Ferma opposizione al decreto del governo
La popolazione di Scanzano e della Basilicata si rivolta contro le scorie nucleari
Presidiato giorno e notte il sito individuato dal governo
La Basilicata isolata da blocchi stradali, ferroviari e autostradali. Oltre 100 mila sfilano in corteo per il ritiro del decreto

E' una grande rivolta di popolo quella che infiamma l'intera Basilicata, e in particolare la popolazione di Scanzano Jonico, contro la decisione del governo del neoduce Berlusconi di trasformare la loro città nella più grande pattumiera nucleare del Paese.
Una rivolta popolare che è montata e si è estesa giorno dopo giorno nonostante il vergognoso black-out della televisione di Stato e delle reti berlusconiane, che ha visto la mobilitazione dell'intera popolazione, dai bambini agli anziani, di tutte le categorie produttive e perfino dei rappresentanti delle istituzionali locali. Da ormai 12 giorni decine di blocchi stradali, autostradali, ferroviari negano l'accesso della regione, presidi sono stati organizzati alla diga di Senise, ai pozzi petroliferi di Viggiano, alla Fiat di Melfi, decine e decine le assemblee, i cortei. Una rivolta che ha trovato la solidarietà delle popolazioni delle regioni confinanti, Puglia e Calabria in particolare perché, hanno dichiarato, la lotta del popolo lucano è anche la loro, una lotta che ha dato la sua prova di forza nell'imponente corteo di domenica 23 novembre organizzato da Cgil, Cisl e Uil, la più grande manifestazione che la Basilicata ricordi. Gli organizzatori ne aspettavano 30 mila, sono arrivati in oltre 100 mila a protestare contro il governo Berlusconi e a chiedere l'immediato ritiro del decreto sulle scorie nucleari. Il giorno successivo la lotta si è spostata a Roma, dove tremila studenti lucani fuori sede si sono dati appuntamento in piazza SS. Apostoli per sostenere la causa dei propri compaesani. Martedì 25, mentre su tutte le principali vie di accesso alla Basilicata permanevano i blocchi stradali, a Taranto sfilavano 5 mila persone per esprimere tutta l'indignazione della Puglia contro le scorie nella vicina Scanzano. Venerdì 21 a scendere in piazza erano invece stati gli operai Fiom della Fiat di Melfi proclamando uno sciopero di 4 ore.
La rabbia della popolazione di Scanzano Jonico esplode lunedì 13, quando apprende che il Consiglio dei ministri con un vero e proprio blitz militare firma un decreto che individua nella cittadina di Scanzano Jonico, nel materano, il luogo che dovrebbe accogliere le scorie radioattive accumulate dalla dismissione delle centrali italiane e quelle derivanti da attività di ricerca. Si tratta di 80 mila metri cubi di scorie nucleari a "media e alta" radioattività che, prima di diventare inattive, dovranno rimanere sepolte per 20 mila anni le prime e 150 mila anni le seconde.
A indicare Scanzano quale luogo "ideale" per il cimitero nucleare è il generale piduista Carlo Jean, Commissario straordinario del governo per la messa in sicurezza delle centrali nucleari nominato personalmente da Berlusconi il 7 marzo scorso, nonché presidente della Sogin (la società del ministero del Tesoro che gestisce l'intero affare). E' significativo che il governo abbia chiamato un generale piduista a dirigere un'operazione così delicata. Jean vanta ottimi rapporti anche col partito di Fini ed è amico fidato del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, col quale ha redatto un rapporto sul "Controllo dei traffici migratori illeciti nel mar Mediterraneo" dove praticamente si consigliavano al governo alcune pratiche paramilitari da usare contro le "carrette del mare" tra cui l'uso della "schiuma paralizzante al peperoncino". Inoltre è stato consigliere militare dell'ex presidente Cossiga, è presidente del Centro alti studi della difesa e collaboratore della rivista del Sisde, e docente alla Luiss di Roma.
La tesi del governo si regge sul fatto che le miniere di salgemma di Scanzano avrebbero "equivalenti condizioni del sito scelto in Usa per lo stesso scopo", con riferimento a Carlsband, nel New Mexico. Ma il generale sembra ignorare alcuni aspetti di non poco conto. Primo a quel sito gli americani ci sono arrivati dopo studi geologici durati un paio di decenni, mentre per Scanzano lo studio è durato solo pochi mesi e si è invece preso per buono uno studio geologico del 1977 (antecedente dunque al disastroso terremoto dell'80); secondo il sito americano è una zona desertica, e nonostante ciò si tratta di una discarica ancora sperimentale e parzialmente in funzione, mentre quello lucano si trova sotto la fertile pianura metapontina, in un "distretto rurale" dove migliaia di aziende agricole producono primizie esportate in tutta Europa, 354 di queste impegnate nel settore dell'agricoltura biologica. Tutte insieme realizzano il 32% dell'intero valore aggiunto regionale con nove strutture industriali di trasformazione e 8 mila posti di lavoro. A questo va aggiunto che il sito si trova a 5 km dal paese e a poche centinaia di metri dal mare, dove tra l'altro sorgono due villaggi turistici da alcune migliaia di posti letto.
