Tenendo alta la grande bandiera rossa del 1° Maggio
STRAPPIAMO L'ITALIA AL NEOFASCISMO E ALL'INTERVENTISMO. BUTTIAMO GIU' IL GOVERNO DEL NEODUCE BERLUSCONI
di Emanuele Sala*

In tempo di neofascismo dilagante, espresso dal governo del neoduce Berlusconi in tutti i campi della vita politica, economica, sociale, istituzionale e militare, ivi compreso un progressivo interventismo imperialista in politica estera; nel momento stesso in cui l'Iraq è stato aggredito, distrutto, invaso e occupato dalle forze imperialiste anglo-americane di Bush e Blair, con l'appoggio di Aznar e dello stesso Berlusconi; unendoci ai milioni di uomini e di donne che in questi mesi sono scesi in piazza in nome della pace e dell'antimperialismo sentiamo forte l'esortazione ad alzare in alto la grande bandiera rossa del 1° Maggio, giornata internazionale dei lavoratori.
Evviva il 1° Maggio! Gridiamo con Stalin di cui quest'anno cade il 50° Anniversario della scomparsa. Nel suo memorabile discorso del 1912 a proposito del 1° Maggio ebbe a dire: "Fin dal secolo scorso gli operai di tutti i paesi decisero di festeggiare ogni anno questo giorno, il giorno del Primo Maggio. Questo avvenne nel 1889, anno in cui, al congresso dei socialisti di tutti i paesi, tenutosi a Parigi, gli operai decisero che proprio oggi nel giorno del Primo Maggio (...) si dichiarasse al mondo intero, ad alta voce e apertamente, che gli operai portano all'umanità la primavera e la liberazione dalle catene del capitalismo, che gli operai sono chiamati a rinnovare il mondo in nome della libertà del socialismo.
Ogni classe - proseguiva Stalin - ha le sue feste preferite i nobili istituirono le loro feste in cui proclamavano il loro `diritto' di spogliare i contadini. I borghesi hanno le loro, in cui `giustifica-no' il `diritto' di sfruttare gli operai. (...) Anche gli operai devono avere le loro feste e in esse devono proclamare: lavoro per tutti, libertà per tutti, eguaglianza per tutti gli uomini. Questa è la festa del Primo Maggio".
Forse le nuove generazioni non sanno che le origini del 1° Maggio presero piede dalle intrepide lotte degli operai degli Stati Uniti alla fine dell'800 contro il brutale sfruttamento capitalistico nelle fabbriche e per rivendicare la giornata lavorativa di otto ore. Lotte che dettero vita a imponenti manifestazioni tra l'ottobre del 1884 e il maggio del 1886 nelle principali città statunitensi. In particolare a Chicago, dove il 1° Maggio del 1886 si tenne uno sciopero con adesioni mai viste e una manifestazione grandiosa, ma pacifica. Nonostante ciò la polizia caricò e sparò sulla folla lasciando per terra sei operai morti. Nel giorno successivo si tenne una nuova manifestazione per protestare contro la violenza padronale e il massacro perpetrato dalla polizia. La quale, comandata dai capitani Bonfield e Ward, sfruttando il lancio di una bomba provocatoria, tornò a sparare sui manifestanti uccidendone uno e ferendone sette. Inoltre, furono arrestati i leader sindacali che avevano organizzato la protesta, processati sommariamente, sulla base di accuse costruite a tavolino, e condannati in parte all'impiccagione, in parte messi al carcere a vita.
Cosicché nello storico congresso di Parigi del 1889 di fondazione della Seconda Internazionale dei partiti operai, in prevalenza di orientamento marxista, venne deciso che in tutti i Paesi, nella giornata del 1° Maggio si tenesse una grande manifestazione internazionale. Enorme fu il successo dell'iniziativa nell'anno successivo. Il 1° Maggio divenne così la giornata internazionale dei lavoratori, da celebrare ogni anno in tutto il mondo.
