1921-2004. 8 Marzo, Giornata internazionale della donna
Uniamoci per l'emancipazione della donna e l'Italia unita, rossa e socialista

di Monica Martenghi*

"Il 1921 è il primo anno in cui la `Giornata internazionale della donna', istituita dalla Conferenza delle donne socialiste di Copenaghen nel 1910, viene celebrata in tutto il mondo l'8 Marzo. Col passare del tempo, gradualmente, la borghesia, grazie ai revisionisti, ai riformisti e ai rinnegati del comunismo, si è impadronita dell'8 Marzo trasformandolo in una festa consumistica e individualista. Ma non per questo sono venuti meno i motivi per cui è stato istituito l'8 Marzo. Solo che occorre rinverdirne la memoria e rilanciarlo a livello di massa.
Per noi marxisti-leninisti italiani l'8 Marzo è il ricordo perenne della necessità dell'emancipazione femminile, senza di che non ci potrà mai essere emancipazione del proletariato e dell'intera umanità.
Un processo epocale che passa inevitabilmente dalla conquista del potere politico da parte del proletariato e dalla realizzazione del socialismo e del comunismo.
Noi non ci sentiremo mai appagati finché le donne non godranno gli stessi diritti degli uomini, in teoria e in pratica, nella giurisprudenza e nella legislazione come sul piano materiale ed economico, nella morale e nella pratica, ovunque nelle istituzioni, nelle professioni, nell'istruzione, nella famiglia, nei partiti, nei sindacati e nei movimenti.
Attualmente il nostro impegno è quello di ristabilire l'esatta concezione della Giornata internazionale della donna, di lottare per la parità tra i sessi, di creare le condizioni affinché in uno dei prossimi 8 Marzo si riesca a riportare in piazza le masse, con in testa le donne e le ragazze, sulla base delle rivendicazioni femminili e della grande parola d'ordine dell'Italia unita, rossa e socialista".
Queste parole del Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, riflettono esattamente il pensiero, la volontà e i sentimenti dell'intero Partito sull'8 Marzo e sull'emancipazione femminili.
Ed è con questo spirito militante e proletario rivoluzionario che tutte le compagne e i compagni del PMLI si apprestano a celebrare il prossimo 8 Marzo.
Non è così per i rinnegati del comunismo e i falsi comunisti. Per costoro l'8 Marzo è un'eredità scomoda, come lo sono il 25 Aprile e il 1• Maggio, perché queste date storiche fanno parte integrante della tradizione del movimento operaio nazionale e internazionale e della storia del socialismo con le quali hanno voluto recidere ogni legame per sposare il liberalismo, il riformismo, il pacifismo e la nonviolenza e, sostanzialmente, l'anticomunismo.

Onore a Lenin
La Giornata internazionale della donna e il movimento per l'emancipazione femminile si sono diffusi infatti nel mondo grazie alle cannonate della Rivoluzione d'Ottobre guidata da Lenin e da Stalin e sono state le realizzazioni concrete del socialismo nell'Urss, prima, e nella Cina di Mao, poi, a spingere milioni di donne in tutto il pianeta a ribellarsi al capitalismo e all'imperialismo e ad osare rivendicare la propria eguaglianza, i propri diritti e la parità fra i sessi.
Proprio il 21 gennaio di quest'anno cadeva l'80• anniversario della scomparsa di Lenin e vogliamo rendere omaggio a questo grande maestro del proletariato internazionale che tanto ha operato teoricamente e concretamente, nella costruzione del socialismo in Russia, per l'emancipazione della donna. "Il movimento operaio femminile - scriveva Lenin nel 1920 proprio in occasione della Giornata internazionale della donna - si pone come compito principale la lotta per conquistare alla donna l'uguaglianza economica e sociale, e non soltanto quella formale. Far partecipare la donna al lavoro sociale, produttivo, strapparla alla `schiavitù domestica', liberarla dal peso degradante e umiliante, eterno ed esclusivo della cucina e della camera dei bambini: ecco qual è il compito principale. Sarà una lotta lunga perché esige la trasformazione radicale della tecnica sociale e dei costumi. Ma essa si concluderà con la completa vittoria del comunismo" ("La giornata internazionale della donna", 4 marzo 1920, Op. complete, Editori Riuniti, vol. 30, pag. 368).
Anche noi siamo animati dalla stessa determinazione e fiducia di Lenin nella vittoria completa dell'emancipazione femminile e del comunismo. Sappiamo che la lotta di classe e la lotta per conquistare alle donne una effettiva eguaglianza può subire rovesci, arresti e arretramenti, ma prima o poi essa riprenderà il suo cammino perché non è possibile arrestare la ruota della storia e il processo di emancipazione del proletariato e dell'intera umanità.
Finché le masse femminili hanno condotto la loro battaglia all'insegna dell'emancipazione della donna e della lotta contro il capitalismo e i suoi governi per una nuova società socialista, esse hanno conosciuto successi e grandi vittorie, ivi inclusa la conquista del socialismo in un quarto del pianeta.
Allorché la direzione revisionista, riformista e femminista ha imposto loro teorie borghesi come quella della "differenza sessuale" (ossia rinuncia alla lotta per conquistare pari diritti economici, sociali e giuridici con l'uomo per sostituirla con l'affermazione della propria "differenza" di sesso al fine di conciliare lavoro professionale e ruolo materno e familiare) le donne hanno dovuto registrare un arretramento della loro condizione materiale e spirituale.
Partiti come i DS, il PRC e il PdCI, hanno impantanato le masse femminili nel parlamentarismo, nel riformismo, nell'elettoralismo, nel pacifismo e nel femminismo borghese, le hanno disarmate sul piano ideologico, politico e organizzativo, lasciate in balia dell'ideologia borghese e cattolica dominante, rese impotenti di fronte alla continua e feroce aggressione a tutti i loro diritti e conquiste costati anni di sacrifici e di lotta.

