Relazione di Maiere alla riunione di studio dei militanti e dei simpatizzanti della Sicilia Orientale del PMLI, tenutasi a Catania il 25 gennaio
La linea scolastica e universitaria del PMLI e l'esperienza dei collettivi studenti in lotta di Palermo

Il tema su cui verte questo incontro è la linea studentesca del nostro Partito. Il PMLI ha sempre messo in primo piano il lavoro politico nel settore studentesco.
Per trattare la linea studentesca del Partito credo sia opportuno analizzare la situazione della scuola e dell'università nella nostra regione che è chiaramente tra le più disastrate d'Italia.

La situazione siciliana
In Sicilia manca ancora oggi una legge che regolamenti il diritto allo studio, tanto è vero che il diritto allo studio è prerogativa di pochi fortunati. Basta pensare al fatto che la maggior parte delle ragazze e dei ragazzi troppo spesso non va oltre l'istruzione elementare. Tra l'altro la mancanza di una legge che regolamenti il diritto allo studio impedisce inoltre di attuare un serio piano di edilizia scolastica. La maggior parte delle scuole siciliane, come abbiamo potuto purtroppo constatare con i nostri occhi in questi ultimi periodi specialmente a Messina e Catania, sono alloggiate alla meglio in palazzi fatiscenti che crollano sulla testa degli studenti. Anche la situazione delle Università siciliane è pessima: le aule sono carenti, i posti nei pensionati sono insufficienti e i fuori sede sono costretti a pagare fior di quattrini per un alloggio spesso fatiscente nei centri storici di Catania, Messina o Palermo, le tre città universitarie della Sicilia. Gli edifici universitari crollano letteralmente a pezzi, le mense sono costose e di pessima qualità. Per contro in cambio di servizi inefficienti, e spesso inesistenti, bisogna pagare tasse esorbitanti per accedere alle iscrizioni, con il risultato che le studentesse e gli studenti delle fasce sociali più deboli sono tagliati fuori dall'istruzione universitaria, o sono costretti ad abbandonare ai primi anni.
A peggiorare la grave situazione che riguarda tutti i settori della vita scolastica e universitaria dell'isola, il governo Cuffaro ha varato una legge per finanziare le famiglie della ricca borghesia siciliana che mandano i loro figli alle scuole private. Tale legge si limita a prevedere, per le famiglie più povere che mandano i figli nelle scuole pubbliche, un "sostegno'', una tantum, di circa 300 euro per pagare tutto quello che necessita agli studenti per frequentare la scuola. Evidentemente il "buono scuola'' di Cuffaro è un provvedimento neofascista, poiché mira a colpire la scuola pubblica, introducendo un'intollerabile discriminazione tra figli di lavoratori e ricchi borghesi, a tutto vantaggio di questi ultimi.
Il nostro Partito si è schierato immediatamente contro questo provvedimento neofascista denunciando anche il ruolo svolto dal "centro-sinistra'', che ha, più o meno esplicitamente, favorito l'adozione del "buono scuola''. Dunque in Sicilia, mentre, d'ora in poi, i ricchi borghesi, aiutati dai finanziamenti pubblici potranno studiare nelle scuole private, i figli dei lavoratori dovranno pagarsi di tasca propria le tasse di iscrizione, i libri e il materiale didattico, i costi di trasporto, ecc. Tra l'altro le masse studentesche frequenteranno scuole per niente sicure, con doppi e tripli turni, in cui mancano le mense, i laboratori, le biblioteche, le palestre, addirittura le aule, i banchi e le sedie.
A livello nazionale, da sempre il PMLI ha denunciato che la scuola e l'università italiane sono borghesi da cima a fondo, sono di classe per contenuti culturali, ordinamenti, finalità, indirizzi e metodi didattici e per come discriminano e selezionano i figli del popolo, inculcano loro l'ideologia e la morale dominanti e li educano nel rispetto della gerarchia sociale e del lavoro capitalistico.

