250mila metalmeccanici in piazza a Roma per il contratto e la democrazia, contro la
guerra e la libertà di licenziare
UNA FORZA
INDISTRUTTIBILE. UN OSSO DURO PER IL NEODUCE BERLUSCONI
UNA CERTEZZA PER L'AVVENIRE ROSSO E SOCIALISTA DELL'ITALIA
Una marea di giovani e
giovanissimi nei tre cortei. Successo dello sciopero
LA CLASSE OPERAIA
ACCOGLIE CON CALORE LA DELEGAZIONE DEL PMLI GUIDATA DA SIMONE MALESCI
Dal nostro inviato
speciale
Proprio nel giorno in cui al congresso di Pesaro i rinnegati dirigenti DS completavano la
"traversata del deserto'' ovvero il loro definitivo tradimento ideologico, politico e
organizzativo scegliendo in maniera irreversibile di stare col capitalismo e
l'imperialismo, venerdì 16 novembre la classe operaia e i lavoratori italiani hanno
realizzato una giornata di lotta memorabile che rimarrà scritta a caratteri d'oro nella
storia del movimento operaio e sindacale italiano.
Organizzati dalla Fiom-Cgil, il sindacato di categoria dei metalmeccanici che nel 2001
compie 100 anni di vita, le lavoratrici e i lavoratori del più importante settore
dell'industria italiana hanno massicciamente scioperato e dato vita a una grande
manifestazione nazionale che ha attraversato Roma con ben tre cortei confluiti in Piazza
S. Giovanni. Gli organizzatori hanno detto che la partecipazione raggiungeva le 250mila
unità suscitando i boati della piazza nella quale il colore dominante era il rosso.
AMPIE ADESIONI ALLO SCIOPERO
Risulta impossibile citare le città e le fabbriche presenti, sta di fatto che nonostante
lo "sgambetto'' di Fim e Uilm vergognosamente firmatarie dell'accordo separato (al
ribasso) sul rinnovo del contratto di lavoro e pertanto assenti e boicottatrici a vari
livelli dell'iniziativa sostenuta dalla Fiom, l'intero nostro Paese in "tuta blu''
era rappresentato a Roma. Mentre le percentuali di adesione allo sciopero sono state
altissime ovunque e assai significative anche nelle aziende "difficili'' a partire da
quelle del gruppo Fiat in cui il pescecane Agnelli da anni ha imposto un regime
antioperaio e antisindacale ma nelle quali si sono raggiunte quote sempre superiori al 50%
con punte dell'80 per cento a Pomigliano d'Arco, 81 all'Iveco di Suzzara (Mantova) e 78
all'Iveco di Brescia, 70 alla Fiat New Holland di Jesi nelle Marche e alla Fiat Auto di
Termini Imerese (Palermo), 60 per cento alla Sevel della Val di Sangro in Abruzzo.
La media nazionale di adesione allo sciopero è stata del 75%, ma tale quota è stata
ampiamente superata in diverse aziende dove si è toccato addirittura il 100% tra cui
Bertone, Comau robotica, Sandretto, Danco, tutte in provincia di Torino. Altissime
adesioni, per citarne alcune, alla Berco di Ferrara, alla Casadei di Rimini, alla Zanussi
di Firenze e a quella di Porcia, alla Piaggio di Pontedera, tra i lavoratori degli appalti
del Petrolchimico di Siracusa. Risultati ottimi tra gli operai Fincantieri di Porto
Marghera, di Ancona e di Monfalcone (Gorizia). Significative adesioni pure tra i
dipendenti delle Officine Galileo di Firenze e tra i giovani supersfruttati dei call
center in particolare della Omnitel, una rappresentante dei quali ha parlato in Piazza S.
Giovanni.
