Il forum sociale mondiale I maestri dei no global Il bilancio partecipativo

Al II Forum sociale mondiale prevale l'egemonia dei socialdemocratici e dei trotzkisti
Porto Alegre imbriglia nelle pastoie del riformismo il movimento no global
Nessuna indicazione utile per la lotta contro il capitalismo e l'imperialismo, e per il socialismo
BERTINOTTI DICE ADDIO AL PARTITO LENINISTA
Non ci eravamo fatta alcuna illusione sugli esiti del II Forum sociale mondiale di Porto Alegre. Date le premesse avevamo già capito che non avrebbe prodotto niente di nuovo e positivo per il futuro del movimento no global. Tuttavia abbiamo atteso i resoconti e i documenti finali per verificare se l'attuale direzione del Forum, dopo un anno di vita e alla luce degli ultimi eventi internazionali (la guerra in Afghanistan, la feroce repressione fascista al G8 di Genova, ecc.) avesse deciso di virare a sinistra verso posizioni coerentemente antimperialiste e anticapitaliste. L'attesa riguardava anche la definizione dei contorni e dei contenuti di "Un altro mondo in costruzione'' (la parola d'ordine di questo secondo Forum) che pareva dover finalmente chiarire quale "altro mondo è possibile'' e quali sono i mezzi per realizzarlo. Dobbiamo però constatare che se rispetto al primo Forum dei passi sono stati fatti, essi sono stati passi indietro verso una posizione ancor più marcatamente riformista. Mentre il mondo che si vorrebbe addirittura già in costruzione, resta una parola d'ordine astratta, vuota di contenuti, pertanto ingannevole e fuorviante.
Il Forum si è tenuto dal 31 gennaio al 5 febbraio nella capitale dello Stato del Rio Grande do Sul come l'anno precedente. I lavori si sono svolti prevalentemente nell'Università pontificia di Porto Alegre e vi hanno partecipato complessivamente circa 60 mila persone provenienti da 130 paesi. Circa 20.000 erano i delegati in rappresentanza di 5.000 Organizzazioni non governative (Ong), organizzazioni politiche, sindacali, sociali, giovanili, ricreative, cattoliche e "laiche''.
La delegazione italiana, oltre un migliaio, era la più numerosa dopo quella brasiliana.

