Alla Convenzione dell'Ulivo
Prodi esalta l'Europa imperialista
Il dio mercato accomuna "sinistra" e destra della Ue
Il leader DC del "centro-sinistra" si ispira ai DC De Gasperi, Schuman e Adenauer

La Convenzione dell'Ulivo svoltasi a Roma il 14 febbraio ha incoronato il tecnocrate democristiano Romano Prodi quale leader indiscusso del "centro-sinistra". L'intervento dell'attuale presidente della Commissione dell'Unione europea è stato interrotto per 50 volte dagli applausi, a dimostrazione che la sua linea imperialista accomuna ormai tutto lo schieramento che dovrebbe essere "alternativo" alla Casa del fascio di Berlusconi.
Il discorso di Prodi è stato infatti incentrato tutto sull'esaltazione dell'Europa imperialista, di cui costui vuole rimanere servo fedele fino all'ultimo. "Fino al 31 ottobre - ha affermato - rimarrò a Bruxelles per completare e rispettare fino all'ultimo giorno il mandato di presidente della Commissione che mi è stato affidato nella primavera di cinque anni fa dal Consiglio e dal parlamento europeo. Per mantenere fede fino all'ultimo minuto al giuramento fatto di fronte alla Corte di giustizia di servire l'interesse comune europeo. Questo mi imponeva la mia coscienza, questo mi imponeva il mio ruolo di capo dell'esecutivo europeo".
L'Europa imperialista per Prodi ha già ottenuto diversi primati. Come si evince dal suo recente saggio "Europa: il sogno, le scelte", posto all'esame dell'Ulivo: "Con un interscambio quasi pari a quello degli Stati Uniti e Sud Est asiatico messi insieme - scrive Prodi - siamo già ora una potenza commerciale che non conosce confronti mentre, con una popolazione che tende verso i cinquecento milioni di persone, abbiamo un mercato di consumatori che si avvierà ad essere quasi il doppio di quello americano. Abbiamo una rete di medie e piccole imprese che tutto il mondo ci invidia. Abbiamo dimostrato, in settori diversi come l'industria aeronautica o la telefonia mobile, di essere capaci di collocarci al vertice della scala mondiale. Abbiamo nelle nostre nazioni, nelle nostre regioni, nelle nostre città una ricchezza e una diversità di storie di culture, di tradizioni senza pari".
Alla Convenzione ulivista Prodi ha ripreso questo discorso parlando del "più importante, il più visibile e forte" di questi strumenti, ossia l'euro, vantandosi di averlo cullato, difeso e introdotto con il suo famigerato governo. "Per noi italiani - ha affermato - la corsa verso l'euro ha significato il superamento di un modello economico e di disciplina politica e sociale che non reggeva più. Ha segnato la fine delle svalutazioni competitive che hanno ferito per tanti anni la nostra economia. Abbiamo in pochi anni risanato il bilancio pubblico senza artifici e senza condoni. E quando è stata l'ora di chiedere questi sacrifici li abbiamo chiamati come tali: ho anche chiamato la nuova imposta `tassa per l'Europa' e tutti gli italiani l'hanno pagata perché questo era il prezzo del nostro risanamento. Solo grazie all'euro possiamo ridare fiducia al nostro Paese". Che faccia tosta! Larghissimi strati delle masse italiane che anche grazie all'euro sono sprofondate sempre più nella povertà lo dovrebbero ringraziare. Come andrebbe ringraziato per aver avallato la politica liberista e liberticida dell'Ue che ha imposto anche al nostro Paese il taglio netto di quel poco di welfare rimasto, nonché una politica economica e finanziaria che passa sotto le forche caudine di Maastricht e del famigerato "patto di stabilità" che nega di fatto l'indipendenza dei paesi che vi hanno aderito.
Ma secondo il luminare Prodi "Ancora una volta non si è voluto capire che il mercato per essere libero, non può essere senza controlli". Tutto qui. Con i controlli sui prezzi, che un futuro governo dell'Ulivo farà, ecco risolto il problema. Come se il dio mercato, che accomuna destra e "sinistra" dell'Ue, possa essere "controllato" e così diventare distributore di benessere per tutti.
Del resto Prodi non ha nascosto di ispirarsi ai padri fondatori dell'Europa. E da buon DC anche a Roma non ha voluto mancare di rendere omaggio ai democristiani De Gasperi, Schuman e Adenauer, che "non a caso condividevano una medesima cultura e una medesima fede cristiana" e che volevano un'Europa unita "perché avevano compreso che l'unione delle forze e dei mercati era la strada giusta per lo sviluppo (capitalista e imperialista, ndr)", per ricordare poi che sulla stessa strada "abbiamo sempre incontrato il presidente Ciampi" e rivendicare che "da questa strada noi non ci siamo spostati e non ci sposteremo mai. L'Ulivo - ha aggiunto - è un progetto che ha nell'Europa la sua stella polare. Oggi noi completiamo la costruzione di una nuova casa, una casa sulla quale rispettando la tradizione che vuole che si alzi una bandiera quando si finisce il tetto, noi piantiamo due bandiere, il tricolore italiano e la bandiera blu con le 12 stelle gialle dell'Europa". Ossia le bandiere dell'imperialismo italiano e europeo. Dove stanno allora le differenze con la coalizione neofascista di Berlusconi?
Basta avere lo stomaco per leggersi anche il citato saggio di Prodi per capire come su tutte le questioni più importanti relative alla superpotenza imperialista europea, destra e "sinistra" vanno a braccetto. All'unisono per la politica estera di espansione nei Balcani e nel Mediterraneo, per la lotta senza quartiere all'immigrazione "clandestina", per una politica di "contenimento" della spesa previdenziale e assistenziale e chi più ne ha più ne metta. L'importante è non farsi prendere in giro da questi tecnocrati democristiani come Prodi che è alla testa di una coalizione di ex democristiani e rinnegati politici che con l'avvicinarsi delle elezioni europee sembra sparare a zero sulla destra. Ma in mano ha una pistola con gli stessi proiettili.
25 marzo 2004