Nei tre cortei di Roma si sono visti una marea di giovani e giovanissimi operai e
lavoratori molti dei quali alla prima manifestazione nazionale. Esprimevano grande
combattività e predisposizione alla lotta, d'altronde sono i più a rischio licenziamento
in caso di crisi e i meno tutelati a causa dei famigerati contratti "flessibili'' che
dilagano in particolare nelle fabbriche del Nord Italia.
Alle prime luci del giorno di una mattinata di sole insperato, la capitale si è ritrovata
invasa dai pullman e dai treni speciali (più le navi dalle Isole) che hanno portato i
manifestanti nei concentramenti di Piazzale dei Partigiani, Piazza della Repubblica e
Stazione Tiburtina-Piazzale delle Crociate.
Si respirava l'aria delle grandi giornate di lotta che paralizzano la città con la
benevolenza delle masse popolari romane, pronte ad aiutare chi era in ritardo nel
raggiungere gli altri manifestanti, molti dei quali hanno sopportato grandi sacrifici e
viaggi anche "interminabili'' pur di esserci e levare alta la propria voce con slogan
tipo: "Contro il governo padronale, sciopero, sciopero generale''.
COSA CHIEDONO I METALMECCANICI
Per il contratto "senza trucco'', come rivendica la Fiom, una posizione sottoscritta
da 351mila lavoratrici e lavoratori di tutta Italia che vogliono un referendum in merito,
per la democrazia nei luoghi di lavoro e nella società, per andare fino in fondo nella
battaglia contrattuale, contro la guerra all'Afghanistan, la Finanziaria e l'attacco
all'art.18 dello "Statuto dei lavoratori'' che mira alla piena libertà di
licenziamento per i padroni grandi e piccoli. Inoltre, per un effettivo diritto alla
sicurezza e alla salute sul lavoro anche perché la strage (impunita) di operai continua
purtroppo quotidianamente. Ecco i motivi principali che hanno animato i tre grandi fiumi
umani che si sono mossi alla volta di Piazza S. Giovanni riempiendola come non accadeva da
anni, in quantità e soprattutto in qualità, cioè in quanto a determinazione per
sconfiggere l'arroganza padronale e governativa e mettere un freno alla progressiva
cancellazione dei diritti acquisiti in decenni di lotte.
Non solo metalmeccanici, ma anche rappresentanze di altre categorie di lavoratori, di
pensionati, di studenti delle scuole medie superiori e delle università, di giovani
no-global in solidarietà con i lavoratori e la Fiom cosiccome la Fiom e i lavoratori
avevano solidarizzato e partecipato alle gloriose giornate di Genova contro il G8 e alla
manifestazione nazionale di sabato scorso a Roma contro la guerra imperialista e il Wto.
Buona anche la presenza di operai immigrati dal Terzo mondo, soprattutto delle industrie
del "ricco'' Nord-Est.
Il rosso dominava nelle bandiere, negli striscioni, nei cappellini e in generale
nell'abbigliamento, quasi a voler testimoniare anche visivamente che i metalmeccanici
erano, sono e resteranno il cuore della classe operaia, la sua punta di diamante, una
forza indistruttibile. Essi costituiscono, l'hanno dimostrato senza tema di smentita, un
osso duro per il neoduce Berlusconi che finirà col rompersi i denti se continuerà a
tentare di azzannarli. Essi rappresentano una certezza per l'avvenire rosso e socialista
dell'Italia. Questo purché nella classe operaia si diffonda la coscienza di tornare a
essere classe "per sé'' oltre che classe "in sé'', battendo sia i divulgatori
degli stereotipi sulla sua presunta scomparsa e la sua riduzione a un ruolo marginale, sia
coloro che da posizioni operaiste, movimentiste e trotzkiste ne "riscoprono''
l'esistenza e la funzione ma sempre con l'inconfessabile scopo di deviarla dalla sua
missione storica, quella della lotta per l'emancipazione, della lotta per il socialismo.
