Il Senato approva un nuovo ordinamento giudiziario fascista
Il governo mette la mordacchia ai magistrati e li sottomette
Separate le carriere, procure gerarchizzate, vietata qualsiasi attività politica e l'iscrizione ai partiti o movimenti, proibita l'interpretazione della legge. Per il ministro della Giustizia si tratta di una "riforma epocale''
Castelli (MD): "è una controriforma''
La controriforma neofascista dell'ordinamento giudiziario, una tra quelle in testa al programma del governo Berlusconi, che l'aveva tradotta in un disegno di legge del marzo dell'anno scorso con la firma del ministro della Giustizia Castelli, ha fatto un deciso passo avanti verso la sua realizzazione concreta: il 21 gennaio ha superato il primo passaggio parlamentare, con l'approvazione in Senato grazie ai 144 voti a favore della casa del fascio, contro 90 voti contrari.
Per il ministro leghista Castelli si tratta di una "riforma epocale'', e in effetti la portata di questa controriforma è enorme, e tale da far fare alla giustizia, a detta degli stessi magistrati, un salto indietro di almeno cinquant'anni, alla situazione in cui si trovava nell'immediato dopoguerra, quando ancora risentiva in pieno della pesante eredità del fascismo. Quando questa controriforma avrà passato il vaglio definitivo del parlamento nero, infatti, il governo avrà ottenuto di fatto la tanto agognata separazione delle carriere tra giudici e pm e la conseguente sottomissione dei magistrati alla sua volontà politica.
La separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante è sempre stata l'ossessione di Berlusconi e del suo governo neofascista, perché è un passo obbligato per scardinare quegli articoli della Costituzione che sanciscono la separazione e l'indipendenza del potere giudiziario da quelli esecutivo e legislativo: e in particolare il 101 ("I giudici sono soggetti soltanto alla legge''), il 104 ("La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere'') e il 107 ("I magistrati si distinguono tra loro soltanto per diversità di funzioni''). Non per nulla la separazione delle carriere dei magistrati è uno dei punti programmatici principali del "piano di rinascita democratica'' della P2.
Lo è anche del ddl appena approvato dal Senato, anche se per aggirare la Costituzione non si chiama separazione delle carriere, ma delle "funzioni''. In che cosa consiste? Il concorso per entrare in magistratura resta unico, ma il magistrato dovrà scegliere tra la "funzione'' di giudice o di pubblico ministero, perché le prove d'esame saranno distinte. Il passaggio successivo tra una "funzione'' e l'altra è previsto, ma si dovrà superare un apposito concorso, dopo una permanenza di almeno 5 anni nella vecchia "funzione'' e con l'obbligo di cambiamento di distretto. Analoghi concorsi dovranno essere superati dal giudice di primo grado che vorrà passare all'appello, nonché per chi vuole accedere alla Cassazione.
In sostanza si realizza in questo modo surrettizio una separazione di fatto delle carriere, non solo perché il magistrato deve scegliere fin dall'inizio quale carriera intraprendere, ma anche perché il passaggio dall'una all'altra è reso difficile, se non impossibile, da tutta una serie di sbarramenti e ostacoli burocratici. Inoltre tutta la carriera del magistrato è organizzata in modo verticistico e meritocratico, costellata di esami e di prove da superare, con un pesante restringimento del tempo a disposizione per lavorare e svolgere indagini.

Superpoteri ai Pg
Strettamente collegata a questo c'è poi la gerarchizzazione delle procure. Il procuratore sarà il titolare esclusivo dell'azione penale. Questo significa che tutti gli ordini d'arresto dovranno ottenere il suo avallo. Avrà il potere di nominare e revocare procuratori aggiunti di sua fiducia, e solo lui potrà tenere i rapporti con la stampa. I procuratori generali (la cui nomina avverrà in base a una rosa di candidati proposti dal ministro della Giustizia) godranno del diritto generalizzato di avocazione delle inchieste. Mentre adesso il capo dell'ufficio ha solo un potere di coordinamento sui gruppi di lavoro, e i margini di autonomia dei sostituti sono di gran lunga più ampi.
è evidente che con questo meccanismo le possibilità di controllo e di manipolazione della magistratura da parte del governo vengono enormemente ampliate: basterà infatti controllare i procuratori, e in particolare i procuratori generali, per avere grazie alla gerarchizzazione anche il controllo di centinaia di pm e delle relative inchieste, promuovendo gli inquirenti compiacenti e destituendo quelli "scomodi'' o togliendo loro le inchieste più scottanti.