I FORUM ISTITUZIONALI
Nei giorni precedenti, dal 25 al 30 gennaio, sempre nell'ambito del Forum sociale mondiale, si è tenuto per la seconda volta anche il Forum delle autorità locali per l'inclusione sociale promosso e organizzato dal sindaco della città di Porto Alegre, il trotzkista Tarso Genro, a cui hanno partecipato oltre un migliaio di amministratori di comuni, province e regioni. Per l'Italia vi hanno partecipato il sindaco DS di Roma Walter Veltroni (per il quale Genro ha speso parole di vera ammirazione per "un sindaco - ha detto - che ha il pregio della concretezza e dell'ispirazione ai grandi ideali, un uomo limpido, aperto e al tempo stesso fermo''), i presidenti diessini delle regioni Toscana e Emilia-Romagna, Claudio Martini e Vasco Errani, la presidente della provincia di Torino Mercedes Bresso, Paolo Cacciari, fratello del filosofo trotzkista operaista Massimo e assessore all'ambiente del comune di Venezia, i consiglieri regionali della Sicilia, Francesco Forgione, e del Lazio, Salvatore Bonadonna, e altri ancora.
Il governatore toscano Martini, in particolare, è stato particolarmente attivo. Egli ha esaltato la politica del suo governo fondata sullo "sviluppo sostenibile'' e si è espresso a favore di "una globalizzazione più umana e democratica'' e per la "democrazia partecipativa'', auspicando anche che cresca "il dialogo tra il movimento e chi governa''.
Circa 200 parlamentari hanno invece partecipato al Forum dei parlamentari che si è tenuto l'1 e 2 febbraio ed è stato realizzato dal governatore dello Stato del Rio Grande do Sul Olivio Dutra. A questo forum erano rappresentati decine di partiti revisionisti, socialisti, trotzkisti e verdi di 40 paesi dell'America latina e dell'Europa e in minima parte degli altri continenti. Rispetto all'anno passato vi è stata una vera rincorsa da parte della socialdemocrazia, sia nella sua versione di destra, riformista, che di "sinistra'', trotzkista, a non perdersi tale occasione. Il governo socialista francese vi ha partecipato addirittura in massa con 6 ministri (4 socialisti e 2 verdi), più altri esponenti presenti al Forum come la vedova dell'ex presidente francese Mitterrand e il candidato presidenziale Jean-Pierre Chevénement. Massiccia anche la presenza italiana rappresentata da parlamentari DS, Verdi, PdCI e PRC, fra i quali Cesare Salvi, Pietro Folena, Fausto Bertinotti.
Il diessino Folena ha rimarcato proprio come "Se nel 2001 i DS erano quasi assenti, quest'anno siamo entrati a pieno titolo nella rete di Porto Alegre'' ("Unità'' 12/2/2002).
La presenza di parlamentari, come quelli italiani, che avevano votato nei rispettivi paesi a favore della guerra imperialista all'Afghanistan, ha messo in imbarazzo alcune componenti del Forum senza peraltro che ciò finisse per divenire una pregiudiziale invalicabile.
Porto Alegre e lo Stato di cui è capitale sono governate dal partito del lavoratori (PT). Un partito fondato 22 anni fa da Lula Ignacio da Silva, candidato per la quarta volta alla presidenza del Brasile. Questo partito - che Lula definisce un "partito plurale eterogeneo, marxista e cattolico, ecologista e musulmano, cresciuto nella diversità'' e al cui interno convivono sette tendenze, fra cui quella ufficialmente trotzkista, che esprimono altrettanti candidati alla presidenza del partito - ben si presta a fare da cerniera fra le varie correnti presenti al Forum che si contendono l'egemonia del movimento, ma ben intenzionate a rimanere unite nell'obiettivo di tener ancorato il movimento no global al parlamentarismo, all'elettoralismo e al partecipazionismo borghesi e impantanato nel riformismo e nel pacifismo. Operazione che del resto è perfettamente riuscita.

ASSENZA DI STRATEGIA
La presenza e l'influenza della socialdemocrazia e dei trotzkisti, forti anche del potere del governo e del partito ospitanti, ha infatti condizionato l'intero Forum sociale mondiale.
Questo Forum è stato incapace di produrre un documento finale che contenesse una visione ideologica, strategica e politica comune. Tale documento al contrario contiene appena una misera piattaforma in 16 punti e un'agenda di appuntamenti. Probabilmente il problema risiede nelle contraddizioni ideologiche, politiche e strategiche che contrappongono le varie anime del movimento no global a livello internazionale, come già nel nostro Paese. Ma la cosa grave è che si tenta di teorizzare questa assenza di visione e prospettiva strategica, come una "risorsa'' e un "valore'' del movimento cadendo così in una posizione di tipo anarchico, spontaneista e opportunista. Non si può infatti dire che ognuno la pensi come vuole e faccia cosa vuole, e al contempo pretendere di incarnare la direzione di un movimento internazionale. In questo modo il movimento è condannato alla frantumazione, alla dispersione e quindi alla deriva, facendo il gioco degli imperialisti e dei capitalisti.
E pensare che a Porto Alegre quest'anno doveva nascere l'"internazionale antiliberista'' che qualcuno, per metterla in rottura piena con l'Internazionale comunista, voleva definire persino "Prima planetaria''.
Il documento finale (definito pomposamente "il documento dei documenti'') si limita a ribadire la lotta contro il neoliberismo e la guerra. Due obiettivi parziali che finiscono anch'essi per divenire solo degli slogan vuoti e fumosi. La lotta al neoliberismo significa infatti limitarsi alla lotta contro la politica economica attuale dei paesi imperialisti, mentre la lotta contro la guerra senza aggettivi, cioè senza la definizione di guerra imperialista, assume semplicemente il senso di un pacifismo di principio e di tipo borghese.
Non una parola sul capitalismo e l'imperialismo che sono le cause del neoliberismo e della guerra imperialista; non una parola sugli Stati e i governi che tale economia e tale politica guerrafondaia reggono, attuano, sviluppano. Il documento non riesce neanche a far barba e capelli all'imperialismo americano che attualmente è l'imperialismo più feroce e più forte. Men che mai si spende una sola parola per smascherare e denunciare l'imperialismo europeo e gli Stati e i governi che attualmente ne reggono le sorti. Persino parlando del G8 di Genova e della repressione subita dal movimento non si è detto nulla del governo del neoduce Berlusconi. Al contrario si spargono sull'Europa imperialista altri inganni e illusioni. "Lottiamo - dichiara in conclusione il documento del Forum - per una Unione europea democratica e sociale, basata sui bisogni di lavoratori, lavoratrici, popoli europei, sulla necessità della collaborazione e della solidarietà con i popoli dell'est e del Sud''.
è tanto inesistente una coerente politica antimperialista in questo documento che persino sulla questione palestinese è stata assunta una posizione debole, non avendo il coraggio di attaccare il governo terrorista del boia Sharon e l'imperialismo sionista israeliano.
Dulcis in fundo, si arriva persino a chiedere l'abolizione del servizio militare obbligatorio, col che si spiana la strada ovunque agli eserciti dei volontari, agli eserciti professionalmente votati alle guerra imperialiste e di aggressione.