Il PMLI ANIMA LA PIAZZA
Estremamente positivo l'atteggiamento dei metalmeccanici nei confronti di quel Partito che
fin dalla sua fondazione lavora per condurli alla vittoria, cioè alla conquista del
potere politico che è la madre di tutte le questioni. Infatti, le lavoratrici e i
lavoratori in piazza hanno accolto con calore la Delegazione del PMLI scesa al loro fianco
con le bandiere dei maestri e del Partito e con due cartelli a doppia faccia: da un lato
le nostre parole d'ordine a sostegno della battaglia in corso ("Per il contratto.
Contro la guerra imperialista all'Afghanistan, il governo guerrafondaio del neoduce
Berlusconi, la finanziaria di guerra, il `libro bianco' di Maroni. Ci vuole lo sciopero
generale di tutte le categorie''), dall'altro il manifesto, definito "mitico'' da
alcuni operai al nostro ingresso in Piazza S.Giovanni e molto apprezzato da tanti che si
sono fatti fotografie tenendolo in pugno, che sprona alla "Guerra totale contro il
governo del neoduce Berlusconi. Per l'Italia unita, rossa e socialista''.
La Delegazione marxista-leninista, guidata dal compagno Simone Malesci e composta da
militanti e simpatizzanti della Campania, del Lazio, della Toscana e dell'Emilia-Romagna,
ha sfilato nel corteo partito da Piazza Repubblica e ha ricevuto apprezzamenti oltre che
generalizzato rispetto e ammirazione. In un tripudio di rosso - nei corpetti, nei
fazzoletti, nei cappellini, nelle camicie e nei giubbotti - lo spezzone del PMLI si è
distinto per la sua combattività e il continuo lancio di importanti parole d'ordine
contro il padronato, il governo e la guerra imperialista (cfr. Il Bolscevico n.41 pag.4).
Lo slogan "Contro la guerra e la finanziaria, mandiamo Berlusconi a gambe all'aria''
è stato rilanciato più volte da un bel gruppo di giovani metalmeccanici che lo
modificavano anche con "appendiamo'' al posto di "mandiamo''. Tutto questo ha
scombinato i piani di taluni sindacalisti collaborazionisti che avrebbero preferito una
marcia silenziosa.
Al megafono del PMLI si sono alternati i compagni Simone Malesci, Alberto Gallelli e
Franco Di Matteo, animando continuamente il nostro settore di corteo. Tale rossa e
combattiva partecipazione è stata testimoniata anche dal telegiornale nazionale de La7 e
dal Tg3 regionale del Lazio che hanno trasmesso bellissimi primi piani dei nostri compagni
durante la manifestazione. A proposito di "ricaduta'' per il PMLI sui mezzi
d'informazione, va detto che più volte i principali telegiornali nazionali hanno mostrato
splendide immagini del nostro Partito al centro di Piazza S. Giovanni, mentre alcuni
quotidiani, anche in prima pagina e con grandi foto a colori, non hanno potuto ignorare la
nostra partecipazione in prima fila. Ciò ci riempie di gioia e di orgoglio e ci dà nuova
carica rivoluzionaria, consapevoli che il vento sta iniziando a tirare nella nostra
direzione anche se tutti gli altri "mulini'' sono rivolti altrove.
Tornando all'impatto tra il PMLI e la classe operaia, va detto che è stato ottimo in
quanto i marxisti-leninisti sono stati quasi "accompagnati'' e poi "protetti''
dai manifestanti in una posizione centrale e vicinissima alle transenne che delimitavano
la zona dei palchi da cui si sono svolti i comizi conclusivi e il concerto di alcuni
gruppi musicali solidali con i metalmeccanici. I nostri cartelli e le nostre bandiere
hanno dominato la scena per quasi due ore e mezzo durante le quali chi riusciva a
raggiungere la vetta della piazza è venuto a salutarci, a incoraggiarci, a chiedere
materiale politico.
