Lo denuncia l'Ocse
Oltre 1,6 miliardi di persone vivono senza elettricità
In India il 57% della popolazione non ha la luce. Oltre l'80% delle persone senza elettricità vivono nell'Africa sub-sahariana e nel Sud dell'Asia
Più di 1,6 miliardi di persone, oltre un quarto della popolazione mondiale vive senza elettricità perché si trova in paesi dove la produzione e la distribuzione dell'energia elettrica è insufficiente o perché non può nemmeno permettersi il costo dell'allacciamento. Lo denuncia un rapporto dell'Agenzia internazionale sull'energia (Iea), un organismo collegato all'Ocse, presentato a fine ottobre a Roma durante i lavori del World Forum on Energy Regulation, il Forum mondiale per la regolazione dell'energia, cui hanno partecipato i rappresentanti delle Authority di 82 paesi.
La suddivisione per aree geografiche delle popolazioni che vivono senza elettricità corrisponde sostanzialmente alla mappa della povertà nel mondo. Secondo il rapporto dell'Iea la quasi totalità degli 1,6 miliardi di persone si trova nei paesi in via di sviluppo; oltre l'80% vive nel Sud dell'Asia e nell'Africa sub-sahariana.
In termini percentuali le peggiori condizioni si hanno nell'Africa sub-sahariana dove neanche il 23% della popolazione ha accesso all'energia elettrica. Sono oltre 500 milioni di persone che vivono in un'area a scarsa densità abitativa e quindi con costi alti per la realizzazione delle necessarie reti di distribuzione; costi insormontabili per i paesi poveri, ritenuti "non necessari" dai governi dei paesi che hanno invece le risorse. La regione geografica che ha il più alto numero in assoluto di popolazione che vive senza elettricità è il Sud dell'Asia, dall'Afghanistan all'India, al Bangladesh: sono più di 800 milioni. Il caso più eclatante è quello dell'India dove la rete elettrica copre quasi il 90% delle zone popolate ma vi sono almeno 580 milioni di abitanti che non ne usufruiscono perché non possono permettersi di pagare allacciamento e bolletta.
Il rapporto dell'Iea afferma che dal 1990 la situazione è migliorata dato che 13 anni fa la percentuale di popolazione senza elettricità era il 41% di quella mondiale ed è scesa al 27%; da 2 miliardi di persone si è passati a 1,64. Ma "in assenza di vigorose nuove politiche, nel 2030 ancora 1,4 miliardi di persone non avranno accesso all'energia elettrica", sostiene l'Agenzia che indica in più di 2.000 miliardi di euro la cifra da investire nei paesi in via di sviluppo per aumentare produzione e distribuzione di energia elettrica.
Un investimento di consistenti dimensioni che secondo Pippo Ranci, presidente dell'Authority per l'energia italiana che ha organizzato il Forum mondiale, non deve essere a carico dei paesi più ricchi e controllato dalle popolazioni interessate, come dovrebbe, ma può essere fornito solo dai privati in cambio di un "congruo rendimento"; è il profitto che deve essere garantito. Come dire che nell'Africa sub-sahariana mancherà ancora l'elettricità per gli alti costi di ditribuzione e in India per quelli dell'allacciamento.
Pur ammettendo che questi invocati capitali privati spuntino fuori, la soluzione proposta dal rappresentante italiano altro non è che la riproposizione ai paesi in via di sviluppo del modello privatistico realizzato o in via di realizzazione della produzione e distribuzione dell'energia elettrica dei paesi più ricchi. Il modello costruito non in base ai bisogni della popolazione ma che assicura alle società posizioni di monopolio e alti profitti.