Sulla fecondazione assistita
Il parlamento nero impone allo Stato la morale oscurantista cattolica
La Margherita si allinea alla volontà del papa e vota col governo. Riconosciuto l'embrione come persona. Aborto sotto tiro
L'11 dicembre, con il voto del Senato, il parlamento nero ha approvato la legge fascista sulla "procreazione medicalmente assistita'' con cui impone allo Stato italiano la morale oscurantista cattolica in materia di embrioni, famiglia e sessualità. La sua approvazione si può dire definitiva. Non resta che un passaggio tecnico alla Camera, necessario per la copertura finanziaria, che non potrà però modificare di una virgola il contenuto della legge. La sua approvazione è stata voluta fortemente dal governo Berlusconi che è stato il primo governo a fare apertamente sua una legge parlamentare, mentre la casa del fascio è arrivata addirittura a precettare i propri senatori affinché l'approvassero senza alcuna discussione e modifica in aula. Non meno decisivo è stato l'apporto dell'Ulivo. Un suo pezzo fondamentale, la Margherita assieme ad Alleanza popolare-Udeur, si è addirittura allineato con la volontà del papa e ha votato assieme al governo. Gli altri partiti del "centro-sinistra'', compreso il PRC, si sono ben guardati dall'opporvisi come la circostanza richiedeva, attravero l'ostruzionismo parlamentare e, ancor più, appellandosi alla piazza.
Del resto, proprio mentre si consumava questo atto fascista in parlamento, l'Ulivo trovava l'accordo sulle "riforme'' istituzionali, dichiarandosi disposto a trattare su questo tema con la casa del fascio.
Eppure i contenuti e le modalità di approvazione di questa legge dimostrano che siamo in pieno regime neofascista e che al governo del neoduce Berlusconi non si può concedere nemmeno un'unghia, perché si sta già prendendo tutto il braccio.

Il riconoscimento giuridico dell'embrione
Il contenuto oscurantista, antiscientifico e antifemminile di questa legge non ha precedenti nella legislazione italiana del secondo dopoguerra.
Per la prima volta al mondo viene riconosciuto e sancito giuridicamente il dogma cattolico secondo cui l'embrione è una persona. La legge, infatti, all'articolo 1, "assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito''. Il "concepito'' (classico termine cattolico che richiama l'"immaco-lata concezione'', come cattolico, del resto, è il termine "procreazione'', che si rifà alla "creazione divina'') viene ad assumere un vero e proprio stato giuridico indipendente e pari a quello della donna, se non addirittura superiore ad essa se gli si applica il principio del "soggetto più debole''.
In sostanza, lo Stato italiano ha fatto propria la concezione cattolica secondo cui la vita umana inizia fin dal suo "concepimento''. Un principio privo di ogni riscontro scientifico e che si fonda esclusivamente su un atto di fede, che in nessun caso poteva essere messo a fondamento della legislazione dello Stato italiano che così diventa uno Stato apertamente confessionale che ammette, contro la stessa volontà di gran parte delle masse cattoliche democratiche e progressiste, l'aperta ingerenza del papa, della Chiesa e del Vaticano nei suoi affari interni.
Gravi sono le conseguenze di ciò sulla scienza, che viene incatenata al dogmatismo e alla metafisica, proprio come nel Medioevo. La legge, infatti, vieta ogni ricerca e sperimentazione scientifica sugli embrioni e la clonazione umana, impedendo così di avanzare verso nuove scoperte nel campo delle cellule staminali e della biogenetica indispensabili per giungere a più efficaci cure contro malattie gravissime e invalidanti.
Il riconoscimento giuridico dell'embrione è anche il primo passo verso la riscrittura dell'articolo 1 del codice civile - che riconosce lo stato giuridico di persona, con tutti i diritti che ne derivano, solo a coloro che sono già nati - come da sempre invocano le autorità ecclesiastiche e organizzazioni clerico-fasciste come il "Movimento per la vita''.
Cadrebbe così l'ultimo esile ostacolo alla revisione della legge 194 sull'aborto che verrebbe a trovarsi in aperta contraddizione con tale codice.