Sono state vendute numerose copie de Il Bolscevico, spesso pagate più del prezzo di
copertina, e alcune spille dei maestri e del PMLI. Un operaio ha "prenotato'' una
bandiera dei maestri. Calorosa la conoscenza che abbiamo fatto con dei giovani operai dei
Cantieri navali di Livorno che hanno gridato a squarciagola contro Berlusconi, Maroni e il
padronato e ci hanno invitati a effettuare un'iniziativa di propaganda nella loro città,
dicendosi pronti a collaborare. Alcuni lavoratori di Lucca si sono rallegrati della nostra
esistenza, hanno comprato più copie de Il Bolscevico e si sono ripromessi di contattare
la nostra Sede nazionale.
Alcuni compagni a Piazza S.Giovanni hanno diffuso Il Bolscevico, senza bisogno di
strillonarlo perché gli operai che lo conoscono o che lo volevano conoscere lo hanno
acquistato tranquillamente. Il volantino ad hoc del PMLI, che sulla seconda facciata
proponeva le parole d'ordine da lanciare in questa occasione accompagnate dall'immagine
dei "siamesi'' neri Berlusconi/Mussolini, è stato diffuso in migliaia di copie.
Spesso è stato letteralmente tolto di mano ai nostri diffusori tra i quali si sono
distinti alcuni giovani infaticabili simpatizzanti romani. Diversi lavoratori hanno detto
che avrebbero affisso il volantino nella bacheca sindacale in fabbrica, altri ne hanno
presi dei mazzetti per distribuirli tra i propri compagni di viaggio e di lavoro.
CI VUOLE LO SCIOPERO GENERALE
L'incoraggiante risultato conseguito dal PMLI in questa importante occasione non è solo
il frutto della costanza con la quale il nostro Partito svolge ormai da 34 anni la sua
fiduciosa attività nel e per il proletariato, è anche strettamente connesso alla
volontà della classe operaia e dei lavoratori di andare fino in fondo per vincere questa
battaglia che evidentemente non riguarda solo i metalmeccanici e solo la Fiom, ma è
nell'interesse di tutte le categorie e dell'intero movimento sindacale e che potrebbe
segnare l'avvio della tanto agognata riscossa per far mordere la polvere ai nemici di
classe. Il che potrà avvenire, appunto, solo se ci sarà una saldatura politica tra
lavoratori in lotta e PMLI e viceversa.
Indirettamente questo è confermato anche dagli interventi in Piazza S. Giovanni
pronunciati rispettivamente dal segretario generale della Fiom, Claudio Sabattini, e dal
segretario generale della Cgil, Sergio Cofferati. Entrambi, ma in particolare
quest'ultimo, hanno attaccato in qualche modo il governo ma hanno assolutamente evitato di
pronunciare la parola d'ordine che avrebbe infiammato una piazza che non aspettava altro:
sciopero generale nazionale di tutte le categorie con manifestazione a Roma. Per piegare i
padroni e contro la Finanziaria e l'odiato governo del piduista di Arcore.
Per costringere Cofferati, Sabattini e l'intera direzione della Cgil ad alzare il tiro
occorre dunque che dalle fabbriche e dalle piazze si alzi forte la rivendicazione dello
sciopero generale nazionale, con o senza la Cisl e la Uil. Mai come in questa congiuntura
politica si può prescindere da un'intransigente e reale opposizione al governo in carica
il quale è tutt'uno con la Confindustria e le altre associazioni padronali e che vorrebbe
schiacciare all'angolo gli operai e i lavoratori in nome del liberismo antioperaio e
antisindacale più sfrenato.
W l'indistruttibile forza della classe operaia italiana!
W la grande manifestazione del 16 novembre a Roma!
Fino alla vittoria per il contratto e contro l'arroganza padronale!
Guerra totale al governo del neoduce Berlusconi!
Per l'Italia unita, rossa e socialista!
L'Ufficio politico del PMLI ha subito espresso profondi ringraziamenti ai membri della
Delegazione nazionale del Partito alla manifestazione dei metalmeccanici (vedere testo in
questa stessa pagina)
21 novembre 2001
|