Sfruttamento e familismo mussoliniano
Le masse femminili hanno pagato a caro prezzo il liberismo selvaggio specie in riferimento alla controriforma del "mercato del lavoro" e dello "Stato sociale" e ormai domina a tutto campo la politica familista di stampo cattolico e mussoliniano del governo del neoduce Berlusconi.
Le donne sono sempre più povere. Il tasso di disoccupazione è ancora più elevato di quello maschile (12,2%, contro il 7% di quello maschile, con punte del 35,7% in Calabria e del 30,6% in Campania). Per contro il tasso di occupazione femminile è quasi la metà di quello maschile (32,3% contro il 57,4%). Milioni di donne sono ancora costrette nella disoccupazione forzata rappresentata dalla casalinghità. Il lavoro nero è ancora una realtà enorme per le donne e a questo si aggiungono forme di lavoro precario, atipico, flessibile, sottopagato, senza regole e tutele. In genere si calcola che le lavoratrici, persino a parità di lavoro e di professionalità, guadagnino dal 10 al 30 per cento in meno dei lavoratori.
Dopo gli innumerevoli tagli che le donne hanno subito sulle pensioni, si pensi a quelle sociali e di reversibilità, ora il governo si appresta con la legge delega a cancellare nella sostanza le pensioni di anzianità per le donne. Infatti esso intende portare queste pensioni a 60 anni come per gli uomini cosicché verranno a coincidere con l'età per la pensione di vecchiaia che è appunto per le donne a 60 anni.
Il peso del lavoro domestico e familiare non è diminuito di un grammo, anzi esso occupa sempre più gran parte delle energie, dei pensieri e delle fatiche delle donne. La privatizzazione dei servizi sociali e sanitari pubblici, l'applicazione di tariffe, ticket e oneri a carico degli utenti sempre più esosi l'hanno reso ancora più gravoso. Le prestazioni sociali hanno ormai come unico soggetto dei diritti la famiglia, ovviamente una famiglia tradizionale, fondata sul matrimonio e prolifica, secondo i canoni borghesi e cattolici.