Il coraggio, il sacrificio, le aspirazioni degli operai di Chicago sono diventati patrimonio del proletariato internazionale che ne ha fatto una bandiera anticapitalista, antifascista, antimperialista e per l'emancipazione sociale. Nell'Unione Sovietica di Lenin e di Stalin e nella Cina di Mao, la festa del 1° Maggio rappresentava le conquiste del socialismo. Anche nel nostro Paese il 1° Maggio ha segnato momenti storici di lotta incancellabili: le proteste del 1914 contro la prima guerra mondiale; le lotte operaie di Torino del 1920, gli scioperi del 1943 contro la dittatura mussoliniana di cui corre il 60° anniversario, il 1° Maggio del 1947 a Portella della Ginestra in Sicilia, dove fu compiuta la prima strage di Stato, le grandi lotte degli anni '70. E se la celebrazione del 1° Maggio, negli anni '80 e '90 ha perso un po' di smalto e se le sue tradizioni proletarie e rivoluzionari sono state annacquate e imborghesite ciò è colpa dei partiti della "sinistra" parlamentare, revisionisti, neorevisionisti, trotzkisti e neoliberali che si sono spostati sempre di più sul terreno della borghesia.
è tempo di rinverdire in modo genuino e coerente le tradizioni storiche del 1° Maggio, di rilanciarle come giornata di lotta dove gli operai, i lavoratori, i contadini, le larghe masse popolari denunciano gli orrori e le malefatte del capitalismo, dell'imperialismo e dei governi che li rappresentano, dove organizzano le lotte presenti e future per difendere e conquistare migliori condizioni di vita e di lavoro e rivendicano un mondo diverso e migliore, un mondo socialista che per noi marxisti-leninisti va perseguito lottando per realizzare l'Italia unita, rossa e socialista.
Per noi marxisti-leninisti, tradotto in programma politico immediato, ciò significa lottare duramente, senza sosta, a livello di massa, nelle piazze contro il governo del neoduce Berlusconi il quale, nei due anni che è al potere ha portato a compimento la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista; sotto forme nuove e nuovi metodi ha restaurato il fascismo. Le numerose controriforme che ha varato, le innumerevoli misure che ha imposto e fatto approvare in parlamento, in materia sindacale, sociale, previdenziale, scolastica, in materia della giustizia e istituzionale, per non dire militare e di politica estera hanno tutte un segno marcatamente iperliberista, da capitalismo selvaggio, neofascista, federalista, razzista e interventista. Le "riforme" sulla scuola, sul "mercato del lavoro", sull'immigrazione, quella previdenziale, l'ultima sul sistema fiscale a favore dei ceti più ricchi, fino all'invio dei carabinieri in Iraq, per citare solo degli esempi.
Berlusconi, ossia il nuovo Mussolini, appoggiando la "guerra preventiva infinita" dell'Hitler della Casa Bianca Bush, con l'avallo del presidente della Repubblica Ciampi e la sciagurata acquiescenza dei DS e della Margherita, ha infatti trascinato il nostro Paese in una guerra, facendolo diventare a tutti gli effetti una forza di occupazione, le cui conseguenze nefaste peseranno gravemente sulle masse popolari. Lo ha fatto in flagrante violazione dell'art. 11 della Costituzione e avendo contro la maggioranza del popolo italiano. Per quanto i mass-media di regime le abbiano oscurate e travisate, le immense e senza precedenti manifestazioni per la pace, punteggiate da selve di bandiere rosse e arcobaleno, come quelle del 9 novembre 2002 a Firenze, del 15 febbraio 2003 a Roma, dell'8 Marzo a Camp Darby e del 15 marzo a Milano e infine del 12 aprile a Roma, non possono lasciare dubbi in questo senso.
Per noi marxisti-leninisti significa quindi portare la lotta fino in fondo per buttare giù il governo neofascista e guerrafondaio del neoduce Berlusconi. Diversamente non è possibile strappare l'Italia al neofascismo e all'interventismo. è un obiettivo questo che, coscientemente, deve diventare di tutto il movimento di lotta che, passando dalla manifestazione del 23 marzo dello scorso anno al Circo Massimo di Roma, si è sviluppato fino ai nostri giorni non solo sul tema della pace, ma in difesa dei diritti dei lavoratori, articolo 18 in testa, contro la "riforma" Moratti, contro i tagli alla spesa sociale e assistenziale contenuti nelle leggi finanziarie, in difesa della sanità pubblica, contro la Bossi-Fini in materia di immigrazione, per i rinnovi dei contratti nazionali di lavoro, contro l'attacco all'autonomia e all'indipendenza della magistratura e le leggi "vergogna" sulla giustizia, contro i monopolio berlusconiano delle reti televisive nazionali, Rai compresa.
