Nominati dal governo
I NUOVI CAPI DEI SERVIZI SEGRETI: MORI AL SISDE, POLLARI AL SISMI, MASONE RESTA AL CESIS
Col benestare del
Quirinale, il 27 settembre scorso, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla
nomina dei nuovi vertici dei servizi segreti civile (Sisde) e militare (Sismi). A casa,
Vittorio Stelo e Gianfranco Battelli, i capi rispettivamente del Sisde e del Sismi
nominati dal "centro-sinistra'' nel 1996.
Entrano gli uomini di fiducia della Casa del fascio, il generale Mario Mori che prende in
consegna Forte Boccea (sede del Sisde), e l'ex capo di stato maggiore della Guardia di
Finanza, Nicolò Pollari quelle di Forte Braschi (sede del Sismi).
Alla struttura di coordinamento, il Cesis, resta invece l'ex capo della polizia Fernando
Masone, uomo, si sa, gradito a Berlusconi, che durante il suo primo governo lo promosse al
gradino più alto della Polizia.
Con la nomina di Pollini e Mori, il neoduce Berlusconi, che già da tempo aveva deciso sui
due nomi, ha stoppato le interessate pressioni di Aeronautica e Esercito che miravano a
tenere il servizio militare nell'ambito delle Forze armate e ha messo a tacere i malumori
del capo di Stato maggiore della Difesa Rolando Mosca Moschini contro Pollari e di De
Gennaro contro Mori. Ma soprattutto ha snobbato i richiami del presidente del comitato
parlamentare di controllo Enzo Bianco, e quello tardivo di D'Alema (giunto appena un'ora
prima dell'inizio della riunione dell'esecutivo) che invitavano il governo, a nomine
bipartisan o quantomeno a una consultazione dell'opposizione di "centro-sinistra'' su
tali nomine. Dunque quello che più brucia alla "opposizione, è il metodo non il
merito. Infatti per bocca del senatore DS Massimo Brutti, membro del Comitato di controllo
sui servizi, sui nomi "nulla da dire''. "Si tratta di funzionari che hanno
ricoperto anche durante i governi di centro-sinistra incarichi di rilievo''. Del resto,
occorre ricordare che proprio il governo D'Alema è stato il firmatario di un disegno di
legge di controriforma dei servizi segreti, che tra le altre cose venivamo messi alle
dirette dipendenze del premier e disponevano di ampi margini per violare la legge.
9 gennaio 2002
|