NON SI INDIVIDUANO LE CAUSE
Pare che l'attuale direzione del movimento viva fra le nuvole, quasi su un pianeta diverso, astratto, che non c'è nella realtà. Essi denunciano gli effetti devastanti del neoliberismo sui popoli e i lavoratori, denunciano la povertà, la fame, la mancanza di diritti e tante altre cose pur condivisibili, ma quando si va a descrivere il sistema che regge tutto questo, le classi che lo governano, tutto sfuma. Per cui oggi noi vivremmo in "un sistema fondato sul patriarcato, il razzismo e la violenza, che privilegia gli interessi del capitale sui bisogni e le aspirazioni dei popoli'', un sistema sostanzialmente governato dalle multinazionali. E dove sta lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo che è alla base del sistema capitalistico? Dove sta il potere della classe borghese che questo sistema governa e perpetua? Dove stanno gli interessi e le contraddizioni inconciliabili fra borghesia e proletariato, fra capitalismo e socialismo, fra popoli e nazioni oppresse e imperialismo?
Com'è possibile costruire un altro mondo se non si cancellano prima dalla faccia della terra il capitalismo e l'imperialismo? Quale potenza divina e disarmata può intervenire per strappare alle classi dominanti sfruttatrici il potere se si rinnegano la lotta di classe, la violenza rivoluzionaria di massa, la guerra rivoluzionaria di popolo, la rivoluzione socialista per abbracciare un imbelle pacifismo e la non violenza di tipo ghandiano?