è proprio pensando a questo obiettivo che gli operai, gli impiegati, i lavoratori del pubblico impiego, gli studenti, i pensionati, le masse meridionali, il "ceto medio riflessivo", gli intellettuali antifascisti e progressisti devono dare continuità, sviluppo e concretezza alla lotta in corso, non lasciando le piazze, rifiutando gli appelli patriottardi, nazionalistici e conciliatori dell'attuale inquilino del Quirinale, alzando i toni della denuncia politica. Guai ad ammainare le bandiere e ripiegare, lasciando la soluzione dei problemi nelle mani del gioco parlamentare. O pensando di affidarsi alle iniziative imbelli dell'Onu e a quelle interessate della Ue. è quello che vorrebbero il neoduce e i suoi alleati Fini, Bossi e Follini; ma anche D'Alema, Fassino e Rutelli. Lo stesso Bush e la sua banda di ultrareazionari che già pensano a come aggredire e invadere la Siria e l'Iran ne sarebbero contenti.
Fuori gli imperialisti dall'Iraq! No all'invio dei carabinieri in Iraq! Solo il popolo iracheno, in totale autonomia e indipendenza, può decidere quale governo darsi!
In questo contesto vi sono due scadenze importanti che potrebbero infliggere un colpo demolitore al governo e alla Confidustria. Riguardano le elezioni amministrative parziali del 25 maggio 2003 e i referendum del 15 giugno prossimo sull'art. 18 e sull'elettrosmog.
Il nostro invito alle elettrici e agli elettori, anzitutto alla classe operaia e ai giovani che per la prima volta si recano a votare, è ad impugnare l'astensionismo marxista-leninista (non votare, votare nullo o bianco) per l'Italia, unita, rossa e socialista, a non dar fiducia al regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, al governo del neoduce Berlusconi e alle giunte regionali, provinciali e comunali che fanno capo alla casa del fascio o al polo di "centro-sinistra". Li invitiamo a prendere in considerazione e a fare propria la proposta di organizzarsi nelle Assemblee popolari e nei Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta, istituzioni rappresentative delle masse che si occupino dei problemi e delle necessità del popolo in contrapposizione alle istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera.
Per il referendum sugli argomenti prima citati invece invitiamo ad andare a votare per far vincere il Sì. In particolare è importante far prevalere il referendum per estendere le tutele previste nello "Statuto dei lavoratori" contro i licenziamenti facili anche nelle aziende sotto i 15 dipendenti. In questo caso l'astensionismo, magari con la promessa di un successivo intervento legislativo non è opportuno, è dannoso e ingannatorio. Per stare dalla parte dei diritti dei lavoratori bisogna andare alle urne e votare Sì.
Il nostro Partito, saggiamente diretto e fortemente spronato dal suo Segretario generale, il compagno Giovanni Scuderi, si è battuto senza risparmio ed è stato in prima fila nelle lotte di questi mesi antigovernative e antipadronali, contro l'aggressione all'Iraq e in solidarietà dei popoli iracheno, palestinese e afghano. Ha portato il suo contibuto politico antimperialista e internazionalista proletario, le sue parole d'ordine la sua combattività, riscuotendo il crescente apprezzamento dei manifestanti. Ma è ancora debole sul piano organizzativo e povero sul piano economico per far fronte come vorrebbe ai suoi compiti rivoluzionari. Bisogna che gli operai più avanzati e coscienti, occorre che i giovani e le donne rivoluzionarie, gli intellettuali che vogliono mettersi al servizio della causa del prroletariato prendano posto in esso o a suo fianco per farlo grande, forte e radicato in tutto il Paese. Abbandonando i DS divenuti al pari degli altri partiti borghesi un puntello del capitalismo e degli anticomunisti. Lasciando al loro destino i partiti falsamente comunisti, il PRC e il PdCI, corrotti dal parlamentarismo e dalle poltrone istituzionali e amministrative.
Solo dando forza al PMLI sarà possibile sviluppare la lotta di classe in difesa dei diritti economici e sociali dei lavoratori, far progredire la strategia per la conquista del potere politico da parte del proletariato e l'instaurazione del socialismo, offrire un aiuto internazionalista e antimperialista ai popoli in lotta.
Avanti nella lotta!
Teniamo alta la bandiera rossa del 1° Maggio!
Viva la classe operaia italiana!
Abbasso il capitalismo e l'imperialismo!
Lottiamo per l'Italia unita, rossa e socialista!
Buttiamo giù il governo del neoduce Berlusconi!
Coi maestri vinceremo!
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* Responsabile della Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI