I sindacati confederali hanno svenduto ai padroni gli interessi dei lavoratori
RESPINGERE L'ACCORDO SUL PRIMO CONTRATTO DELLE TELECOMUNICAZIONI VIOLATE PLATEALMENTE LE NORME DI DEMOCRAZIA SINDACALE
Dopo quasi un anno di discussione, il 28 giugno scorso le segreterie confederali Cgil, Cisl e Uil e i rappresentanti della Confindustria hanno firmato il primo contratto nazionale di lavoro del settore delle Telecomunicazioni (Tlc). Un settore ``nuovo'' che raggruppa per il momento 300 mila lavoratori della telefonia fissa e mobile, addetti Internet e al commercio elettronico e tutti coloro che in qualche modo operano in ``rete''. Un settore, quello delle nuove tecnologie della comunicazione, o come viene chiamato dagli addetti ai lavori new economy, in pieno sviluppo. In breve tempo sono nate migliaia di nuove aziende operanti in prevalenza su Internet e l'e-commerce; ma anche nella telefonia mobile sono previsti ulteriori sviluppi allorché giungerà al traguardo la vicenda delle licenze per l'Umts. Ciò accanto alla totale privatizzazione della Telecom e conseguente ristrutturazione, già avviata con l'infame accordo del 28 marzo 2000, che prevede la messa in mobilità (cioè licenziati) 5 mila 300 lavoratori vicini alla pensione e altri 2 mila 200 in cassa integrazione nonostante gli alti profitti registrati dal colosso industriale telefonico.
Tanto da parte sindacale che da parte padronale si è sostenuta l'esigenza di raggruppare tutte le aziende operanti in qualche modo nei comparti delle telecomunicazioni e finora inquadrate in contratti diversi (ad esempio Omnitel e Infostrada nei metalmeccanici, Telecom col contratto delle Poste e telecomunicazioni, ecc.) in un unico settore e di concordare un contratto-quadro attraverso il quale uniformare e ``armonizzare'' le condizioni normative e salariali vigenti. Ammesso e non concesso che questa esigenza possa essere condivisa e non nascondendo i rischi che la strada caldeggiata dalla Cisl di D'Antoni e dallo stesso padronato degli accorpamenti dei contratti di settori di lavoro ``assimilabili'' comporta, bisogna vedere come è stata realizzata e con quali contenuti.
Sul metodo, va denunciato con chiarezza, sono state violate in modo pesante e intollerabile le più elementari norme di democrazia sindacale. I vertici confederali nazionali infatti hanno condotto direttamente e in modo super-verticistico le trattative: senza un mandato dei lavoratori interessati, senza aver consultato nemmeno i direttivi sindacali territoriali e i comitati degli iscritti in tutte le fasi della vertenza, da quella della definizione della piattaforma, a quella dello svolgimento delle trattative a quello della firma dell'ipotesi d'accordo. E non è affatto chiaro se avverrà e come la consultazione di base per la ratifica. Alcuni segretari provinciali piemontesi della Cgil hanno fatto sapere che denunceranno alla Commissione di garanzia l'operato del gruppo dirigente nazionale della Confederazione e di categoria per non aver rispettato le procedure democratiche previste nello Statuto.
Nei contenuti va persino peggio. Nel senso che il contratto-quadro, all'insegna delle flessibilità e delle differenze di trattamento, comporta un arretramento complessivo dei diritti e delle condizioni dei lavoratori interessati; comporta un livellamento al ribasso su materie come salario, orario, inquadramento, normative, precarizzazione del rapporto di lavoro, sancisce ampi margini discrezionali dell'azienda sull'erogazione salariale e gestione degli orari e della prestazione lavorativa, riduce spazi negoziali, i margini d'intervento del sindacato, la possibilità di sindacalizzazione dei lavoratori, in particolare dei nuovi assunti.
Più nel dettaglio è utile aggiungere che per la prima volta in un Contratto nazionale di lavoro viene introdotta una differenziazione territoriale sull'uso delle cosiddette flessibilità, con quote di lavoro temporaneo e determinato che possono raggiungere il 13% del totale degli organici, mentre al Sud la percentuale sale al 15% più un ulteriore 5% contrattabile. Alle diverse aziende viene data la possibilità di poter decidere una diversa distribuzione degli orari con appena 48 ore di preavviso e di ricorrere in modo massiccio al lavoro interinale e ai contratti a termine.
L'aumento salariale è irrisorio (appena 80 mila lire in due rate) e segna ingiuste diseguaglianze tra giovani e vecchi lavoratori attraverso un doppio regime salariale per i neoassunti.
Tra l'altro il contratto-quadro non dà certezze sulla vigenza dei punti concordati in quanto prevede una loro rinegoziazione permanente nell'ambito di una sorta di ``contratto aperto''. Non è vero, dunque, come affermano i sindacalisti collaborazionisti, che sono stati confermati i livelli contrattuali stabiliti nell'accordo interconfederale del 23 luglio '93. è un precedente pericoloso che potrebbe produrre effetti negativi a catena, potrebbe offrire la possibilità al padronato, come già più volte ha tentato, di scardinare in sede aziendale i Ccnl.
In ultimo, ma non per gravità, il nuovo contratto delle Tlc cancella, in pratica, il diritto di sciopero e pone gravi vincoli alle libertà sindacali. Viene superato il codice di autoregolamentazione sindacale per fare direttamente ed esplicitamente riferimento alla legge sulla regolamentazione del diritto di sciopero e oltre a ciò introduce una procedura vincolante e limitativa circa il preavviso e la proclamazione degli scioperi, nonché sulla loro durata.
Per le ragioni esposte, sia specificatamente categoriali, sia politiche e sindacali più generali, per dirne una, quella dei mega-contratti di settore per uniformare i trattamenti ai livelli più bassi, noi auspichiamo che questa ipotesi contrattuale venga respinta con forza; anzitutto dai lavoratori direttamente coinvolti con tutti i mezzi a loro disposizione, per esempio rifiutando il passaggio da un contratto di lavoro (migliore) al contratto Tlc (peggiore), in ogni caso rivendicando il diritto alla consultazione e al voto attraverso il referendum sindacale per sconfessare l'operato dei vertici sindacali filopadronali e filogovernativi con una valanga di No.
Zanussi insegna!