Al referendum del 15 giugno sull'art. 18 e l'elettrosmog
DUE SI'
PER I DIRITTI DEI LAVORATORI E LA SALUTE CONTRO I LICENZIAMENTI E L'ELETTROSMOG
Documento dell'Ufficio politico del PMLI
I marxisti-leninisti voteranno Sì e invitano l'elettorato a votare Sì ai referendum sull'articolo 18 e l'elettrosmog che si svolgeranno il prossimo 15 giugno, e sono già impegnati a partecipare ai Comitati per il Sì che si stanno creando nei luoghi di lavoro e a livello terroritoriale.

ARTICOLO 18
Il referendum sull'articolo 18 chiede di abrogare quelle norme della legge 20 maggio 1970, n. 300, conosciuta come "Statuto dei lavoratori", e di leggi correlate, che limitano ai soli lavoratori occupati in aziende con più di 15 dipendenti il diritto di essere reintegrati nel proprio posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo.
In questo modo tale diritto sarebbe esteso anche ai circa 3 milioni-3milioni e mezzo di lavoratori delle piccole aziende con meno di 15 dipendenti. Inoltre verrebbe eliminata la deroga che la legge prevede per i dipendenti di partiti, sindacati, ordini religiosi, ecc.
La libertà di licenziare nel sistema capitalistico è una barbarie incancellabile che nega di per sé il diritto universale al lavoro. L'articolo 18 non elimina tale libertà dei padroni sia nelle grandi come nelle piccole aziende. Tant'è vero che negli ultimi 10 anni i licenziamenti per crisi, ristrutturazioni, taglio dei costi, trasferimenti di produzione, ecc. sono stati ben 2 milioni e mezzo, in media 250 mila all'anno. Tale articolo che riguarda la materia dei licenziamenti individuali pone solo dei limiti ai licenziamenti arbitrari e senza alcun motivo.
è questo un modo per sottrarre ai padroni un'arma di ricatto che viene di fatto usata per condizionare non solo il "rendimento", ma anche le scelte politiche e sindacali dei lavoratori. I lavoratori devono poter pretendere l'applicazione delle leggi e dei contratti che li riguardano - come quelli sulla tutela della sicurezza e della salute, sulla retribuzione, le ferie, gli orari di lavoro -, senza dover rischiare di essere licenziati arbitrariamente e senza motivo dall'oggi al domani. Il che è tanto più necessario nelle piccole aziende dove il livello di sindacalizzazione e il potere contrattuale dei lavoratori è più debole rispetto alle grandi aziende.
La vittoria del referendum non è sufficiente a estendere questo diritto a tutti i lavoratori dipendenti. Attualmente infatti almeno altri 5 milioni di lavoratori, irregolari, atipici, a tempo determinato sono esclusi dall'art. 18. Esso è dunque per noi solo una tappa della battaglia per veder riconosciuto questo diritto a tutte le lavoratrici e ai lavoratori senza alcuna discriminazione.
è anche un'occasione, dopo la grande mobilitazione operaia e popolare dei mesi scorsi che ha toccato l'apice con la grandiosa e storica manifestazione del 23 marzo 2002 a Roma, per dare un altro duro colpo al governo del neoduce Berlusconi che ha sferrato un attacco violento contro tutti i diritti dei lavoratori e in particolare per modificare sino alla cancellazione l'art. 18. La vittoria del referendum fra l'altro impedirebbe l'approvazione della legge delega 848 bis (modifica dell'art. 18) attualmente in discussione in parlamento.