La legge fascista sulla fecondazione assistita
Come ai tempi del fascismo e come da sempre auspica la destra cattolica, democristiana e fascista, la famiglia è tornata ad essere l'architrave della politica sociale dello Stato capitalistico e al suo interno si tenta di rinchiudere nuovamente la donna.
L'ultimo atto, in ordine di tempo, di questa politica familista, è il varo da parte del parlamento nero, col concorso di una fetta significativa dell'Ulivo, della legge sulla fecondazione assistita che giustamente l'Ufficio politico ha definito nel documento dell'11 dicembre 2003 "Una legge fascista, oscurantista, antiscientifica e antifemminile". Una legge che impone allo Stato italiano la morale oscurantista cattolica e straccia quel poco che resta dei diritti fondamentali formalmente sanciti dalla Costituzione democratica borghese, primo fra tutti quello alla salute, specie delle donne, ma anche quello all'eguaglianza di trattamento da parte dello Stato e allo sviluppo della ricerca scientifica e tecnica. Una legge che rilancia pienamente la triade del ventennio mussoliniano "Dio, patria e famiglia", già presente in tutta la politica interna, sociale ed estera del governo Berlusconi, e che, come ha affermato l'Ufficio politico "Si traduce in un grave arretramento della condizione delle masse femminili che vengono ancor più condannate alla subalternità e all'oppressione maritale, familiare e sessuale e impone a tutto il nostro popolo una famiglia, una morale, un'etica e una cultura profondamente reazionarie, retrograde, antiscientifiche e antifemminili. è come se si fosse tornati al Medioevo".
Poiché questa legge riconosce e sancisce giuridicamente per la prima volta al mondo il dogma cattolico secondo cui l'embrione è una persona, essa pone anche una seria ipoteca sulla legge 194 sull'aborto che la destra politica e cattolica ha già indicato come il prossimo bersaglio. Proprio nel momento in cui l'arresto di un ginecologo dell'Ospedale civico di Palermo ci svela quanto ancora diffuso sia il fenomeno dell'aborto clandestino, specie nel nostro Meridione dove gli ospedali contano anche il 100% di medici "obiettori di coscienza".
A questo punto non resta che mobilitarsi per abrogare questa ennesima legge fascista attraverso un referendum.

Buttare giù il governo del neoduce Berlusconi
Resta aperto anche per le masse femminili il problema di impedire al governo Berlusconi di provocare ulteriorio danni in politica interna ed estera. La "sinistra" borghese non è affidabile neanche sul piano democratico borghese. Non lo è stata in riferimento alla legge sulla fecondazione assistita, a cui non ha saputo opporre alcuna resistenza, come non lo è stata di fronte al rifinanziamento delle missioni imperialiste dell'Italia all'estero che vede i DS addirittura astenersi.
Noi invitiamo le masse femminili a cogliere le prossime scadenze elettorali per dare un colpo al governo Berlusconi e alla casa del fascio, ma anche per punire severamente il "centro-sinistra" che gli ha spianato la strada attuando quando era al governo la stessa politica neofascista, presidenzialista e federalista e adesso che continua a sottovalutarne la pericolosità e la natura fascista. Noi le invitiamo a dare il proprio voto al Partito dell'emancipazione della donna e del socialismo, al PMLI, astenetevi (disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco) alle prossime elezioni europee e amministrative.
Ma noi le invitiamo soprattutto a farsi parte attiva nel costruire un grande fronte di tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose per buttar giù il governo del noduce Berlusconi ricorrendo alla piazza.
Affinché si realizzi questo fronte ed esso possa realizzare pienamente tutti i suoi obiettivi, occorre però un grande, forte e radicato PMLI, il cui presente e avvenire deve stare particolarmente a cuore alle donne più avanzate e coscienti.
Un grande, forte e radicato PMLI è anche lo strumento fondamentale per tutte le proletarie, le masse femminili sfruttate e oppresse, le ragazze rivoluzionarie che hanno preso coscienza che non basta disfarsi di questo governo, ma occorre proseguire la battaglia per l'emancipazione femminile, le cui due leve principali sono la lotta per il lavoro a tutte le donne e quella per la socializzazione del lavoro domestico, e per conquistare l'Italia unita, rossa e socialista. Perché solo così finalmente esse potranno godere insieme a tutte le masse operaie, lavoratrici e popolari della libertà, della democrazia, della giustizia sociale e del benessere, nonché del progresso scientifico e di una morale materialistica, che i vari governi della classe dominante borghese hanno sempre negato loro.
A tutte le nostre care, coraggiose e combattive militanti, simpatizzanti e amiche del PMLI, e a tutte le proletarie, le rivoluzionarie e le masse femminili sfruttate e oppresse auguriamo con tutto il cuore un Buon 8 Marzo!
Uniamoci per l'emancipazione femminile e l'Italia unita, rossa e socialista!
Buttiamo giù il governo del neoduce Berlusconi!
Coi maestri vinceremo!
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* Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI
25 febbraio 2004