Secondo l'inchiesta "Imparare sicuri 2003"
Il 50% delle strutture scolastiche non è sicuro, il 20% delle scuole non ha uscite di sicurezza
La responsabilità del governo e degli enti locali

La scuola pubblica cade a pezzi non solo per l'entrata in vigore della controriforma Moratti ma anche per cronica fatiscenza delle strutture: vecchie e malsane, con pavimenti sconnessi e finestre rotte, impianti di riscaldamento ed elettrici mal funzionanti, palestre e laboratori inesistenti o non attrezzati adeguatamente. E ancor più grave il 50% degli edifici non ha la certificazione di conformità dei Vigili del fuoco e quella di agibilità statica, il 20% non ha uscite di sicurezza e il 50% non ha vie di fuga e scale di sicurezza. Questa è la denuncia che emerge da una inchiesta effettuata nelle scuole tramite personale della scuola, genitori e studenti, dall'associazione Cittadinanzattiva, che ha monitorato un campione di 102 scuole, in nove regioni e quattordici province.
Si consideri che ogni giorno, nei circa 40 mila edifici scolastici, 10 milioni di persone, tra ragazzi e adulti stanno per ore in strutture non sicure. Il primato in negativo lo detengono le scuole del sud, per il mancato rispetto delle norme di sicurezza, per le barriere archittettoniche ancora presenti, per i rischi ambientali dichiarati (zone sismiche, vicine a aereoporti e pompe di benzina...). Una responsabilità che cade direttamente sulle spalle del governo del neoduce Berlusconi che non ha stanziato un euro per l'edilizia scolastica, ben conoscendo lo stato di emergenza e gravità in cui versa. Anche dopo il tragico crollo della scuola di S. Giuliano dell'anno scorso, si è ben guardato di dare seguito alle lacrime di coccodrillo: in finanziaria e nel Dpef non c'è traccia di finanziamenti. La ministra Moratti ha solo promesso che richiederà 460 milioni di euro da ripartire fra 2003 e 2004 per rifinanziare la legge Masini del 1996 che divide le competenze fra Stato e enti locali sulla tutela degli edifici scolastici. I Comuni responsabili delle strutture e i giardini delle scuole materne, elementari e medie e le Province, competenti per le scuole superiori, hanno lasciato da tempo nell'incuria e nell'abbandono le scuole senza dar fondo nemmeno a quegli investimenti necessari per la manutenzione ordinaria che, se non effettuata, aggrava i problemi e i preventivi di spesa. I tagli dei finanziamenti non dà certo loro alcuna giustificazione per non rispettare la scadenza di legge, il 31 dicembre 2004, della messa a norma degli edifici scolastici.
Cgil, Cisl, Uil tramite l'"Osservatorio paritetico nazionale sulla sicurezza'', istituito nel 2001, hanno richiesto l'impegno finanziario del governo con una piattaforma specifica per l'applicazione completa delle norme sulla sicurezza nelle scuole. Affinché le leggi che tutelano la salute e la sicurezza nelle scuole siano rispettate, le studentesse e gli studenti, i lavoratori della scuola e i genitori devono mobilitarsi e scendere in piazza per rivendicare massicci investimenti pubblici destinati a risanare gli immobili e ammodernare le scuole statali (mezzi informatici, laboratori, palestre, auditorium, mense, biblioteche), per abrogare la controriforma Moratti, per difendere la scuola pubblica contro la politica antipopolare e neofascista del governo del neoduce Berlusconi e per buttarlo giù.