La controriforma scolastica e universitaria
La scuola italiana è sottoposta a un processo di "riforma'' assolutamente reazionario, che noi non esitiamo a definire di stampo fascista. Infatti i neofascisti al governo, guidati dal neoduce Berlusconi, procedendo a "riformare'' a loro immagine e somiglianza tutte le istituzioni dello Stato italiano, non possono non intervenire sulla scuola e l'università, che sono, per la classe dominante borghese, istituzioni fondamentali, in quanto, come abbiamo già detto, formano culturalmente e dunque ideologicamente le ragazze e i ragazzi.
Proprio in questo clima neofascista, nasce la controriforma della ministra dell'Istruzione Letizia Moratti.
Come recita l'articolo pubblicato su "Il Bolscevico'' del 10 aprile scorso, queste di seguito le caratteristiche peculiari della controriforma Moratti: separazione classista fra istruzione liceale riservata ai giovani delle famiglie più agiate e formazione professionale per i figli dei lavoratori; completa parificazione fra scuola pubblica e privata; abolizione dell'obbligo scolastico; selezione classista e meritocratica a partire dal primo anno di scuola; avviamento al lavoro a quindici anni; reintroduzione della bocciatura annuale e del voto in condotta; riduzione delle ore di insegnamento e istituzione di corsi extracurricolari a pagamento; abolizione del tempo lungo e prolungato alle elementari; scolarizzazione precoce dei bambini a due anni e mezzo e a cinque anni e mezzo; esclusione dei nidi dal sistema scolastico; tagli al personale, carrierismo e gerarchizzazione dei docenti.
La controriforma Moratti ha peggiorato di molto la condizione delle masse studentesche e ha aumentato la selezione di classe nella scuola. L'obbligo scolastico viene di fatto abrogato ed è sostituito da un più generico "diritto all'istruzione e alla formazione per almeno 12 anni''. Dunque scompare la scuola pubblica intesa come istituzione e che come tale "obbliga'' gli studenti ad andare a scuola fino ad una certa età. E al suo posto viene introdotta una sorta di istruzione a richiesta individuale che fornirà solo un "nucleo fondamentale'' di insegnamenti minimi standardizzati e codificati per 25 ore alla settimana a livello nazionale e che, ma solo per chi se lo può permettere, può essere integrato e arricchito con lo studio di altre materie e apprendimenti a pagamento. Viene così a cadere ogni residuo confine tra scuola pubblica e scuola privata. A emergere saranno solo i figli dei ceti più ricchi che potranno pagarsi lo studio delle discipline extracurricolari e a cui sarà garantito il raggiungimento dei gradi più alti dell'istruzione, mentre alla stragrande maggioranza degli studenti provenienti da estrazioni sociali più modeste sarà preclusa ogni possibilità di successo scolastico.
Analogamente la controriforma universitaria Zecchino, che aveva già ridisegnato, qualche anno fa, le lauree secondo il modello del 3+2, ha finito per declassare del tutto il titolo di studio, introducendo un'ulteriore selezione per le fasce sociali più deboli che a malapena arrivano alle "lauree brevi'' e le fasce più abbienti che possono permettersi la laurea di specializzazione e i corsi post laurea a pagamento e a numero chiuso che avviano alla professione: tra queste le famigerate scuole di specializzazione per l'insegnamento superiore, di cui chiediamo l'abolizione immediata.
L'affossamento di queste controriforme neofasciste è un essenziale obiettivo al quale devono aspirare le masse studentesche, avendo ben chiara in testa la scuola e l'università che vogliamo raggiungere, altrimenti ci si può perdere dietro parole d'ordine fuorvianti che finiscono per fare il gioco della nostro nemico, il governo del neoduce Berlusconi.
Il PMLI ha una sua proposta di avanguardia per la scuola e l'Università e si adopera instancabilmente per farla conoscere alle masse studentesche in lotta.

La linea scolastica ed universitaria del PMLI
La nostra linea studentesca si basa su tre cardini principali, che sono i seguenti:
1) Noi ci battiamo per una scuola ed un'università pubbliche, intese come servizio sociale goduto dal popolo e dal popolo governato.
2) Noi ci battiamo per una scuola ed un'università che appartengano agli studenti.
