Contro la controriforma delle pensioni, la Finanziaria e il governo
Due milioni in piazza nella capitale
Tre grandi cortei promossi da Cgil, Cisl e Uil di lavoratori, pensionati, precari, disoccupati, studenti in cui dominavano le bandiere rosse attraversano il centro di Roma. Ammirata la gigantografia di Lenin. La delegazione nazionale del PMLI diretta da Scuderi denuncia la politica antipopolare e imperialista del neoduce Berlusconi
Scuderi: "Vogliamo una vittoria intera. Le pensioni non si toccano"
Dal nostro inviato speciale
La prova di forza messa in atto unitariamente da Cgil, Cisl e Uil sabato 6 dicembre ha avuto pieno successo. La manifestazione nazionale organizzata contro la legge finanziaria dei condoni e dei tagli alla spesa sociale, contro l'attacco alle pensioni, contro l'intera politica economica e sociale del governo del neoduce Berlusconi, senza dimenticare la precarizzazione iperliberista del "mercato del lavoro", la "riforma" scolastica Moratti, la "riforma" Gasparri in tema di televisioni e informazione, la legge oscurantista e antifemminile sulla fecondazione assistita e la partecipazione all'occupazione imperialista dell'Iraq, è riuscita ben al di là delle più rosee aspettative. Tra i temi della protesta, anche il mancato rinnovo dei contratti di lavoro per sei milioni di dipendenti appartenenti a varie categorie.
L'imponente macchina organizzativa dei sindacati (4 mila pullman e 40 treni speciali) aveva ipotizzato una partecipazione di un milione di manifestanti. Invece sono stati il doppio coloro che sono convenuti da tutte le parti d'Italia nella capitale, affrontando duri sacrifici, ore e ore di viaggio per gridare tutta la loro rabbia contro questo governo, contro le leggi infami che fin qui ha approvato. False e ridicole le stime della questura di appena 250 mila presenze.

Grande unità di popolo
E' stata una giornata di lotta come nelle grandi storiche occasioni. Che in qualche modo ha evocato quella dei 3 milioni di manifestanti svoltasi a Roma il 23 marzo 2002 in difesa dell'art. 18. Una manifestazione di popolo, donne e uomini, giovani e anziani, padri e figli, con la presenza anche di tanti immigrati extracomunitari. Un'ennesima riprova che solo quando scende in lotta la classe operaia è possibile realizzare questa grande unità di popolo!
Tre immensi cortei, partiti rispettivamente da piazza della Repubblica, piazzale dei Partigiani e piazzale delle Crociate pieni di lavoratori, pensionati, precari, disoccupati e studenti con i loro striscioni, i loro cartelli e le loro bandiere, in prevalenza rosse, hanno raggiunto piazza San Giovanni; troppo piccola per contenerli tutti. Con un posto di rilievo per i lucani reduci dalla lotta vittoriosa contro il cimitero nucleare deciso dal governo e per i tranvieri milanesi protagonisti di una clamorosa protesta per ottenere il rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto da due anni. Significativa la partecipazione di tanti vigili del fuoco che lottano contro la legge che prevede la militarizzazione del Corpo.
I motivi ufficiali della mobilitazione erano squisitamente sindacali. Ma il senso è stato nettamente politico. Perché essa contesta l'insieme della politica del governo per quello che fa (di negativo) e per quello che non fa (di positivo) per combattere la povertà che sta crescendo, la recessione produttiva che permane, l'inflazione che erode il potere d'acquisto dei salari e delle pensioni, per aiutare lo sviluppo in specie nel Mezzogiorno dove i mali sociali sono assai più elevati rispetto al resto del Paese. Nel mirino dei manifestanti c'era Berlusconi che delle suddette malefatte è il primo responsabile. Persino il Censis, nel suo ultimo rapporto, registra che in Italia siamo "più poveri, più diseguali e più insicuri".
Alla prova dei fatti c'è la conferma che i movimenti di lotta dei lavoratori, delle masse popolari e degli studenti, con l'appoggio di tante associazioni e di intellettuali, docenti universitari, scrittori, artisti, giornalisti, non danno segni di cedimento e proseguono la loro corsa verso gli obiettivi che si sono dati. Un risultato questo, per niente scontato se si considera che ormai sono più di due anni che le strade e le piazze si riempiono di manifestanti contro le politiche liberiste, neofasciste, presidenzialiste, federaliste e imperialiste del governo. Solo pensando a questo autunno: 300mila a Roma il 4 ottobre contro la politica della Ue e il taglio delle pensioni; un milione e mezzo in cento piazze per lo sciopero generale del 24 ottobre; 200mila metalmeccanici il 7 Novembre nella capitale per il contratto di lavoro. Per non dire delle manifestazioni sindacali che si sono tenute a Reggio Calabria per il Sud, a Roma, Bologna e Napoli in difesa della scuola pubblica e quella che è in programma sul tema dell'immigrazione.