ELETTROSMOG
Voteremo Sì anche al referendum sull'elettrosmog. Questo referendum chiede di abrogare il regio decreto dell'11 dicembre 1933, n. 1775, nonché l'art. 1056 del codice civile, che stabiliscono l'esproprio, anche senza autorizzazione, dei terreni sui quali far passare gli elettrodotti. Era una norma necessaria per garantire l'elettrificazione del Paese che ormai è cosa fatta. Eliminarla oggi significa rallentare e limitare il proliferare di centinaia di centrali private (oltre 600 sono già le richieste) che le multinazionali grandi e piccole vorrebbero imporre sul territorio. Infatti, grazie alla privatizzazione e alla liberalizzazione del settore (favorita in particolare dai governi dell'Ulivo), ormai da un unico gestore pubblico, l'Enel, si è passati a una moltitudine di produttori e gestori privati esclusivamente interessati al proprio profitto, con buona pace dell'interesse collettivo, dell'ambiente, della salute e della sicurezza della popolazione.
Nuovi elettrodotti sono richiesti anche dallo scempio dell'alta velocità ferroviaria.
Gli elettrodotti sono una delle fonti inquinanti insieme alle antenne per la telefonia sui tetti delle case, i tralicci dell'alta tensione, i ripetitori. Si calcola che almeno 2 milioni di persone siano esposte ad un eccessivo livello di elettrosmog perché vivono in case che sono a meno di 150 metri da un elettrodotto di media e alta potenza.
Questo referendum per noi marxisti-leninisti si inquadra quindi nella battaglia più generale per esigere provvedimenti concreti da parte del governo e delle amministrazioni locali, per contrastare l'inquinamento elettromagnetico prodotto da campi magnetici a bassa e soprattutto ad alta frequenza, per garantire la salute della popolazione e la difesa e il risanamento dell'ambiente.

ASTENSIONISMO E REFERENDUM
La nostra indicazione di partecipare ai suddetti referendum e di votare Sì non è in contraddizione con l'indicazione tattica di astenersi (non votare, votare nullo o bianco) alle elezioni amministrative, politiche ed europee. Indicazione che ribadiamo anche in occasione delle prossime elezioni amministrative parziali del 25 maggio.
Per quanto riguarda i referendum, trattandosi di scelte concrete, il PMLI stabilisce di volta in volta se partecipare o no e quale voto indicare, in base al quesito posto, alle circostanze politiche e a ciò che è più vantaggioso per il proletariato e le masse popolari sfruttate e oppresse e per la lotta di classe.
In questi referendum chi si oppone ai licenziamenti e all'elettrosmog, e più in generale vuol dare un colpo alla politica antioperaia, antisindacale e neofascista di Berlusconi, deve andare a votare e votare Sì.
è da respingere con fermezza la posizione di chi tenta di nascondersi opportunisticamente dietro l'astensione, magari rimandando a una soluzione legislativa il problema, nel tentativo di far mancare il quorum e per questa via far fallire i referendum. L'unica scelta coerentemente dalla parte dei diritti dei lavoratori e della salute delle masse popolari è invece quella di votare e votare Sì. Tanto più che il governo è già sceso in campo, cosa che non ha precedenti se non nel ventennio mussoliniano, al fianco delle associazioni padronali con in testa la Confindustria, per sostenere e aderire ai Comitati per il no.
Per noi marxisti-leninisti il referendum non è lo strumento privilegiato per far affermare i diritti dei lavoratori e delle masse. Per noi la lotta di massa, di piazza e di classe restano il migliore e più proficuo metodo per difendere le conquiste dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati, delle donne e degli studenti e strapparne di nuove alla classe dominante borghese in camicia nera e al suo governo. Attualmente la lotta di massa e di piazza è tanto più decisiva e necessaria dal momento che il regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista ha reso per i lavoratori e le masse ancor più angusti gli spazi istituzionali e parlamentari e la Costituzione è ormai carta straccia come dimostra la partecipazione dell'Italia di Berlusconi alla guerra di aggressione contro l'Iraq.
Ciononostante non ci tiriamo indietro dall'utilizzare anche questo strumento politico e elettorale e facciamo appello affinché tutte le forze politiche, sindacali e sociali autenticamente antifasciste e amanti della giustizia sociale si uniscano in questa battaglia e aderiscano e sostengano i Comitati per il Sì. La Cgil, tutta la Cgil e non solo la minoranza, la Fiom, singole categorie e Camere del Lavoro, deve impegnarsi per la vittoria di questa battaglia, se non vuol tradire le aspettative di milioni di lavoratori che in questi mesi sono scesi in piazza.
Noi faremo la nostra parte. Saremo sempre in prima fila nei luoghi di lavoro, di studio e di vita, così come nei movimenti di massa e nelle organizzazioni di massa, nel difendere gli interessi immediati degli operai, dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati, delle donne e degli studenti. Così come stiamo in prima fila nella lotta per buttar giù il governo del neoduce Berlusconi, che è l'unica via per difendere gli interessi della classe operaia, dei lavoratori e delle masse, strappare l'Italia alla guerra di aggressione imperialista all'Iraq e conquistare l'Italia unita, rossa e socialista.
Coi maestri vinceremo!


L'Ufficio politico del PMLI


Firenze, 9 Aprile 2003