La resistenza irachena attacca una base in cui c'erano italiani
L'attacco era stato annunciato. Abbattuto un elicottero americano a Fallujia
Scandalo degli "aiuti" italiani

Nella notte fra i 4 e il 5 di gennaio la resistenza irachena ha attaccato a colpi di mortaio la sede locale di Nassiriya dell'Autorità provvisoria della coalizione (Cpa, nella sigla inglese) senza provocare vittime. Nel corso dell'attacco la sede era quasi deserta e solo uno degli almeno sei colpi piovuti dal cielo ha centrato l'edificio. Nella sede dell'amministrazione civile diretta dal governatore inglese John Bourne lavorano una sessantina di persone, militari e civili tra i quali una ventina di italiani; la guardia dell'edificio è affidata alla Brigata Sassari.
L'attacco era stato annunciato nei mesi scorsi in una informativa dei carabinieri passata al comando della Brigata che aveva proposto anche di spostare la sede del governatore in altro luogo. Nonostante la precisione dell'informativa che indicava le modalità dell'attacco così come effettivamente si sono svolte, con l'unica approssimazione sulla data indicata per metà novembre subito dopo quella del al comando militare italiano del 12 novembre, l'unica misura adottata era stato il trasferimento del personale nella sede centrale della Brigata nelle ore notturne.
La scelta di mantenere l'amministrazione installata dagli imperialisti nella sede ritenuta poco difendibile era stata del governatore inglese e avallata dai suoi vice, tra i quali il generale italiano Ciardi che ribadiva la volontà di rimanere "in mezzo alla gente, dentro Nassiriya''; con la volontà di camuffare il loro ruolo di occupanti in una missione presentata come umanitaria e di "pace'' invece che di guerra. Ciardi doveva comunque riconoscere che "questo è un posto di trincea'' la cui difesa sarà affidata entro fine gennaio a un plotone di soldati di ventura. La guardia della Brigata Sassari sarà sostituita da una trentina di mercenari, americani, ex militari delle forze speciali britanniche e pachistani, di una società che cura la sicurezza della multinazionale americana Halliburton, la società di infrastrutture che già partecipa alla "ricostruzione'' dell'Iraq e del cui apparato dirigente faceva parte il vicepresidente americano Dick Cheney.
Il contingente di occupazione italiano è stato oggetto di un altro attacco l'8 gennaio a Baghdad quando una mina radiocomandata è esplosa al passaggio di un convoglio. L'esplosione ha ucciso un'interprete irachena.
Nello stesso giorno la resistenza irachena colpiva in altre parti del paese. Con un missile abbatteva un elicottero americano in volo sul vilaggio di Nuamiya, a pochi chilometri da Falluja uccidendo i nove soldati a bordo. è il decimo elicottero americano colpito dalla resistenza dal 1• Maggio, il giorno della fine ufficiale della guerra annunciata da Bush. La resistenza entrava in azione anche all'aeroporto di Baghdad dove un aereo cargo americano era costretto a rientrare a terra colpito con un motore centrato da un razzo e presso la base di Seitz, vicino la capitale, dove nella notte diversi colpi di mortaio cadevano sui dormitori del battaglione di supporto logistico causando un morto e 34 feriti.
Altri attacchi nella guerra contro l'occupazione imperialista che prosegue anche doppo la cattura di Saddam si svolgevano nei giorni successivi nella capitale, a Samarra, Tkrit. Nell'ultimo aggiornamento dell'11 gennaio del Pentagono il numero dei soldati americani morti in Iraq dall'inizio della guerra è salito a 494; a questi si aggiungono 53 britannici, 17 italiani, 8 spagnoli, 4 bulgari, 2 polacchi, 2 tailandesi, un danese e un ucraino.
Nell'Iraq occupato e governato dagli imperialisti dilaga il mercato nero, manca il lavoro e persino la benzina.
Nel mercato di Nassiriya si trova in vendita l'intera gamma dei prodotti distribuiti come "aiuti'' dal contingente di occupazione italiano, dai generi alimentari al vestiario, alle saponette, ai giocattoli. Un portavoce dell'esercito affermava il 4 gennaio che i soldati della Brigata Sassari avevano verificato la distribuzione casa per casa del contenuto dei 43 containers arrivati dall'8 di ottobre e annunciava una indagine per capire chi alimentasse il mercato nero. In attesa dell'esito dell'indagine resta da sottolineare che si ripete in Iraq quanto già avvenuto in altre missioni in Bosnia, in Kosovo e soprattutto in Albania dove più evidente scoppiò lo scandalo del mercato nero degli "aiuti'' italiani.
Con le centrali e gli oleodotti danneggiati dagli attacchi della resistenza, almeno 65 negli ultimi sei mesi secondo i dati forniti dal ministero dell'Energia, il proconsole di Bush a Baghdad, il governatore Paul Bremer, ha ordinato l'importazione di greggio dai paesi vicini per coprire il fabbisogno di benzina venduta a caro prezzo al mercato nero. Le truppe americane viaggiano col carburante proveniente dal Kuwait e fornito a prezzi maggiorati dalla solita multinazionale Halliburton.
In alcune delle principali città irachene si moltiplicano le manifestazioni dei disoccupati che secondo un rapporto dell'Onu sono circa il 50% della popolazione; fra questi almeno 400 mila sono ex soldati del disciolto esercito di Saddam. Una delle situazioni più esplosive è quella di Bassora dove il 6 gennaio diverse centinaia di ex soldati hanno manifestato davanti la sede della Banca centrale rivendicando il pagamento del sussidio di disoccupazione, liquidato dagli occupanti con un "una tantum'' di 150 dollari. I soldati inglesi e i poliziotti iracheni hanno caricato con i manganelli i dimostranti e fatto fuoco causando due morti e diversi feriti. Ancora più pesante il bilancio di sangue il 10 gennaio nella città di Hamara dove la polizia e i soldati inglesi sparavano contro un migliaio di disoccupati che chiedevano lavoro e ne uccidevano sei.