Pertanto chi pensava (e sperava), nel governo ma anche nel "centro-sinistra", in un mezzo fallimento e in un inizio di ripiegamento dovrà forzatamente ricredersi. In primis il presidente super-berlusconiano della Confindustria, ormai in scadenza, D'Amato, che aveva sputato veleno: "Voglio vedere quanti giovani e disoccupati parteciperanno; secondo me ci saranno gente che è già in pensione o rappresentanti di logiche corporative disinteressati alle riforme che valgono per giovani e sottoccupati".

Gli impegni dei leader sindacali
La ritrovata unità tra le tre confederazioni sindacali, quanto meno sul tema delle pensioni e della legge finanziaria, ma anche sull'Iraq la pensano allo stesso modo, a partire dallo sciopero generale del 24 ottobre e confermata nell'occasione, è un elemento non secondario del risultato lusinghiero ottenuto. I tempi del "Patto per l'Italia" sembrano alle spalle per quanto il governo, o parti di esso, continuino a ricercare la spaccatura sindacale, proponendo l'accordo separato con Cisl e Uil e emarginando la Cgil. Ciò è emerso anche nei comizi tenuti da Epifani, Pezzotta e Angeletti i quali, davanti alla pressione dei manifestanti hanno criticato all'unisono la politica economica e sociale del governo, sia pure non con la forza e la durezza che sarebbero stati necessari. Infatti, non hanno avuto il coraggio di mettere alla berlina Berlusconi con nome e cognome e di chiederne le dimissioni. Critiche a Bossi, a Tremonti, a Maroni, ma verso il neoduce niente. Hanno altresì respinto la "riforma" sulle pensioni chiedendone il ritiro come condizione per riaprire le trattative. Se il governo "non riflette davanti a questa straordinaria mobilitazione - ha detto Epifani - e va avanti, sappia che la protesta continuerà". "O il governo cambia - ha sostenuto Pezzotta - o andremo avanti su questa strada". "Questa controriforma non la faremo passare, staremo sempre qui insieme Cgil, Cisl e Uil perché questa ipotesi sventurata non si avveri", ha affermato Angeletti. Parole impegnative che aspettano la verifica del tempo.
La risposta del governo è arrivata a tambur battente: il vicepremier, il fascista Gianfranco Fini, ha fatto sapere, con piglio mussoliniano e craxiano, che alla "piazza non cederemo e andremo avanti con la riforma delle pensioni". Gli ha fatto eco il leghista Roberto Maroni che si è reso disponibile a un incontro con i leader confederali sulla base però della "riforma" governativa. Se così stanno le cose, coerenza vuole che i vertici sindacali programmino e organizzino in tempi brevi la prossima iniziativa di lotta che non può non essere lo sciopero generale di otto ore di tutte le categorie. Il governo si può battere se si insiste nella lotta. La forza c'è per farlo. Scanzano insegna!

Il ruolo del PMLI
Molto bene organizzata e molto apprezzata la partecipazione del PMLI, presente alla manifestazione con una delegazione nazionale di compagne e compagni militanti, simpatizzanti e amici, anche molto giovani, diretta personalmente dal Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, con mano ferma, con intelligenza politica e capacità di galvanizzazione che gli sono proprie. Il PMLI si è presentato al corteo di piazza dei Partigiani in modo attrezzato per formare uno spezzone rosso e combattivo. Altri compagni hanno partecipato al corteo da piazza Repubblica e si sono ricongiunti successivamente alla delegazione ufficiale che contava presenze da Aosta, Borgosesia, Biella, Pray, Viggiù, Milano, Trento, Salsomaggiore Terme, Forlì, Rimini, Prato, Firenze, Fucecchio, Vicchio, Dicomano, Rufina, provincia di Siena, Matelica, Valvibrata, provincia di Rieti, Roma, Riardo, Napoli, Lecce, provincia di Cosenza, Belpasso, Troina e Palermo.