Comunque sia sul futuro della legge 194 è già stata posta una seria ipoteca. Già all'indomani dell'approvazione della legge sulla fecondazione assistita, incoraggiata anche dalle ampie aperture riscontrate nel "centro-sinistra'', la destra politica e cattolica l'ha già indicata come il prossimo bersaglio.
Il papa stesso è sceso subito in campo, prendendo a pretesto la presentazione delle lettere credenziali alla Santa sede di quattro nuovi ambasciatori, per esortare apertamente partiti ed esponenti parlamentari a proseguire nella legiferazione a favore della "vita'' e della famiglia ponendo nel mirino proprio l'aborto (definito un "flagello'') e il divorzio (una "tragedia'') da combattere "con scelte coraggiose per proteggere la vita'' e con "misure legislative'' e sostenendo "efficaci politiche sociali'' a favore della famiglia.

Familismo fascista e cattolico dilagante
La legge sulla fecondazione assistita è completamente pervasa di familismo cattolico. In particolare essa riconosce esclusivamente la famiglia naturale e biologica. Infatti vieta la fecondazione "eterologa'', ossia con il ricorso al seme o all'ovocita di un donatore esterno. La fecondazione assistita può avvenire solo fra coniugi o in una coppia la cui stabilità verrà verificata nientemeno che dal governo. Non potranno in nessun caso far ricorso a tali tecniche di riproduzione le coppie sterili non conviventi stabilmente, i single, le vedove, le donne non più in età riproduttiva e tanto meno le coppie gay che per la prima volta vengono formalmente escluse dall'accesso a un diritto.
Anche in questo caso il parlamento nero si è piegato ai dogmi cattolici sulla famiglia. La Chiesa cattolica non può ammettere la fecondazione artificiale, anche quella "omologa'', che scardina il fondamentale dogma della "creazione divina'', ma tanto meno può accettare quella "eterologa'' o fra coppie di uguale sesso che scardinerebbe tutta la concezione cattolica della famiglia fondata sul patto sponsale, la fedeltà maritale, la "procreazione naturale'' e non controllata. Una concezione che da sempre è stata fatta propria dalla classe dominante borghese italiana, che ha addirittura posto la famiglia naturale a fondamento della sua carta costituzionale, ma che ora con il governo del neoduce Berlusconi e il regime neofascista pienamente instaurato, e favorita dall'ignavia e dall'omologazione della "sinistra'' borghese, ha assunto caratteri politici e istituzionali familisti che ricalcano quelli esistenti durante la dittatura fascista. Con questa legge la triade del ventennio mussoliniano "Dio, patria e famiglia'', già presente in tutta la politica interna, sociale ed estera del governo, è stata infatti pienamente rilanciata.

Calpestato il diritto alla salute
La legge viola apertamente i diritti fondamentali formalmente sanciti dalla Costituzione democratico borghese quali quello all'eguaglianza di trattamento da parte dello Stato (art. 3 della Costituzione) e quello allo sviluppo della ricerca scientifica e tecnica (art. 9). Ma, soprattutto, lede il fondamentale diritto alla salute (art. 32), specie quello delle donne.
Potranno essere prodotti e impiantati soltanto 3 embrioni per volta, vietando il congelamento di altri. Si riducono così drasticamente le possibilità di riuscita dell'impianto e la donna dovrà, quindi, subire ripetute operazioni di prelevamento di ovuli e, ogni volta, pesanti bombardamenti ormonali, con possibili effetti collaterali quali menopausa precoce e neoplasie ovariche. Non basta. La donna non potrà in alcun caso revocare il proprio consenso all'impianto degli embrioni fecondati, anche nel caso di embrioni malati, sui quali peraltro è vietato qualsiasi intervento. In sostanza, esse vengono trattate alla stregua di incubatrici, di meri contenitori biologici, prive di diritti e di libertà di scelta sulla propria riproduzione. Il che non fa che aggravare la loro subalternità e oppressione all'interno della famiglia, del matrimonio e dell'intera società.
