il Nord e le regioni del Centro: esso rappresenta un chiaro segnale di sfiducia verso le istituzioni e i partiti del regime che spetta ai marxisti-leninisti qualificare ulteriormente facendogli compiere quell'ulteriore salto di qualità, che lo trasformi in dissenso militante e anticapitalistico e in lotta aperta per il comunismo.
Anche le posizioni dei Carc in politica estera mi hanno profondamente sconcertato e irritato: essi anche in questa occasione non hanno smentito il loro ultrasinistrismo, apoggiando esplicitamente sulle loro riviste movimenti armati di matrice estremista e avventurista in Perù e Nepal. In questi paesi si sono sviluppati movimenti che si autodefiniscono marxisti-leninisti, ma che in realtà rappresentano un'espressione della piccola borghesia rivoluzionaria che, impaziente di fare la rivoluzione, tralascia il fondamentale, duro lavoro di radicamento tra le masse per educarle al comunismo, elevarne la coscienza politica e prepararle alla rivoluzione, e si getta invece a capofitto in avventure suicide che portano solo danni al proletariato. I Carc, evidentemente, non comprendono che, come diceva il compagno Mao: "Il popolo e solo il popolo, è la forza motrice che crea la storia del mondo''. Il Partito marxista-leninista italiano ha invece da sempre combattuto la lotta armata di piccolo gruppo, sia essa del Perù o delle sedicenti BR italiane, perché si contrappone alla strategia della rivoluzione socialista bruciando importanti forze rivoluzionarie, e finisce inevitabilmente per essere infiltrata o manipolata o strumentalizzata dalla borghesia per i suoi fini di potere politico. La lotta armata di piccolo gruppo giova esclusivamente ai governi della borghesia, che possono così prenderla a pretesto per cancellare le residue libertà democratiche-borghesi, fascistizzare le istituzioni, militarizzare il Paese e quindi cercare di contenere e arrestare la crescente ribellione delle masse al suo strapotere e al suo operato antidemocratico, antipopolare, antisindacale. Bisogna quindi evitare di cadere nell'avventurismo, e non anticipare i tempi di uno scontro, certamente inevitabile, che deve però avvenire nel momento in cui le masse sono decise all'azione. La violenza di piccolo gruppo isola le avanguardie rivoluzionarie dal grosso delle masse proletarie, ne facilita l'accerchiamento, la disgregazione e la sconfitta da parte della classe dominante borghese e del suo braccio armato, come avvenuto in Italia negli anni '80.
Per concludere credo che il compito delle avanguardie rivoluzionarie sia quello di creare le condizioni politiche, sociali e organizzative per lanciare la rivoluzione e vincerla, combattendo sia il riformismo, il pacifismo, l'elettoralismo, il parlamentarismo, la seconda repubblica neofascista e il governo Berlusconi, ma anche l'avventurismo e l'''ultrasinistrismo" come quello dei Carc. E' sbagliato sottovalutare l'influenza nefasta che certi gruppi "ultrasinistri'' possono esercitare nei confronti dei rivoluzionari sinceri e in buona fede che credono di trovare nei Carc e nel "nuovo partito comunista'' clandestino la risposta giusta alla loro sete di giustizia sociale, di libertà dal capitalismo e dall'imperialismo. E' perciò interesse comune di tutti gli autentici comunisti contrastare ideologicamente le posizioni sbagliate e controproducenti dei Carc, affinché le forze più sincere dell'antagonismo di classe si saldino attorno al vero Partito marxista-leninista del proletariato, il PMLI.

10 luglio 2002