In prima linea veniva tenuto un grande cartello che rappresentava Berlusconi nei panni di Mussolini affacciato al balcone di Piazza Venezia e la scritta: "Buttiamolo giù!". Accanto altri cartelloni raffiguranti una mano e lo slogan: "Giù le mani dalle pensioni". A poca distanza una bella gigantografia di Lenin inneggiante alla Rivoluzione d'Ottobre, la quale ha provocato un attacco di bile al viceministro Adolfo Urso, fascista di AN, ospite in studio per la diretta de La7.
Dietro le compagne e i compagni con indosso i corpetti, le spille, gli adesivi, i fazzoletti e i cappellini rossi e in mano bandiere dei maestri e del Partito. In mezzo un agile impianto con autoparlanti per lanciare le parole d'ordine e un tamburo per ritmarle. Le strisce adesive con "Buttiamolo giù!" erano visibili qua e là per tutto il corteo indossate da manifestanti che con disinvoltura le usavano a mo' di cintura o intorno alla testa.
Sfilando in corteo la delegazione del PMLI, mentre lanciava instancabilmente gli slogan e intonava gli inni e le canzoni di lotta (Bandiera Rossa, Internazionale, Il Sole Rosso, Bella Ciao) riceveva dai manifestanti un'accoglienza calorosa: applausi, pugni chiusi alzati, complimenti ("Siete sempre i più forti!"), incoraggiamenti ed esortazioni. Commossi alcuni anziani, nel vederci con tanti giovani e giovanissimi tra le nostre file. Senza problemi molti si avvicinavano per marciare assieme, esprimerci opinioni, comprare materiale del Partito, tra cui bandiere dei maestri e fazzoletti del PMLI e naturalmente Il Bolscevico, il cui ultimo numero riproponeva in prima pagina il manifesto "Giù le mani dalle pensioni".
Ripresi dalle televisioni e superfotografati i cartelli, soprattutto quello su Berlusconi e il grande Lenin. Non sono stati pochi i manifestanti, specie giovani e alcuni anche appartenenti al PRC, che si sono uniti allo spezzone del PMLI e ne hanno gridato le parole d'ordine. Questo apprezzamento è apparso chiarissimo allorché siamo entrati in piazza San Giovanni e fin sotto il palco degli oratori si sono potuti registrare ulteriori consenso, ammirazione, rispetto.

I comizi di Scuderi
Particolarmente importanti per qualificare la partecipazione del PMLI e rafforzarne il successo, sono stati i comizi volanti pronunciati a braccio in diversi momenti del corteo dal compagno Scuderi. Comizi densi di significato ideologico e strategico, alti politicamente, sprizzanti spirito e linea marxiste-leniniste, da vero "capo operaio", seguiti con attenzione piena e consapevole anche al di fuori dello spezzone di corteo del nostro Partito.
Scuderi ha ringraziato tutti i partecipanti alla manifestazione e ne ha esaltato l'unità. Questa, ha detto tra l'altro, è una grande manifestazione contro il governo del neoduce Berlusconi, contro la sua politica affamatrice e sfruttatrice, contro la legge finanziaria e la controriforma pensionistica. Dobbiamo criticare la sua politica interna, ma anche quella estera imperialista, ricordando a questo proposito la partecipazione di militari italiani all'occupazione dell'Iraq e denunciando le vere responsabilità per i morti di Nassiriya.
Scuderi ha detto che sulle pensioni non c'è niente da trattare e che la delega governativa deve essere ritirata: "Vogliamo una vittoria intera. Le pensioni non si toccano". Come hanno dimostrato le valorose masse popolari di Scanzano, Berlusconi può essere battuto, purché non si abbandoni la piazza, purché si sviluppi la lotta di classe. Il PMLI, ha aggiunto, si batte per l'Italia unita, rossa e socialista ma è disponibile a fare fronte unito con tutte le forze che vogliono buttare giù Berlusconi che, in pratica, ha rimesso la camicia nera al nostro Paese.
Immagini del PMLI hanno "bucato gli schermi" in diversi tg nazionali e internazionali e nelle dirette di La7, Tg3, Rainews 24 e Sky. I quotidiani ci hanno invece sostanzialmente ignorato.
L'Ufficio politico del PMLI, anche a nome del Comitato centrale del Partito, ha inviato una bellissima lettera di ringraziamenti ai membri della Delegazione del PMLI alla manifestazione nazionale di Roma pubblicata integralmente in altra pagina.