Sarebbero state usate le armi se i manifestanti avessero forzato la "zona rossa''
Scajola: "al G8 ordinai di sparare''
I magistrati genovesi: "Ci hanno nascosto tutto''
Seguendo il copione già sperimentato dallo stesso Berlusconi del "qui lo dico e qui lo nego'', il ministro dell'Interno Claudio Scajola ha prima dichiarato che al G8 ordinò di sparare. Poi, messo sulla graticola dalle polemiche, ha ritrattato le sue affermazioni, lanciando però accuse contro i giornalisti "faziosi'', ma soprattutto rilanciando l'idea intollerabile, falsa e pericolosa di accomunare e confondere il movimento antimperialista e antiglobalizzazione col terrorismo.
La vicenda era iniziata venerdì 15 febbraio, sull'aereo che lo riportava a casa dopo il summit europeo svoltosi a Santiago di Compostela, quando colloquiando con alcuni giornalisti spagnoli il ministro aveva rivelato candidamente che "a Genova, durante il G8, la notte in cui c'è stato il morto, ho dovuto dare l'ordine di sparare se avessero sfondato la zona rossa''. Per inciso, quello che Scajola definisce sprezzantemente "il morto'' è il martire antimperialista e antifascista Carlo Giuliani, ucciso da un carabiniere il 20 luglio in Piazza Alimonda. A suo dire la licenza di sparare era stata data in funzione di possibili attentati internazionali e "l'11 settembre'' avrebbe dimostrato che i suoi timori erano fondati. "A Genova in quei giorni - racconta il ministro - si giocava una partita seria. Dopo lo hanno capito tutti quanti. C'era Bush, c'erano anche trentaseimila persone chiuse nella zona rossa''. Mentre fuori, puntualizza, c'erano "200 mila scalmanati (leggi i pacifisti e i no-global, ndr) nelle cui file potevano esserci infiltrati e le segnalazioni di attentati da parte di tutti i servizi di intelligence''. Sibillino concludeva: "Presto, forse, sapremo quali disposizini qualcuno aveva avuto''. Insomma Scajola confermava candidamente quanto noi marxisti-leninisti abbiamo denunciato già dal 20 luglio: A Genova il governo ha avuto il suo battesimo di sangue, avendo cercato con premeditazione il morto; altro che incidente!
Per Vittorio Agnoletto, ex portavoce del Genoa Social Forum, le parole di Scajola "sono la conferma di quanto noi abbiamo già detto la sera del 20 luglio. Non ci siamo trovati di fronte a episodi di legittima difesa delle forze dell'ordine né a una concatenazione di casualità, bensì a un piano repressivo preparato dal governo in accordo con l'arma dei carabinieri e con settori dei servizi segreti, che prevedevano fin dall'inizio la possibilità che vi fossero dei morti''. Dalla procura di Genova che sta indagando sui fatti del G8 si commenta amaramente che se ciò è vero significa "una cosa sola: per sei mesi ci è stato taciuto un elemento importante, forse decisivo, per valutare quanto accaduto nella notte del 20 luglio e nella giornata del 21''. Il governo aveva davvero autorizzato le "forze dell'ordine'' al bagno di sangue? A chi fu impartito tale ordine? E chi lo impartì? Perché il parlamento fu tenuto all'oscuro? Interrogativi che scatenano una rovente e indignata polemica. Le opposizioni parlamentari di "centro-sinistra'', che si sono viste appena una settimana prima bocciare dal Polo la richiesta di una commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti di Genova, chiedono che il ministro chiarisca le sue gravissime affermazioni in Parlamento.
è davanti alla generalizzata polemica che rischia di travolgerlo che Scajola tenta di innestare una retromarcia tattica e abbassare il tono della polemica. "Una polemica pretestuosa, una non notizia'', si difende. E senza ripetere esplicitamente di aver dato l'ordine di sparare, spiega che "la tensione era fortissima'' che aveva "informative che indicavano possibili infiltrazioni terroristiche internazionali''. "In questo scenario ho dato indicazioni al capo della Polizia, come ho a suo tempo riferito in Parlamento, affinché ogni utile azione consentita dalle leggi vigenti fosse posta in essere per salvare a ogni costo la sicurezza del presidente della Repubblica italiana, del presidente del Consiglio, dei capi di Stato e di Governo che erano a Genova in quei giorni''.
Ma allora perché il 28 agosto, Scajola chiamato in parlamento a render conto delle selvagge e proditorie cariche delle "forze dell'ordine'' sui cortei pacifici, dei blitz fascisti alla scuola Diaz e le torture a Bolzaneto, raccontò un'altra storia? "Mi feci carico - disse allora - di stemperare le tensioni che vedevo montare in seguito alla diffusione di notizie allarmistiche che avrebbero potuto portarci a ritenere ogni dimostrante un potenziale nemico'' (sic!). Dunque allora come ora il ministro di polizia ha cercato unicamente di cogliere tutti i suoi obiettivi neofascisti assumendo posizioni tattiche per impedire la rivolta di piazza e il rovesciamento del governo.
Giovedì 22 febbraio, chiamato a rispondere davanti alle Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato, Scajola da una parte si difendeva, sostenendo che "non mi si può far passare per un irresponsabile che vuole sparare sulla folla perché non l'ho mai detto'' e che la sua è stata una espressione "colloquiale e forse impropria giuridicamente'' che può essere approssimativa "se estrapolata dal contesto'' (sic!), dall'altra ha attaccato con arroganza tutti coloro che hanno osato chiedergli spiegazioni sostenendo che "l'interpretazione delle mie parole è stata strumentale'' (sic!), perché lui non ordinò di sparare ma solo di "usare ogni mezzo perché non succedesse qualcosa di ancor più grave nella zona rossa''. In particolare rilanciava a tutto tondo l'infame accusa contro il movimento dei no-global: "Non sono io che confondo il terrorismo con la protesta no global'' ma "non posso tacere che le migliaia di facinorosi e violenti mescolati ai pacifici no global e che hanno contribuito a creare la situazione di violenza che hanno portato alla morte di Giuliani, ben avrebbero potuto essere copertura ideale per un atto terroristico''.
Resta il fatto che nei giorni del G8 le "forze dell'ordine'' spararono contro la folla: secondo i carabinieri almeno 18 colpi.
Resta il fatto che il governo ordinò alle "forze dell'ordine'' di mettere a ferro e fuoco Genova, caricare selvaggiamente i cortei, massacrare centinaia di manifestanti, attuare rastrellamenti da aperta dittatura fascista, con il preciso obiettivo di soffocare la rivolta contro il G8, intimidire e annientare il movimento antiglobalizzazione, e più in generale lanciare un minaccioso "avvertimento'' alla "piazza'' e a chiunque avesse osato opporsi al regime neofascista imperante.
Un avvertimento fascista che oggi Scajola ha reso più esplicito con le sue gravissime affermazioni, proprio nel momento in cui si stanno moltiplicando le manifestazioni di piazza, siamo alla vigilia dello sciopero generale e sta crescendo l'opposizione e la mobilitazione contro questo governo neofascista.

27 febbraio 2002