3) Noi ci battiamo per un movimento studentesco che fiancheggi il movimento operaio e sia guadagnato stabilmente alla lotta contro il capitalismo e per il socialismo.
Questi tre cardini, collegandoli alla piattaforma rivendicativa del PMLI, sono gli obiettivi che il Partito si propone di raggiungere, attraverso un corretto lavoro politico di massa, messo in atto dagli studenti militanti, simpatizzanti ed amici del PMLI.
Andando più nello specifico ad analizzare la piattaforma studentesca contenuta nel Programma d'azione del PMLI metteremo adesso in rilievo alcuni punti, il primo dei quali riprende i primi due dei tre cardini principali del lavoro studentesco. Tale articolo propone alle masse studentesche di lottare per la scuola ed l'università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti. Gli studenti sono i principali protagonisti della vita studentesca e in un sistema di istruzione autenticamente democratico le scuole e le università devono essere gestite da chi ci vive e ci studia cioè le studentesse e gli studenti, ed essi le devono governare in nome e per conto del popolo. Quando le masse studentesche avranno sottratto le scuole e le università al governo delle autorità scolastiche ed accademiche, attualmente, volenti o nolenti, portatrici o succubi dell'ideologia neofascista, avremo fatto un importantissimo passo in avanti anche per garantire un effettivo diritto allo studio per tutti.
L'obiettivo strategico del governo studentesco della scuola e dell'università dovrà attuarsi, come recita un altro articolo del Programma d'azione del PMLI, attraverso l'istituzione di nuovi organi scolastici ed universitari collegiali in cui le studentesse e gli studenti siano la maggioranza e che dispongano di poteri vincolanti. Ne devono far parte anche i rappresentanti del personale docente e Ata, come minoranza. Tutti i membri devono essere eletti dalle rispettive Assemblee generali che potranno revocarli in qualsiasi momento. Le Assemblee generali devono ispirarsi ai principi della democrazia diretta.
Il governo studentesco della scuola e dell'Università non è obiettivo che si può raggiungere immediatamente, ma a lunga scadenza, tramite una dura lotta delle masse studentesche a fianco delle masse lavoratrici e della parte più avanzata di esse, ovvero la classe operaia. Senza l'appoggio delle masse lavoratrici gli studenti saranno isolati e facilmente ricacciati indietro. Se gli studenti riescono a saldare le loro lotte a quelle della classe operaia e dei lavoratori e viceversa, è possibile affossare la controriforma scolastica e raggiungere i nostri obiettivi strategici sulla scuola e sull'università.
Per questo nel terzo cardine della politica scolastica del PMLI si sottolinea l'importanza di raggiungere una salda unione del movimento studentesco alla classe operaia. Altri due degli articoli che pongo alla vostra attenzione, cioè, quello che vuole ottenere il diritto per gli studenti di sciopero e manifestazione in difesa dei propri diritti e a sostegno delle lotte della classe operaia e delle masse popolari senza alcuna repressione da parte delle autorità scolastiche e ritorsioni da parte del corpo docente, e quello sul diritto degli studenti di indire Assemblee generali e Conferenze pubbliche sia sui temi scolastici e universitari che su questioni politiche e sociali di interesse locale, nazionale ed internazionale, con la piena libertà di gestione delle iniziative e senza alcun vincolo o restrizione da parte delle autorità scolastiche, mirano proprio a raggiungere e saldare l'unione tra masse studentesche e masse lavoratrici.
In un altro articolo si chiede di abrogare tutta la legislazione controriformatrice e di tipo privatistico riguardante: il riordino dei cicli scolastici, l'autonomia e l'aziendalizzazione delle scuole con i presidi manager, la parità scolastica che eleva le scuole private al rango di `servizio pubblico', il finanziamento pubblico, sotto qualsiasi forma, alle scuole e alle università private e a chi le frequenta. Abbiamo discusso abbondantemente questo punto e siamo arrivati alla soluzione che ribaltare la tendenza alla privatizzazione che si presenta nel settore scolastico-universitario, come in altri settori fondamentali e strategici per il benessere delle masse lavoratrici e popolari, è assolutamente essenziale. Oggi l'obiettivo principale del movimento studentesco nazionale è quello di affossare la controriforma Moratti e la controriforma Zecchino e, per noi in Sicilia, affossare il famigerato "buono scuola'', approvato da Cuffaro. Il PMLI chiede che i soldi pubblici vengano spesi non per finanziare le private, ma, come dice uno degli articoli della nostra piattaforma, per risanare gli immobili e ammodernare le scuole statali, fornendo mezzi informatici, laboratori, palestre, auditorium, ecc., e per costruire nuovi istituti dove necessario.