Il diritto universale alla salute viene violato anche là dove si stabilisce che la fecondazione assistita non rientra nelle prestazioni del servizio sanitario nazionale. Essa rimarrà così appannaggio solo dei ricchi e dei benestanti che si possono permettere le esose parcelle delle cliniche e dei centri privati o addirittura di andare all'estero dove è ammessa la fecondazione "eterologa''.

La nostra concezione
Sulla questione della fecondazione assistita si scontrano due concezioni diametralmente opposte e rispondenti a interessi di classe inconciliabili. Da una parte la concezione idealistica e metafisica del mondo, della vita e della famiglia e dall'altra quella materialista dialettica e scientifica; da una parte c'è quella borghese, sia nella sua variante cattolica sia in quella liberale, e dall'altra c'è quella proletaria.
La concezione dei marxisti-leninisti è saldamente ancorata al materialismo dialettico e a una visione scientifica del mondo. Essa è diametralmente opposta sia a quella confessionale e dogmatica della Chiesa cattolica e della maggioranza del parlamento, sia a quella di stampo liberale a cui nella sostanza si rifanno certe forze politiche, della destra come della "sinistra'' borghese, che blandamente vi si oppongono.
La nostra posizione non potrà mai essere ispirata da una visione liberale e individualistica secondo cui la questione centrale è la libertà di scelta dei singoli che in realtà significa lasciare il potere in mano al libero mercato capitalistico, garantire i diritti a chi ha già i mezzi economici per comprarsi in Italia o all'estero ciò di cui ha bisogno, e lasciare senza diritti e garanzie chi tali mezzi non li ha. Né possiamo identificarci nella posizione femminista e sostanzialmente liberal-borghese, sposata anche dai vertici di Rifondazione, secondo cui "l'unica legge è il desiderio'', sottintendendo il "desiderio di maternità'' e il "desiderio delle donne'', che riflette comunque una concezione individualistica e sessista della riproduzione e dei diritti che non ci è propria.
Ciò che ci ispira sono la difesa degli interessi collettivi e l'affermazione dei diritti sociali delle masse lavoratrici e popolari. Per noi l'infertilità e la sterilità sono delle patologie come le altre e la loro cura deve rientrare nel diritto universale alla salute. Allo Stato deve spettare il compito di attuare tale diritto, tutelando la sicurezza professionale e sociale delle nuove pratiche di fecondazione assistita, eliminando disuguaglianze e discriminazioni nell'accesso a tali pratiche e assicurando a tutti le migliori e più avanzate prestazioni esistenti in questo campo. Il che significa che tali pratiche devono essere svolte gratuitamente nelle strutture pubbliche senza alcuna limitazione di sorta (sesso, stato civile, età, ecc.), sottratte alla speculazione dei centri privati e che vanno finanziate adeguatamente la ricerca e la sperimentazione scientifica pubbliche.
Crediamo che nessun vincolo vada posto alla ricerca e agli interventi in campo biomedico che abbiano come fine lo sviluppo della conoscenza scientifica e del controllo della donna e degli uomini sulla propria riproduzione. Siamo consapevoli che in questo campo c'è il rischio non solo di manipolazione e di usi non leciti, ma anche di speculazioni da parte del mercato.
Ogni progresso scientifico può rappresentare in regime capitalistico e imperialistico, dove la legge suprema è quella del massimo profitto e del dominio del più forte sul più debole, un pericolo per il proletariato e le masse sfruttate e può essere oggetto di speculazioni economiche e strumento di oppressione.
La soluzione non sta però nel fermare il progresso scientifico, ma nel lottare per imporre per quanto è possibile alla classe dominante borghese un uso non nocivo della ricerca scientifica nella prospettiva di porla completamente al servizio dell'umanità una volta che il potere politico sarà saldamente in mano alla classe operaia.
La legge sulla fecondazione assistita approvata è una legge fascista, oscurantista, antiscientifica e antifemminile e a questo punto, come ha prontamente indicato l'Ufficio politico del PMLI con il documento dell'11 dicembre 2003, non resta che mobilitarsi per abrogarla attraverso un referendum.