"O nessuno o trecentomila"
Processo blindato contro 26 manifestanti del luglio 2001
Rifondazione si spacca sulla costituzione della giunta comunale di Genova in parte civile. Gli ex portavoce del GSF si autodenunciano
Migliaia di manifestanti assediano il tribunale
In occasione della prima udienza del processo contro ventisei manifestanti accusati di devastazione e saccheggio per i fatti del G8 del luglio 2001, il 2 marzo migliaia di manifestanti, lavoratori, studenti e centinaia di no global, giunti a Genova da quasi tutte le regioni d'Italia, sono sfilati in corteo e hanno "assediato" pacificamente per alcune ore il tribunale di Genova.
"O nessuno o trecentomila" hanno scritto gli studenti sullo striscione di apertura del corteo in segno di solidarietà coi ventisei ragazzi imputati che rischiano fino a dieci anni e oltre per aver osato contestare in piazza la politica imperialista del G8 con alla testa il nuovo Hitler Bush e il nuovo Mussolini Berlusconi.
Sugli altri striscioni altre frasi di solidarietà: "Non lasciamoli soli", "Siamo tutti devastatori", "Diritto di resistenza". Il corteo è partito dalla scuola Diaz, dove la sera del 21 luglio ben 93 manifestanti che lì riposavano, vennero massacrati e arrestati illegalmente, ha raggiunto piazza Alimonda, dove il giorno prima fu trucidato Carlo Giuliani, e dopo aver percorso via XX settembre fin quasi sotto il palazzo Ducale è confluito nel presidio davanti al palazzo di giustizia, transennato e blindato da un cordone di centinaia di poliziotti e carabinieri. Controlli meticolosi, per non dire provocatori, all'ingresso dell'aula bunker - anche quella strapiena di carabinieri - e pubblico limitato a non più di cento persone.
Per quanto riguarda invece il fronte politico-processuale c'è da sottolineare l'infame atteggiamento assunto dalla giunta comunale di Genova guidata dal diessino Giuseppe Pericu e sostenuta anche da Rifondazione, che alla chetichella ha deciso di costituirsi parte civile nel processo contro i 26 ragazzi imputati.
In sostanza Pericu e il comune di Genova vogliono far parte del banco della pubblica accusa al fianco di tutte le altre parti civili fra cui il governo, gli istituti bancari Carige e San Paolo, Area Banca Service, la presidenza del Consiglio, i ministeri degli Interni, della Difesa e della Giustizia e anche del carabiniere Filippo Cavataio, il militare che guidava il defender assaltato dai manifestanti il 20 luglio in piazza Alimonda e dal quale il commilitone Mario Placanica esplose il colpo di pistola che uccise Carlo Giuliani.
Ma la cosa più grave è che la delibera con cui il comune di Genova ha deciso di costituirsi parte civile nel processo è stata votata all'unanimità dalla Giunta e a favore del provvedimento hanno votato anche i due assessori di Rifondazione, Valter Seggi e Dante Taccani. Il bubbone è venuto alla luce proprio alla vigilia del processo quando l'avvocato del Comune, Giovanni Salvezza, nel motivare la decisione di costituirsi parte civile, ha citato la delibera comunale fra gli atti del processo suscitando la sacrosanta indignazione della base del Prc. Colto con le mani nel sacco, in un primo momento il vertice di Rifondazione ha tentato una vergognosa retromarcia chiedendo a Pericu di ritirare la delibera o quantomeno, come ha suggerito Bertinotti, di mediare la posizione, di ammorbidirla, per renderla almeno nella forma più accettabile alla propria base e in particolare ai giovani che sono turlupinati da questi falsi comunisti la cui unica missione è quella di pugnalarli alle spalle e di tenerli imprigionati nelle pastoie del parlamentarismo e dell'elettoralismo borghese.
E che il Prc sia in realtà un partito borghese che pensa solo alle poltrone e nulla ha a che vedere col comunismo, lo dimostra anche il fatto che nemmeno di fronte ai mugugni della base e al netto rifiuto da parte di Pericu di recedere dalla decisione di costituirsi parte civile, il Prc genovese ha avuto il coraggio di trarre le dovute conclusioni da questa infame manovra ritirando il proprio appoggio alla giunta Pericu, ma ha perseverato nell'inganno della propria base annunciando strumentalmente l'autosospensione dei suoi due assessori dalla giunta comunale. Una decisione che ha portato ulteriormente allo scoperto il grande guazzabuglio politico, ideologico e organizzativo in cui versa il Prc che adesso deve fare i conti non solo con la profonda spaccatura creata nella giunta di "centro-sinistra" del capoluogo ligure, ma anche all'interno dello stesso Prc genovese. Infatti diversi responsabili locali, fra cui l'assessore Seggi, il capogruppo del Prc a Palazzo Turci, Roberto Delogu, l'assessore al Turismo di Cogoleto, Aldo Grasso, e il segretario del circolo Bianchini, Lorenzo Ingenito, che hanno già restituito la tessera e si sono rifiutati di obbedire al diktat del segretario provinciale Bruno Pastorino che ora mendica il ritiro della delibera.
Sul fronte tecnico-processuale invece questa prima udienza del processo è stata caratterizzata dalla presentazione delle eccezioni procedurali degli avvocati difensori, tutte respinte, e si è chiusa con il collegio presieduto dal dottor Marco Devoto che ha deciso la ripresa del dibattimento il 9 marzo, senza attendere la decisione della Cassazione sul legittimo sospetto. Al termine dell'udienza, infatti, i giudici della seconda sezione hanno respinto la richiesta di sospensione avanzata dall'avvocato Annamaria Alborghetti, legale di un disobbediente padovano, ai sensi della legge Cirami: l'istanza di trasferimento ad altro tribunale sarà trasmessa alla corte di Cassazione, come impone il codice, ma nel frattempo si andrà avanti.
Altra decisione di rilievo è quella che ha ridotto gli imputati a venticinque. E' stata stralciata la posizione di Eurialo Predonzani, 26enne genovese accusato di aver partecipato agli scontri di piazza Alimonda durante i quali fu ucciso Carlo Giuliani, per la mancata notifica degli atti al suo avvocato Ezio Menzione, che lo difende con Laura Tartarini. Per Predonzani la procura dovrà ripartire dall'avviso di conclusione delle indagini.
Infine c'è da sottolineare che tutti gli ex portavoce del Genoa social forum si sono autodenunciati per devastazione e saccheggio in segno di solidarietà con gli imputati. "Contestiamo - scrivono fra l'altro - il tentativo in atto di ribaltare la verità, dando una rappresentazione di una città in preda alla follia devastatrice dei manifestanti. Ricordiamo, invece, che in quei giorni ci fu una vera e propria sospensione dei diritti civili e politici, i manifestanti furono vittime di una repressione inaudita che costò la vita a Carlo Giuliani. Ci autodenunciamo come responsabili di tutte le iniziative discusse e decise e di tutte le azioni promosse e praticate".
10 marzo 2004