QUALE ALTRO MONDO?
E infatti questo nuovo mondo in costruzione ancora una volta non lo si riesce a definire, resta un'aspirazione generica e astratta che non si lega a nessun progetto strategico che non sia il vecchio e fallimentare riformismo. Nessuno riesce a spiegare come gli obiettivi elencati nel documento (dalla lotta contro la fame e la povertà, a quello per la difesa delle risorse idriche, per la Tobin tax, per la cancellazione del debito dei paesi poveri, ecc. ecc.) tutti obiettivi condivisibili seppur non nelle motivazioni, possano non solo essere realizzati pienamente senza una dura lotta di massa contro il capitalismo e l'imperialismo, ma anche come possano di per sé costruire il "nuovo mondo''. Eppure i riferimenti programmatici restano l'unico orizzonte. Tant'è che Agnoletto, elencando i punti programmatici del documento finale, conclude che "La lista degli obiettivi, ossia delle caratteristiche del mondo che vogliamo, potrebbe continuare a lungo, non sono semplici enunciazioni ma programmi concreti che ci permettono di affermare, con cauto ottimismo che non solo un altro mondo è possibile, ma che è già in costruzione e che è l'unico mondo possibile'' ("il manifesto'' del 13.2.02).
Vi sono alcune componenti, legate soprattutto ai partiti revisionisti sudamericani e ai trotzkisti, che ripropongono come sbocco strategico il socialismo, ma esso non ha nulla a che fare con l'autentico socialismo ideato da Marx ed Engels e realizzato da Lenin, Stalin e Mao che significa principalmente potere politico del proletariato, dittatura del proletariato, eliminazione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e della proprietà privata.
I maggiori teorici in questo campo sono l'esponente della "teologia della liberazione'' Frei Betto e Michel Löwy che hanno tenuto a Porto Alegre la conferenza su "Principi e valori della nuova società''. Essi definiscono questa nuova società col termine "socialismo'' ma lo coniugano con l'espressione "civiltà solidale''. "La cultura della solidarietà - hanno detto - è una civiltà socialista''. E guarda caso, quando vanno ad elencare i valori su cui si fonderebbe questa civiltà socialista, risulta che essi sono "Libertà, uguaglianza, fraternità'' che sono appunto i "valori'' della rivoluzione borghese del 1789, ai quali oggi aggiungono la "democrazia''.
Cosicché oggi il socialismo per questi maestri del movimento no global sarebbe la realizzazione piena dei "valori'' e dei "principi'' classici del liberalismo borghese. Anche per questo il soggetto principale di questa nuova società non sarebbe il proletariato e i suoi alleati, ma l'umanità generica e interclassista.
Non vi è da stupirsi se l'ultimo punto del documento finale di Porto Alegre esorti a lottare "Per la democrazia'' perché "i popoli hanno il diritto di conoscere e criticare le decisioni dei loro governi, specialmente quando riguardano istituzioni internazionali. I governi devono essere responsabili di fronte ai loro popoli. Mentre sosteniamo la diffusione della democrazia elettorale in tutto il mondo, sottolineiamo la necessità di una democratizzazione degli stati e delle società e la lotta contro la dittatura''. Quindi ben venga la democrazia borghese, purché non sia dittatura. Una democrazia borghese che solo si vorrebbe rivitalizzare attraverso la "democrazia partecipativa'' (vedi il Bilancio partecipativo di cui parliamo in una scheda a parte). Una "democrazia'' che viene presentata come un nuovo rapporto fra forme di democrazia diretta e forme di democrazia elettiva, ma che in realtà è solo un nuovo inganno per tenere legato il proletariato, le masse popolari e giovanili alle istituzioni e alle regole parlamentari borghesi e ridare credibilità ai governi della classe dominante borghese e quindi al sistema capitalistico.

BERTINOTTI
E' ovvio che nessuna forza coerentemente anticapitalista e antimperialista, non solo marxista-leninista, può integrarsi in questo Forum sociale mondiale vista l'attuale direzione e gli attuali maestri (i principali di essi sono elencati in una scheda a in altra pagina di questo giornale).
Solo forze falsamente comuniste, come il PRC, possono sguazzarci ampiamente.
Bertinotti che ovviamente condivide in pieno la linea emersa da Porto Alegre, ha colto l'occasione della trasferta brasiliana per dare l'addio definitivo al partito leninista e spingendo l'acceleratore per la "costituente della sinistra alternativa'' proclamando: "è ora di rompere con il modello tedesco e la sinistra partito-sindacato-cooperativa, il movimento antiglobalizzazione ha per questo secolo lo stesso significato che il movimento operaio ha avuto per il Novecento''. Posizioni del resto già presenti nelle tesi del prossimo 5° Congresso di Rifondazione che non a caso abbiamo definito la rottura definitiva di questo partito col socialismo.

20 gennaio 2002