Durissima battaglia contro i licenziamenti e la chiusura dello stabilimento Fiat
GLI OPERAI DI TERMINI IMERESE BLOCCANO LA SICILIA
Grandioso sciopero generale provinciale. Fermata la produzione a tempo indeterminato. Ripetuti blocchi ferroviari e stradali, al porto di Palermo e all'aeroporto di Puntaraisi
ACCOLTA CON CALORE LA SOLIDARIETA' DI CLASSE ESPRESSA IN PIAZZA DAL PMLI
Dal nostro corrispondente di Palermo
L'8 novembre 2002 si è svolta a Termini Imerese la manifestazione per lo sciopero generale provinciale di tutte le categorie, indetto da Cgil, Cisl, Uil, contro la chiusura della Fiat. In piazza più di cinquantamila tra lavoratori, donne, studenti e pensionati, provenienti da tutta la Sicilia.
Il concentramento si è tenuto nella parte bassa di Termini presso il porto e alle 9.30 è partito l'imponente corteo che ha sfilato per ben due ore fino a piazza Duomo nella parte alta del paese. Aprivano la manifestazione i 1.800 operai della Fiat, seguiti dalle combattive operaie Fiat. Quindi i lavoratori dell'indotto: c'erano gli operai della Pulisud e Pulitecnica e della Comau di Termini, gli operai della Sist e della Bienne Sud di Carini, quelli della Iposas di Vicari. Allo sciopero generale hanno partecipato decine di migliaia di lavoratori in segno di solidarietà con la lotta di Termini, tra questi delegazioni della Filcams-Cgil di Palermo, della Filcea-Cgil di Gela, della Femca-Cisl di Gela.
Gli operai della Fiat hanno animato la manifestazione con continui slogan contro Agnelli, Berlusconi, Bossi e Maroni. La parola d'ordine continuamente scandita era "Lotta dura contro la chiusura", "Da Termini ad Arese uniti nella lotta" e "La lotta è dura e non ci fa paura". Le studentesse e gli studenti delle scuole di Termini erano tutti in piazza, quelli delle scuole medie inferiori e superiori con i loro striscioni, i più piccoli in corteo insieme ai genitori. Gli studenti urlavano "Chi non salta Berlusconi è" e "Bossi vieni a pescare con noi ci manca il verme".
Il PMLI ha partecipato attivamente con una delegazione dell'Organizzazione palermitana, portando le bandiere dei maestri e del Partito e un cartello sul quale da un lato spiccava il manifesto con la parola d'ordine del Partito "No alla cassa integrazione! No ai licenziamenti! No alla chiusura degli stabilimenti di Termini Imerese e Arese! Respingiamo il piano di Agnelli. La Fiat va nazionalizzata" e dall'altro si leggeva: "Con gli operai della Fiat di Termini Imerese. Contro la chiusura della fabbrica". Le parole d'ordine del Partito hanno riscosso grande successo tra gli operai e la popolazione di Termini. Sono state distribuite centinaia di copie del documento dell'UP del PMLI sulla crisi Fiat e diverse copie dei nn. 38, 39 e 40 de Il Bolscevico.
Grazie alla presenza costante del Partito alle loro manifestazioni le operaie e gli operai Fiat e di alcune fabbriche dell'indotto adesso ci riconoscono e ci accolgono con calore. Alcuni sono venuti a salutarci e a chiederci se ci ricordavamo di aver discusso con loro durante la manifestazione del 24 ottobre scorso a Palermo. Alla partenza le operaie e gli operai della Fiat sono venuti a chiamarci perché scattassimo loro delle foto, alcuni hanno preso il nostro giornale. Una delegazione di operai del Petrolchimico di Gela ci ha chiesto di fotografarli e di andare a trovarli per le manifestazioni contro la chiusura del Petrolchimico.
Il corteo si è concluso a piazza Duomo dove hanno parlato i segretari nazionali di Fiom, Fim e Uilm. Certamente il comizio più seguito ed applaudito è stato quello del rappresentante Fiom della Rsu di Termini Mastrosimone, che ha dichiarato che gli operai sono in grado di bloccare l'intera Sicilia.
Intanto già da giovedì 7 gli operai hanno fermato la produzione a tempo indeterminato, impedendo, con un presidio, alle autovetture già pronte a lasciare gli stabilimenti di Termini. Sui Tir ci sono tremila Punto che gli operai hanno intenzione di "fare arrugginire dietro i cancelli della Fiat". Il presidio permanente è effettuato con turni di sei ore giorno e notte davanti gli stabilimenti. Nella notte gli operai bruciano copertoni per riscaldarsi e si riparano in macchina. Di giorno partecipano al presidio le mogli ed i figli.
I lavoratori dell'indotto sono i più esasperati. Per loro non c'è cassa integrazione e la chiusura della Fiat significherà licenziamento immediato. La sera di venerdì 8 alcuni operai dell'indotto sono entrati di forza nell'aula consiliare di Termini, dove si stava svolgendo una riunione della commissione parlamentare siciliana per le attività produttive e hanno iniziato a lanciare uova e pietre contro i deputati regionali. Colpiti Giannopolo dei DS, Tricoli e Lo Porto di AN. Gli operai sono poi usciti, hanno sbarrato l'ingresso con i cassonetti dell'immondizia ai quali hanno dato fuoco, intrappolando i deputati dentro il Comune per più di un'ora.
Sabato 9 il "Coordinamento donne" ha effettuato un blocco della stazione di Termini Imerese. Domenica 10 gli operai dell'indotto hanno bloccato nuovamente la stazione di Termini. Una troupe di Mediaset è stata cacciata dalla stazione, i giornalisti denunciano di essere stati aggrediti. Gli operai ci hanno personalmente detto che i giornalisti non sono stati aggrediti, bensì invitati ad andarsene poiché girano servizi interminabili dei quali in tv vanno solo piccolissimi spezzoni, oltretutto montati in modo provocatorio contro la lotta degli operai.
Lunedì 11 senza preavviso, mentre le donne presidiavano la fabbrica, circa 400 operai di Termini sono scesi a Palermo bloccando il centro storico e il porto e mandando in tilt la circolazione. Il blocco è durato l'intera giornata. Siamo stati a trovarli per rinnovar loro la nostra solidarietà e lì ci hanno raccontato i loro problemi e drammi familiari. Ci sono operai che non possono più far studiare i figli alle scuole superiori o all'Università, altri che hanno difficoltà persino ad acquistare beni di prima necessità. Abbiamo potuto constatare come i palermitani sono assolutamente solidali con la lotta degli operai di Termini, nessuno si è lamentato per i blocchi e moltissimi hanno portato direttamente agli operai la loro solidarietà.
Martedì 12, mentre scriviamo, gli operai si sono divisi in diversi gruppi, di alcune centinaia ciascuno, e hanno bloccato l'autostrada Palermo-Trapani e la metropolitana per Puntaraisi, impedendo l'accesso all'aeroporto Falcone e Borsellino. Il piano era studiato a tavolino per bloccare l'intera Sicilia. E infatti con l'aeroporto di Palermo presidiato dagli operai e quello di Catania chiuso per le ceneri del vulcano tutti i voli in partenza e in arrivo sono in tilt. Bisogna aggiungere che la linea ferrata Palermo-Messina è anch'essa bloccata dai lavoratori e le navi da e per Palermo il giorno 11 non sono partite.
Gli operai, come avevano avvertito nel comizio conclusivo dell'8 novembre, volevano bloccare la Sicilia e ci sono riusciti.