Proclamato dalla Cgil su art. 18, pensioni, fisco e Mezzogiorno e contro il governo e la Confindustria
E' SCIOPERO GENERALE
Si terrà in autunno, ma potrebbe essere anticipato a luglio
E' QUESTA L'UNICA MUSICA CHE CAPISCONO BERLUSCONI E D'AMATO

Nella riunione governo, sindacati e associazioni padronali, tenutasi il 31 maggio scorso, cioè all'indomani delle recenti elezioni amministrative, il vertice della Cgil denunciando i trucchi e gli inganni sull'articolo 18 di Berlusconi e Maroni, e il loro infame tentativo di dividere le confederazioni sindacali, con la complicità, va detto, di Pezzotta per la Cisl e Angeletti per la Uil, aveva chiaramente detto che su questa norma fondamentale per difendere i diritti sindacali dei lavoratori non avrebbe aperto nessuna trattativa e che anzi avrebbe rilanciato la mobilitazione di lotta e proclamato finanche un secondo sciopero generale di 8 ore sul modello di quello già effettuato il 16 aprile. "Con milioni di persone - ha detto il segretario della Cgil - era stato sottoscritto un patto a non trattare con il governo questioni dove veniva modificato il sistema delle regole e dei diritti delle persone''.
Spinta dalla fortissima pressione proveniente dalle fabbriche, dalle quali è partita tempestivamente e spontaneamente una lunghissima catena di scioperi, e anche dai sindacati di categoria, metalmeccanici in testa, la Cgil è stata di parola: ha indetto lo sciopero generale con al centro l'art.18, le pensioni, il fisco e il Mezzogiorno da attuarsi nell'autunno prossimo, e anche prima nel caso in cui il governo intedesse accelerare i tempi per l'approvazione delle controriforme contenute nelle leggi delega.
Nel documento finale del 13 giugno, approvato all'unanimità, il Comitato direttivo della Cgil denuncia le posizioni e le intenzioni del governo tese a "limitare gravemente le tutele contro i licenziamenti individuali'', la manomissione "del sistema di tutele poste a garanzia'' in materia di "mercato del lavoro'', l'introduzione "del doppio regime contributivo in tema previdenziale'' che favorisce le aziende e assesta un colpo devastante alla previdenza pubblica, la "riforma fiscale a tutto beneficio dei redditi più alti e incompatibile con la salvaguardia dello stato sociale''. Mentre sui temi della formazione, della scuola, della sanità, oggetto di leggi delega iperliberiste non è previsto alcun confronto con il sindacato, stesso discorso per il Mezzogiorno sul quale non c'è traccia di interventi seri. Bocciando infine la politica del governo "a fronte dell'aggravamento della situazione della nostra economia'' il direttivo Cgil approva le decisioni di lotta adottate, da effettuarsi entro il mese di luglio, e proclama una ulteriore giornata di sciopero generale da effettuarsi in relazione all'evolversi dell'iter legislativo dell'art.18 dello "Statuto dei lavoratori''.
La proclamazione dello sciopero generale, che noi auspichiamo di 8 ore, da parte del vertice della Cgil, nella circostanza in modo compatto, è un atto di coraggio di cui gli si deve dare atto e che noi marxisti-leninisti appoggiamo caldamente e in modo militante.
Con questo però non vogliamo dire che siamo completamente d'accordo con il suddetto documento, poiché noi siamo nettamente contrari alla partecipazione della Cgil ai tavoli delle trattative riguardanti il fisco, il Mezzogiorno e la lotta al lavoro nero, perdurando l'attuale atteggiamento del governo, nonché alla posizione da essa assunta contraria al referendum sull'estensione dell'art. 18 alle aziende con meno di 15 dipendenti
Lo sciopero generale è stato indetto senza l'adesione delle altre due confederazioni che anzi vi si oppongono, frutto amaro della rottura sindacale perseguita e operata in modo evidente dal neoduce di Arcore. Uno sciopero che più di quello del 16 aprile ha un carattere certo sindacale ma ancor di più politico in quanto contesta l'insieme della politica economica, finanziaria e sociale del governo e allo stesso tempo contesta la politica e gli obiettivi della Confindustria, i cui contenuti sono della stessa natura reazionaria, antioperaia e antipopolare.
