Eletta una giunta unitaria dell'Anm
I MAGISTRATI SI RIVOLTANO CONTRO BERLUSCONI
"Non siamo un cancro da estirpare" afferma Bruti Liberati rieletto presidente dell'Anm
LA CASA DEL FASCIO: VI METTEREMO IN RIGA
Edmondo Bruti Liberati, di Magistratura democratica (Md), è stato rieletto presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Anm). Lo ha confermato all'unanimità nella carica il comitato direttivo centrale dell'Anm, sulla scia dell'altissimo numero di preferenze ottenute dal presidente uscente alle ultime elezioni del parlamentino dei magistrati, ben 988, nettamente superiori a quelle di tutti gli altri 35 tra pm e giudici eletti.
Una nomina, quella di Bruti Liberati, assai rappresentativa degli umori e delle tendenze dell'intero corpo dei magistrati, anche perché le elezioni avevano avuto un'elevata affluenza, 7.323 votanti su un totale di circa 9 mila magistrati; e perché hanno visto anche il rientro nell'Anm di Magistratura indipendente (Mi), la corrente moderata che con il suo segretario Antonio Patrono, allora presidente dell'Anm, uscì dalla giunta dell'associazione a causa del disaccordo sullo sciopero del 20 giugno 2002.
Un mese prima dello sciopero Bruti Liberati subentrò al dimissionario Patrono, marcando un più deciso schieramento dell'associazione in difesa dell'indipendenza della magistratura e contro gli attacchi del governo, in particolare del ministro della Giustizia Castelli, tanto che tra i due iniziò subito un duro scontro polemico. Il rientro in giunta di Mi, con due membri, ricompone l'unità del parlamentino dei giudici, rafforzando quindi la linea mantenuta ferma in quest'ultimo anno da Bruti Liberati. Anche la riconferma a segretario di Carlo Fucci (di Unicost, la corrente maggioritaria) e di Piero Martello (Movimenti) a vicepresidente dell'associazione, va nella stessa direzione.
Un chiaro segnale in questo senso è rappresentato sia dalle dichiarazioni del rieletto presidente, sia dal documento approvato all'unanimità dalla giunta dell'Anm, entrambi assai corretti nella forma quanto duri nella sostanza, nei confronti degli ultimi violenti attacchi del neoduce Berlusconi, del suo tirapiedi leghista Castelli e dell'intera Casa del fascio, nonché contro i loro scoperti progetti di irreggimentare la magistratura sotto il bastone di comando dell'esecutivo.
Dichiarandosi "orgoglioso" di rappresentare tutti i magistrati italiani, ed esprimendo la sua solidarietà a quanti di loro sono fatti "oggetto di intollerabili attacchi per il solo fatto di rendere giustizia e di applicare la legge", Bruti Liberati ha così risposto fermamente al neoduce, che aveva definito rabbiosamente questi magistrati "un cancro da estirpare": "Nessuno si illuda: non c'è nessun manipolo di magistrati di qua o di là, non c'è alcun cancro da estirpare. Questa è la magistratura italiana".
Dello stesso tenore il documento votato dalla nuova giunta, che auspica una "decisa risposta" alla "continua aggressione verbale" ai magistrati condotta da chi "riveste cariche di massima responsabilità politica", denunciando altresì le misure sulla giustizia allo studio del governo, che non solo "non sono idonee ad assicurare una migliore funzionalità ed efficienza del servizio", ma soprattutto "tendono a ridurre l'indipendenza". In particolare la separazione delle carriere, che "pone la premessa per un controllo politico del pm" ed espone la magistratura "alle interferenze del potere".
La reazione della Casa del fascio al serrate le file dei magistrati non si è fatta attendere: "Bruti vive in un altro paese, gli va data risposta portando a termine le nostre riforme tra cui la separazione delle carriere", ha subito tuonato l'avvocato di Berlusconi, Taormina. Quella dell'Anm è "una vera e propria chiamata alle armi", strillava a sua volta Nitto Palma, fedelissimo di Previti. Ma la vera dichiarazione di guerra è venuta dal fedele cane da guardia di Berlusconi, il replicante Bondi, che ha ribadito la truce minaccia del suo padrone: "In un qualsiasi altro paese civile e democratico - ha sibilato il diessino pentito - non sarebbe consentito a un magistrato dire quelle cose. Questo cancro della democrazia noi lo estirperemo a favore di quella maggioranza dei magistrati che non si sente rappresentata da lui".
Una dichiarazione di guerra subito messa in pratica dalla Casa del fascio con nuove azioni intimidatorie, come l'ispezione disposta dal ministro Castelli alla procura di Milano, ora che si avvicina la sentenza al processo Sme. Ispezione, come ha denunciato l'ex capo di quella procura, D'Ambrosio, che rappresenta "un attacco diretto all'indipendenza della magistratura, un'intimidazione nei confronti dei pubblici ministeri. Il messaggio è chiaro: ed è che non si può indagare sui potenti, sui ricchi, sui politici".