Costruito a 800 metri di profondità il deposito data la vicinanza al more, potrebbe essere interessato da infiltrazioni di acqua marina che finirebbero per corrodere qualsiasi contenitore di stoccaggio e quindi rilasciare materiale radioattivo nel terreno e nelle acque dolci e salate.
Terzo, ma non per ordine di importanza, al governo poco importa che la Basilicata è tra le regioni a più alto rischio sismico, e che l'erosione e l'arretramento della costa in quella zona avanzano ad un ritmo relativamente veloce.
Ma per rendersi conto dell'irresponsabilità del governo su una questione così delicata per la salute umana e per la salvaguardia del territorio per l'oggi e per le future generazioni quale è lo stoccaggio delle scorie nucleari, basta osservare che il decreto dà carta libera alla Sogin a trasportare immediatamente le scorie a Scanzano, che dovrebbero essere ospitate in una zona già soggetta ad esondazioni del fiume Cavone e per questo stivate in un bunker costruito su un sistema di palafitte (sic!).
La verità è che il governo Berlusconi sta veramente giocando sporco sul futuro della Basilicata sacrificandola agli interessi economici e alle pressioni politiche della potente lobby del riciclaggio dei rifiuti nucleari, di cui Jean è il cavallo di punta, che non vede l'ora di mettere le mani su qualcosa come 3 milioni di euro solo nei prossimi tre anni. La verità nuda e cruda è che il governo ha deciso di imperio di trasformare la Basilicata in una discarica nucleare, per il semplice fatto che si tratta di una regione piccola, meridionale, poco sviluppata, governata dal "centro-sinistra" e con un basso peso elettorale. Per di più si era assicurato il consenso preventivo del sindaco di Scanzano Mario Altieri, ex DC, ex UdC e ora di AN, con varie condanne per truffa sulle spalle, promettendogli uno scranno parlamentare e lauti finanziamenti.
Ma il governo del neoduce Berlusconi e il suo fido Jean avevano fatto male i conti. Di fronte a questo ennesimo sopruso, il popolo lucano si è alzato in piedi e ha ingaggiato una indomita battaglia. Una battaglia che ha il suo epicentro a Scanzano, ed è una battaglia di popolo con alla testa le "mamme antinucleari": blocchi stradali e ferroviari, presidii notte e giorno intorno al sito delle scorie, che ormai è divenuto il quartier generale della rivolta, con le tende e le roulotte che si moltiplicano, dotato di sale stampa, ponti radio, servizi igienici, ed altri supporti messi a disposizione dalla protezione civile, uno spiazzo tra i campi ora ribattezzato in "piazza della Resistenza".
Questa battaglia di popolo ha costretto le istituzioni locali a scendere in campo e a opporsi alla decisione del governo. Il 19 novembre il consiglio regionale ha dichiarato la Basilicata regione denuclearizzata e ha votato il ricorso alla corte costituzionale. Lo stesso ha fatto il presidente della provincia di Potenza. Mentre sabato 22 novembre 130 sindaci lucani riuniti a Scanzano hanno minacciato di dimettersi se il governo non cancellerà il decreto.
Di fronte a tanta intransingenza, il governo giovedì 20 è stato costretto ad annunciare la modifica del decreto: a sospendere il trasferimento provvisorio delle scorie, e ha promesso che valuterà insieme alla regione e agli enti locali e alla comunità scientifica se Scanzano è il luogo adatto. Ma ai lucani non basta. Il presidente della regione Filippo Bubbico la definisce "una colossale presa in giro". "L'emendamento del governo è del tutto insoddisfacente, palesemente elusivo e dilatorio. Esso rappresenta soltanto una clamorosa ammissione dell'approssimazione e della sconsideratezza del primo decreto. Ma non modifica la logica irresponsabile della metodologia adottata, non annulla la localizzazione a Scanzano del cimitero nucleare e non cancella il gravissimo attentato agli interessi vitali della Basilicata e alla sicurezza d'Italia". La risposta popolare è arrivata domenica con la grande e imponente manifestazione.