Ma ce n'è anche per i giudici. D'ora in poi sono rigorosamente vietate e sanzionabili disciplinarmente dal Guardasigilli le cosiddette "sentenze creative'', vale a dire quelle sentenze ispirate al buon senso che i giudici possono emettere interpretando una norma giuridica piuttosto che applicandola meccanicamente alla lettera.
Un caso tipico potrebbe essere quello dell'esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche. Con il nuovo ordinamento l'accoglimento di un'istanza di rimozione perché ad esempio l'esposizione costituisce un'incostituzionale discriminazione nei confronti di altre confessioni religiose non sarebbe possibile: il giudice dovrebbe attenersi strettamente e ottusamente alle leggi fasciste del '23 in materia, perché non formalmente abrogate anche se palesemente anticostituzionali. Se lo facesse nonostante tutto, andrebbe incontro a un'azione disciplinare del ministro, che lo deferirebbe al Csm che a sua volta, sostituendosi alla Cassazione, deciderebbe im merito alla sentenza ed eventualmente punirebbe il giudice ribelle. Una vera manna per i collegi di difesa dei mafiosi, dei bancarottieri, dei politici corrotti, e soprattutto di Berlusconi e dei suoi amici.

Bavaglio ai magistrati
Ma non basta. Non ancora rassicurati a sufficienza sulla loro completa sottomissione all'esecutivo, gli "esperti'' della casa del fascio hanno pensato bene di aggiungere per buona misura al giogo per i magistrati anche la mordacchia, e così hanno introdotto il divieto per loro di "iscrizione, adesione o partecipazione sotto qualsiasi forma a partiti o movimenti politici'', privandoli dei diritti costituzionali che in teoria dovrebbero essere garantiti a tutti i cittadini. Peggio ancora: sarà punito anche "ogni altro comportamento tale da compromettere l'indipendenza, la terzietà e l'imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell'apparenza''. Non solo quindi l'iscrizione a partiti o movimenti è proibita, ma persino la semplice espressione di opinioni che anche lontanamente possano far trasparire una presa di posizione su un determinato argomento, fosse anche il terrorismo, la mafia o la pena di morte, come ha osservato Claudio Castelli, segretario di Magistratura democratica. Men che meno un magistrato potrà esprimere giudizi negativi sull'operato di membri del governo, foss'anche per rispondere, ad esempio, ai forsennati attacchi che Berlusconi ha lanciato loro contro dalla tribuna dell'hitleriano decennale di Forza Italia. Semplicemente pazzesco, se non fosse piuttosto fascismo allo stato puro!
Logico che contro questa mostruosa controriforma sia insorta l'intera Associazione nazionale dei magistrati, che già aveva attuato un primo clamoroso sciopero di protesta quando essa fu annunciata per la prima volta da Castelli, e che adesso ne ha annunciato un altro ancor più forte e motivato. Anche perché l'approvazione al Senato della controriforma dell'ordinamento giudiziario cade ad infiammare gli animi di una categoria già esasperata dai gravi disservizi, carenza di personale e di mezzi finanziari che affliggono il sistema giudiziario, riassunti dall'Anm in un "libro bianco'' che il ministro Castelli ha snobbato e deriso come frutto di "esagerazioni''.
"Questa è una controriforma con molti aspetti di dubbia costituzionalità, che produrrà giudici asserviti e una giustizia sempre più lenta'', ha dichiarato senza mezzi termini Claudio Castelli di Md, per il quale il suo aspetto più grave "è la gerarchizzazione delle procure unito al sistema delle avocazioni delle inchieste. è chiaro che così, attraverso il controllo di poche persone, sarà possibile il controllo totale dell'azione penale''.
Per l'ex procuratore di "mani pulite'', Gerardo D'Ambrosio, l'aspetto più inquietante della controriforma è "il ritorno delle indagini in mano alle forze di polizia, con il pm che diventa un po' il pubblico accusatore in udienza, e non più il coordinatore delle indagini''. Basti pensare, ha aggiunto, all'inchiesta sulla strage di piazza Fontana: "Cosa sarebbe stata quell'indagine se non ci fossero stati i magistrati? Per la sola polizia il caso si chiudeva con gli anarchici in galera''.