Per fortuna, le circuizioni, le intimidazioni, le accusa piovute sulla Cgil di volersi isolare e di fare un'opposizione preconcetta e immotivata sono cadute nel vuoto. La trappola preparata dal governo e dalla Confindustria è scattata a vuoto, almeno per quanto riguarda la Cgil. Sarebbe stato criminale tradire, come hanno fatto i collaborazionisti Pezzotta e Angeletti, le aspettative, i diritti di milioni di lavoratori, di giovani, donne e pensionati che in questi mesi sono scesi in lotta e hanno dato vita a manifestazioni storiche, in testa quella grandiosa e indimenticabile svoltasi il 23 marzo a Roma.
La pratica di ben 8 mesi di cosiddetto "dialogo sociale'' ha ampiamente e inequivocabilmente dimostrato che con questo governo non si può trattare su niente; poiché esso è determinato ad attuare il suo programma neofascista e neoliberista, nonché razzista e xenofobo verso gli immigrati, ad ogni costo e senza sostanziali cambiamenti, che questo governo dal sindacato vuole solamente un assenso passivo e per ottenerlo non si perita di dividere le confederazioni sindacali (come a suo tempo fece Craxi sulla scala mobile), assegnando a Cisl e Uil un ruolo di collateralismo filogovernativo e compiti di stampo neocorporativo.
Lottare, lottare, lottare! Scioperare, scioperare, scioperare! Questa è l'unica strada che i lavoratori, tutti, anche quelli iscritti alla Cisl e Uil che criticano l'operato dei loro vertici, possono e devono battere se voglio ottenere dei risultati. Dal parlamento non c'è da attendersi nulla di buono: un po' perché la casa del fascio dispone di una netta maggioranza sia alla Camera che al Senato, un po' perché l'opposizione portata avanti dall'Ulivo e dallo stesso PRC è debole e ondeggiante. E come potrebbe essere diversamente dal momento che il leader del "centro-sinistra'' Rutelli ha condannato la posizione della Cgil e si è schierato a favore della trattativa truffa e della stessa modifica dell'art.18? Mentre Pezzotta e Angeletti dichiarano, addirittura che a giorni firmeranno un'intesa separata sui temi del "mercato del lavoro'' e su altri temi, in parlamento senza soluzione di continuità vengono approvati pezzi di controriforme di inaudita gravità come ad esempio, la messa in vendita, di fatto, del patrimonio dello Stato e del demanio ai privati, per finanziare la costruzione di grandi, inutili, dannose e pericolose opere tipo il ponte di Messina.
E allora, dovrebbe essere chiaro a tutti, ormai, che l'unica musica che capiscono Berlusconi e D'Amato è la lotta di piazza e di massa. Il presidente della Confindustria afferma che: "lo sciopero è inutile e costoso per i lavoratori''; lasciamolo dire, è la posizione dei padroni. Noi del PMLI lo abbiamo sostenuto sin dall'inizio: non bisogna cedere sull'art.18 perché significherebbe capitolare sul resto dei diritti dei lavoratori; non ci si deve limitare a questo tema ma opporsi a tutte le leggi delega e all'insieme della politica del governo; che per avere successo bisogna fargli una guerra totale per piegarlo e batterlo. Se non basta uno sciopero generale, dobbiamo fargliene un altro e un altro ancora fino alla vittoria. Per questo non possiamo assolutamente condividere la scelta di quelle segreterie sindacali, come quella fiorentina, che hanno deciso di organizzare dei presidi, anziché una manifestazione provinciale, in occasione dello sciopero regionale del 4 luglio.
Noi avremmo voluto che lo sciopero generale fosse proclamato subito con una manifestazione nazionale a Roma sotto le finestre del palazzo del governo per battere il ferro finché è caldo, per seppellire con un boato quella falsa trattativa sindacale a cui si sono prestati i segretari di Cisl e Uil, per dare un segnale molto forte anche al ministro dell'Economia, Tremonti, che sta preparando una legge finanziaria di "lacrime e sangue'' con tagli molto cospicui alla spesa pubblica, sociale e sanitaria.
Il nostro auspicio è che il vertice della Cgil, con determinazione e senza tentennamenti, porti fino in fondo la lotta. La forza per vincerla c'è! Allo stesso tempo auspichiamo che Pezzotta e Angeletti ci ripensino, abbandonino il tavolo truccato del governo e aderiscano unitariamente alla lotta; diversamente si assumeranno gravissime responsabilità di cui dovranno dare conto ai lavoratori.

19 giugno 2002