In Sicilia si sono sviluppate delle esperienze di notevole importanza nel lavoro di massa studentesco, che hanno visto, a Palermo, la formazione di tre Collettivi scolastici ed universitari, promossi dagli studenti militanti e simpatizzanti ed amici del Partito, che operano sulla linea del PMLI e costituiscono la punta più avanzata della lotta di classe contro la controriforma Moratti e la controriforma Zecchino nel capoluogo regionale.

L'esperienza dei collettivi studenti in lotta di Palermo
Il processo di formazione di questi Collettivi, nati all'inizio di novembre del 2003, è durato diversi mesi e ha visto varie fasi. Nella prima fase gli studenti militanti e simpatizzanti del Partito hanno studiato a lungo ed approfonditamente la piattaforma scolastica ed universitaria del PMLI e la linea per il lavoro di massa studentesco del Partito.
Attraverso la continua presenza nelle lotte studentesche, e a fianco delle lotte degli operai della Fiat di Termini Imerese, nel corso di un anno è stato relativamente semplice attirare le simpatie degli studenti palermitani. La fondazione dei Collettivi, nell'Ateneo palermitano e nei due principali licei classici della città, il Vittorio Emanuele II e l'Umberto I, è stata preceduta dalla discussione sulla piattaforma che queste organizzazioni di massa, finalizzate a soddisfare i problemi degli studenti, si dovevano dare.
Sono stati individuati, oltre a rivendicazioni generali riguardanti l'opposizione alla politica scolastica e sociale del governo neofascista di Berlusconi, rivendicazioni particolari riguardanti i problemi specifici dei due licei e dell'Ateneo palermitano. Le rivendicazioni specifiche unite a quelle generali sono infatti lo strumento migliore per raccogliere intorno al collettivo il massimo numero di studenti possibile.
Bisogna ricordare qui che, secondo la linea del PMLI, gli organismi di massa promossi dal Partito, come i Collettivi palermitani appunto, sono entità politiche separate dal Partito stesso. All'interno di essi operano i militanti ed i simpatizzanti del Partito, ma in qualità di studenti e non in qualità di compagni e rappresentanti del PMLI. Dei Collettivi studenti in lotta di Palermo, benché essi siano promossi e guidati da militanti e simpatizzanti del Partito, fanno parte studenti non marxisti-leninisti, studenti cattolici, studenti vicini ad altre organizzazioni politiche, come Rifondazione o DS. Non ci interessa chiedere l'orientamento, religioso o partitico, degli aderenti ai Collettivi, purché essi sostengano la piattaforma e si battano per risolvere i problemi della scuola e dell'Università ed affossare la controriforme Moratti e Zecchino.
Uno degli obbiettivi politici che si pongono i Collettivi è quello di istituire le Assemblee generali delle studentesse e degli studenti delle rispettiva scuola o dell'Ateneo palermitano. Queste Assemblee, che sono l'organismo unitario di tutte le componenti studentesche della scuola, dell'università, della Facoltà, ecc., devono essere basate sulla democrazia diretta. Si tratta di una nuova forma partecipativa degli studenti alla vita della propria scuola ed università, che affonda le radici nella Grande Rivolta del Sessantotto e che sconfessa totalmente il ruolo del rappresentante studentesco nei collegi scolastici o universitari. Per spiegare meglio quanto ho detto cito un brano del documento "Viva la Grande Rivolta del Sessantotto'', pubblicato dal CC del PMLI in occasione del ventennale del più grande avvenimento della lotta di classe dal dopoguerra ad oggi in Italia.
"Nel corso delle lotte gli studenti fanno una grande scoperta: la democrazia diretta, e su questa base si organizzano. Attraverso l'esperienza delle Organizzazioni rappresentative studentesche avevano preso coscienza che i metodi parlamentari borghesi non erano compatibili con lo spirito, contenuti e le esigenze organizzative del movimento studentesco.
In particolare la delega in bianco, di lunga durata, senza controllo della base e possibilità di revoca, era considerato uno strumento superato e deleterio agli effetti del coinvolgimento di massa degli studenti. Tutto il potere doveva essere dato perciò all'Assemblea generale degli studenti, che, dopo aspre e prolungate lotte, fu imposta alle autorità accademiche e divenne il cuore, la mente e il massimo dirigente del movimento studentesco.
Onde evitare prevaricazioni leaderiste e per dare a tutti gli studenti la possibilità di esprimersi e di partecipare all'elaborazione della linea politica e delle decisioni, le assemblee generali furono strutturate in Comitato esecutivo e Commissioni di lavoro e di studio. Le Assemblee generali non mancarono di istituire il `servizio d'ordine' per difendersi dagli attacchi dei fascisti delle `forze dell'ordine' e dalle provocazioni. Il `servizio d'ordine' bene addestrato ed equipaggiato, si dimostrò particolarmente utile e valido durante le grandi manifestazioni di piazza.
La democrazia diretta e l'assemblea generale, finché furono praticate, si dimostrarono le carte vincenti per sottrarsi al controllo e alle infiltrazioni dei partiti governativi e del palazzo, per far crescere la coscienza politica delle masse studentesche, per elaborare le piattaforme rivendicative e per organizzare, dirigere e portare al successo il movimento studentesco.
è proprio grazie alla democrazia diretta e all'assemblea generale - la cui sostanza consiste nel coinvolgimento pieno delle masse studentesche in tutte le tre fasi della lotta (elaborazione politica e rivendicativa, organizzazione e direzione, azione) -, che il movimento studentesco ha realizzato il massimo degli obbiettivi che erano possibili perseguire sul terreno borghese e costituzionale, aprendo una nuova fase della vita universitaria, civile, sociale e politica del Paese''.
Consiste dunque proprio nella democrazia diretta e nell'Assemblea generale degli studenti la proposta alternativa del PMLI portata dentro le scuole e l'Università palermitane grazie alla nascita dei Collettivi studenti in lotta.
Tale proposta ha suscitato un grande interesse. Gli studenti hanno cominciato a discutere e ad interessarsi della piattaforma scolastica e a lavorare per costruire l'Assemblea studentesca. Si è cominciato a discutere della democrazia diretta, si è cominciato a contestare il ruolo della componente studentesca nei collegi scolastici ed universitari. I Collettivi studenti in lotta sono stati promotori in base alle loro piattaforme delle occupazioni del Vittorio Emanuele e dell'autogestione dell'Umberto I alle quali hanno partecipato attivamente. Altre scuole hanno iniziato a prendere contatti con i Collettivi studenti in lotta o direttamente con il Partito per conoscere le piattaforme e le soluzioni proposte per i problemi della scuola e dell'Università italiane. Insomma un nuovo modo di vedere le cose si è cominciato a diffondere.
Noi speriamo e lavoriamo perché siano moltissimi le studentesse e gli studenti che, in tutte le città siciliane, anche in quelle della Sicilia orientale, dove esiste uno dei movimenti studenteschi più coscienti, combattivi ed organizzati dell'intera Sicilia, come ha dimostrato la grande manifestazione dell'8 novembre 2003 a Catania, alla quale ha partecipato il PMLI, impugnino la piattaforma scolastica e universitaria del Partito. Il nostro obbiettivo di studenti militanti e simpatizzanti del PMLI deve essere quello di creare organizzazioni di massa, prendendo l'esempio dai Collettivi studenti in lotta di Palermo, nelle scuole e nelle Università dove siamo presenti, come a Messina, e di arrivare anche nell'Università e nelle scuole di Catania e della sua provincia, nel polo universitario e nelle scuole di Enna e della sua provincia.
Vi ringrazio per l'attenzione e spero che il dibattito che seguirà sia molto proficuo per tutti.